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Numero 5 - Maggio 2013
Numero 5 Maggio 2013

Vita in provincia


01 Maggio 2013 | di Redazione

Nuoro Scuola, 28 precari sconfiggono lo Stato

Il giudice del lavoro accoglie i ricorsi della Gilda: «Sono abusivi i contratti annuali che si ripetono per più di tre anni»

- NUORO. Stavolta, l'hanno spuntata in 28. Ventotto insegnanti, in gran parte ancora precari, che il ministero dell'Istruzione per anni ha sfruttato utilizzandoli a tutti gli effetti come docenti a tempo pieno, senza però riconoscere loro tutti i vantaggi dei colleghi di ruolo: l'anzianità di servizio, gli scatti nello stipendio, i contributi previdenziali.

Niente di tutto questo: per anni e anni, i 28 in questione, hanno lavorato nelle scuole di Nuoro e Ogliastra con ripetuti contratti annuali dal primo settembre al 31 agosto dell'anno successivo, senza vedere neanche l'ombra di una immissione in ruolo con annessi vantaggi e diritti dovuti.

Supplenti condannati a vita, insomma. Molti oneri, e nessun onore. Lo scorso anno, tuttavia, il gruppetto di insegnanti, si è davvero seccato. Si è presentato alle porte del sindacato Gilda, guidato a Nuoro da Maria Domenica Di Patre che è anche la vicecoordinatrice nazionale, e ha chiesto l'assistenza legale per intentare una causa contro il ministero dell'Istruzione.
E alla fine diverse cause davanti al giudice del lavoro del tribunale di Lanusei, Nicola Caschili, sono approdate, nei mesi scorsi, in nove sentenze. E in tutte i 28 lavoratori sono risultati vincitori: il giudice ha riconosciuto i loro anni di precariato come anni di lavoro a tempo pieno, e dunque validi come anzianità di servizio, contributi previdenziali e dintorni. Il giudice ha accolto, insomma, la domanda di ricostruzione di carriera per fini previdenziali e contributivi. Ma c'è di più: le motivazioni delle sentenze che riguardano i 28 docenti ricorrenti - depositate in questi giorni - accogliendo in pieno, e nella quasi totalità, le richieste dell'avvocato della Gilda, hanno ribadito alcuni principi base che il ministero dell'Istruzione, evidentemente, sembra avere scordato.[...]

(Valeria Giagnolio, in La Nuova Sardegna, 8 aprile 2013)

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Usr Basilicata condannato a pagare 13mila euro
Un'altra vittoria della Gilda di Potenza

L'ufficio scolastico regionale per la Basilicata, ambito territoriale per la Provincia di Potenza, è stato condannato dal Tar Basilicata a pagare oltre 13mila euro a 22 docenti precari patrocinati dalla Gilda degli Insegnanti e difesi dall'avv. Enzo Faggella, legale di fiducia del sindacato (sent. n. 105/2013, r.g. 296/2012). La condanna scaturisce da un comportamento omissivo dell'Amministrazione scolastica che, dopo essere risultata soccombente in 22 cause davanti al Tar di Basilicata, aveva omesso di rimborsare ai ricorrenti il contributo unificato. E cioè una tassa di 500 euro che viene anticipata dal ricorrente all'atto della presentazione del ricorso.

Di qui l'ulteriore azione da parte dei docenti interessati e la conseguente condanna. I giudizi originari erano stati promossi da un gruppo di docenti precari, tutti patrocinati dalla Gilda di Potenza, ai quali l'Ufficio scolastico non aveva assegnato il giusto punteggio nelle graduatorie a esaurimento per il possesso di alcuni titoli di perfezionamento. L'Amministrazione, infatti, aveva attribuito ai ricorrenti un solo punto in luogo dei 3 previsti dalla normativa ministeriale.

Di qui l'esperimento dell'azione giudiziale, che terminava con il sistematico accoglimento nel merito di tutti i ricorsi presentati e la compensazione delle spese. Il diritto processuale amministrativo, però, prevede che quando i ricorsi vengono accolti nel merito e, cioè, quando il Giudice amministrativo dichiara fondato il nucleo sostanziale della domanda, il contributo unificato deve essere restituito al ricorrente e deve essere posto a carico dell'Amministrazione soccombente.

E ciò vale anche se il Tar non accoglie tutte le domande contenute nel ricorso (per esempio, per vizi di procedura) ma solo alcune. E quindi i ricorrenti avevano chiesto all'Ufficio scolastico il rimborso del contributo di 500 euro versato all'atto del deposito di ricorso.

L'Ufficio però aveva rifiutato di ottemperare, forte di un parere dell'Avvocatura dello Stato orientato in tal senso. E gli interessati si erano risolti ad adire nuovamente il Giudice amministrativo. Che questa volta, oltre ad accogliere il ricorso, condannando l'Amministrazione a rimborsare ad ognuno di loro i 500 euro versati, ha anche condannato l'Ufficio a pagare le spese legali. In tutto: oltre 13mila euro.




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Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
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