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Cultura Scuola Persona

Verso le indicazioni nazionali

per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione

 

Scheda tecnica

 

Il 3 aprile scorso, a Roma, Il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni ha presentato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Viale Castro Pretorio, nel corso di un apposito seminario, il documento di otto cartelle dal titolo: “Cultura Scuola Persona. Verso le indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione”.

 

Il testo è diviso in quattro brevi parti: 1) La scuola nel nuovo scenario; 2) Centralità della persona; 3) Per una nuova cittadinanza; 4) Per un nuovo umanesimo.

 

Il ministro ha precisato che quello presentato non è la redazione definitiva delle Nuove indicazioni nazionali, ma la “cornice culturale entro cui rileggere e ripensare all’esperienza del fare scuola”. Il documento cioè “non è un punto di arrivo, ma di partenza per far nascere una discussione approfondita all’interno del mondo della scuola” con l’obiettivo di “dare senso alla frammentazione del sapere”.

 

Il documento, quindi, rappresenta la cornice culturale sulla cui base, al termine di un percorso di confronto, verranno definiti i livelli essenziali di apprendimento per gli studenti, validi su tutto il territorio nazionale.

 

La redazione di questo documento è stata affidata ad una Commissione presieduta dal prof. Mauro Ceruti, ordinario di filosofia della scienza presso l’Università degli studi di Bergamo, e coordinata dal prof. Italo Fiorin, docente presso l’Università LUMSA di Roma. Gli altri componenti della Commissione sono:

Prof.ssa Anna Maria Ajello - Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Prof. Andrea Canevaro - Università degli Studi di Bologna

Prof. Gustavo Charmet Pietropolli - Università degli Studi  di Milano

Prof. Gaetano Domenici - Università degli Studi “Roma Tre”

Prof. Franco Frabboni - Università degli Studi di Bologna

Prof. Lucio Guasti - Università “Cattolica del Sacro Cuore” di Milano

Prof.ssa Silvana Loiero - Dirigente scolastico - S.Lazzaro di Savena (Bologna)

Prof.ssa Caterina Manco - Dirigente Scolastico – Monterotondo (Roma)

Prof.ssa Susanna Mantovani - Università degli Studi di Milano - “Bicocca”

Prof.ssa Luigina Mortari - Università degli Studi di Verona

Prof. Carlo Petracca - Dirigente Tecnico MPI

Prof. Mario Riboldi - Dirigente Scolastico -  Milano

Prof. Marco Rossi Doria - Docente di scuola primaria - Napoli

Prof.ssa Elena Ugolini - Dirigente Scolastico – Bologna

 

Questo gruppo di esperti si è avvalso del coordinamento di Edgar Morin, filosofo francese, teorico della società complessa, autore di testi sui compiti e sui ruoli della cultura e della scuola di oggi.

 

Il documento, pur nella sua sinteticità, presenta quelle grandi idee, che ormai risultano acquisite dalla maggior parte della comunità civile, sulle quali è difficile non concordare in termini astratti e generali.

 

Nei giorni immediatamente successivi il mondo della politica, della scuola e la società civile si sono espressi formulando valutazioni diverse: positive e negative. Non bisogna, tuttavia, lasciarsi ingannare dalle prime valutazioni. Un documento che ha l’ambizione di fissare la cornice della nuova scuola, redatto da personalità di sicuro prestigio, ha bisogno di essere letto molto attentamente e tra le righe. Non è sufficiente una lettura semplicemente informativa. L’analisi del documento, viceversa, dovrà mettere in relazione ogni passo alle intenzioni e alle finalità sottese che con esso si vogliono raggiungere.

 

Ma ancora più importante bisognerà aspettare che il testo venga declinato nella prassi scolastica. “Occorrerà vedere, allora, di che cosa saranno riempite le idee, oggi presentate con la solennità, del momento e come saranno, e potranno, essere declinate nella scuola reale, quella scuola fatta di alunni in carne ed ossa, con li loro problemi ed i loro disagi esistenziali, di docenti che debbono trovare il gusto e la gioia di tornare ad insegnare dopo il tempo perso in questi ultimi decenni” (da Tecnica della Scuola).

 

Una nota politica che ci permette di capire la continuità tra queste indicazioni e l’impostazione della Moratti: al termine dell’incontro l’On. Aprea, viceministro di Letizia Moratti, ha rilasciato una soddisfatta dichiarazione stampa: “il Ministro ha confermato le matrici culturali, umanistiche e personalistiche, e perfino le scelte operative che hanno ispirato il lavoro della nostra Riforma (personalizzazione, flessibilità, laboratorialità, connessione tra etica e logica)”.

 

A questo primo documento che contiene la cornice culturale, secondo le intenzioni ministeriali, dovranno seguire altri due documenti: quello che riguarda il curricolo nella scuola dell’Autonomia e quello che contiene gli obiettivi generali, gli obiettivi specifici e le discipline. Il tutto entro poche settimane, così da permettere alle scuole italiane di utilizzare queste indicazioni già per il prossimo anno scolastico 2007/08

 

Infatti nei giorni scorsi è stato consegnato alle OOSS di categoria un secondo documento di nove cartelle dal titolo “Il curricolo nella Scuola dell’Autonomia”.

In questo caso però non si conoscono gli estensori del documento sui curricoli, nulla è detto delle sue finalità, né del rapporto con il primo documento e con il terzo documento.

 

Approfondimento

 

L’operazione di revisione delle indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo segue un andamento a fasi consecutive che rende difficoltosa l’espressione di un qualsivoglia giudizio o parere. Separata in tre periodi, a cui corrispondono altrettanti  documenti (a tutt’oggi siamo a conoscenza di soli due di questi, forniti peraltro in tempi diversi) non presenta quel carattere di simultaneità  che sarebbe essenziale per una visione d’insieme e, quindi, per un giudizio serio e motivato.

Il primo documento  Cultura, Scuola, Persona è stato presentato  nel corso di  una cerimonia pubblica di grande rilievo, mentre il secondo Il Curriculo nella scuola dell’autonomia è stato consegnato solo alcuni giorni più tardi.  Si attende ancora il testo sulle nuove indicazioni nazionali, quello fondamentale su cui si potrà efficacemente misurare  la traduzione  di tutti i   principi espressi nei primi due.

Per tutto ciò, sarebbe  azzardato esprimere pareri definitivi prima del  momento in cui tutte la “carte” siano state scoperte. Tuttavia, dai due documenti già noti, emergono principi , scelte e impostazioni che connotano in maniera precisa e difficilmente reversibile l’impostazione di tutta l’ operazione.

Si tratta di  quegli elementi  che incidono sul piano istituzionale e su quello politico-pedagogico della Scuola , veri e propri capisaldi di entrambi i testi.

 

Piano istituzionale

 

Per quanto riguarda il piano istituzionale due sono gli aspetti preponderanti:

a) funzione della Scuola

b)  equazione scuola/ territorio.

 

Funzione della Scuola 

Pur dichiarandosi esclusivamente “culturale”, il documento Cultura, Scuola, Persona, già nel primo capitolo, La scuola nel nuovo scenario, interviene in maniera determinante sulla funzione della Scuola. Essa non è più il luogo in cui   il docente  esplica la sua  attività di trasmissione della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei  giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità”, come recita il  D.L. 16 Aprile 1994, n. 297  (Parte III,  titolo I, Capo I ), peraltro ancora in vigore. Al contrario, si assume, in questo documento, che la Scuola sia un’ agenzia educativa simile alle altre e che il suo compito sia semplicemente quello  di riordinare ciò che gli studenti imparano da fonti molto diverse.

Tra le varie funzioni di questo nuovo “soggetto” non appare mai  il principio dell’ educazione al pensiero critico,  locuzione che non viene  usata  in tutto il testo.

Ci troviamo perciò  di fronte ad un’audace rivisitazione della mission istituzionale della Scuola,  in seguito non ad una modifica legislativa, ma ad una  decisione -per così dire- filosofica.

Ovviamente, la facilità -e quasi la superficialità- con cui questa operazione avviene non può che  essere considerata assai discutibile. Certo è che questo documento fa piazza pulita del principio secondo il quale nella Scuola avviene la trasmissione dei contenuti culturali, grazie alla funzione dei docenti, principio che rende la  Scuola una istituzione. La Scuola di cui si parla è un luogo in cui si fanno molte  e diverse cose e in cui i giovani imparano con  i docenti e non dai docenti. Dunque, anche la funzione dei docenti è disinvoltamente modificata: essi non sono più pensati per trasmettere cultura, ma come guide e accompagnatori dei giovani, e come “archivisti” delle numerose informazioni che il mondo esterno  generosamente fornisce.

Difficile intravedere una “ buona scuola”, in questo luogo nuovo dove non c’è posto per il merito, come il Governatore della Banca D’Italia, Mario Draghi, aveva auspicato nella sua lezione magistrale “ Istruzione e crescita economica”, tenuta nel novembre del 2006 all’Università “La Sapienza” di Roma: Garantire a tutti i giovani le medesime opportunità di successo nell’apprendimento, purché si adoperino per meritarlo, è la chiave per innalzare insieme l’efficienza e l’equità nel campo dell’istruzione.” (Pag. 20 del testo della lezione).

Luogo in cui  primario non è il diritto all’ istruzione, ma  quel diritto al successo  scolastico (pag. 5) , che se non utopia, appare un’illusione ottenibile solo con l’abbassamento dei contenuti culturali. 

 

Equazione scuola/ territorio 

Il principio “comunitarista” di una scuola legata a filo doppio  al territorio  si propone  sempre come inevitabilmente legato all’autonomia. Accennato nel documento Cultura, Scuola, Persona, (pag. 9), si traduce in dipendenza e soggezione ne Il Curriculo nella scuola dell’autonomia, ove si afferma che il curricolo della scuola deve ascoltare richieste ed attese delle famiglie e del territorio. ( pag. 3).  

La sovrapposizione totale tra scuola e territorio, dove è la prima a rispondere e il secondo a chiedere rivela una concezione, non solo  discutibile in sé, ma che non trova nemmeno riscontro nelle norme esistenti.  Infatti, come ha osservato il vice procuratore generale della Corte Dei conti, Sergio Auriemma, nell’intervista rilasciata al nostro giornale: “In sintesi, l’autonomia scolastica si concreta in uno spazio di autodeterminazione non politica, perché la singola scuola non è stata dalla riforma costituzionale del 2001 resa libera nella scelta dei “fini” ma solo, entro certi limiti non comprimibili e da tutelare, nella scelta di “mezzi” tecnico-didattico-metodologici per perseguire fini generali che continuano ad essere posti dalla legislazione,  statale o regionale. (Professione docente, aprile 2007). 

Dunque, ancora un’azzardata interpretazione che tenta di modificare l’aspetto istituzionale della Scuola.   

 

Piano politico-educativo 

Il principio politico-educativo dominante di questa impostazione è relativo alla Centralità della persona (capitolo secondo) e alla  “unicità e singolarità dell’ identità culturale di ogni studente”. (Pag. 9).

Principio, sia detto in premessa, del tutto simile a quello che ha ispirato la legge 53 e le relative indicazioni nazionali e che molte critiche aveva sollevato, proprio dalla  parte che oggi governa.

L’ idea della soggettività umana “unica e irripetibile” è  di antica ed autorevole tradizione  (da Aristotele in poi), ma desta più di una perplessità quando sia immaginata nella sua traduzione didattica e pedagogica. Infatti, mentre la constatazione del principio ha una propria validità filosofica, l’induzione  coatta del medesimo,  in un progetto educativo,  produce effetti dubbi, se non addirittura rischiosi. L’uscita dall’egocentrismo (e non il permanervi!)  è un processo che deve  caratterizzare  tutta la fase della scuola dell’ infanzia e del I ciclo: si tratta di un processo guidato e necessario per entrare nel mondo adulto, come insegnano autorevoli  studiosi. 

Inoltre, se è vero che i soggetti sono tutti diversi tra di loro, è altrettanto vero che l’azione politico-educativa (e anche civile) deve puntare sulla percezione delle uguaglianze e non delle differenze. Così crediamo debba essere oggi, in una società che vede nella personalizzazione l’ostacolo più grave alla considerazione dell’ interesse comune e generale. Se oggi viviamo in una società divisa a tutti i livelli,  compito della Scuola sarà quello di educare alla accettazione  di valori che possano tenere insieme  queste singolarità assolute, frutto della modernità.  Il cum, il mettere qualcosa in comune,  è la questione prioritaria di ogni progetto politico educativo, dove il mettere insieme deve riferirsi  a principi e valori civili di natura pubblica, generale e sovraterritoriale, che solo la nostra carta costituzionale può contenere. E non è tutto. Anche assumendo che l’ induzione alla soggettività “unica e irripetibile” sia in sé condivisibile, ci si chiede (e si chiede agli estensori del documento, ai politici, alle autorità scolastiche) come potrebbe essere applicato tale principio  nelle nostre classi ormai super affollate, oppresse da quei  molteplici problemi (inesistenza di fondi,  bullismo, burn- out)  che sembrano esistere solo nei dibattiti televisivi e non nell’ attenzione e nella cura della politica.

 
 
 
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