GILDA DEGLI
INSEGNANTI: ASSEMBLEA DEGLI ISCRITTI della PROVINCIA DI PADOVA -
PADOVA, 26/2/2004
Professione docente e "carriera"
di Giorgio
Quaggiotto
Qualche considerazione preliminare, essenziale, credo, per parlare
di carriera* e stato giuridico, ma
soprattutto di chi siamo e una doverosa premessa:
Altro è difendere la qualità della Scuola come istituzione dello Stato,
altro è difendere la qualità della Scuola come servizio. Io credo che
molte delle cose che ho sentito, anche fra di noi sul sistema di
valutare al fine di avere/ottenere una carriera, attengano ad una idea,
non assurda, di Scuola come servizio pubblico di qualità. Ma questa non
è la nostra idea di Scuola. L'"ineluttabilità" di questa carriera,
(peraltro senza soldi), presuppone l'accettazione dell'ineluttabilità di
un modello.
1. Il concetto acquisito di "professione" è quello di prestazione
"apicale" e la prima caratteristica che ne discende è che la sua
validazione è a monte, pregressa, non in itinere. Sarebbe a dire, per i
docenti, che chi non fa carriera continua ad insegnare, a prestare lo
stesso servizio di chi la fa.
2. La Gilda degli insegnanti è interessata alla "professione" docente e
alla qualità della professione docente.
3. La Gilda degli insegnanti ritiene che la "qualità" della scuola
derivi da un ordinamento coerente e dalla qualità della professione
docente che vi si esercita. La qualità della Professione Docente è
garantita dalla preparazione degli insegnanti, dal loro aggiornamento,
dalla libertà di insegnamento loro garantita, dal loro normale capacità
di relazione interpersonale, dalla qualità della loro vita, dal mandato
sociale e da niente altro... presumo.
4. La professione docente si esplica "docendo", quindi non è "docere"
fare il dirigente scolastico, non lo è fare attività di gestione, se
questo comporta non insegnare, soprattutto non è fare il docente fare
altro, qualsiasi altro, pur utile che sia non "docere". lo è, penso, ma
con tantissime e sorvegliatissime precisazioni, fare il tutor.
Su questo siamo sufficientemente d'accordo?
Ricordo che sempre la Gilda si è opposta all'idea o alla prassi dei vari
governi, prima di sinistra ora di destra, secondo la quale si chiede
agli Insegnanti di più, per dare di più, come a dire che l'insegnare è
un atto che insieme ad altri atti costituisce la professione del
docente, fai solo l'insegnante prendi poco, fai altro oltre l'insegnare
e arrotondi.
Ac deinde calculemus, diceva Leibniz.
Carriera: alcune domande
Ha un senso intendere la carriera come qualcosa che aiuti l'insegnante
ad uscire dall'attività per la quale sta facendo carriera?
Dal punto di vista della prestazione cosa differenzierà l'insegnante "in
carriera" dal quello non "in carriera". E l'utenza lo saprà?
Per avere aumenti stipendiali, segno tangibile della carriera, anche chi
non lo desidera deve fare altro dall'insegnare, ad esempio gestione,
tutoraggio, dirigenza?
Se questo è la carriera chi "ama" insegnare e preferisce insegnare non
farà mai carriera. E' sensato?
Può fare parte della carriera il fare ciò che per norma si deve fare?
Arrivare in orario, correggere in tempo equo i compiti, essere civile
con gli alunni e i genitori?
Non fa parte di quella qualità della Scuola che lo Stato deve garantire,
pena la sanzione?
Che una organizzazione come la Gilda affermi di ritenere come
ineluttabile questa logica di carriera, intendendo come carriera appunto
una differenziazione di percorsi, di attività e di stipendio,
all'interno di ciò che si ostina a chiamare "professione docente" credo
voglia dire che è ridotto a poco ciò che ha da dire sulla "professione
docente".
Ha da dire sul modo di gestire un sistema che sta tentando di escludere
ciò che di professionale è rimasto nel fare l'Insegnante.
Si può eh, non è mica vietato, ma c'è bisogno di noi?
E' sterile ribellismo o è non ritenere produttivo un non richiesto
collateralismo?
E quando i nostri colleghi inizieranno a ragionare sul fatto che di
Dirigenti ce ne sono uno ogni 70/100 insegnanti, che con la gestione si
lavora a 20 € l'ora, che questi pochi soldi messi a disposizione per le
carriere non sono per gli Insegnanti, ma per alcuni di loro che verranno
selezionti in base a non si sa quali criteri (che noi siamo pronti ad
aiutare a definire) e che servono a giustificare l'assunto che alcuni
bravi e onesti lavoratori meritano di più di altri disonesti ed
ignoranti, cioè tutti di gli altri, verranno da noi?
Carriera: una proposta
Ad una Associazione Professionale interessa la formazione e l’ingresso
nella professione che tutela. Di queste due fondamentali tappe
l’Associazione identifica opzioni sui criteri di selezione e di
promozione:
per Gilda degli Insegnanti potrebbero essere:
A) Laurea quinquennale disciplinare;
B) Primo periodo di supplenze sotto la guida di tutor* nelle scuole e
contemporaneamente frequenza a corsi (pochi e mirati) universitari o
misti di “didattica”, gestione di gruppi etc., in preparazione all’esame
di Docenza o di abilitazione alla Docenza. L’entrata definitiva
nell’Insegnamento avviene dopo il superamento dell’esame Docenza.
(chiedere con forza l’eliminazione di graduatorie, di doppi canali,
fonti di precariato endemico ed epidemico. È essenziale una soluzione
governativa della situazione esistente).
C) Fermo restando che la carriera dell’insegnante è “cosa” che attiene a
chi continua ad insegnare, è necessario pensare a vere risorse (prima di
svendersi per le “funzioni strumentali” o come chiamano adesso le
attività di gestione a 20 euro l’ora, non pensionabili) che permettano
una vera carriera a quegli insegnanti che la vogliono fare.
D) Il resto, cioè altri sbocchi professionali dell’insegnamento, come ad
esempio diventare dirigente, deve essere completamente estraneo ed
indipendente dall’attività dell’insegnare, almeno fino a che non ci
saranno “presidi elettivi”, ma allora saranno divisi definitivamente
l’amministrativo dal didattico.
E) L’unica forma di carriera non può che essere l’accelerazione degli
scatti di anzianità dovuta a qualcosa di identificabile come “merito”
legato all’aggiornamento.
F) Finanziare l’aggiornamento e quindi la carriera è questione di soldi,
perchè la carriera senza soldi non esiste e quindi è ridicolo dare
indicazioni a chi di soldi ne vuole risparmiare attraverso la carriera,
invece che spenderne.
PROPOSTA (né nuova né geniale)
Ogni anno scolastico, in ogni istituto scolastico si dovrebbe poter
prevedere un 5% di esoneri (anche meno, è contrattabile purché passi il
principio).
Questi esoneri dovrebbero essere gestiti come semiesoneri divisi fra chi
sta facendo carriera, a rotazione ovviamente, e chi sta finendo il
servizio.
1. Dedicate 9 ore all’insegnamento, l’insegnante che lo richiede, dovrà
dedicare le altre a frequentare due corsi universitari annuali di tre
ore settimanali ognuna, uno di tipo disciplinare e una di tipo
didattico. Gli insegnanti delle stesse discipline si organizzeranno in
dipartimenti, eleggeranno un coordinatore tra di loro, in base a un
progetto di aggiornamento, dedicheranno del tempo a lavori seminariali e
produzione di materiale, che fungerà da “esame”. Il materiale potrà
essere usato nelle Scuole di appartenenza o che lo richiedano. Questo
anno semi sabbatico permetterà di dimezzare il tempo previsto di
permanenza nel gradone di anzianità, creando una accelerazione nel
maturare il massimo dello stipendio, legato all’anzianità appunto.
2. Gli insegnanti che sono prossimi alla pensione, che lo richiedano e
fra essi quelli che prioritariamente rispondano a criteri da stabilire,
avranno 9 ore di insegnamento e le altre, all’interno della scuola di
tutoraggio per i supplenti che stanno preparando l’esame di docenza, e
di gestione.
GIORGIO QUAGGIOTTO
(*
uso il termine carriera per intendere ciò che di solito
si intende con questo termine: più soldi, più prestigio....)
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