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Teachers'Day 2006.
“Scuola e famiglia:
ruoli e responsabilità”
Convegno Gilda del 5 ottobre
2006: cronaca in diretta
Dopo l’ intervento a sorpresa del ministro Fioroni, che ha illustrato la
Finanziaria sono intervenuti, tra gli altri, il viceministro Mariangela Bastico
e Mario Pirani.
Il 5 ottobre scorso, ha avuto luogo a Roma, presso l’Hotel D’Azeglio, quello che
ormai è diventato un appuntamento tradizionale per la nostra Associazione: la
terza edizione del Convegno nazionale dal titolo: “Scuola e famiglia: ruoli e
responsabilità”. Alla Gilda il merito di essere stata l’unica organizzazione
sindacale a celebrare la Giornata Mondiale dell’Insegnante con un sentito
omaggio alla categoria che rappresenta, finalizzato a sensibilizzare il mondo
politico e i cittadini ad una riflessione sull’importanza della figura del
docente nella società contemporanea.
Il titolo del convegno dal tema difficile e delicato dei rapporti tra insegnanti
e genitori è stato ampiamente sviscerato dai relatori nel tentavo di superare
l’ottica della mera contrapposizione corporativistica a vantaggio di una logica
di dialogo e confronto che nasca dalla precisa definizione di ruoli e confini
entro cui si collocano i diversi e rispettivi ambiti di competenza.
Il convegno è stato aperto dall’intervento a sorpresa del Ministro della
Pubblica Istruzione Fioroni che ha illustrato sinteticamente gli aspetti
salienti della recente finanziaria relativi alla politica scolastica. Ha
dichiarato di aver utilizzato il cacciavite per smontare pezzo per pezzo quei
tasselli della Riforma Moratti maggiormente contestati: tutor, portfolio,
anticipi nella scuola dell’infanzia, contratti di prestazione d’opera, e di aver
reintrodotto il tempo pieno e la vecchia scheda di valutazione.
Sia pur nella logica del risparmio, il Ministro ha esposto un ventaglio di
proposte che sembrerebbero ispirate al buon senso:
- lodevole l’intento di bloccare l’eccesso di riformismo calato dall’alto
che ha caratterizzato la politica degli ultimi anni, riformismo che ha
scardinato l’impalcatura stessa del sistema scolastico;
- contrarietà alla scuola “progettificio” a favore della valorizzazione
della quotidianità del servizio scolastico e dell’attività didattica della
scuola vera e reale;
- contenimento della spesa attraverso l’aumento del rapporto numerico
insegnante alunni approssimato a quello degli altri paesi europei;
- maggiore efficienza e snellimento dei tempi di decisione amministrativi che
troverebbe attuazione nel finanziamento dell’autonomia scolastica;
- elaborazione di un piano di assunzioni di grandi proporzioni: 150.000
unità di personale docente precario, in tre anni, per giungere, in tempi brevi,
all’estinzione del meccanismo delle Graduatorie permanenti e con esse del
precariato, aprendo la strada alle assunzioni esclusivamente tramite pubblici
concorsi;
- interruzione della speculazione che sottende il sistema dei master e
corsi di specializzazione vari;
- potenziamento dell’edilizia scolastica attraverso la messa a norma di
scurezza della maggior parte degli edifici;
- riduzione del numero di ripetenze in quanto gravose alla spesa pubblica
per il conseguente aumento del numero di classi e relativi insegnanti e poco
funzionali agli studenti. In alternativa: promozione delle passerelle ad altri
tipi di scuola;
- Istituzione degli IFTS, ovvero l’altra gamba dell’università, istituti
statali di istruzione post superiore per l’ingresso nel mondo del lavoro e
dell’industria;
- Autorizzazione del noleggio dei libri di testo per contenere la spesa per
l’istruzione gravante sulle famiglie;
- Per quel che riguarda gli insegnanti di sostegno, superamento del
rigido rapporto di 1 ogni 138 alunni e determinazione dell’organico sulla base
dell’effettivo numero di disabili.
- Abolizione del buono scuola in quanto dare a tutti in ugual misura non
consente di superare le differenze.
Sulle questioni di principio, Fioroni ha evidenziato come l’immigrazione
sia ormai un dato strutturale nella realtà scolastica, il modello di risposta
proposto è quello dell’interculturalità (rispetto della cultura ospitante e di
quella di provenienza). A tal proposito ha sottolineato il ruolo della scuola
nella costruzione dei valori ed in particolare della pace: “La guerra distrugge
le scuole ma le scuole possono distruggere la guerra costruendo la pace”ha
detto.
Ha espresso inoltre contrarietà alla liberalizzazione dell’istruzione
a vantaggio della riaffermazione della scuola come istituzione dello
Stato, il più possibile uniforme sul territorio nazionale; istituzione che deve
rispondere all’esigenza della formazione del cittadino e all’eliminazione delle
discriminazioni, non a quella logica di mercato e di profitto che tende ad
abbandonare i più svantaggiati, in quanto non produttivi, e a favorire i
favoriti. La scuola è appetibile al mercato, ma è necessario ripristinare la
centralità dello studente e della persona.
L’intervento del Ministro ha trovato poi ampia conferma nelle parole del
viceministro Mariangela Bastico che, integrando quanto esposto da
Fioroni, ha puntualizzato l’eliminazione delle materie opzionali in quanto
“opzione” delle famiglie in favore di materie scelte dal collegio dei docenti.
L’anticipo dell’ingresso alla scuola dell’infanzia, ha sottolineato, è stato
sostituito con la creazione delle “classi primavera”. L’obbligo scolastico è
stato portato a 16 anni e alla stessa età è stato fissato il tetto minimo per
l’ingresso nel mondo del lavoro, garantito da una qualifica superiore almeno
triennale. Ha evidenziato, con largo consenso dei presenti i quali hanno visto
in questo passaggio il superamento dell’appiattimento mercantilistico e il
ritorno ad una scuola dei valori, l’importanza della formazione del pensiero
critico.
E’ intervenuto il Coordinatore nazionale Rino Di Meglio ad
esprimere apprezzamento per le parole del ministro e poi è stata la volta dei
relatori: Gianluigi Dotti (Responsabile C.S. Gilda), Pietro Milazzo (Docente del
dipartimento di istituzioni, Impresa e mercato del’Università di Pisa), Mario
Pirani (Giornalista ed editorialista di La Repubblica), Angela Nava (Presidente
del Coordinamento Genitori Democratici) e Romolo Pierangelini (Presidente
Regionale Lazio dell’AGE). Gli interventi sono stati introdotti e coordinati da
Renza Bertuzzi (Responsabile di Professione Docente).
Il primo ad esporre è stato Pietro Milazzo che ha illustrato le
relazioni tra scuola famiglia così come disciplinate dal punto di vista
giuridico: Costituzione, Decreti delegati, Riforma Moratti, evidenziando le
contraddizioni esistenti fra i vari documenti responsabili, in parte, della
difficile gestione del problema.
E’ seguito il vivace intervento di Mario Pirani il quale, dopo
aver elogiato l’atteggiamento antiriformista del Ministro, ha esortato ad un
recupero dei valori all’interno della scuola, valori che passano attraverso
l’imposizione di regole, limiti e proibizioni, il ripristino del senso della
gerarchia in quanto dato naturale e necessario, l’importanza di un apprendimento
che passi attraverso l’esperienza della fatica e dello sforzo. Il giornalista ha
invitato ad eliminare l’artificioso pedagogismo docimologico, a ripristinare gli
esami di riparazione, il voto tradizionale, il programma nazionale di studio. Ha
esortato a ridurre al minimo le materie opzionali ed i percorsi individuali che
scardinano il corpo scolastico creando pregiudizi di tipo consumistico e
ribadiscono la falsa demagogia dall’alunno-cliente. E’ emersa l’idea di una
scuola che dev’essere necessariamente liberata dal protezionismo invasivo delle
famiglie. Proprio a scuola infatti il bambino compie i primi passi verso la
propria individuazione ed autonomia dalla famiglia, pertanto è bene che i
genitori rimangano fuori dalla scuola ed abbiano al massimo un ruolo consuntivo.
La democrazia partecipativa non ha fatto che promuovere un’alleanza che ha
permesso di esautorare l’insegnante, con effetti devastanti.
Renza Bertuzzi ha rinforzato l’intervento del giornalista
sottolineando come in Russia, dove la scuola non risponde alla domanda
dell’utenza, gli insegnanti abbiano conservato un ruolo autorevole perché la
società riconosce loro “autorevolezza”. In quelle scuole non esiste il fenomeno
del bullismo.
Gianluigi Dotti ha ricordato il doppio mandato dell’istruzione: da
una parte la scuola-istituzione con il compito di mantenere e trasmettere
cultura e civiltà a livello nazionale, dall’altra la scuola come “formazione
critica”, obiettivo in cui si realizza il mandato sociale dell’insegnante,
obiettivo che si contrappone al mero e riduttivo “addestramento”. Il docente ha
sottolineato come debba essere contrastata la tendenza alla
contrattazione-individualistica della domanda-offerta contenuta nella riforma
Moratti, debbano essere ricollocati i ruoli delle famiglie attraverso il
superamento dei decreti delegati che hanno ormai fatto il loro tempo, come la
co-gestione porti, di fatto, ad una dannosa riduzione dello spazio del docente.
E’ seguito l’intervento di Angela Nava che ha sottolineato gli
errori del passato, come i decreti abbiano creato confusione e partecipazione
improvvisata e malgestita. Ha esortato a superare l’atteggiamento difensivo
delle due categorie: insegnanti e genitori l’una contro l’altra armate, per
andare verso la costruzione di un rapporto che faccia fronte ad una vera e
propria “emergenza educativa” in cui tutti gli educatori, ciascuno nel proprio
ruolo, diventino dei “contrabbandieri” di valori alleati contro i “doganieri”che
elevano barriere.
L’ultimo intervento di Romolo Pierangelini è risultato un po’
dissonante rispetto ai precedenti, in quanto teso a rivendicare una
partecipazione co-gestionale delle famiglie nella scuola.
Michela Gallina
Roma, 5 ottobre 2006