IL PORTFOLIO DEL “SUCCESSO”
di Antonio Gasperi
“Nice try!” Questa è l’esclamazione normalmente usata nelle scuole americane dai docenti posti di fronte alla performance negativa di un allievo. “Buon tentativo!”. L’idea di non esercitare la critica, ma di usare rinforzi positivi non è dunque nuova ed ha, come rileva Antonio Gasperi nella riflessione che pubblichiamo, dei buoni fondamenti pedagogici. Fondamenti dei quali va però colto pienamente il senso, evitando facili schematizzazioni e prendendo le distanze da ogni banalizzazione mercantile…
I presupposti pedagogici del portfolio - nella misura in cui esso " raccoglie soltanto le prove documentali positive e registra unicamente le competenze acquisite dal soggetto" - rappresentano a mio giudizio un pericoloso travisamento dell'approccio pedagogico degli stili di apprendimento. Tale approccio, nella prospettiva di uno dei suoi più lucidi sostenitori - il filosofo e pedagogista francese Antoine de La Garanderie - propone infatti la conduzione del dialogo pedagogico in situazione di successo: tuttavia l'obiettivo di questo dialogo - la costruzione del profilo pedagogico dell'alunno, ossia l'individuazione del suo personale stile di apprendimento - ha come strumento l'introspezione pedagogica, che è la riflessione sui propri processi mentali facilitata dal docente conduttore del dialogo. In altre parole lo scopo di questa pratica pedagogica è eminentemente interiore, rivolgendosi alle dinamiche mentali e psicologiche dell'allievo, che nulla hanno a che vedere con la raccolta di prove esteriori delle sue ipotetiche competenze. L'unico aspetto comune fra le due attività, è appunto che entrambe riguardano situazioni positive. Tuttavia, se la situazione di successo scolastico è un presupposto indispensabile per predisporre favorevolmente il soggetto ad una corretta autoanalisi psico-pedagogica, il sistematico riferimento agli esiti esclusivamente positivi delle sue performances non può far altro che indurlo in false rappresentazioni delle sue reali capacità. Ecco perché il portfolio da "strumento selettivo si trasforma essenzialmente in strumento promozionale", con tutte le considerazioni di carattere filosofico-politico del caso. Se questa è la nostra prospettiva di insegnanti, ritengo che l'unica via di uscita per mantenere una qualche dignità professionale, sia l'uso cosciente di alcuni degli strumenti pedagogici offerti dall'approccio di cui sopra o di uno dei tanti altri altrettanto validi.