Alla metà di
ottobre, la Camera dei Deputati, impegnata nella discussione della Legge
Gelmini, ha accolto una mozione della Lega, presentata dall’ onorevole
Roberto Cota, con la quale si sollecita l’ istituzione di classi ponte per
gli studenti stranieri. In sostanza, una permanenza dei nuovi arrivati in
Italia in classi apposite in cui si dovrebbero imparare lingua e regole del
nostro Paese. Il testo, approvato dopo un infiammato dibattito, è passato
con una diversa denominazione: non più "classi ponte", così come
originariamente indicato nella mozione, ma "classi di inserimento".
La mozione, ovviamente, non ha valore di legge e fino a quando così non sarà
trasformata è lettera morta, tuttavia ha suscitato un coro di reazioni che
ancora non si placano. Inutile dire che, come ormai avviene
sistematicamente, consensi e rifiuti si sono regolarmente e ordinatamente
distribuiti tra i due poli : i primi tra la maggioranza; i secondi tra la
minoranza, schema che si è trasferito anche alla stampa. Ovviamente, non è
capitato di sentire qualche voce controcorrente : ognuno ha seguito la sua.
Noi vogliamo invece dedicare al tema uno spazio composito e plurale: abbiamo
raccolto opinioni diverse che hanno cercato di giudicare, nel merito, quell’
orientamento che pare doversi tradurre in un DDL.
Il dibattito è aperto, soprattutto tra i colleghi che vivono ogni giorno le
problematiche di questa situazione in costante aumento.
Segnaliamo
qui di seguito alcuni interventi:
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Contro le false notizie. Apprendere l'italiano: un dovere e un piacere.
Di Piero Morpurgo
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Classi differenziate per gli stranieri: da un problema vero risposte
sbagliate.
Di Fabrizio
Reberschegg
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Problemi di merito e metodo. Classi ponte? Un'invenzione italiana.
Di
Maurizio Ambrosini
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