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Lettera aperta al Ministro Fioroni sugli Esami di Stato

Perchè agli studenti dei Professionali

è stato negato il tema dell' analisi del testo?

Gentile Ministro,

per prima cosa vorrei chiederLe scusa, in nome di tutti gli insegnanti che in questo momento sono impegnati nello svolgimento degli Esami di Stato, per le innumerevoli defezioni di colleghi che hanno deciso di rinunciare, ritenendosi più o meno malati; anche per noi, in servizio, oltre che per gli uffici scolastici, è stato un tour de force incredibile, con turni massacranti per l’assistenza agli scritti e con la coscienza che un comportamento del genere da parte di chi, a gran voce, aveva chiesto il ritorno ad un esame di stato serio e qualificato, sia veramente inconcepibile; a nulla valgono le giustificazioni sulle scarse retribuzioni, inadeguate, è vero, all’impegno richiesto, il segnale da dare agli alunni e alle famiglie doveva essere forte e chiaro. Così non è stato: i docenti, e la scuola tutta, hanno fatto una pessima figura e non so con quale credibilità si potranno ancora difendere, nei prossimi anni, questi nuovi esami. Su questo, penso, si dovrà operare una profonda riflessione, a partire già dai primi collegi docenti durante il mese di settembre: se si chiede un’assunzione di responsabilità agli alunni, non ci si può sottrarre alle proprie responsabilità, ripeto, qualunque siano le giuste motivazioni!

Fatta questa doverosa premessa, vorrei chiedere anche a Lei di porgere delle scuse, in nome di chi si è assunto il compito della scelta delle prove d’esame, a quel 17,1% di ragazzi e ragazze che stanno affrontando l’esame in un istituto professionale, così come a quel 40% di ragazzi e ragazze che affrontano l’esame dopo aver frequentato un istituto tecnico o un istituto d’arte; Lei mi chiederà perché, ma per spiegarlo dovrò fare una breve premessa; Le chiedo un po’ di pazienza (sempre che questa mia lettera riesca a raggiungerLa).
Insegno da più di venti anni, inizialmente nella scuola media, poi per qualche anno in un istituto professionale, adesso in un istituto psicopedagogico (i cosiddetti ex magistrali); la mia è stata sempre quella che viene definita in gergo scolastico “un’utenza debole”, ma quella per la quale, a parer mio, vale ancora la pena di continuare ad esercitare questo mestiere, ed è per questo che non ho mai pensato, pur potendolo fare, di trasferirmi in istituti di altro tipo, quelli, sempre in gergo scolastico, con “un’utenza forte”, i licei classici e scientifici, per essere chiari.

Negli ultimi anni, da quando vi sono entrata come mamma di un’alunna, mi sono ancor più convinta che, ahimè, questi licei rimangono delle scuole “di classe”, dove sopravvivono “i più forti” e per più forti intendo chi è in grado di:
a) Acquistare una quantità sconvolgente di libri di testo (più o meno consigliati)
b) Pagare profumatamente docenti privati di latino, greco, matematica…..
c) Essere in grado di fare un ricorso di fronte ad una presunta ingiustizia, …. ecc….ecc….

Ma sono anche convinta che tutti i ragazzi e le ragazze della scuola italiana, qualunque sia il tipo di istituto da essi frequentato, possano e debbano avere le stesse possibilità (e come me la pensano numerosi colleghi) e dunque sono, come mi definiscono i miei alunni, una “prof. camurriusa”, che si declina in: tanti compiti, recupero di quelle competenze linguistiche (dimenticavo di dirLe che insegno italiano e storia) che spesso mancano a questi ragazzi, ma soprattutto, tante buone letture, quando per buone letture non intendo certo solo Manzoni o Pirandello, ma tutto ciò che può comunque avvicinare giovani refrattari a un così piacevole passatempo.

Tra le buone letture includo anche Dante, naturalmente, perché sono convinta che la scuola rappresenti, per molti di loro, l’unica possibilità di conoscere quest’opera e dunque, la “Commedia” io la faccio leggere e rileggere, caricandola di una valenza e di un’importanza che i miei alunni percepiscono immediatamente e accettano, all’inizio con rassegnazione, poi con un certo interesse e in molti casi anche con gusto e piacere.
Ciò premesso (per evitare equivoci), ieri mi sono sentita profondamente amareggiata dopo aver scoperto che, a distanza di due anni, sia stato ancora una volta scelto un testo del Paradiso per la prima prova dell’esame di stato. Perché, si chiederà Lei, data la mia premessa?
Perché, forse Lei non ne è a conoscenza, i programmi degli Istituti professionali non prevedono lo studio del poema durante l’ultimo anno, opera che viene affrontata (ed in maniera, capirà bene, sintetica) solo al terzo anno.
Perché (forse i suoi ispettori dovrebbero avere più contatti con le scuole), durante l’ultimo anno noi docenti di Italiano siamo molto impegnati nell’affrontare gli autori del ‘900 (tanti e tutti estremamente importanti) e, dunque, gioco-forza, siamo costretti a sacrificare la lettura del Paradiso, soprattutto quando i nostri alunni e le nostre alunne non possiedono adeguate competenze per affrontare con sicurezza le varie e complesse tipologie d’esame: in questo caso molte ore vengono indirizzate verso attività di carattere linguistico!
Perché la scelta di Dante? Per fare sentire, ancora una volta, questi ragazzi inadeguati? E’ vero, qualcuno (un’esigua minoranza), ha affrontato la prova, ma come? Con quali risultati? Certo non paragonabili agli alunni dei licei ai quali, diciamolo chiaramente, la prova era rivolta. Perché allora non pensare a prove differenziate che tengano conto di programmi e competenze diverse? Lei mi risponderà che la prima prova deve accertare le competenze di tutti gli alunni e quindi non la si può differenziare; appunto, di tutti gli alunni!
 

Scrivo questa lettera “a caldo”, al ritorno dagli esami, e più scrivo, più il numero delle persone a cui Lei, dovrebbe, a mio parere, chiedere scusa, mi sembra aumentare; riassumendo le Sue scuse dovrebbero essere rivolte:
• A quei ragazzi e a quelle ragazze che hanno avuto una possibilità in meno di svolgere la loro prova, poiché chi è stato delegato alla scelta delle tracce (mi arriva notizia si tratti del vice-ministro Mariangela Bastico) non si è minimamente preoccupato di conoscere i programmi di tutti gli istituti (e non solo di quelli che i Suoi collaboratori hanno frequentato in gioventù o che frequenta, forse, Suo figlio, caro ministro!)
• Ai pochi ragazzi e ragazze che hanno svolto la prova di analisi e che hanno appena avuto la notizia del clamoroso errore nel testo: suggerirei al vice-ministro, oltre che informarsi sullo stato reale della scuola italiana, la frequenza dell’ultimo anno di liceo, così da ripassare ben bene questa opera che, evidentemente, ama così tanto da scegliere come testo d’esame.
• A tutti quei ragazzi e quelle ragazze (tante, tantissime le e-mail sul sito studenti.it), delusi e risentiti per non essere riusciti a fare la prova di analisi, alla quale si erano preparati, tanto da far nascere un “forum anti-Dante” (sic!), proprio quando, leggevo giorni fa, gli stessi avevano scelto l’opera del poeta tra quelle significative e importanti per la loro preparazione.
• A noi insegnanti che quest’opera continuiamo a farla leggere e amare, per quanto possibile: questa inutile forzatura ci renderà, probabilmente, tale compito più difficile.

Spero legga questa mia lettera e perdoni il lungo sfogo di un’insegnante.

Palermo, 21/06/07
 

 

Pina Catalanotto
Istituto “Regina Margherita”
Palermo