|
|
Piccola guida ai regolamenti approvati dal Consiglio dei
Ministri in data 17/12/2008 |
|
PIOVONO PIETRE ed è solo l’inizio…. |
|
Serviranno ulteriori circolari,
ordinanze e decreti ministeriali per porre in atto i principi stabiliti dai
regolamenti, principi che possono trovare ulteriori interpretazioni
restrittive nell’offerta di istruzione nel nostro paese, il tutto in una
miope ottica di taglio delle spesa corrente nell’istruzione e nella
formazione pubblica |
|
|
L’approvazione a parte del Consiglio dei Ministri del
18/12/08 dei regolamenti concernenti la scuola dell’infanzia, la scuola
primaria e secondaria di primo grado e la riorganizzazione della rete
scolastica rappresenta solo l’inizio di una massa di ulteriori disposizioni
che precipiteranno come pietre sulle scuole in tutto il 2009. Serviranno
infatti ulteriori circolari, ordinanze e decreti ministeriali per porre in
atto i principi stabiliti dai regolamenti, principi che possono trovare
ulteriori interpretazioni restrittive nell’offerta di istruzione nel nostro
paese, il tutto in una miope ottica di taglio delle spesa corrente
nell’istruzione e nella formazione pubblica. Di seguito presentiamo le
principali novità introdotte e accompagnate da brevi commenti sui riflessi
anche indiretti delle norme sull’attività delle scuole materne, primarie e
secondarie di primo e secondo grado a partire dall’anno scolastico 2009-10. |
|
SCUOLA DELL’INFANZIA |
|
|
Resta inalterato
l’assetto confermando i problemi strutturali delle scuole dell’infanzia
statali per le quali l’inserimento dei bambini dipende dalla disponibilità
dei posti, dalla disponibilità di locali e dotazioni idonei. In accordo con
gli enti locali (che però non hanno più risorse..) può proseguire
l’attivazione delle “sezioni primavera”. L’improbabile istituzione di nuove
scuole e/o nuove sezioni avviene in collaborazione con gli enti locali
assicurando la coordinata partecipazione delle scuole statali e delle scuole
paritarie. Di fatto resta inalterato il peso delle scuole private, in
particolare di ispirazione cattolica, senza che lo Stato predisponga un
piano di rafforzamento delle istituzioni statali |
|
SCUOLA PRIMARIA |
|
Viene confermata la possibilità di iscrizione alla prima
classe per i bambini che compiono sei anni entro il 30 aprile dell’anno
scolastico di riferimento. Scompare il modulo (2 su 3) e viene proposto un
orario scolastico settimanale di 24, 27, sino a 30 ore definito per l’anno
scolastico 2009-10 e per le classi prime in base alle richieste delle
famiglie. Il tempo pieno a 40 ore viene mantenuto, almeno formalmente. Tutti
i modelli previsti eliminano le compresenze e gli organici dovrebbero essere
formati prendendo in considerazione un tempo medio scolastico di 27 ore
settimanali almeno per il primo anno. In concreto, calcolato l’organico, le
scuole possono attivare moduli a 30 o 40 ore solo se in possesso di un
numero sufficiente di insegnanti. Diventa difficile, se non impossibile,
organizzare uscite per classi con più di 15 allievi, aumentano le supplenze
brevi o brevissime in assenza del titolare, non è chiaro come organizzare il
tempo mensa e se esso continua a rientrare nel computo delle ore scolastiche
formali attribuendo la vigilanza ad un docente che vedrebbe la sua funzione
ulteriormente dequalificata oppure a personale esterno (si apre qui
l’ulteriore problema del personale aggiuntivo che dovrebbe essere incaricato
per i servizi di mensa e di vigilanza, sempre ricordando che i comuni non
hanno disponibilità economiche per organizzare il servizio alternativo).
La figura del maestro “unico”, se non specializzato nella
lingua inglese, viene affiancata per un primo periodo da un docente
specializzato. I docenti non specializzati nella lingua inglese sono
obbligati (sic!) a partecipare ad appositi corsi triennali di formazione
linguistica della durata di 150/200 ore nel primo anno. Non si capisce come
venga fatta valere questa obbligatorietà perché incide pesantemente sulle
vigenti norme contrattuali. Quando e come verrebbero fatti questi corsi? Chi
li terrebbe ? Rappresentano orario aggiuntivo oppure sono comprese nelle ore
di servizio? Sono pagati, e quanto? Sono selettivi o no?
I modelli orari (24-27-30-40) vengono fatti partire dalla
classe prima nell’anno scolastico 2009-10, mentre va ad esaurimento il
modulo o l’organizzazione scolastica tradizionale per le successive classi.
Il problema più complicato da affrontare sarà quello della organizzazione
del lavoro sui vari modelli. Fermo restando l’obbligo di 22 ore di lezione
su 24 ore di servizio per i docenti della primaria sarà complicato
attribuire le 2 ore sul modello a 24 ore, o le 5 ore su quello a 27, o le 8
ore su quello a 30. Per i docenti impegnati sul tempo pieno, eliminando le
compresenze, restano 2 ore da utilizzare non si sa bene come. Il pericolo
non tanto recondito è che Ministero e dirigenti spingano per una modifica
dell’orario di insegnamento a 24 ore, eliminando le 2 ore di programmazione
settimanali. Si tratterebbe di uno stravolgimento dell’attuale contratto di
lavoro che determinerebbe l’esigenza di trovare risorse aggiuntive. Alcuni
hanno addirittura valutato la possibilità di utilizzare il FIS (le poche
risorse del fondo di Istituto) per pagare le ore aggiuntive di insegnamento.
I tagli agli organici sono pesanti: calcolando il
funzionamento a 27 ore medie (calcolo presuntivo sui modelli di orario
previsti anche se la tendenza sarà quella di calcolare in pejus sulle 24 ore
di riferimento) su 40.000 classi prime e seconde della primaria si prevede
una riduzione di circa 11.000 insegnanti. Se il calcolo fosse applicato a
tutte le classi della primaria si arriverebbe ad un taglio di 28.000 posti,
quasi il doppio di quelli previsti dal Piano programmatico del governo. Il
regolamento prevede però integrazioni della dotazione organica per
“soddisfare l’orario delle attività didattiche, l’integrazione degli alunni
disabili, il funzionamento delle classi a tempo pieno”. Dobbiamo quindi
aspettare ulteriori circolari e norme che definiscano con maggiore chiarezza
modalità di definizione delle dotazioni organiche. Unica cosa sicura è che
i tagli ci saranno e sarà battaglia ai tavoli di trattativa sindacale per
evitare il peggio. |
|
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO |
|
L’orario annuale
obbligatorio delle lezioni è di 990 ore corrispondente a 29 ore settimanali,
più 33 ore annuali da destinare ad “attività di approfondimento riferita
agli insegnamenti di materie letterarie”. Nel tempo prolungato il monte ore
è mediamente di 36 ore settimanali elevabili a 40 comprensive delle ore
dedicate agli insegnamenti e alle attività e al tempo mensa. Tempi
prolungati e tempi pieni sono attivabili solo in presenza di servizi e
strutture idonee e nei limiti della dotazione organica assegnata a ciascuna
provincia. Per il prossimo anno scolastico moduli con orario superiore alle
30 ore saranno attivati su richiesta delle famiglie e nel limite dei posti
attivati complessivamente nell’anno scolastico 2008-09. Si potranno chiedere
nuove attivazioni di classi a tempo pieno o tempo prolungato solo se ci
saranno “economie realizzate”. Sul piano didattico vengono riproposti tout
court i contenuti della riforma Moratti. Tutte le cattedre vengono
ricondotte a 18 ore settimanali con enormi problemi nella copertura delle
supplenze brevi con l’unica soluzione possibile quella di dividere gli
allievi delle classi scoperte in altre classi con effetti negativi evidenti
nel garantire gli standard sulla sicurezza e la qualità dell’insegnamento |
|
Il quadro orario tempo normale |
|
Italiano, storia, geografia |
9 |
Attività di approfondimento in materie letterarie |
1 |
Matematica e scienze |
6 |
Tecnologia |
2 |
Inglese |
3 |
Seconda lingua comunitaria |
2 |
Arte e immagine |
2 |
Scienze motorie e sportive |
2 |
Musica |
2 |
Religione |
1 |
|
|
Quadro orario tempo prolungato |
|
Italiano, storia, geografia |
15 |
Matematica e Scienze |
9 |
Tecnologia |
2 |
Inglese |
3 |
Seconda lingua comunitaria |
2 |
Arte e immagine |
2 |
Scienze motorie e sportive |
2 |
Musica |
2 |
Religione cattolica |
1 |
Approfondimenti a scelta delle scuole nelle discipline presenti
nel quadro orario |
1 o 2 |
|
|
L’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” previsto
dalla Legge 169/2008 viene inserito nell’area disciplinare
storico-geografica. Non si comprende se le
attività di approfondimento in materie letterarie faccia riferimento al
riconoscimento specifico della “nuova” materia. Di fatto appare complicato,
se non impossibile, ricondurre a 18 ore le cattedre dei docenti di materie
letterarie. Nel tempo normale dovrebbero fare su due classi 20 ore
settimanali. Dovrebbero quindi accettare di fare una o due ore aggiuntive
(pagate dal FIS o da fondi specifici?) Oppure si deve ricondurre l’orario
settimanale a 29 ore.
Per le lingue la situazione è confusa. Dal 2009-10, in
assenza di docenti di altre lingue in esubero di seconda lingua
comunitaria, le famiglie possono chiedere un ulteriore rafforzamento della
lingua inglese, che avrebbe quindi ben cinque ore settimanali. Le ore di
seconda lingua comunitaria possono essere utilizzate nel POF anche per
potenziare l’insegnamento della lingua italiana per gli alunni stranieri. Si
tratta di un provvedimento che smentisce gli atti di indirizzo dell’Unione
Europea sottoscritti anche dall’Italia circa la necessaria conoscenza di
almeno due lingue comunitarie oltre alla lingua nazionale. Appare inoltre
discriminante per gli allievi stranieri di non poter affrontare il programma
di lingue straniere come i loro compagni di classe per studiare la lingua
italiana (chi la insegnerebbe e su quale organico?).
Calcolando i tagli previsti con la riconduzione delle
cattedre a 18 ore, con la scomparsa delle compresenze (vengono penalizzati
nel tempo prolungato o pieno italiano, matematica inglese e le educazioni),
gli effetti della razionalizzazione della rete scolastica e del previsto
incremento degli allevi per classe possiamo immaginare una perdita di 11.000
cattedre per il 2009-10, altri 11.000 per il 2010-11 e infine di altri 5000
per il 2011-12. |
|
SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO
GRADO |
|
Non sono stati ancora pubblicati e resi noti i regolamenti
sulle scuole superiori. Da almeno tre mesi girano varie bozze con allegati
quadri orari. La novità è che il governo ha preso atto dell’impossibilità di
iniziare la “riforma” dal prossimo anno scolastico. Restano aperti
contenzioni con le Regioni sulle competenze relative all’istruzione
professionale sulla quale ci sono solo informali atti di indirizzo. Rispetto
alle notizie già pubblicate nei numeri precedenti di Professione docente c’è
da rimarcare la scomparsa degli Istituti d’Arte che sarebbero ricompresi nei
nuovi Licei Artistici, l’assorbimento degli Istituti Tecnici per il Turismo
nell’ambito degli Istituti tecnici di area economica. Fanno sorridere le
notizie giornalistiche circa le ore di lezione che saranno di 60 minuti,
come se questa fosse il tempo normale applicato per le ore degli Istituti
Tecnici e Professionali. Sappiamo che la realtà è diversificata e che tanti
sono stati i contenziosi con i dirigenti che hanno obbligato a recuperi
sulle ore di cinquanta minuti o all’attivazione di quadri orario specifici
di Istituto.
L’unica cosa certa è che, calcolando gli effetti della
riduzione delle ore da 36 a 32 per i Tecnici e a 30 ore di norma per i Licei
(da verificare ad esempio l’ipotesi del Liceo Artistico a 34-35 ore), la
riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore, della riduzione delle
compresenze (vedi come esempio il taglio degli ITP e degli insegnanti di
madrelingua), degli effetti della riorganizzazione della rete scolastica e
dell’aumento degli allievi per classe, possiamo calcolare un taglio di circa
20.000 cattedre nel triennio a partire dall’anno scolastico 2010-11. Il
Consiglio dei Ministri definirà i regolamenti delle secondarie superiori
probabilmente in gennaio 2009. Li commenteremo appena pubblicati evitando
ora di fare analisi che possono essere superate nel breve periodo. |
|
NORME PER LA RIORGANIZZAZIONE
DELLA RETE SCOLASTICA E IL RAZIONALE ED EFFICACE UTILIZZO DELLE RISORSE
UMANE DELLA SCUOLA. |
|
E’ un regolamento che ha apparentemente natura squisitamente
tecnica, ma ha enormi effetti sulla determinazione degli standard di qualità
delle istituzioni scolastiche e sugli organici dei docenti e del personale ATA.
Per avere il requisito dell’autonomia le istituzioni scolastiche
devono avere un numero di alunni compreso tra 500 e 900 unità. Il limite di 900
può essere superato (senza alcun limite prefissato) nelle aree ad alta densità
demografica o negli istituti superiori che richiedano beni strutturali,
laboratori ed officine di alto valore tecnologico o artistico (come valutare ciò
non è detto). Si spinge per la creazione di istituti comprensivi di scuole del
primo ciclo mentre per le superiori si può procedere alla unificazione di
istituti di diverso ordine o tipo che insistono sullo stesso bacino di utenza.
Viene prevista la separazione tendenziale tra Istruzione Tecnica e Istruzione
Professionale con un dimensionamento che prevede prioritariamente l’accorpamento
di istituti di stesso ordine.
I plessi di scuola dell’infanzia sono di norma costituiti da
almeno 30 bambini; i plessi di scuola primaria da almeno 50 alunni con
l’obbligatorietà di costituire almeno due corsi completi nei centri urbani a più
alta densità demografica, le sezioni staccate di scuola secondaria di primo
grado sono costituite di norma con almeno 45 alunni, negli istituti superiori le
scuole coordinate, le sezioni staccate e gli indirizzi di studio e le
specializzazioni possono essere costituiti con non meno di 20 alunni per classe
con la previsione del funzionamento del corso intero.
Le classi di scuola primaria sono costituite con un numero di
alunni non inferiore a 15 e non superiore a 26, elevabile a 27 se risultano
resti. Le pluriclasse sono costituite da non meno di 8 e non più di 18 alunni.
Le classi prime delle scuole secondarie di primo grado sono
costituite di norma da non meno di 18 e non più di 27 alunni, elevabili a 28 in
caso di resti. Le classi seconde e terze devono avere un numero medio di alunni
di almeno 20 alunni con una deroga per le scuole dei comuni di montani, nelle
piccole isole e nelle aree abitate da minoranze linguistiche fino a 10 alunni
per classe. I divisori per calcolare il numero di classi attivabili sarebbero
ovviamente i numeri più alti (26 per le primarie e 27 per le medie).
Le classi prime degli istituti di istruzione secondaria di II
grado sono costituite di norma con non meno di 27 allievi tenendo conto anche
della serie storica dei non ammessi alla classe successiva. Le classi
funzionanti in sedi staccate o specializzazione funzionanti con un solo corso
debbono essere costituite con un numero di allievi di norma non inferiore a 25.
Le classi intermedie devono essere formate da un numero medio di allievi non
inferiore a 22. Le classi iniziali articolate in diversi indirizzi devono essere
formate da un numero di alunni non inferiore a 27 ed il gruppo di alunni di
minore consistenza deve essere costituito da almeno 12 unità. Le classi
terminali del corso di studi (ai fini dell’esame di stato) devono essere
composte da almeno 10 allievi.
Le dotazioni organiche sono definite per tutti gli ordini di
scuola tenendo conto di diversi parametri (previsione composizione della
popolazione scolastica, densità demografica, caratteristiche geomorfologiche,
caratteristiche dell’edilizia scolastico, ecc.). In concreto vi possono essere
diversi criteri che consentono deroghe rispetto ai numeri minimi stabiliti dal
regolamento. La frequente menzione “di norma” che accompagna le prescrizioni
dei numeri degli allievi per classe può aprire interpretazioni che non siano
eccessivamente lesive delle specificità delle istituzioni scolastiche. In
particolare non si può non prendere in considerazione il ruolo importante degli
enti locali, in primis le Regioni, che hanno spesso interesse ad evitare
chiusure traumatiche di plessi o scuole. I comuni non possono accollarsi oneri
accessori derivanti dai trasporti scolastici in caso di chiusura di istituzioni
scolastiche nel loro territorio.
Sull’applicazione concreta della normativa i giochi sono quindi
ancora aperti, anche se il regolamento definisce percorsi finalizzati alla
tendenziale chiusura di plessi e scuole sottodimensionate.
Di fronte a tutto questo, e in attesa degli attesi regolamenti
sulle secondarie di secondo grado e sulla riorganizzazione delle classi di
concorso, è fondamentale che si chieda il riconoscimento, anche in via
sperimentale, di un organico funzionale di Istituto che consenta alle singole
scuole di organizzare il lavoro e le attività attingendo da una quota di
organici aggiuntivi che consenta di programmare le attività di supplenza,
recupero, sostegno e inserimento degli allievi stranieri. Senza il
riconoscimento dell’organico funzionale gli effetti saranno devastanti per il
normale funzionamento dell’attività didattica. |
|
|
Fabrizio Reberschegg
|
|