IN QUESTO NUMERO
Numero 3 - Marzo 2012
Numero 3 Marzo 2012

Vita in provincia


20 Febbraio 2012 | di Redazione

TREVISO |Fondo d'istituto, trasparenza vs privacy: vittoria della Gilda degli insegnanti di Treviso.
È condotta antisindacale negare alla RSU l'accesso all'elenco nominativo dei compensi erogati

Si rifiuta di consegnare alla Rsu e al sindacato la documentazione che attesta i compensi liquidati ai docenti attingendo al fondo di istituto e viene condannato per condotta antisindacale. Protagonista della vicenda è un dirigente scolastico di Treviso citato in giudizio dalla Gilda degli Insegnanti.
Per giustificare il suo rifiuto a fornire i nominativi dei docenti e il relativo compenso per le funzioni e gli incarichi svolti, il dirigente scolastico ha invocato la legge sulla privacy, ignorando le indicazioni relative alla regolamentazione delle relazioni sindacali di istituto e disconoscendo la validità del contratto integrativo.
Motivazioni ritenute non valide dal giudice che ha emesso un decreto con cui si chiariscono alcuni punti fondamentali, fra cui l'illegittimità di tirare in ballo la legge sulla privacy per impedire ai sindacati di ottenere informazioni che, invece, devono essere accessibili.
Inoltre il decreto ribadisce che il contratto d'istituto è legge a tutti gli effetti e che, quindi, dirigente e dipendenti rispondono della violazione delle norme in esso stabilite. Accogliendo il ricorso avanzato dalla Gilda, il giudice sottolinea l'importanza della trasparenza nella gestione, all'interno della pubblica amministrazione, sia dell'informazione che del denaro pubblico rappresentato, in questo caso, dal fondo d'istituto.
''Laddove viene a mancare la trasparenza infatti - commenta la Gilda - si genera un cono d'ombra in cui possono trovare spazio il clientelismo e un uso non equilibrato delle risorse. Ecco perchè, ancora una volta, ci siamo impegnati per difendere legalità e trasparenza, caratteristiche indispensabili in un ambiente di lavoro sereno quale dovrebbe essere per eccellenza quello educativo''.

Roma, 2 febbraio 2012
Uffico stampa Gilda degli insegnanti

______________________________________________

MESSINA |La Gilda per la legalità, non altrettanto il ministero...

LA PRESIDE E QUEL BIDELLO TRASFORMATO IN AUTISTA

Condannata dopo 7 anni, ma resta al suo posto. Il collaboratore scolastico usato anche per la spesa e le commissioni in banca
Gian Antonio Stella, Il Corriere della Sera, 14.2.2012

Come pensa di spiegare, lo Stato, ai ragazzi di un liceo di Messina, che occorre rispettare le regole? La loro preside è stata condannata perchè usava un bidello come autista e cavalier servente per la spesa al supermercato. Eppure la dirigente è ancora lì, al suo posto. E han dovuto andarsene gli insegnanti che avevano testimoniato contro di lei.
Quella di Anna Maria Gammeri è una piccola storia esemplare. Che dimostra come, oltre ai contratti di lavoro di cui si discute in questi giorni, sia urgente mettere mano anche ad alcune storture inaccettabili nel mondo della giustizia (quasi sette anni per una sentenza di primo grado!) e della scuola. A partire dalle scelte del ministero della Pubblica istruzione: com'è possibile che, lanciando un messaggio omertoso agli studenti di quella scuola, di tutta Messina e dell'Italia intera, non si sia costituito parte civile nel processo contro quella sua dirigente che usava un bidello come lacchè?
Ma partiamo dall'inizio. Siamo nel 2005 e i magistrati ricevono un esposto. È anonimo, ma così ricco di dettagli, date, circostanze, che decidono di non buttarlo nel cestino ma di controllare se c'è qualcosa di vero. La Guardia di Finanza, come spiegherà la sentenza, si apposta e nel giro di qualche giorno accerta che è proprio così: la preside Anna Maria Gammeri utilizza un collaboratore scolastico, Nicola Gennaro, come fosse un servitore personale messo dallo Stato a sua completa disposizione. [...] Ma non basta. Gli investigatori accertano che la dirigente manda il bidello anche a sbrigare qualche commissione in banca e al supermercato. [...] Gli investigatori vanno a vedere le tabelle degli straordinari e salta fuori che Nicola Gennaro risulta essere uno stakanovista infaticabile. Accumula ore su ore. «Almeno quattrocento l'anno» accusa Daniela Picciolo, della Gilda, sindacato dei docenti.
Insomma, c'è quanto basta per il rinvio a giudizio. A quel punto la Gilda chiede per la donna una sospensione cautelare. Macchè: la lasciano al suo posto. Anzi, come riconoscerà la sentenza, la preside ne approfitta per creare intorno ai suoi protetti, cioè il bidello-attendente e chi altri le reggeva la corda, «un'aurea di intangibilità». Di più: ne approfitta per «disincentivare gli altri dipendenti dal presentare esposti o segnalazioni al riguardo».
Il risultato sarà sconcertante: mentre le udienze vengono rimandate una dopo l'altra (sette rinvii per arrivare alla prima udienza dibattimentale!) tutti i professori e i collaboratori che avevano testimoniato a carico della preside, sentendosi a torto o a ragione esposti a ogni genere di ripicca, chiedono uno dopo l'altro il trasferimento in un altra scuola. E il ministero, come dicevamo, non si costituisce parte civile.
Finalmente, sei anni dopo la prima denuncia e cinque dopo il rinvio a giudizio, arriva la sentenza. È il 24 ottobre 2011. Il giudice monocratico Bruno Sagone, ricordando che tutte le deposizioni dei testimoni «appaiono perfettamente sovrapponibili, concordando univoche nello stigmatizzare questa ''cosa un po' curiosa'' che appariva prassi costante (''li vedevo sempre'', ''tutte le mattine'', ''era un'abitudine'')» sancisce che la donna ha compiuto «''artifici e raggiri'' finalizzati a conseguire, tramite l'uso privatistico dei propri poteri e funzioni, un ingiusto profitto». E la condanna la preside a 10 mesi di reclusione e 400 euro di multa. Quanto al bidello, 7 mesi e 300 euro di pena pecuniaria. Pene evaporate per entrambi grazie al condono del 2006.
Da allora, come sottolinea scandalizzato un comunicato del coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio, la preside e il bidello sono ancora al loro posto. Nonostante sia «prioritaria la tutela dell'interesse pubblico che si concretizza nel ripristino della legalità e della serenità dell'ambiente del suddetto liceo». E il ministero? Tace. Proprio un bel segnale di pulizia e di legalità, per gli alunni di quella scuola...


ALLEGATI


Condividi questo articolo:

Numero 3 - Marzo 2012
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO

Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI

Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Francesco Lovascio, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Gina Spadaccino.

Hanno collaborato a questo numero:
Stefano Borgarelli, Giuseppe Lorenzo,
Raffaele Salomone Megna