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Il Viceministro Mariangela Bastico risponde sull’obbligo scolastico ai timori  di scarsa fiducia nella Scuola da parte del Governo.

A cura di Renza Bertuzzi

 

“Non sfiducia  nella Scuola, ma consapevolezza  della complessità di un percorso e di un obiettivo alto e arduo da raggiungere”.

L’ obbligo non potrà essere adempiuto in un percorso puramente professionalizzante. Per ridurre la dispersione- come indica l’ Unione europea- verranno sostenuti e finanziati  progetti e percorsi volti a questo obiettivo. A regime, la realizzazione di percorsi e progetti volti a rendere effettiva l’obbligatorietà potrà prevedere anche soggetti formativi non scolastici.   


 

Signora Vice Ministro, istruzione obbligatoria impartita per almeno 10 anni. In questi giorni, si stanno completando le iscrizioni, ma l’impressione generale e le voci che arrivano dalle scuole sembrano dare l’idea di poca chiarezza. Dove si assolverà l’obbligo: nell’Istruzione o anche nella Formazione? E chi deciderà in merito, le Regioni o le scuole autonome? 

Il c. 623 della legge finanziaria 2007 innalza l’obbligo di istruzione a 16 anni e stabilisce che il suo adempimento dovrà consentire l’acquisizione dei saperi e delle competenze previsti per i primi 2 anni della scuola secondaria superiore. Si esclude quindi che l’obbligo possa essere adempiuto in un percorso puramente professionalizzante, in quanto deve portare al conseguimento di determinati livelli di saperi e di competenze.

Il biennio obbligatorio è il primo segmento della scuola superiore; non è l’espansione della scuola media, che continua a terminare con un esame di stato.

Il biennio non è terminale, in quanto la legge prevede il conseguimento di un diploma o una maturità quinquennale o almeno di una qualifica professionale triennale. I primi due anni sono di obbligo d’istruzione; dai 16 anni fino ai 18 c’è l’obbligo formativo, che può essere adempiuto nella scuola, nella formazione professionale e nell’apprendistato.

Dato l’attuale elevato livello di bocciature e di abbandoni scolastici nei primi due anni della scuola superiore, la finanziaria prevede e sostiene “progetti e percorsi” volti a ridurre la dispersione e l’abbandono scolastico. Rammento che l’Unione Europea indica agli stati membri il livello massimo del 10% di dispersione scolastica, obiettivo da raggiungere entro il 2010. Attualmente il dato italiano, pur positivamente in calo, si colloca intorno al 22%.

I progetti e percorsi possono essere realizzati nelle varie regioni sulla base di accordi tra MPI e singola regione; accordi che innoveranno, nel modificato quadro normativo della finanziaria, quelli sottoscritti in via sperimentale tra Regioni e governo, in attuazione della legge Moratti. Le strutture formative che, con le scuole, concorreranno alla realizzazione di questi percorsi e progetti, dovranno essere incluse in un elenco nazionale, in cui saranno inserite sulla base di criteri definiti dal Ministro Pubblica della Istruzione sentite le Regioni. In questo elenco verranno ricompresi soggetti della formazione professionale, associazioni, fondazioni a valenza educativa dotate di requisiti strutturali, di dotazioni tecnologiche e laboratoriali, di spazi, di personale docente e educativo, tali da configurarle a pieno titolo come strutture educative, data la delicatezza del compito educativo (riferito a ragazzi da 14 a 16 anni) a cui concorreranno.

 

La doppia possibilità suscita diverse polemiche. Qualcuno afferma che questo governo sta dimostrando scarsa fiducia nella Scuola, se coinvolge anche la Formazione in un processo che dovrebbe essere una sfida storica e non una scorciatoia. 

Per l’anno scolastico 2007/08, rimarrà in vigore l’offerta di corsi d’istruzione e formazione professionale, erogata dalle Regioni, sulla base della sopracitata intesa sperimentale. Tali corsi permarranno in una fase transitoria, fino alla messa a regime del sistema dell’obbligo d’istruzione.

Per quest’anno la circolare delle iscrizioni  indica la possibilità di iscriversi a questi corsi secondo le modalità indicate dalle Regioni, laddove è prevista un’offerta da parte delle stesse.

A regime, la realizzazione di percorsi e progetti volti a rendere effettiva l’obbligatorietà del primo biennio della scuola superiori potrà vedere l’apporto di soggetti formativi, non scolastici, secondo modalità definite dagli accordi regionali e differenziate sulla base delle opportunità e delle esigenze espresse dal territorio.

Nessuna sfiducia quindi, ma piena consapevolezza della complessità di un percorso e di un obiettivo alto e arduo da raggiungere, quello del “non uno di meno”.

Credo, infine, che la nostra primaria attenzione debba essere rivolta a come dovrà cambiare il biennio, quali innovazioni didattiche e curricolari dovranno essere realizzate.

Daremo alcune linee guida a livello ministeriale e valorizzeremo le esperienze già avviate e che si avvieranno tra scuole, reti di scuole e con l’apporto degli enti locali e dell’associazionismo.

(28 gennaio 2007)

 

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