COLLOQUIO CON JUAN ANGEL ARIAS CORTEZ
Il 19 ottobre ha avuto luogo a Padova un Seminario di Studi con la
partecipazione di Juan Arias Cortez, preside di un liceo andaluso.
L’incontro – sia pur breve – ha permesso di colmare gli
inevitabili vuoti dei documenti ufficiali e di penetrare la realtà viva di
un sistema che, a distanza di pochi anni dall’ultima riforma, evidenzia,
in modo spesso tragico, le proprie carenze.
Significativi i “passi indietro” del Governo Aznar che, di fronte ad
un generalizzato calo qualitativo e ad un aumento dell’indisciplina tale
da richiedere delle vere e proprie “squadre di pronto intervento”,
intende ripristinare i tanto vituperati esami di riparazione. Rimettendo
dunque in discussione il modello educativo “morbido” analogo a quello previsto
dalla Riforma Berlinguer-De Mauro e già di fatto adottato nelle scuole
italiane.
Il relatore ha, fra gli altri aspetti, rilevato le pesanti condizioni di
lavoro dei docenti spagnoli, che sempre più lamentano la progressiva
riduzione di un “tempo professionale” da poter dedicare allo studio ed
alla ricerca.
Il sistema scolastico spagnolo é strutturato in due cicli: il ciclo primario e il ciclo secondario. La scuola primaria inizia a 6 anni e si conclude a 12, la scuola secondaria inizia a 12 anni e si conclude a 18. Il ciclo secondario è suddiviso in tre bienni: il primo è sostanzialmente uguale per tutti, mentre i successivi si differenziano in modo graduale e progressivo. Nel corso dell’ultimo biennio si delineano in modo netto i percorsi che conducono al “baccellierato” e alla formazione professionale. L’accesso all’Università è comunque aperto, a certe condizioni, anche agli studenti che hanno completato il biennio terminale professionalizzante. L’assolvimento dell’obbligo si compie a 16 anni, con o senza diploma; a 16 anni si può optare per la formazione professionale o il percorso che conduce al “baccellierato”.
I meccanismi di selezione sono i seguenti: fino all'assolvimento dell'obbligo, l'alunno che presenta gravi difficoltà di apprendimento può, per un numero limitato di ore – 12 - uscire dall'aula per unirsi a un "gruppo di adattamento" di circa 10 alunni, per il quale viene avviata una programmazione specifica. Per l’alunno con lievi difficoltà vengono previsti invece interventi parziali (compiti, materiali vari,…) all’interno della classe di appartenenza. E' prevista la ripetenza di una sola classe all’interno di ogni ciclo, conseguentemente vi sono alunni che giungono alla quarta classe del ciclo secondario (quella che corrisponde ai 16 anni di età) senza avere mai recuperato le loro insufficienze. La certificazione ufficiale, nettamente diversa da quella italiana, prevede però per questi casi una duplice possibilità: a) il rilascio di un diploma con la sola indicazione delle discipline in cui l’allievo ha riportato la sufficienza; b) il rilascio di un semplice attestato di assolvimento dell’obbligo. La stessa trasparenza regola i passaggi da una classe all’altra all’interno del percorso: le insufficienze di fine anno vengono regolarmente registrate (non esiste cioè il 6 rosso), ancorché questo non precluda il passaggio alla classe successiva.
Questo meccanismo è ora fortemente in discussione e il Governo Aznar sta prendendo in considerazione la possibilità di ripristinare gli esami di riparazione.
L’elevato numero di allievi per classe (fino a 35) e il fatto che la bocciatura sia possibile una sola volta all’interno di ogni ciclo ha esasperato i problemi di tipo disciplinare a tal punto che, all’interno di ogni istituto, è stato costituito un gruppo di “insegnanti di pronto intervento per riportare la disciplina nelle classi”.
Il fatto poi che nelle classi sia presente – anche se non in tutte le ore - un numero spesso elevato di allievi con gravi difficoltà di apprendimento ha notevolmente abbassato il livello qualitativo medio della scuola spagnola.
Gli esami di
“baccellierato” che
concludono l’ultimo biennio -
differenziato in più indirizzi, danno accesso solo alle facoltà dell'area
affine alla specializzazione frequentata e sono gestiti dalle facoltà
universitarie stesse. Essi hanno luogo nei locali dell’Università e si svolgono
in tre giorni. Le prove sono esclusivamente
scritte, con tutti i limiti che una tale impostazione comporta.
Il contenuto delle prove è in linea di massima concordato con le scuole
ed è generalmente di un livello molto basso.
(n.d.r.: l’esame di “baccellierato” tenuto dall’Università
riveste un senso in Spagna, poiché la scelta della specializzazione
nell’ultimo biennio del ciclo secondario determina la scelta della facoltà
successiva).
Gli studenti che hanno completato gli studi secondari nel percorso professionale possono accedere all’Università solo dopo un ulteriore anno di studi e con certi criteri di merito.
La scuola spagnola è stata riformata in tre riprese: nel 1970 sotto il regime di Franco; nel 1990 e 1995 con Felipe Gonzales.
Per
riformare la scuola in Spagna è necessaria una
“legge organica” , una legge cioè approvata
a maggioranza assoluta. Questo meccanismo conferisce una notevole
stabilità al sistema ma rende altresì difficoltosa ogni riforma. Ci si
muove dunque prevalentemente sulla linea delle modifiche parziali. Così sta
operando ora Aznar per procedere alla reintroduzione degli esami di
riparazione.
Orario di servizio degli insegnanti. L’orario di servizio degli insegnanti spagnoli è uno dei più pesanti d’Europa. Il docente spagnolo ha un impegno lavorativo fisso di 25 ore, grosso modo suddivise in: “2 e mezzo di “ricreo” (mezz’ora al giorno di intervallo); 18 ore di insegnamento in classe; 3 a disposizione per le supplenze e il controllo disciplinare; 1 ora/1 ora e mezzo settimanale per la riunione di dipartimento - che ha un budget proprio da gestire - per la programmazione disciplinare, la delineazione dei criteri di valutazione, le eventuali attività extra-scolastiche. Con riunioni di altro tipo si può raggiungere anche il tetto massimo di 30 ore settimanali, cosa che però pare si verifichi raramente. Sono poi calcolate 6 ore da gestire liberamente per lo studio e la preparazione delle lezioni.
(n.d.r.: come si può notare si tratta di un monte orario “operaio” e questo spiega lo scontento diffuso nel corpo insegnante spagnolo).
Va notato che le tre ore a disposizione non sono solo per le supplenze ma anche per la “guardia”, cioè per la gestione delle frequentissime situazioni conflittuali che si verificano nelle classi e nella scuola in genere.
Oltre alle riunioni di
dipartimento sono previste riunioni con il gruppo di orientamento, del quale
fanno parte pedagoghi e pedagogisti, e riunioni del consiglio di classe.
Formazione
dell’insegnante. E’ richiesta una laurea di tre anni per l’insegnamento nella scuola
primaria e per l’insegnamento di alcune discipline della formazione
professionale ed una laurea quinquennale per l’insegnamento nella scuola
secondaria.
Il
percorso di formazione si conclude con un anno di studio presso il
dipartimento di Scienze dell’Educazione,
all’interno del quale è prevista l’elaborazione di un progetto
didattico ed un tirocinio di due mesi presso una scuola, con un tutore.
Al termine di
questo percorso il docente è abilitato e può accedere al concorso
per diventare professore titolare nelle scuole.
Esiste
anche la figura del supplente (docente “interino” che può essere
nominato dalla scuola in caso di
malattia protratta oltre i 15 giorni), ma in genere le supplenze vengono
coperte con le ore a disposizione dei docenti interni alla scuola.
Progressione
economica. Ci
sono due forme di progressione economica: una progressione automatica con
scatti triennali ed una progressione volontaria legata all’aggiornamento
(60 ore di aggiornamento ogni sei anni). Poiché l’incremento economico
derivante dalla frequenza dei corsi di aggiornamento è notevole (circa
800.000 lire mensili) tutti i docenti vi aderiscono.
L’aggiornamento
può avvenire in tre forme: con corsi; con gruppi di lavoro, che dispongono
di un piccolo budget; con una
ricerca di tipo pedagogico-didattico. In questo caso il budget può essere
anche di dieci milioni.
Non sono
previste valutazioni finali (n.d.r.: basta
la frequenza e i corsi sono i più variegati, generalmente con scarsa
attenzione per lo studio disciplinare, proprio come nel vecchio modello
berlingueriano-cigiellino).
Il
preside.
Negli
anni successivi alla riforma di Franco del ‘70 il Preside veniva eletto dal Collegio dei docenti. Ora il
Preside è eletto dal Consiglio di Istituto composto da 8 insegnanti, 6
genitori, 5 studenti, 1 rappresentate dell’amministrazione, 1
rappresentante degli enti
locali e 1 rappresentante delle imprese.
Per poter
essere eletto Preside un docente deve possedere certi requisiti (anzianità
di servizio di almeno 5 anni; insegnamento di
almeno 5 anni in una
delle discipline insegnate nell’istituto alla cui direzione aspira;
titolarità con sede definitiva da almeno un anno; accreditamento
all’esercizio del ruolo di dirigente scolastico) e seguire uno specifico corso.
Ha
l’esonero totale dall’insegnamento solo se la scuola è molto grande.
L’incarico
dura quattro anni ed è rinnovabile solo
due volte.
Nella
realtà si verifica che spesso non si trovano i concorrenti in possesso dei
requisiti richiesti e quindi
deve provvedere direttamente il Consiglio provinciale (che normalmente
sancisce semplicemente la correttezza dell’elezione).
Elisabetta
Zaccaria
Se.G.
Altre
informazioni sulla scuola spagnola possono essere reperite nel Sito
nazionale della Gilda- Centro Studi: www.
gildains.it