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Numero 3 - Marzo 2012
Numero 3 Marzo 2012

Una nuova storia per una società in trasformazione

Intervista a Giorgio Politi, autore de 'La storia lingua morta', Edizioni Unicopli, Milano, 2011, prima opera d'una nuova collana, Lo scudo d'Achille. Scienze per l'uomo a dimensione storica.


20 Febbraio 2012 | di Gianluigi Dotti

Una nuova storia per una società in trasformazione Il 6 dicembre scorso, a Cremona, è stato presentato il saggio di Giorgio Politi * La storia lingua morta, prima opera d'una nuova collana, Lo scudo d'Achille. Scienze per l'uomo a dimensione storica.

Il testo è formato da tre brevi saggi, anzi da due saggi: Il telaio incantato e Il caso Thomas Müntzer, e da un Manifesto. Nel Manifesto, che io definirei per una nuova storia, l'autore in 10 tesi delinea un'analisi puntuale della crisi attuale della storiografia e degli strumenti interpretativi del presente di fronte agli sconvolgimenti epocali degli ultimi decenni e propone, sulla base d'una rigorosa conoscenza delle tendenze culturali in atto, un nuovo modo di leggere e ''vivere'' il passato e il presente.
Su questa nuova ''categoria interpretativa'' abbiamo chiesto a Giorgio Politi un'intervista per il nostro mensile.

- Prof. Politi, quali sono i motivi che l'hanno convinta a dar vita a questa nuova collana e a quale pubblico essa si rivolge?
Sono stato mosso dalla crisi in cui versa oggi la storiografia, dipendente a sua volta dal disorientamento in cui vivono le nostre società: se non si scorge alcun significato nel presente, nè alcuna prospettiva per il futuro, non ha nemmeno senso interrogare il passato.
Ho indicato le cause di ciò nel crollo dei grandi sistemi ideologici novecenteschi, dovuto a sua volta, in gran parte, alla debolezza dei ''modelli antropologici'', ossia delle concezioni dell'uomo, su cui tali sistemi si basavano. Da ciò consegue che, per uscire dalla crisi, occorre formulare modelli nuovi, tali da consentire un'adeguata comprensione, e quindi un governo, delle moderne società, multietniche e in continua trasformazione. A questo compito vedo chiamate tutte le scienze dell'uomo e per l'uomo: la nuova collana vuole porsi proprio come spazio interdisciplinare ed è per questo che, assieme al mio, escono altri due volumi, uno di filosofia, dedicato alla figura d'uno dei nostri pensatori più attuali (C. ZANARDI, Sul filo della presenza. Ernesto de Martino fra filosofia e antropologia), l'altro di antropologia culturale, dedicato alle diverse concezioni del tempo che hanno attraversato il Novecento, europeo ed extraeuropeo (G. LIGI, Il senso del tempo).
La collana vuol essere una novità assoluta nel panorama editoriale italiano; volumi agili, da leggersi in una o due sere, e che non siano nè mere divulgazioni nè testi accademici, ma lavori pieni d'idee nuove in grado di parlare a un pubblico ampio, dallo studente universitario al docente delle scuole di ogni ordine e grado, all'appassionato: insomma, a una larga fascia d'opinione pubblica colta, capace d'avviare creativamente la trasformazione d'idee d'avanguardia in intervento sociale.

- Il primo testo del suo nuovo libro è il Manifesto nel quale lei lancia, al punto 4, la nuova parola d'ordine d'una ''costituzione culturale''. Di cosa si tratta?
A mio avviso, di fronte all'avvento della società multietnica è possibile prendere due strade. La prima concepisce la convivenza dei soggetti ivi presenti come una sorta di condominio, ove ogni singolo gruppo occupa un suo spazio, in un equilibrio instabile con gli altri: questa via conduce, prima o poi, al massacro. La seconda via si basa sull'idea che, così come esiste in ogni comunità politica una costituzione, una legge fondamentale che fornisce la base giuridica da tutti riconosciuta a partire da cui ognuno può sviluppare le proprie particolarità, riconoscendo però al vicino un'identica sostanza umana e civile, sia necessario pervenire a una sorta di costituzione culturale, una base di valori comuni in cui chiunque possa riconoscersi e a partire da cui possa sviluppare la propria identità di cattolico, evangelico, ebreo, musulmano, buddista, ateo e così via. E mi par chiaro che una simile piattaforma non possa essere costruita su una base esclusiva giudaico-cristiana.

- Cosa intende invece quando, nel punto 6, afferma che: ''la storia non è in effetti una disciplina, ma una dimensione''?
La storia non può essere una disciplina perchè in quanto tale non può avere un oggetto; così come non è immaginabile una scienza ''del presente'' la quale abbracci tutta la molteplicità di componenti che concorrono a determinarlo (ambiente, istituzioni, economia, società, religioni, cultura, ecc.) non è immaginabile una disciplina che abbracci queste medesime componenti rispetto a un presunto passato. La storia studia tutti i fattori riguardanti l'uomo nella loro dimensione temporale; essa potrebbe anche essere definita lo sguardo storico d'un moderno umanesimo.

- I due contributi che seguono il Manifesto: Il telaio incantato e Il caso Thomas Müntzer sono un esempio di questa ''nuova storia''. Quali le novità?
Di contro alla concezione comune che considera il tempo come un contenitore vuoto entro cui si sviluppano gli eventi, il Manifesto lo considera come proprietà d'ogni singolo essere; esistono quindi tempi molteplici, dalla cui interazione deriva ciò che chiamiamo il presente. La storia è in grado di distinguere queste diverse durate — brevi, medie, lunghe, lunghissime. Ciò consente d'elaborare interpretazioni plausibili di fenomeni etichettati come fanatismo o follie collettive, in cui operano fattori risalenti addirittura alle nostre caratteristiche di specie, o di rovesciare l'interpretazione del riformatore Müntzer il quale, mosso da una visione della Bibbia collocata sul lungo periodo, appare non come un teologo spinto dalla passione sociale a legittimare la rivoluzione in termini religiosi, ma come un religioso che usa la rivoluzione per legittimare la propria dottrina.

- Come è possibile procurarsi i libri della collana?
Presso qualsiasi libreria, eventualmente ordinandoli. I tre titoli sono tutti usciti e disponibili. In caso di difficoltà, online presso www.ibs.it o scrivendo all'Editore (commerciale@edizioniunicopli.it)

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* Giorgio POLITI è nato a Milano nel 1947, dove si è laureato in filosofia e dove ha insegnato, presso l'Accademia di Brera e l'Università statale. Dal 1980 insegna all'Università di Venezia-Ca' Foscari, dove è professore ordinario di Storia moderna e di Esegesi delle fonti per la storia moderna. Tra le sue opere più significative ricordiamo: La società cremonese nella prima età spagnola (2002), dove raccoglie i risultati d'un ventennio di studi sul problema della ''decadenza italiana''; Antichi luoghi pii di Cremona (1979-1985) nel quale, tra l'altro, sperimenta le allora innovative tecnologie informatiche applicate all'inventariazione archivistica; Gli statuti impossibili, La rivoluzione tirolese del 1525 e gli ''statuti'' di Michael Gaismair (1995), dove esamina a fondo la ''guerra contadina'' tedesca nel contesto del ''rapporto tra la tradizione rivoluzionaria europea bassomedievale e protomoderna e le origini degli istituti rappresentativi''; Scrivere tesi, triennali, magistrali e di dottorato (2009). Nel 1993 fonda con R. C. Müller la collana em-early modern. Studi di storia europea protomoderna


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Numero 3 - Marzo 2012
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO

Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI

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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Francesco Lovascio, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Gina Spadaccino.

Hanno collaborato a questo numero:
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Raffaele Salomone Megna