Prof. Dr. CARLO RANDO
Medico-Chirurgo Biologo Biomolecolare
Spec. in Applicazioni Biotecnologiche
Docente di Biologia Umana  presso gli ITS – Milano
via Della Torre, 40 - 20127 Milano
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 ISTRUZIONE O FORMAZIONE? LA  REALTA’ USA DEL K12 E LA RISPOSTA ITALIANA DEI NUOVI CICLI

 Il sistema scolastico italiano, come è noto, sta attraversando il suo primo vero periodo di trasformazione con l’obbiettivo dichiarato di volerlo rendere consono alle nuove esigenze sociali e produttive.

Il meccanismo messo in atto è stato sinora centrato sulla costruzione dello  scheletro, ma nulla è detto o forse troppo è scritto sui contenuti. Peraltro anche lo scheletro si presenta piuttosto debole perché è chiaramente importato dal sistema didattico USA senza alcuna verifica reale della profonda differenza socioeconomica e giuridica intercorrente tra gli USA e l’Italia: come ha sostenuto S. Zecchi su “Il Giornale” di domenica 5/11/00, la riforma dei cicli si rivela la copia malfatta del sistema statunitense. Tale copia risulta completamente all’oscuro dei costi e dei necessari investimenti, come sostiene C. Pelanda  su “Il Giornale” di lunedì 6/11/00, cosicché il Ministro ed il Governo in carica (ma anche i precedenti!) possono affermare con un orgoglio completamente fuori luogo che la riforma è a costo zero.

Fatte queste necessarie premesse vogliamo porre l’attenzione sul problema focale che è aperto e che non trova soluzione: il sistema scolastico di un Paese moderno ed inserito nei più avanzati processi evolutivi sociali, economici e giuridici, deve istruire o formare o deve provvedere ad entrambe? La questione non è oziosa e la risposta è meno scontata di quanto sembri.

La risposta a questa domanda  produce la scelta della ristrutturazione del sistema didattico italiano e l’attuale proposta del Ministro e del Governo è sostenuta dalla sola necessità di provvedere alla formazione, peraltro definita genericamente, per tutto l’iter didattico del Cittadino Italiano. Perché questa risposta sia la copia malfatta del K12 statunitense è ben evidente quando si verifichi la ristrutturazione che gli USA hanno applicato in SEI MESI (non in DODICI ANNI!) dal 1998.

Gli Stati Uniti dovettero verificare nel 1997 che il livello di conoscenze, soprattutto nell’area scientifico-matematica (risultati del TIMSS), dei loro Studenti era decisamente basso: a ciò risposero ristrutturando il curricolo didattico tramite l’incremento del grado di istruzione in termini di conoscenze ed abilità e stimolando gli Istituti del triennio superiore (high school) per indurre i loro Studenti a seguire i corsi di istruzione avanzati (Advanced Placement) al fine di migliorare la loro possibilità di accesso alle Università. Tutto ciò ovviamente risente del fatto che negli Stati Uniti l’istruzione universitaria di alta qualità (ma anche quella di media qualità) è privata e ha costi consistenti, per cui investire negli anni del K12 ed in particolare nel triennio finale ha ricadute fortemente positive nel futuro successo dei Cittadini, soprattutto perché gli Studenti più preparati sono quelli che conseguono il diritto a consistenti borse di studio o prestiti d’onore.

L’Italia nel medesimo anno ebbe analoga verifica: al TIMSS gli Studenti Italiani si collocarono al livello statunitense e spesso anche sotto tale livello, dimostrando una caduta impressionante dei livelli di istruzione della Scuola Italiana (la posizione italiana fu sempre maggiore solo di quella della Grecia e di Cipro!). La reazione purtroppo è stata quella che conosciamo: l’indirizzo non a un miglioramento e incremento dell’istruzione in termini di conoscenze ed abilità, ma ad una confusa, prolissa e fumosa formazione generica o al massimo improntata a sconfinate formazioni (non istruzioni!) di area con l’intenzione di fornire al mercato (sic!) “risorse umane” adattabili e plasmabili dalle aziende secondo le necessità del momento.

Il K12 (istruzione in dodici anni) si presenta come un percorso in cui lo sviluppo delle conoscenze e delle abilità è ben definito e sistematizzato, percorribile alla velocità (non esistono promozioni di anno con debiti ed Esami di Stato)  di che lo Studente con le sue specifiche capacità (espresse nella scelta dei moduli) può o vuole impiegare ma che non sottrae mai all’istruzione fondamentale nella lingua, nella storia e nelle scienze di base, che rispetta rigorosamente lo sviluppo biologico ripartendo la complessità dell’istruzione lungo le quattro fasi della vita dei ragazzi (istruzione infantile di un anno, elementare di cinque anni, media di tre anni e superiore di tre anni), in cui mai è concesso lo svolgimento di un modulo senza che sia consolidata l’acquisizione del modulo precedente o di quelli propedeutici. Il K12 e la preparazione fornita sono soggetti a test nazionali (dei singoli Stati e/o Federali) annuali che consentono la verifica del livello di istruzione raggiunto e consolidato dagli Studenti, quindi la didattica non è autoreferenziale ed unicamente basata sulla statistica numerica delle “promozioni” ma deve rispondere alle aspettattive che il Paese si è dato e per le quali investe.

La riforma dei cicli (formazione in dodici anni) si presenta come un percorso in cui domina una fumosa formazione in cui le abilità ed i contenuti disciplinari, quand’anche saranno stabiliti, si stemperano, rigido nel suo sviluppo annuale con passaggi variabilmente connessi a debiti insaldabili di formazione dovuti all’idea della prescindibilità di un livello da quello precedente o da quelli propedeutici (d’altra parte l’istruzione è scomparsa!), rigido nei due blocchi a causa dell’Esame di Stato, irrispettoso dello sviluppo biologico in quanto sopprime l’età puberale con tutte le sue specificità. Il sistema italiano e la riforma dei cicli sono autoreferenziali e l’unico controllo nazionale è dato dalla rilevazione statistica numerica delle “promozioni” che, come è noto, frequentemente non hanno alcun rapporto con il livello reale né della formazione né dell’istruzione.

Il sistema di istruzione italiano deve essere riformato ed anche in fretta, il Governo da chiunque formato deve decidere di investire o far investire notevoli risorse nello sviluppo della formazione e soprattutto dell’istruzione affinché il Paese abbia le adeguate risorse per affrontare le sfide dei prossimi decenni. La riforma può utilizzare le esperienze degli altri Paesi elaborando lo schema che meglio possa funzionare in relazione alle condizioni giuridiche (che peraltro possono ed in alcune parti devono essere modificate rapidamente) e socioeconomiche italiane. Certamente il sistema, come sostiene C. Pelanda su “Il Giornale” di giovedì 23/11/00, deve introdurre sia la definizione precisa degli standard educativi (formazione ed istruzione) che ogni Studente deve raggiungere ad ogni livello (annuale o semestrale), sia il controllo obiettivo periodico nazionale sul raggiungimento degli standard decisi.

E’ evidente che qualunque riforma sia decisa e resa operativa non può assolutamente prescindere dalla reale e adeguata istruzione, intesa come sviluppo della conoscenza e del corretto utilizzo delle nozioni, affiancata e sostenuta dalla altrettanto reale e adeguata formazione intesa come sviluppo delle capacità  logiche, critiche e creative. Al contrario il rischio grande è che si scivoli sempre più nel baratro della formazione confusa e generica che porta, come sta ormai avvenendo da anni, all’anafalbetismo di ritorno ma anche all’analfabetismo diretto (diplomi di istruzione superiore sostanzialmente “vuoti”) che lo stesso Ministro ha dichiarato essere una realtà preoccupante e che non può essere risolto col mero ricorso all’obbligo di permanenza a scuola.

                                                                                               Prof. Dr. Carlo Rando
                                                                                       IPSIA “C. Correnti” – Milano
                                                                               Direttivo Provinciale GILDA – Milano
 Riferimenti:
K12 -  http://www.tea.state.tx.us/
TIMSS – http://timss.bc.edu/