TESI Noi pensiamo che l’Esame
di Stato con commissione tutta interna – come stabilito dal Decreto Moratti
– che di fatto svuotava l’esame di maturità, o l’abolizione sic et
simpliciter dell’Esame stesso, con conseguente abolizione del valore legale
del titolo di studio (posizione più radicale sostenuta da molti) non
garantiscano né l’idea della scuola come fattore di educazione umana, né la
qualità tecnica della stessa.
L’attuale aggiustamento del Ministro Fioroni si presenta come
un compromesso che prende atto del fallimento del modello di auto-valutazione
precedente e certamente è un passo in avanti nel senso del ripristino della
serietà della scuola, come da noi auspicato, ma risulta nell’insieme
insufficiente a risolvere i problemi qualitativi della nostra scuola e appare
più un tentativo di frenarne la deriva che un ripensamento della sostanza
(vedi poi).
ANALISI
1. UNA SOMMARIA ANALISI DELLE CONSEGUENZE EMPIRICHE NEGATIVE DEL MODELLO
AUTO-VALUTATIVO DEL PRECEDENTE MINISTRO MORATTI È PRIORITARIO.
Pericoli del modello di sostanziale auto-valutazione e di un controllo solo
formalmente giuridico (un presidente per istituto):
A: nessuna garanzia sul livello degli istituti
(assenza di un giudice indipendente sulla qualità degli studi e della
preparazione) e sulla preparazione individuale degli studenti.
B: crescita dei dislivelli sul piano nazionale e locale tra scuola e
scuola anche di uno stesso tipo (gravità della situazione già evidenziata
dalla recente inchiesta OCSE del 2005). La naturale differenziazione dei livelli
si attua prevalentemente attraverso un logoramento-svuotamento degli studi.
C: tagli sostanziali del contenuto delle discipline per pressione di
studenti e famiglie (da cui per gli insegnanti: la cattiva moneta scaccia la
buona, cioè vengono emarginati gli insegnanti più coscienziosi; vincono le
pigrizie; viene meno la resistenza alle perdite di tempo, cresce
l’indifferenza). La tendenza è un abbassamento generale del livello degli
studi.
D: il meccanismo dell’autovalutazione induce tendenzialmente alla
falsificazione dei risultati e crescita del malcostume (in molti casi si
sanno prima le domande e le risposte nelle prove, o comunque l’argomento).
Scarso controllo sulla regolarità prove scritte e peggio. Pressione dei genitori
per l’innalzamento dei voti già negli anni precedenti in nome della concorrenza
(tende a prevalere la concorrenza sui livelli dei voti e non sulla migliore
preparazione).
In sostanza non solo un impoverimento della preparazione, ma anche una deriva
sul piano etico-morale. Dietro questa impostazione ci sarebbe, più o meno
consapevole, una dimissione del ruolo della comunità (lasciando la selezione al
mercato cioè una logica di privatizzazione).
Nessun significativo paese europeo si basa sull’auto-valutazione, anzi la
tendenza è a garantire l’indipendenza del giudizio finale con modelli analoghi
ai concorsi (vedi Francia e Inghilterra).
2. LA POSIZIONE PIÙ RADICALE DELL’ABOLIZIONE DELL’ESAME DI MATURITÀ E DEL
VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO, FORMALMENTE PIÙ COERENTE, NON È UNA
SOLUZIONE (OLTRE A PRESENTARE PROBLEMI COSTITUZIONALI).
L’abolizione dell’esame di maturità e del valore legale del titolo di studio
significherebbe affidare alla società civile (il mercato nella complessità della
domanda, i genitori, ecc.) il controllo della qualità e dei contenuti della
educazione scolastica.
A. Come già detto, è facilmente immaginabile la crescita
drammatica dei dislivelli, già notevolissimi nel nostro paese sia sul piano
territoriale che sociale, con gravi danni per la democrazia.
B. Il controllo da parte della società civile non potrebbe essere che
approssimativo e i filtri meritocratici successivi più deboli o più difficili,
oltre che fortemente differenziati.
C. La tendenza con ogni probabilità sarebbe a un ulteriore indebolimento della
preparazione umanistica, con gravissimi danni per la già precaria convivenza
civile e un imbarbarimento individualistico – consumistico di cui non si sente
particolare bisogno (non è necessario citare attuali fenomeni ormai sotto gli
occhi di tutti).
La selezione in entrata affidata alle Università (o a altri enti)
distorcerebbe l’idea di formazione umana complessiva (la doppia selezione
–esame di maturità e selezione per iscriversi a una facoltà– sarebbe ancora il
metodo migliore. Il problema semmai è di far pesare, come prevede il decreto
legislativo Fioroni, il punteggio dell’esame di maturità per es. per l’ingresso
alle Facoltà universitarie).
Sulla base di quanto sopra detto noi siamo favorevoli a una commissione il
più possibile indipendente (un giudice indipendente è garanzia di una
ragionevole e relativa oggettività dell’esame) dalle scuole.
Dunque una commissione tutta esterna (salvo un garante interno per gli
studenti) e possibilmente con un Presidente di altra regione o almeno
provincia, come garante del valore oggettivo e non localistico dell’esame.
Presidente che sia presente all’esame a pieno titolo. Un modello misto come
quello previsto da Fioroni non è giustificabile concettualmente e rischia di
presentare quel carattere rissoso o compromissorio delle esperienze passate.
- Osserviamo che il Decreto Fioroni prevede, in seconda applicazione, per gli
studenti che conseguiranno una buona valutazione all’esame, vantaggi sia
economici sia di punteggio per l’ammissione alle facoltà universitarie.
Quest’ultima cosa esiste già adesso: ad es. per la facoltà di Economia e
commercio a Padova il punteggio dell’esame rappresenta il 40/100 del punteggio
totale necessario per l’ammissione. Questo pone evidenti problemi di equità.
- Questa impostazione non esclude un meccanismo di controllo esterno dei livelli
delle scuole, magari a campione, come ulteriore elemento per alzare il livello
medio delle scuole (attraverso una qualche agenzia) con funzione di supporto.
Forse oltre a intervenire sulle situazioni basse si dovrebbero promuovere scuole
di eccellenza, magari con incentivi.
3. SI TRATTA DI GARANTIRE LA RELATIVA OGGETTIVITÀ (1) E LA QUALITÀ
DELL’ESAME ANCHE NELLE SUE MODALITÀ. SU QUESTO L’ESPERIENZA CONCRETA CI HA
LASCIATO AMPI DUBBI.
E’ da premettere, tuttavia, che anche una buona riforma dell’esame di maturità
esige una ridefinizione a monte dei meccanismi selettivi, quanto meno delle
scuole superiori.
In primis si tratta di rivedere radicalmente i corsi di
recupero che debbono diventare selettivi, attraverso il meccanismo di
sospensione a Giugno –sub condizione– dell’ammissione alla classe successiva.
Della necessità di rafforzare questo meccanismo si è accorto anche il ministro
Fioroni, ma non si può parlare ragionevolmente di recupero durante l’anno (chi
ha difficoltà normalmente non può fare nello stesso tempo il doppio del lavoro
rispetto al mattino).
Ovviamente ci sono altre questioni di grande peso. Ne citiamo
solo due:
- tra settimane bianche, visite guidate, assemblee, cinema e
danze, incontri con esperti di diritti più o meno umani, commemorazioni,
autogestioni, teatro, in genere il secondo quadrimestre non esiste più e
soprattutto funziona a stop and go, che è il peggior modo di lavorare;
- il proliferare dei progetti, oltre ad inserirsi in una
mentalità individualistico-consumistica e togliere tempo a una seria
preparazione, in genere svaluta emotivamente il lavoro quotidiano distorcendo la
mentalità degli studenti (è da dire che un esame serio potrebbe attenuare questa
deregulation nichilistica).
(1)
Oggettività relativa perché la dimensione del
giudizio professionale contiene sempre un giusto elemento di arbitrarietà.
L’immagine di giudizi numericamente uniformi è un sogno della ragione
tecnocratica quando non totalitaria. Relativa perché non può non esistere un
legittimo giudizio valutativo personale ed è bene che sia così.
PROPOSTE
Prove scritte: si premette che non c’è alcuna ragione,
se non demagogica, di comunicare le prove con mesi di anticipo e che questo
danneggia il regolare studio nel secondo quadrimestre.
A. A garanzia dell’indipendenza la correzione dei
primi due compiti scritti andrebbe affidata ad una commissione provinciale
(o regionale?) come avviene in molti paesi europei (Francia e Inghilterra ad es.)
e nei concorsi (i nomi degli studenti in busta chiusa). Qui certamente varrebbe
la presenza di insegnanti non tutti della regione (a difesa del carattere
nazionale). E’ ovvio che si richiederebbe un tempo congruo tra le prove scritte
e l’orale.
B. L’attuale prova d’Italiano va rivista. Tende a prescindere
dalle conoscenze degli studenti e dalla loro eventuale autonomia di pensiero (è
interessata al massimo alla capacità di fare un riassunto e quando va bene a
comprovare una elementare capacità grammaticale e sintattica).
C. Per quanto riguarda la terza prova: sarebbe più utile la scelta di
una materia (a livello nazionale); l’individuazione del contenuto potrebbe
essere affidata alla commissione d’esame. Questo per una maggiore serietà che
eviti il modello piccola enciclopedia del sapere e riduca il numero delle
materie per l’interrogazione orale (solo come esempi un compito di storia, di
filosofia o di lingua straniera per il nei Licei, una seconda materia
d’indirizzo per gli Istituti Tecnici ecc).
Colloquio orale: attualmente i cinquanta minuti per tutte le materie
comprese le tesine e la correzione scritti sono immorali. Condizione minima per
la serietà è avere più tempo.
Sarebbe da notare che l’oralità è una condizione della democrazia e
dell’autonomia personale (ridurla è errore gravissimo).
A. Una soluzione potrebbe essere, per quanto riguarda le
discipline, dividere la commissione in due gruppi (di fatto anche
attualmente è solo una parte della commissione che può seguire). In tal modo si
ha a disposizione più tempo per ciascun esame, senza allungare eccessivamente il
periodo complessivo. Lo studente potrebbe essere interrogato anche in due
giorni.
B. La tesina attualmente è quasi sempre un imparaticcio a memoria
(da internet, imprestata da altri, senza la possibilità di poterla discutere,
con gli insegnanti che ascoltano passivamente con un velo di disperazione negli
occhi, ecc). Per dirla chiara così com’è è un obbrobrio. Tra le altre
cose diventa ridicola poiché con il decreto Fioroni dovrebbe essere fatta con
l’aiuto degli insegnanti che poi dovranno ascoltare la litania (dieci minuti
soli, ma micidiali). Si propone di eliminarla, dunque, oppure di trasformarla in
un vero lavoro da discutere in seconda battuta in giorno successivo, come per le
tesine universitarie.
C. Numero delle materie: secondo alcuni tutte (ma con più tempo)
oppure anche due o tre – in questo caso magari una a scelta dello studente -
ma è evidente, particolarmente in questo caso, che l’annuncio debba essere dato
solo a fine maggio, per non distruggere nel compimento il discorso di anni.
D. Multidisciplinarietà: pasticcio di discipline accomunate da un nome e
non da un problema o finzione pura. Non è così che si fonda l’“unità” della
cultura. Da eliminare in questa modalità. Un vero imbroglio concettuale.
Attribuzione del punteggio: si ritiene insoddisfacente la soluzione data al
problema punteggio, che provoca gravi distorsioni nella valutazione degli
studenti. E’ buona cosa che sia stata eliminata la valutazione dei “crediti”
acquisiti in “pratiche politicamente corrette” esterne alla scuola.*
*
Vorremmo aggiungere che il
decreto Fioroni contiene diverse ipotesi buone ma le soluzioni proposte per i
problemi individuati o dichiarati risultano deboli.
(10 aprile 2007)
Gruppo di studio
Scuola Superiore
Padova
Midi Carbognin
Filippo Franciosi
Lino Giove
Elisabetta Zaccaria
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