Riforma della Scuola
scheda informativa di Serafina Gnech e Gianluigi Dotti
LA RIFORMA BLOCCATA AVANZA COMUNQUE
La Legge 53/2003 sulla Riforma degli Ordinamenti scolastici, che nasce – fra l’altro – dall’esigenza di riconsiderare in modo complessivo il sistema scolastico dopo la modifica del titolo V della Costituzione (L. C. 18/10/2001), entra in vigore il 17 aprile 2003 (pubblicazione in G.U. n° 77 del 2/04/2003). Essa viene approvata con una nutrita serie di ordini del giorno e ordini del giorno-raccomandazioni, attinenti ai più svariati punti.[1]
La legge 53/2003:
· delega il Governo ad adottare, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore uno o più decreti legislativi di attuazione, passibili di modifica entro 18 mesi dalla data della loro rispettiva entrata in vigore;
· fissa principi e criteri direttivi per la definizione del sistema educativo di istruzione e formazione (articolazione del sistema, possibilità di passaggi, ecc.);
· prevede siano dettate norme generali sulla valutazione del sistema e degli apprendimenti degli studenti;
· prevede l’emanazione di un apposito decreto legislativo in tema di alternanza scuola-lavoro;
· prevede siano dettate norme sulla formazione iniziale dei docenti;
· demanda a regolamenti da adottare a norma della nuova legge costituzionale tutto quello che riguarda i piani di studio, le modalità di valutazione dei crediti scolastici, i passaggi dalla istruzione alla formazione e viceversa e la definizione degli standards minimi formativi;
· contempla l’iscrizione anticipata al primo anno della scuola dell’infanzia per coloro che compiono i 3 anni di età entro il 28 febbraio 2004 e al primo anno della primaria per coloro che compiono i 6 anni di età entro la stessa data.
Prima dell’approvazione della Legge 53/2003, per l’esattezza il 18 luglio 2002, era stato emanato il D.M. n° 100 che attivava la sperimentazione nazionale nei primi due anni della scuola elementare e nella scuola dell’infanzia, previa accettazione del Collegio dei Docenti. Essa poteva vertere su tutte o su parte delle novità previste.
In mancanza dei decreti attuativi della riforma (il primo in calendario a maggio è andato fuori agenda del Consiglio dei Ministri e non è più riapparso), la situazione è ora la seguente:
nella scuola primaria la sperimentazione, e addirittura la continuazione della stessa, risultano bloccate (vedi: Avanti adagio, quasi indietro di Giuliana Bagliani in www.Gildacentrostudi.it). Rimangono solo l’inglese, nelle classi 1° e 2°, l’informatica, che però crea problemi per l’individuazione di docenti competenti e per la disponibilità delle attrezzature, e l’iscrizione anticipata alla primaria. Per quello che riguarda la scuola dell’infanzia, il MIUR sembra aver rinunciato all’ingresso dei “piccolissimi”. Non è infatti ancora stato raggiunto con l’ANCI (Associazione nazionale dei Comuni) alcun accordo relativo alle condizioni generali di avvio delle iscrizioni anticipate per i bambini che compiono tre anni entro il 28 febbraio 2004;
nella scuola media inferiore ci troviamo di fronte ad una nuova versione dei Piani di studio (30 luglio). La nuova versione è caratterizzata da: riduzione da 900 a 891 ore (27 settimanali) dell’orario annuale obbligatorio, che comunque può avere dei minimi, dei medi e dei massimi comprensivi anche delle attività di “Educazione alla convivenza civile e all’informatica”. Con ciò la quota oraria di tutte le discipline, fatta eccezione, sembrerebbe, per la matematica, risulta ridotta;
nella scuola superiore la riforma procede a suon di protocolli di intesa regionali, sulla falsariga di uno schema di accordo nazionale del 20 giugno scorso (Schema di accordo quadro per la realizzazione dall’anno scolastico 2003/4 di un’offerta formativa sperimentale di istruzione e formazione nelle more dell’emanazione dei decreti legislativi di cui alla legge 28 marzo 2003, n° 53). Molte regioni avevano però, già prima di quella data, siglato dei protocolli. Allo stato attuale la Riforma procede per via protocollare almeno nelle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto, provincia autonoma di Trento.
I protocolli mostrano un panorama disparato, nel quale si evidenzia però la prevalenza dei percorsi integrati istruzione-formazione per uno o addirittura 3 anni della scuola secondaria. Poche realtà (fra le quali Trento) mantengono i percorsi separati-correlati nello spirito della Legge 53.
Segue un percorso autonomo l’Emilia Romagna che ha votato il 25 giugno scorso una vera e propria legge regionale ( legge Bastico: Norme per l’uguaglianza delle opportunità di accesso al sapere per ognuno e per tutto l’arco della vita, attraverso il rafforzamento dell’istruzione e della formazione professionale, anche in integrazione fra loro ). Essa intende introdurre e finanziare prioritariamente, per il primo biennio della scuola superiore, il percorso integrato sulla base di un “accordo tra le istituzioni scolastiche autonome e gli organismi di formazione accreditati”. La cosiddetta legge Bastico, messa sotto accusa dal mondo cattolico (che ne parla come di un compromesso che rincorre vedute e impostazioni del passato) è già stata impugnata dal Consiglio dei Ministri per “eccesso di competenze”. Ma se il prodotto di quello che è stato definito “il parlamentino emiliano-romagnolo” verrà bloccato, resterà, anche in Emilia Romagna, la via della sperimentazione. Con il progetto “Polo” il Comune di Reggio Emilia introduce infatti il lavoro fin dalla scuola media, organizzando stages bisettimanali in azienda per tutti gli alunni che hanno difficoltà a seguire il normale percorso didattico.
La riforma bloccata avanza comunque, con grandi confusioni concettuali e protagonismi politici discutibili. Fra affermazioni e smentite, veloci partenze e bruschi arresti… avanza…
Serafina Gnech - Gianluigi Dotti
[1] Accompagnano la legge le Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle scuole dell’infanzia; le Raccomandazioni per lo svolgimento delle attività educative e didattiche nelle scuole dell’infanzia del sistema nazionale d’istruzione; le Indicazioni Nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola primaria; le Raccomandazioni per l’attuazione delle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella scuola primaria; le Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola secondaria di I° grado. Le indicazioni nazionali e le Raccomandazioni sono, allo stato attuale, in bozza, pubblicate sul sito del MIUR in più di una versione. Per questo motivo gli obiettivi, i contenuti e le competenze ricavate dalle Indicazioni potrebbero subire delle modifiche in fase di stesura finale.