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Numero 3 - Marzo 2012
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Concorso per dirigente. Pensiero unico con test

Nel Concorso per Dirigenti l'importante era aver visionato e memorizzato la batteria di test che era stata resa nota prima dell'esame (!)


20 Febbraio 2012 | di Fabrizio Reberschegg

Concorso per dirigente. Pensiero unico con test Il recente concorso per dirigenti scolastici è stato una splendida rappresentazione di come alcuni pensano alla scuola italiana in questo strano momento storico. Un po' di test, delle prove scritte su tematiche manageriali, confusione, ricorsi il tutto condito da italica faciloneria.

Il Test: 100 domande cui rispondere in 100 minuti. Fine dichiarato: togliere di mezzo il maggior numero di candidati in tempi rapidi e senza una seria verifica delle competenze, delle conoscenze necessarie e delle capacità. L'importante era aver visionato e memorizzato la batteria di test che era stata resa nota prima dell'esame.

Prove scritte diversificate per regione (federalismo dirigenziale?). La prima prova impostata su temi general generici che spaziavano dalla certificazione delle competenze, alla progettualità strategica nel territorio, al federalismo scolastico, alla necessità di rimotivare insegnanti incapaci e tradizionalisti, ecc. La seconda (problem testing) in cui si sono state inseriti i ''casi'' relativi alla mediocre performance delle prove Invalsi, le situazioni di bullismo, rifiuto della scuola, e violenza da parte degli studenti, l'applicazione delle sanzioni brunettiane ai docenti, le tensioni tra i vari organismi della scuola (Consiglio di Istituto, Collegio dei Docenti, Consigli di classe), il problema del calo di iscrizioni, ecc.

Aspettiamo la prova orale per vedere i comportamenti variegati delle commissioni e ci saranno come sempre le solite sorprese. In generale è un concorso che identifica le competenze del dirigente come deus ex machina della scuola, motore immobile del progetto formativo, manager dei manager, inseguitore dei risultati di performance quantitativi (Invalsi, iscritti, gradimento dell'utenza) e di natura ideologica (centralità dello studente/cliente, diritto al successo formativo, ecc.). Tutto ciò in un contesto che interpreta come resistenza reazionaria il comportamento dei docenti che non intendono partecipare felicemente alle illuminate iniziative proposte dalla dirigenza. I docenti nella seconda traccia sono spesso vecchi, stanchi, demotivati. Gli studenti svogliati, violenti, bulli, pigri.

Ma per fortuna arriva il nuovo super dirigente a risolvere i problemi!!

Questa rappresentazione illusoria e pericolosa della scuola si cala paradossalmente in una platea di concorrenti in cui la maggior parte ha partecipato per due motivi fondamentali: 1) vuole avere uno stipendio non più da fame; 2) è stanca di continuare a stare in classe di fronte a carichi di lavoro e responsabilità sempre più pressanti, senza più nessuna speranza di andare in pensione nei tempi che tanti avevano prefigurato all'inizio della carriera (se devo lavorare così tanto, allora vale la pena prendere più soldi facendo altro). Solo una netta minoranza è convinta di poter mettere a disposizione della scuola la propria capacità e intelligenza manageriale e professionali. E di solito è una minoranza che rischia di fare solo danni essendo infarcita con modalità quasi fondamentaliste delle teorie e ideologie didattiche e pedagogiche alla moda e che hanno sinora dato pessima prova nei paesi soprattutto anglosassoni in cui sono nate.

Ma è anche vero che se più di 40.000 insegnanti, per lo più anzianotti, concorrono in massa per fare i dirigenti bisogna anche riflettere sul fatto che è necessario ripensare alla carriera dei docenti così come tradizionalmente è stata impostata senza cadere nel tranello della gerarchizzazione e della burocratizzazione della professione. E soprattutto respingendo l'astratta ''meritocrazia'' competitiva come via salvifica per migliorare la scuola italiana. A quando un preside che sappia essere effettivamente un primus inter pares e che sappia coinvolgere dall'interno le varie componenti della scuola, in primis i docenti che, fino a prova contraria, sono loro ad insegnare e a fare scuola? Perchè non un preside elettivo distinto da una dirigenza con funzioni prettamente amministrative?


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Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO

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