Ipotesi per una discussione su merito, carriera,demerito.

Lo sciopero del 17 Febbraio pone l’esigenza di aprire una discussione a porte aperte su merito, carriera, demerito etc.

Credo che ,per quanto mi riguarda, si possono  indicare alcuni  criteri a cui penso ci si debba attenere.

1.Ogni proposta deve essere funzionale alla qualità dello studio degli studenti (cioè alla qualità della scuola). La nostra professionalità si misura e si articola su questo fine. Nessuna costruzione artificiale   di carriera o merito, sulla base di ingenue analogie con altre professioni.

Valgono forse analogie con l’università.

2.Difesa intransigente della libertà d’insegnamento, certo all'interno di regole, norme.

E' importante capire che sarebbe illiberale la dipendenza personale da qualcuno per quanto riguarda la didattica-pedagogia. Il rispetto di una norma è una cosa (rientra nella civiltà liberale)  ,la dipendenza personale sul contenuto-pratica del nostro insegnamento ha un significato totalitario(caporalato).Ciò non toglie la possibilità e l’utilità di libere decisioni comuni. Anche modelli collettivistici presenti a volte in certe arre sono inaccettabili.

Questo problema della libertà d'insegnamento diviene centrale con l'autonomia. La difficoltà consiste nel fatto che la libertà implica sempre la possibilità individuale di pensare, di rifiutarsi. Solo così si garantisce il pluralismo didattico.

La questione di un apprendistato iniziale del laureato uscito dall’Università con un Tutore prima del ruolo pieno, cioè prima di diventare insegnante a tutti gli effetti, è un'altra questione e questo potrebbe essere uno spunto ragionevole di carriera perché utile e non mi pare pericoloso.

 

A.Carriera e figure-funzioni obiettivo: quando si affronta il problema d’eventuali figure, è necessario tenere conto dell'esperienza di quest'anno tra i colleghi per quanto riguarda le funzioni obiettivo (a volte utili, ma spesso enormemente artificiose, pericolose, se non effettivamente elettive, per la libertà d’insegnamento.Potrà essere utile che il collegio disponga di un budget di semiesoneri se alcune di queste figure possono sgrondare un po’ del lavoro tecnico-organizzativo. E' da notare che in diverse scuole da noi nel Veneto si sono sperimentate figure analoghe a quelle invocate in passato dalla Gilda (coordinatore del Piano del’offerta formativa-Pof, di gruppi di materie etc). In ogni caso figure che coordinano la didattica non possono essere scelte concorsualmente pena una forte limitazione della libertà d’insegnamento e di pensiero e un aumento dell’oppressione nelle scuole(carico di lavoro ,quant’altro).Per capirci queste figure non devono avere nulla a che fare con una carriera.

Per quanto riguarda la carriera invocata da molti perché suona bene come il concetto di merito(chi in astratto è contrario al merito?).

Se partiamo dall’assunto della libertà d’insegnamento è lecito pensare ad una carriera che ripristini l’accesso all’università,; è lecito cioè pensare alla carriera dopo un certo numero d’anni d’insegnamento come Tutore; è lecito pensare ad una nuova figura d’ispettore per le scuole(?) , forse alle istituzioni di poche scuole sperimentali cui inviare insegnanti dopo concorso etc (tali ruoli possono certamente implicare anche  semiesoneri).

Sul problema d’istituzioni sperimentali sarà bene riflettere .Problema non piccolo sono le modalità di un concorso, molto clientelari in Italia e dominate da gruppi legati a pedagogie-didattiche  vetero anglosassoni. C’è indubbiamente moltissima pedagogia –didattica immondezza che circola da noi.

B.Merito: quando si ricorda il merito distinto di un tempo bisogna stare molto attenti che il vecchio merito distinto era innocuo per vari motivi : sia per modalità, sia soprattutto perché all'interno di una struttura e normativa della scuola rigida in cui non c'era pericolo di formare stratificazione o caporalato (non credo sia il caso di ripetere cosa s’intende con questo termine).

Lo sciopero del 17 ha testimoniato l’inaccettabilità di un concorsone che si spera definitivamente morto  per il suo carattere clientelare, perché intendeva instaurare una didattica autoritaria, perché discriminava insegnanti che facevano lo stesso lavoro con metodi non scientifici etc.

Persino peggiore l’ipotesi ventilata da alcuni per il merito di un mix di giudizio di presidi e di studenti –famiglie. Tale modello di là dall’apparente plausibilità minerebbe gravemente la libertà d’insegnamento(compresa la libertà di giudizio-pensare se genitori e studenti potessero influire sulla carriera o sullo stipendio).La valutazione di fantomatiche commissioni interne ,magari di colleghi accentuerebbe i pericoli ricordati e creerebbe di fatto caporalato.

4.Demerito.L’accento posto su merito e demerito corrisponde all’idea di fare le riforme a costo zero facendone pagare il prezzo agli insegnanti(è l’esperienza inglese sotto Blair).Esiste il problema del demerito, ma prima c’è il problema di pagare decentemente la categoria in modo che la scelta di insegnare divenga appetibile , creare meccanismi d’aggiornamento disciplinare seri con esonero (anno o comunque periodi sabbatici);mettere fine all’allargamento delle classi disciplinari e a riconversioni in cui si impara un po’ di didattichese nel senso che non importa sapere cosa s’insegna, ma imparare astrattamente la didattica, sapere di tutto un po’ e niente bene etc(un proverbio veneziano suona così: l’intelligente sa poco, il sapiente sa niente, il mona sa tutto).

Pericolosissimo si sta rivelando il modello inaugurato da Toni Blair in Inghilterra che sta incontrando opposizione crescente tra gli insegnanti, ma anche tra i genitori(ved.Articoli Guardian).Chiusura delle scuole e licenziamento se non si raggiungono certi risultati, ispezioni che durano giorni .Il risultato che la maggioranza degli insegnanti non vuol più saperne di rimanere a scuola. Inoltre quel modello ispettivo accentua il controllo cartaceo, com’è ovvio.

Gli insegnanti inglesi lamentano un grandissimo aumento della burocratizzazione negli ultimi due anni, una forte perdita della libertà d’insegnamento, nessun apprezzabile vantaggio per la qualità dell’insegnamento.

Certo è necessario ridurre al minimo ,compatibile con la libertà d’insegnamento , i fenomeni di non lavoro, di cialtroneria, d’incapacità che pure esistono.

Si può forse pensare a dei garanti per le famiglie etc.Questione delicatissima che richiede un supplemento di riflessione.

5.Egualitarismo ,Cobas quant'altro.

Bisogna stare attenti a non ragionare per slogans opportunistici o pressappochisti,

E' vero che noi non siamo ossessionati da slogan egualitari, ma è anche vero che c'è un egualitarismo fondamentale, costitutivo della nostra professionalità, che riguarda la libertà d'insegnamento, che significa libertà di pensiero, didattica etc, cioè costitutivo di una visione liberale e garantista.

Difendere l’egualitarismo di fondo non significa essere Cobas.

Due cose vanno dette in proposito.

a Ciò che ci differenzia dai Cobas nel momento attuale è l'accento sulla nostra specifica professionalità ( separazione dai non docenti, non uniformità degli studi per gli studenti, difesa del carattere disciplinare del nostro insegnamento, rifiuto di una concezione immediatamente politica dell'insegnamento, trasversalità rispetto alle forze politiche etc etc).

E’ tuttavia importante capire che lo sciopero del 17 apre anche per i Cobas o comunque per una parte di quell’area una fase di discussione nuova.Fingere che il problema non esista significa dimenticare che la manifestazione di Roma dei Cobas comprendeva circa 100.000 insegnanti.

b. E' inoltre importante capire che al di là di qualche collega molto ideologizzato negativamente, molti colleghi dei Cobas o della Cgil sono veri insegnanti che devono essere recuperati e che spesso sono diffidenti nei nostri riguardi non tanto sul piano concettuale ,quanto perché sospettano opportunismo o riproduzione dei vecchi meccanismi obsoleti della Cgil etc. Certo esistono anche ,a volte , pesanti incrostazioni ideologiche, ma in via di rapida disgregazione.

La cosa più cretina da fare in questa fase di disgregazione della base confederale e Snals sarebbe rinchiudersi a riccio e rifiutare una riflessione con tutta la categoria o almeno con quella larga parte che è interessata alla sua figura di insegnante professionista.

 

Lino Giove.Gilda PD.

 

Ps. Vorrei aggiungere due ulteriori osservazioni alla bozza di documento.

Per quanto riguarda l’esperienza delle figure obbiettivo. Nella realtà delle scuole sono spesso figure evanescenti che potrebbero secondo alcuni colleghi essere pagate con il normale fondo di istituto. Varrebbe qui la pena di una indagine empirica.

Per quanto riguarda la figura del presidente del collegio è ,come ricordano molti colleghi , una vecchia richiesta dei colleghi di Padova in funzione del cosi detto preside elettivo (richiesta messa nella vecchia piattaforma contrattuale e nemmeno citata durante le trattative).

Il problema credo oggi è chiedersi che compito tale figura avrebbe in concreto nella riforma degli organi collegiali e nell’autonomia.

Il preside di una volta primus inter pares  aveva una funzione garantista (double face) nell’attuazione della legge. Diversa è la situazione in Spagna ad es.

Inoltre spesso all’estero il preside è un insegnante che insegna etc.

Forse varrebbe la pena di legare questa questione a una riflessione più approfondita . Non ho letto tuttavia la proposta dei colleghi di Milano.

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