LA RISCOPERTA DELL’AUTORITÀ

Testi per genitori e insegnanti sulla crisi dei ruoli educativi

a cura di Giorgio Ragazzini

Sesta puntata

10.  COSÌ  PICCOLI MA GIÀ COSÌ SOLI

di  Gustavo Charmet***

Assistenti sociali, educatori, psicologi, giudici del Tribunale per i minorenni sono confrontati con nuove forme di povertà.

La più preoccupante è la povertà educativa di molte famiglie che hanno risolto il problema dell'indigenza, sono riuscite ad avere accesso ai beni di consumo ma che, in concomitanza con la legittima rincorsa al benessere, si sono impoverite di capacità di accudimento dei bambini.

La composizione dell'attuale famiglia multiproblematica su cui si concentrano gli interventi dei Servizi socioassistenziali non è caratterizzata dall'elevato numero dei suoi componenti e dal sovraffollamento in spazi domestici esigui.

Il problema è la mancanza di competenze educative: i suoi rischi sono divenuti il maltrattamento e l'abuso sessuale.

I figli della nuova povertà educativa sono molto soli. 

Hanno fame di relazioni significative, di adulti competenti che li pensino e li riconoscano offrendo dignità. Dal loro zainetto pende la chiave di casa.

Se vogliono rientrare bisogna che la posseggano perché in casa non c'è nessuno che li attenda.

La loro solitudine li affama di relazioni importanti.  Gli adulti che girano per casa sono molto indaffarati e stanchi, spesso insofferenti: hanno bisogno che i bambini siano autonomi e sviluppino abilità che li rendano utili.

Non c'è spazio per bambini dipendenti; c'è bisogno di bambini e bambine che sappiano dare una mano.

Gli educatori dei Centri di aggregazione, degli oratori, dei centri sportivi segnalano la significativa presenza di bambini che trascorrono buona parte del pomeriggio da soli, cioè in compagnia della televisione o del computer.

In tanti altri casi però la fame di relazioni li spinge alla ricerca di soluzioni più calde e sentimentali.

Nascono così piccoli gruppi di bambini e preadolescenti soli che sottoscrivono il patto di stare assieme, costruire una banda e farsi compagnia per costruire un'immagine sociale orgogliosa e satura di una dignità che non lascia offendere.

Della vita e delle imprese pomeridiane della piccola banda neonata gli adulti di casa spesso ignorano quasi tutto poiché i bambini soli hanno imparato a non raccontare agli adulti che non ricordano e che non hanno capacità d'ascolto poiché privi di interesse e motivazione.

La piccola banda di preadolescenti che vive nella strada e organizza la crescita in tempi di carestia educativa non dimentica del tutto il proprio originario bisogno di relazione con adulti.

Gli educatori di strada e quelli dei centri di aggregazione giovanile spesso rimangono sorpresi come dietro l'apparente rifiuto di riconoscere il valore delle loro proposte faccia capolino una forte aspettativa e il desiderio di essere guidati e riconosciuti da adulti competenti.

Questa profonda spinta alla ricerca di adulti forti, affettuosi, interessati a loro e al bisogno di autorità e di guida costituisce il principale fattore di rischio nei confronti dell'eventualità che i bambini soli consegnino la leadership della piccola banda ad adulti interessati strumentalmente ai loro giochi e all'organizzazione delle loro esplorazioni dell'ambiente e del proibito.

La criminalità adulta ha bisogno di bambini per i propri traffici illeciti, i pedofili li cercano per organizzare perversi giochi di gruppo, strumentalizzando il loro bisogno di guida adulta forte e minacciosa, a volte suadente e seduttiva, capace di promettere un risarcimento all'abbandono educativo degli adulti di riferimento.

Spesso si rimane colpiti dall'influsso che esercita il segreto gruppo di adulti sui comportamenti delle piccole bande di maschi preadolescenti e bambini.

Se ne riconosce la regia e l'influsso in occasione delle tragedie allorché si scopre che a tirare le fila delle imprese del gruppetto dei ragazzi di strada c'è l'incontro fra il bisogno di adulti dei bambini soli e la fame di bambini di alcuni adulti criminali e perversi.

Ciò induce a ritenere che ai ragazzi di strada, a scopo preventivo, si debba offrire maggiore possibilità di incontro con adulti competenti al fine di saturare il loro naturale bisogno di rapporto con figure autorevoli capaci di organizzare il viaggio della crescita pilotandolo verso la nascita di nuovi soggetti sociali.

L'apertura di centri di aggregazione giovanile nei quartieri più a “rischio” e la diffusione di esperienze di “educativa di strada” vanno in questa direzione.

I figli della nuova povertà educativa sono alla ricerca di figure adulte: è di questo che sono stati deprivati.

C'è il rischio che il loro bisogno s'incontri con una maligna offerta seduttiva: bisogna evitare che i bambini soli vengono ulteriormente offesi nella loro dignità.

 

 

***  Docente di psicologia dinamica all'Università di Milano e giudice onorario del Tribunale per i Minorenni di Milano, presidente dell'Istituto "Il Minotauro". È autore di numerosi saggi sul disagio e le relazioni familiari durante la crescita adolescenziale, tra cui: Amici, compagni, complici (Angeli, 1997); Adolescente e psicologo. La consultazione durante la crisi (Angeli, 1999); con A. Marcazzan, Piercing e tatuaggio. Manipolazioni del corpo in adolescenza.

Il testo è una versione leggermente ridotta di un articolo pubblicato a p. 3 de  “Il Sole-24 Ore” domenica 17 gennaio 1999.