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Docenti dell’Istituto
d’Istruzione Secondaria Superiore “N. Zingarelli” – Cerignola (FG)
Riflessioni e proposte sugli esami di
stato a.s. 2006/07
Abbiamo voluto
ripristinare una prova d'esame seria, credibile e spendibile di fronte al mondo
dell'Università e del lavoro, in grado di premiare i più meritevoli e
riconoscere agli studenti gli sforzi fatti nei cinque anni di studio. E’ la
dichiarazione del Ministro della P.I. Giuseppe Fioroni del 12 aprile 2007, che
non ci sentiamo di condividere a conclusione degli esami di stato anno
scolastico 2006/07.
Iniziamo dalla composizione delle commissioni.
I dati forniti dal M.P.I.
danno il 22,17% di rinunce dei commissari esterni, pari a un commissario ogni
quattro nominati. Non esistono però dati per i commissari interni, perché per le
loro sostituzioni ha provveduto la scuola sede d’esame.
Escludendo i cambiamenti climatici che hanno portato a croniche forme di “esamite”,
ben certificate dal medico curante (evviva il codice deontologico e il
giuramento di Ippocrate!), le ragioni vanno ricercate nell’entità dei compensi
spettanti alle commissioni. E’ pur vero che la partecipazione agli esami è un
obbligo legato alla funzione docente, d’altra parte è ancor più vero che i
compensi previsti ledono la dignità professionale dei docenti, già ampiamente
lesa a giudicare le competenze mensili. Un commissario interno percepisce un
compenso netto riferito alla funzione e alla trasferta pari a circa € 435,00,
che considerando un impegno in media di 20 giorni lavorativi è uguale a € 20,00
giornaliere e, conteggiando n. 5 ore al giorno, pari a € 4,00/ora. E si
lamentano gli extracomunitari! Inoltre per venire incontro ai commissari
esterni, è stata prevista quest’anno per compensi riferiti alla trasferta
l’introduzione della fascia entro la mezz’ora, che abbassa il trattamento di
coloro che l’anno scorso si muovevano fuori comune, tutti considerati entro
l’ora.
Con questa considerazione
non si vogliono assolvere i “disertori”, ma offrire a chi ci governa una chiave
di lettura del fenomeno.
Sulle pagine del sito
della pubblica istruzione era di questi giorni l’ identikit dei presidenti e dei
commissari esterni: l’84,04% dei presidenti sono dirigenti scolastici o docenti
di secondo grado di ruolo da almeno 10 anni; l’81,30% dei commissari esterni
sono docenti del secondo grado con incarico a tempo indeterminato.
In riferimento ai
commissari esterni il dato che ha destato preoccupazione è il rimanente 18,70%,
pari a circa un commissario ogni cinque, che è stato nominato tra il personale
con incarico determinato o attingendo dalle graduatorie di istituto. E’
successo, e ve ne è la prova, che sono stati nominati commissari docenti che non
avevano mai prestato attività di insegnamento, se non sporadicamente. Lungi dal
mettere in discussione la preparazione accademica dei neo-commissari, c’è da
riflettere sulla dichiarazione di serietà dell’esame di stato, se a valutare un
percorso quinquennale dei nostri allievi è un docente-allievo. Quindi si è
proceduto alla nomina, come commissario esterno, di personale estraneo
all’Amministrazione, mentre alcuni colleghi, che hanno presentato regolare
domanda per commissario esterno, non hanno ricevuto alcuna nomina (anche di
questo ve ne è la prova). I misteri della scuola!
In ogni caso, considerati
i dati forniti dal Ministero (12.254 i presidenti di commissione di esame,
40.553 i commissari esterni e 65.189 i commissari interni), si è superato il
limite massimo di euro 138.000.000, previsto nelle disposizioni transitorie
della Legge n.1/2007.
Alla fine le commissioni
si sono costituite e all’atto del loro insediamento hanno elaborato calendari
sprint, con il presupposto di essere sottopagati e quindi bisognava ridurre i
tempi di lavoro all’inversosimile. E i ragazzi …?
Parlando anche con
colleghi operanti presso le altre sedi d’esame del territorio, abbiamo appreso
che mediamente una classe/commissione con n. 25 candidati ha utilizzato n. 2
giorni per le correzioni delle prove scritte. Orbene, considerando n. 75
elaborati per le tre prove scritte e finanche n.6 ore lavorative al giorno per i
due giorni previsti, le commissioni hanno dedicato un tempo di 9 min e 36 sec
per ogni prova scritta. Un po’ pochino per assicurare serietà all’esame…
Sulla base di queste
premesse, pur non suggerendo la posizione da molti sostenuta dell’abolizione
dell’esame di stato e del valore legale del titolo di studio (così potranno
sparire tutti i diplomifici, altro che riforma per gli “ottisti”!), soluzione
non praticabile, considerati i vizi di incostituzionalità, proviamo altre
strade, puntualizzando ciò che non va e suggerendo ciò che si potrebbe fare.
Composizione della
commissione: innanzitutto, poiché in questo periodo è molto in uso, se non
inflazionato, il termine “meritocrazia”, meglio sarebbe una commissione
completamente esterna con un referente interno per gli studenti. Ovviamente è da
rivedere l’entità dei compensi.
Prove scritte: per quanto riguarda la prova scritta di italiano, la
molteplicità delle tracce tende a prescindere dalle conoscenze degli studenti.
Infatti è la prova che spaventa di meno i candidati e soprattutto i meno bravi,
preoccupati eventualmente di esprimere una elementare capacità grammaticale e
sintattica. Ciò è confortato da esperienze personali nelle scuole del
territorio. A partire dall’a.s. 1998/99, data in cui entrò in vigore il nuovo
esame voluto dall’allora ministro Berlinguer per mandare in pensione l’esame
sperimentale di Fiorentino Sullo, ad oggi le valutazioni della prova scritta di
italiano sono in media per classe superiori alle altre prove scritte.
Per quanto riguarda la
seconda prova, quella di indirizzo, premesso che non è ragionevole comunicare la
materia con mesi di anticipo, vanificando il lavoro didattico delle altre
discipline, la Provvidenza corre sempre in aiuto ai candidati più deboli, ma
sempre più competitivi nell’uso delle nuove tecnologie. Poco serve l’avviso del
divieto assoluto di apparecchiature elettroniche portatili di tipo “palmari” o
personal computer portatili di qualsiasi tipo, in grado di collegarsi
all’esterno degli edifici scolastici tramite collegamenti wireless alla normale
rete telefonica, come disposto dalla nota ministeriale n.801/Dip del 29/05/07.
Certamente prima delle prove scritte i candidati hanno consegnato alla
commissione il proprio telefonino, ma ciò non esclude che non ne abbiano avuto
un secondo, salvo l’idea balzana di procedere a perquisizioni poliziesche (vedi
il caso del liceo di Giulianova). Per la terza prova le scuole erano in attesa
di modelli predisposti dall’INVALSI ai fini dell’elaborazione della prova stessa
(art.3, comma 2 L. n.1/07), ma è mancata la direttiva ministeriale. Noi
suggeriamo che le materie oggetto del cd “quizzone” fossero scelte a livello
ministeriale sì da assicurare una certa omogeneità su tutto il territorio
nazionale, poi potrebbe essere affidato alla commissione il contenuto e la
tipologia.
Sempre a garanzia della
richiamata serietà, per tutte le prove scritte, i nomi degli studenti potrebbero
essere inseriti in busta chiusa insieme all’elaborato.
Colloquio orale:
l’art.16 dell’O.M. n.26 del 15/03/07 dedica ampio spazio al colloquio, che nella
prassi però si attesta su un tempo medio di circa 45 al massimo 50 minuti. Tutto
questo tempo per l’argomento scelto dal candidato, anche in forma multimediale,
l’interrogazione per tutte le materie presenti e la discussione obbligatoria
delle prove scritte. Il comma 3 del citato art.16 fa riferimento alla natura
multidisciplinare del colloquio. Confessiamo che il termine multidisciplinare ci
pone qualche perplessità. Chi vive nella scuola è abituato a frequenti
neologismi, ma, tralasciando il significato letterale, in concreto
multidisciplinare che significa?
Nella prassi, se la
commissione non risulta equilibrata, composta da professionisti intelligenti e
coordinati da un presidente che sa e sa fare, il colloquio viene condotto dai
commissari interni in modo benevolo fino al limite del coma diabetico, mentre
diventa inquisitorio e vessatorio quello dei commissari esterni. Il modello
misto ha riproposto quel carattere rissoso e compromissorio ante-Moratti. Per il
colloquio, se vuol essere tale, se vuole accertare competenze trasversali e non
solo conoscenze specifiche, bisogna limitare il numero delle discipline
interessate, per esempio eliminando quelle oggetto delle prove scritte.
Punteggi e voti: I
punteggi tendono a ridurre l'arbitrarietà del commissario, a rendere esplicito
il criterio di attribuzione e si basano su prove strutturate. Il punteggio è la
misurazione di una prestazione, il cui grado di accettabilità viene definito
prima della somministrazione. Quindi con il punteggio non si valuta, ma si
misura una performance. Il voto invece contiene anche un giudizio, che tiene
conto della prestazione, ma anche e forse soprattutto la personalità dell’alunno
e di altri aspetti fondamentali della valutazione.
E' ovvio che un punteggio,
che è il risultato di una misurazione, non può essere "proposto", ma solamente
assegnato. Asafa Powell ha vinto la gara sui 100 metri agli ultimi Campionati di
Giamaica d'atletica con il tempo di 10"04: tale tempo è la misurazione della sua
prestazione. Ora immaginiamo che tre giudici di gara per l’assegnazione del
risultato inizino a discutere, sottoponendo il tempo a maggioranza. Assurdo! E
quanto succede all’esame di stato, il cui meccanismo prevede che il punteggio
sia sottoposto al voto di una maggioranza, di cui fanno parte anche commissari
incompetenti nella disciplina oggetto della prova. La loro logica è quella del
voto, ossia stanno considerando non la prova, ma lo studente nel suo complesso e
quindi si sentono legittimati ad esprimere opinioni diverse, proponendo punteggi
più alti o più bassi a seconda dell’idea che si son fatta del candidato. La
logica che governa questa procedura è quella della vecchia maturità, solamente
che invece dei giudizi abbiamo i punteggi.
Una proposta seria può
essere quella di continuare a utilizzare i punteggi con il loro significato
scientifico di misurazione, ma solo relativamente alle prove scritte, mentre per
il colloquio è importante che la valutazione sia espressa solo in forma
provvisoria, da tradursi in voto esclusivamente in sede di scrutinio, sulla
scorta di una valutazione globale della classe e dell’alunno.
In tal modo lo scrutinio non si ridurrebbe ad una sommatoria di numeri, ma
riacquisterebbe dignità, riappropriandosi della discussione sulle persone e sarà
in grado di premiare i più meritevoli e riconoscere agli studenti gli sforzi
fatti nei cinque anni di studio, come dichiarato dal nostro signor Ministro.
Ultima riflessione.
L’art.3 della Legge di riforma n.1/07 disciplina il contenuto dell’esame,
finalizzato all’accertamento delle conoscenze e delle competenze acquisite
nell’ultimo anno del corso di studi. Ma chi fa il lavoro di docente, sa
benissimo che tra giornate del ricordo, della memoria e della rimembranza, tra
educazione stradale, seminari su droghe e bullismo e altre idee ministeriali, il
secondo quadrimestre è praticamente annullato, funzionando a ritmo psichedelico.
Siamo estremamente convinti che l’educazione rappresenta il sale che dà sapore
al sapere, ma poi assistiamo a prove d’esame dove le conoscenze e le competenze
sono semplici accessori. Di qui il problema della valutazione dell’esame:
valutiamo le prove o il candidato? Preferiamo per essere seri valutare le prove,
ma per non tralasciare la valutazione di un quinquennio di scuola forse non è
sufficiente portare a 25 punti il credito scolastico. Se educazione e istruzione
devono andare di pari passo, è necessario aumentare il peso del credito
scolastico: 50 punti? Questo lo lasciamo agli alchimisti ministeriali dell’esame
di stato
Cerignola, 15
luglio 2007
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Pio Mirra
coll.
vicario
Gianfranco Claudione
Docente lettere, latino
Miriam Anzivino
Docente lettere, latino e greco
Giovina Mangione
Docente lettere, latino
Maria D. Guastamacchia
Docente lettere, latino e greco
Agata Dell’Aquila
Docente lingua e civiltà inglese
Gianfranco Piemontese
Docente Storia dell’Arte
Raffaella Basso
Docente lettere, latino
Vincenza Consorte
Docente matematica e fisica
Antonio Tummolo
Docente storia e filsofia
Giovanni Carlo Dicarolo
Docente lettere, latino e greco
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