La valutazione secondo
Monteil: ispezione più rapporto triennale.
Nel mese di
giugno 1999 il Ministero dell’educazione nazionale francese diffonde il
rapporto Monteil, che costituisce un nuovo approccio alla
valutazione degli insegnanti.
Dopo aver denunciato i limiti del vecchio sistema, che, come sappiamo, è
basato su di un voto pedagogico (a seguito di un’ispezione) ed un voto
amministrativo (dato dal Preside) in seguito ai quali i docenti hanno
degli scatti più o meno veloci, il rapporto fa delle proposte concrete.
Vediamo dapprima velocemente i limiti. Il vecchio sistema di ispezione
sarebbe, secondo Monteil, un "rituale pedagogico in via di
secolarizzazione", poco produttivo ed "infantilisant". Il suo
grosso limite consisterebbe nel fatto che esso si pone come strumento di
controllo, senza dare alcun apporto di arricchimento né al docente né
alla scuola. Corrisponderebbe dunque ad una valutazione sommativa e non
formativa. Inoltre sarebbe fortemente viziato dagli effets de source,
cioè dalle conoscenze e dalle aspettative a monte che condizionerebbero
il giudizio. Senza parlare degli effetti di psychologisation,
cioè le estrapolazioni che, prendendo l’avvio dalla performance
del docente, invadono l’area della personalità.
Va modificato l’atteggiamento di partenza e vanno modificate le
prospettive.
Ci si deve avviare verso una valutazione che, da strumento di controllo
della performance individuale, si traduca in strumento di
arricchimento della scuola. Non si tratta di abolire l’ispezione, tutt’altro.
La valutazione ha e deve conservare come punto centrale l’appreciation
de l’action d’enseigner, il momento dell’insegnamento, ma a
questo va affiancato qualcosa d’altro, qualcosa che recepisca il
patrimonio prezioso di competenze che il docente accumula negli anni:
riflessioni, analisi, pratiche diverse di insegnamento, che il docente
mette in atto nelle diverse situazioni. Tutto questo potrebbe entrare a
far parte di un rapporto triennale.
Il rapporto sarebbe costituito da tre parti: nella prima parte,
relativa all’insegnamento-apprendimento, il docente analizzerebbe i
programmi, le sue difficoltà, le diverse situazioni ecc.; nella seconda,
relativa all’educazione, la riflessione si sposterebbe dal versante
dell’insegnamento disciplinare a quello educativo più ampio, anche in
relazione alle iniziative delle singole scuole. Nella terza parte -
amministrazione - egli entrerebbe in merito alle responsabilità
collettive assunte dall’amministrazione in relazione all’istruzione ed
all’educazione.
Il rapporto costituirebbe la base di un colloquio del docente con gli
ispettori ed il preside.
Per quel che riguarda la tradizionale ispezione, che si traduce
in un voto pedagogico, viene prevista la possibilità di coinvolgere non
uno, come è sempre stato fatto, ma due ispettori.
Questo andrebbe nella direzione di una maggiore equità nei confronti del
singolo e della categoria nel suo insieme,
Nell’ipotesi in cui gli ispettori ravvisino delle difficoltà, essi
sono tenuti a fare delle proposte formative concrete.
Questo tipo di ispezione non è previsto né per la fase iniziale ne per
la fase finale.
Gli insegnanti debuttanti non sarebbero soggetti ad ispezione per i
primi due anni, nel corso dei quali sarebbero invece affidati ad
un tutore (un docente con parziale esonero dall’insegnamento). Le prime
due ispezioni avrebbero luogo alla fine del secondo e del quarto anno
con ispettori diversi (per evitare il più possibile l’"effet de
source" a cui abbiamo già accennato).
Si esce dalla logica del controllo per entrare nell’ottica della
formazione continua in una prospettiva "intergenerazionale".
Per sfruttare nel modo migliore questo tipo di impostazione, Monteil
prevede la formazione, all’interno delle scuole, di un Conseil des
études, un gruppo presieduto dal dirigente scolastico, che analizza
i resoconti triennali dei docenti allo scopo di operare delle scelte,
progettare delle attività, modellare cioè il progetto d’istituto.
Serafina Gnech
Centro Studi della Gilda
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