ALCUNE RIFLESSIONI SULLA RIFORMA DEI CICLI DOPO BERLINGUER
La riforma dei cicli è legge dello Stato. Dopo la riforma che ha
introdotto nel 1963 la scuola media unificata si tratta della più importante
ristrutturazione del sistema formativo nel nostro Paese. Evitando di ripetere alcune
analisi critiche che sono in gran parte patrimonio comune della Gilda degli Insegnanti
vogliamo evidenziare alcuni nodi fondamentali che definiscono il nuovo quadro di
riferimento portato dal periodo delle riforme berlingueriane.
- La riforma dei
cicli è un tassello dellampio mosaico di riforma della scuola che ha avuto un
sensibile processo di accelerazione sotto il dicastero Berlinguer, ma ha le sue origini
nel dibattito sviluppatosi negli anni 70 sulla necessità di riformare il ciclo
secondario superiore e sulla opportunità, definibile come scelta politica/ ideologica di
imporre nuovi paradigmi pedagogici che, partendo dallassunto costituzionale del
diritto allo studio, hanno proposto lintroduzione dei concetti di "centralità
dello studente" e del diritto al successo formativo. Le teorie pedagogiche innovative
negli ani 70 sono state sostenute dal clima politico-culturale creatosi dopo le
lotte studentesche degli anni 60 e dal progetto politico riformista della sinistra
storica italiana che proponeva le famose "riforme di struttura" e un rinnovato
impegno dello Stato nellambito delleducazione (si pensi allintroduzione
dei nidi e lampliamento delle scuole materne nel territorio nazionale). Il paradigma
di riferimento in quel contesto era ancora il modello di sviluppo fordista caratterizzato
da politiche keynesiane di sostegno alla domanda e alloccupazione. La scuola era
concepibile da una parte come ambito formativo di entrata nei processi produttivi
tradizionali e dallaltra come area di parcheggio della disoccupazione giovanile (si
pensi alla liberalizzazione degli accessi universitari e la trasformazione della stessa
università in istituzione di massa). La massificazione della scuola incardinata nel
sistema gentiliano è stata gestita mediante un patto non scritto tra ceto politico e
forze sociali con particolare riferimento al sindacato confederale. Lampliamento
dellofferta scolastica è stato compiuto con limmissione in ruolo di decine di
migliaia di nuovi insegnanti senza procedure di selezione in accesso (e ciò è valso
anche per l università) portando ad un progressivo abbassamento della preparazione
disciplinare della classe docente e al successo delle teorie didattiche di programmazione
di stampo skinneriano che hanno posto al centro della riflessione il processo formativo
come problema di metodo, controllo e valutabilità.
- La transizione
dal modello fordista al modello postfordista (delocalizzazione, decentramento,
frantumazione, sussunzione reale del territorio al capitale, ecc.) è stata caratterizzata
dallincontestabile prevalenza della sfera delleconomia sulla sfera delle
decisioni politiche. La vittoria delle politiche neoliberiste in G.B. e negli USA negli
anni 80 ha definitivamente portato alla crisi dello stato piano keynesiano e alla
centralità del "mercato". Le politiche scolastiche in Europa hanno seguito con
affanno e ritardi, con lesclusione della G.B., il processo di trasformazione
produttiva. La divisione internazionale del lavoro ha poi sacrificato il ruolo
dellItalia a segmento di produzione tradizionale con finalità essenzialmente di
esportazione ponendo le basi dei modelli reticolari di cooperazione dimpresa
(distretti industriali, modello Nord-Est, ecc.). In quegli anni sono stati tralasciati
colpevolmente gli investimenti nel capitale umano e nelle nuove tecnologie. Si pensi solo
ai processi di ristrutturazione dellOlivetti e allabbandono del settore
strategico dellinformatica e delle telecomunicazioni. La creazione negli anni
90, dopo la caduta dei sistemi economici del "socialismo reale", di un
sistema di produzione/scambi globalizzato ha definito la necessità di rompere gli
elementi di rigidità nel mercato del lavoro partendo dal disconoscimento dei modelli
formativi tradizionalmente agganciati al sistema fordista. Il modello scolastico di tipo
gentiliano che aveva egregiamente portato lItalia tra le potenze industriali
mondiali viene abbandonato seguendo le fortissime pressioni del settore imprenditoriale
verso la deregulation e la flessibilità in primis del mercato del lavoro.
- In questo
senso laccelerazione delle riforme scolastiche in Italia che ha contraddistinto gli
ultimi ministeri della P.I. è stata un tentativo a posteriori di dare risposte al
divenire economico senza procedere ad una valutazione concreta degli effetti di
medio-lungo periodo sulla struttura produttiva e negli ambiti di civiltà del Paese.
Lautonomia scolastica, chiesta in passato anche da Gilda come elemento di
liberazione dal peso burocratico del Ministero centralistico e occasione di rafforzamento
dellautonomia e della libertà culturale, pedagogica e didattica dei docenti, si è
trasformata in un elemento di deregulation immergendo le singole realtà scolastiche
artatamente ricostruite nel rispetto di standard quantitativi di tipo aziendalistico in un
mercato concorrenziale legato alla dimensione del territorio inteso non come ambito
unitario di cultura, valori, tradizione, ma essenzialmente come contesto delle dinamiche
produttive.
- La riforma dei
cicli deve essere a nostro avviso interpretata in questo contesto: atomizzazione delle
scuole (dinamiche di concorrenza/cooperazione concorrenziale), parificazione delle offerte
scolastiche pubbliche/private con particolare riferimento alle scuole di formazione
professionale gestite in ambito regionale, ampliamento del percorso formativo fino alla
maggiore età, devoluzione delle tradizionali strutture amministrative del Ministero della
P.I. in ambito territoriale regionale e subregionale, introduzione della cultura aziendale
mutuata dai modelli post-toyotisti (centralità del cliente, personalizzazione del
prodotto, risposte dellofferta just in time, ecc.). Berlinguer è stato di fatto
lesecutore di processi in atto cui la classe politica non ha saputo o voluto dare
alternative appiattendosi sulle necessità di breve periodo del mercato senza progettare
lunitarietà del modello formativo ed educativo nel medio-lungo periodo. La
necessità di conformarsi a presunti standard europei e contestualmente di liberare nel
mercato del lavoro a partire dai quindici anni forza lavoro inseribile nei processi di
formazione gestiti dalle imprese ha definito le lineee guida della riforma dei cicli che
comporta con le sue scansioni lo smantellamento del sistema gentiliano.
QUALI SONO GLI EFFETTI DELLA RIFORMA DEI CICLI SULLORGANIZZAZIONE
DELLA SCUOLA E DEL LAVORO DEI DOCENTI?
Possiamo sinteticamente mettere in rilievo alcuni snodi fondamentali
che caratterizzano la riforma dei cicli di Berlinguer ponendo in rilievo gli effetti sul
piano formativo generale, sullorganizzazione del lavoro e sulla professionalità dei
docenti.
- La scuola
materna resta esclusa dal modello unitario della formazione. Rimane ancora in un
ambito assistenziale e propedeutico alla scuola del primo ciclo. La proposta di iniziare
il percorso formativo dellobbligo a cinque anni è stata cassata. I motivi di tale
scelta sono stati sostanzialmente due:
- linserimento
della scuola materna nellobbligo avrebbe portato alla necessità di ampliare
lofferta di scuole materne statali in tutto il territorio nazionale e al
riconoscimento delle scuole materne private come parte essenziale del sistema pubblico con
tutti i riflessi politici e finanziari connessi;
- Linizio
a cinque anni della scuola elementare avrebbe penalizzato il percorso attuale della scuola
materna togliendo peso allistruzione privata nel comparto e portando ad una radicale
riorganizzazione dellorganico. Ciò avrebbe però consentito di utilizzare il
personale delle scuole materne in esubero per incentivare la diffusione della scuola
materna statale.
In generale la scelta è stata di opportunità politica.
Linserimento dellultimo anno della scuola materna nellobbligo scolastico
sarebbe stato auspicabile prendendo in considerazione il fatto che il processo di
accorpamento delle istituzioni scolastiche (si veda la verticalizzazione) comprende nella
stessa unità organizzativa e di progetto materna, elementare e biennio delle attuali
scuole medie.
- La scuola
elementare viene pesantemente colpita dalla nuova organizzazione dei cicli. Di fatto
si rimette in discussione tutto limpianto della riforma introdotta recentemente nel
comparto e che sta dando negli ultimi anni i primi risultati di funzionamento strutturale.
La commistione nel primo ciclo della scuola elementare e della scuola media determina la
necessità di rivedere complessivamente i curricola, lorganizzazione del lavoro
mediante lutilizzo flessibile del personale in esubero della scuola media nei moduli
del primo ciclo fin dal primo anno consentendo lestensione di tempi pieni,
prolungati, ecc. a costo zero (si pensi alla costituzione di laboratori, progetti di
natura ludico-ricreativa, ecc.). Non si comprende ora quali saranno gli obiettivi
cognitivi e formativi che dovranno prevedere la frammentazione dei saperi e una
definizione metadisciplinare delle scansioni didattiche.
Il problema che si aprirà immediatamente (ma già è questione attuale
negli istituti comprensivi) sarà la compresenza di docenti formalmente appartenenti allo
stesso comparto, ma con procedure di accesso, titoli di preparazione, orario e livelli
stipendiali diversi. Ciò deve essere sfruttato a nostro avviso in senso positivo per
rivendicare il passaggio dal principio dellunitarietà della funzione docente a
quello della unicità della funzione docente. Ciò vale ancor di più di fronte a docenti
che saranno tutti laureati con tipologia daccesso paritarie.
- La scuola
secondaria di primo grado scompare assorbita nel primo ciclo. Anche in questo caso
mancano i requisiti essenziali circa gli obiettivi formativi e le scansioni didattiche.
Non sappiamo ora se ci sarà una elementarizzazione della scuola media o una medizzazione
della scuola elementare. In generale i problemi saranno analoghi sia per lattuale
comparto elementare e lattuale comparto della secondaria di primo grado. Dal punto
di vista organizzativo assisteremo ad un processo di medizzazione delle elementari mentre
dal punto di vista metodologico, contenutistico e didattico assisteremo ad un processo di
elementarizzazione della secondaria di primo grado.
- La scuola
secondaria di secondo grado diventa effettivamente un ciclo propedeutico nel biennio al
proseguimento del percorso formativo che nel triennio assume caratteristiche propedeutiche
alla continuazione degli studi in percorsi postdiploma, lauree brevi, lauree, master,
corsi di specializzazione o in percorsi formativi gestiti in ambito professionale dal
rapporto con il territorio e le imprese. In sostanza è preordinato un abbassamento dei
livelli di conoscenza per consentire lo sviluppo di generiche "abilità" fondate
sul paradigma della flessibilità e personalizzazione dei percorsi formativi.
COSA PUO FARE GILDA?
Il momento di transizione appare molto difficile. In sintesi:
- Dal punto di
vista sindacale è necessario sfruttare la riforma dei cicli per richiedere ulteriori
risorse per gli insegnanti aprendo immediatamente un dibattito per arrivare in tempi
ragionevoli al riconoscimento della unicità della funzione docente mantenendo inalterato
il tetto massimo delle 18 ore cattedra settimanali per tutti i docenti.
- Come
associazione professionale è necessario che la categoria tutta rivendichi la
riappropriazione delle capacità di scelta, proposta e valutazione dei percorsi formativi
definendo i livelli dei saperi essenziali e gli obiettivi cognitivi e formativi da
raggiungere in ogni scansione curricolare. Rivendicare ciò è chiedere politicamente e
culturalmente per la categoria il ruolo di professionisti dellistruzione e il potere
in quanto ordine professionale di concertare con il ceto politico le grandi scelte
sullistruzione. Su questo la categoria sembra in grave ritardo e Gilda, pur avendo
sempre rivendicato lobiettivo dellordine professionale e
dellassociazionismo professionale come suo elemento genetico, appare timida e in
difficoltà. Crediamo che sia questo lambito nel quale Gilda abbia maggiori
responsabilità e potenzialità. Lambito prettamente sindacale in questa fase è
sostanzialmente difensivo e tende ad omologare la protesta, il rifiuto ad altre
organizzazioni sindacali che concepiscono il lavoro docente come lavora astratto e
subordinato (impiegatizzazione della funzione docente).
La Gilda degli Insegnanti di Venezia
Aprile 2000