Da Famiglia Cristiana nr. 36 del 9 settembre 2001

Genitori-maestri

di ANTONIO PAGLIARO

 

Le scuole delle famiglie che puntano sulla qualità.

Un fenomeno soprattutto americano, ma che in qualche modo sta prendendo piede anche in Europa. È la diffusione dell’istruzione fatta in casa (o home schooling, come la chiamano negli Usa), che nel Vecchio Continente ha un certo successo solo in Gran Bretagna.

E in Italia? Come si pone il nostro Paese nei confronti di questo tipo di scuola particolare e "autonomo"? Da noi, in realtà, la presenza dell’ istruzione familiare è piuttosto sporadica. C’è inoltre una differenza radicale rispetto all’esperienza americana dell’insegnamento in casa: in Italia, le poche realtà di "scuola familiare" sono all’interno di comunità d’ispirazione religiosa o di associazioni culturali. Tutte seguono i tempi della scuola "istituzionale", iscrivendo poi gli studenti agli esami come privatisti.

Facciamo qualche esempio. A Nomadelfia, la storica comunità fondata a Grosseto da don Zeno Saltini, funziona una scuola familiare che va dalla materna alle superiori. «Della scuola si occupano 60 famiglie», spiega Maria Di Carlo, coordinatrice per il biennio superiore, «che insieme creano un ambiente formativo. Già nel 1968 don Zeno volle questo tipo d’istruzione, con la famiglia al primo posto e con una scuola "vivente", non avulsa ma legata a tutti gli aspetti della vita. Gli insegnanti sono gli stessi genitori; per le competenze mancanti ci appoggiamo a docenti esterni, pagati o volontari».

Un’altra esperienza è quella del Movimento mariano famiglie di Sant’Ilario d’Enza (Reggio Emilia). «Nella nostra comunità», spiega Romano Onfiani, uno dei coordinatori, «la scuola familiare copre tutti e quattro gli ordini. Gli allievi sono circa 300, e gli insegnanti sono i genitori».

Datata 1997 è la scuola familiare dell’associazione culturale non profit "Domus Mea" di Latina. Leda Zefi, coordinatrice didattica: «L’idea è di voler dare ai figli una scuola avanzata e di qualità, con tanti stimoli ed extra (musica, teatro, pittura e altro) difficilmente attuabili nella scuola statale con la sua burocrazia».

Antonio Pagliaro