INGHILTERRA: SCUOLA NELLA POVERTA’ E NELL’ABBANDONO
di Patrizio de Gregori
Una scuola di Caerphilly (Galles) rischia di essere chiusa a causa di un deficit di 750.000 sterline. Lister, una scuola media di Newham, vicino Londra, ha annunciato un deficit di 600.000 sterline. Una scuola nel Sussex occidentale ha perso un finanziamento di 248.000 sterline destinato al fondo d’incentivazione. La scuola superiore di Cowes, sull’isola di Wight, ha dovuto tagliare del 12% il numero dei propri insegnanti, nonostante il numero degli allievi iscritti si mantenga stabile. Una scuola di Windsor e Maidenhead sta “considerando seriamente” l’ipotesi di ridurre il monte orario dei corsi per potere tagliare le spese. Eccetera.
Questi sono solo alcuni dei numerosi casi di “povertà scolastica istituzionale” che recenti articoli sulla stampa britannica hanno messo in evidenza all’inizio di un anno scolastico che sarà sicuramente ricordato come il più problematico da molti decenni. La causa è sempre e solo una: l’amministrazione centrale ha deciso di investire meno soldi nell’istruzione ed ha operato interventi miranti alla realizzazione di tagli della spesa e all’ “ottimizzazione” delle risorse (anche umane) disponibili. Ecco di seguito alcuni ambiti che sono stati investiti da questa sconcertante smania di risparmio.
In primo luogo, la composizione e l’assegnazione delle cattedre. Secondo un sondaggio del giornale “The Guardian”, almeno 1.000 posti di insegnante sono andati perduti e più di 800 docenti sono stati dichiarati soprannumerari in Inghilterra e Galles. Ma la cosa che lascia maggiormente stupiti è che la percentuale di riduzione del personale varia da un distretto all’altro senza alcuna logica apparente. Le regioni di sud-ovest sono le più colpite, mentre a nord-ovest si registra perfino un modesto miglioramento della situazione occupazionale. Notevoli diversità si notano tuttavia anche all’interno della stessa area geografica. Per esempio, nell’East Anglia il distretto di Essex è uno dei più colpiti, con 30 docenti e 30 impiegati considerati in esubero, mentre Norfolk (il cui segretario per l’educazione è anche deputato) è uno dei pochi distretti che ha assunto un maggior numero di docenti e ben 188 impiegati supplementari! Doug McAvoy, segretario generale del sindacato N.U.T. (National Union of Teachers) ha così commentato: “Questa è la manifestazione tangibile dell’incapacità del governo di far quadrare i conti. I ragazzi torneranno a scuola e molti di loro si troveranno in classi più numerose, avranno troppi pochi insegnanti, ed il personale di supporto non sarà presente. Sono loro che soffriranno maggiormente a causa dell’inettitudine del governo.” Il governo aveva promesso di destinare alle scuole inglesi un finanziamento supplementare di 2,7 mld di sterline per quest’anno, tuttavia molto di questo denaro sarà assorbito dagli aumenti dei salari, delle pensioni e dei contributi assicurativi. Il ministero calcola che dovrebbero rimanere ancora 250 mln, ma le modifiche apportate al sistema dei trasferimenti finanziari alle L.E.A. (Local Education Authority) potrebbero gravemente penalizzare alcune amministrazioni locali.
La situazione sembra essere particolarmente grave per alcune discipline. A causa della crisi finanziaria e del crescente disinteresse degli studenti, centinaia di scuole medie e superiori quest’anno dovranno eliminare dal curriculum di studi numerosi corsi di lingua straniera (soprattutto francese e tedesco). Inoltre, il governo intende rendere facoltativo l’insegnamento delle lingue straniere dopo i 14 anni, a partire dal 2004. Considerato lo scarso interesse degli studenti verso queste materie (già oggi gli studi religiosi sono più “popolari” del tedesco), si calcola che nei prossimi cinque anni il numero dei corsi di L.S. offerti nelle scuole superiori si dimezzerà.
Dopo aver ridotto la quantità del personale scolastico, il governo sta tentando di risparmiare anche sul piano della qualità del servizio offerto. Infatti, malgrado abbia recentemente sottoscritto con le parti sociali un preciso accordo, chiamato “school workforce agreement”, l’amministrazione non sembra avere l’intenzione di onorare gli impegni assunti. Già a gennaio di quest’anno i rapporti tra N.U.T. e ministero dell’educazione si erano surriscaldati, come mai da molti anni, quando il D.f.E.S. (Department for Education and Science) si era sostanzialmente rifiutato di adempiere ai propri doveri. Adesso, al coro di proteste e minacce si è aggiunto anche il secondo più importante sindacato della scuola, il National Association of Schoolmasters / Union of Women Teachers (N.A.S./U.W.T.), tradizionalmente più disponibile nei confronti del governo. Il nodo del confronto è una serie di modifiche delle funzioni degli assistenti educativi, in forza delle quali dovrebbero assumere una ventina di compiti di tipo amministrativo la cui competenza era tradizionalmente assegnata ai docenti. In questo modo gli insegnanti avrebbero più tempo per l’aggiornamento e la preparazione delle lezioni. La prima fase dell’attuazione di questa mini-riforma sarebbe dovuta iniziare il 1° settembre ma, visti i ritardi e le reticenze della direzione centrale, i sindacati minacciano agitazioni sindacali nel caso in cui tagli finanziari o qualsiasi altra causa determinino ulteriori ritardi nell’avvio della riforma. Nel caso in cui, poi, degli insegnanti dovessero incorrere in azioni disciplinari per essersi rifiutati di svolgere attività ormai assegnate agli assistenti, il ricorso a forme di sciopero sarebbe inevitabile.
Altro problema: il finanziamento del fondo d’incentivazione per la qualità dell’insegnamento (School achievement awards scheme), una sorta di premio in denaro elargito annualmente a quegli istituti che dimostrino di aver migliorato significativamente la loro efficacia educativa ed efficienza amministrativa. Questo strumento, introdotto dai laburisti ed aspramente avversato dai liberali e dai sindacati, già messo in crisi da errori materiali e scandali di varia natura, rischia adesso di essere abolito definitivamente per mancanza di copertura finanziaria. Lo schema prevedeva una somma di 25.700 sterline per ciascuna scuola media o superiore e 5.700 per le elementari che si fossero distinte nelle loro funzioni istituzionali. La somma veniva suddivisa fra tutti i lavoratori della scuola premiata. Nei tre anni di funzionamento, circa 13.800 scuole hanno beneficiato di questo fondo ed alcune di esse anche per più volte consecutive. Il 28 agosto di quest’anno il governo ha tagliato i 60 mln destinati al fondo d’incentivazione spiegando che non ci sono prove sufficienti della sua effettiva utilità.
Per finire, i contributi per l’acquisto dei testi scolastici. Mentre le scuole spendono sempre meno per i libri, i genitori devono spendere sempre di più per fornire ai loro figli gli strumenti necessari per frequentare un corso di studi. Nell’ultimo anno la somma destinata dalle scuole elementari per l’acquisto di libri è scesa del 30%; nella scuola secondaria la diminuzione varia dall’ 8 al 20%. Il ministro accusa i presidi di utilizzare troppe risorse per gli stipendi dei docenti (!) invece di potenziare e aggiornare le biblioteche ed assicura, comunque, che provvedimenti verranno presi nel corso del prossimo anno.
Chissà! Di sicuro, per il momento, c’è che il diritto all’istruzione è seriamente, quotidianamente e progressivamente attaccato, nel nome di una logica puramente aziendale, perfino nel paese che nell’immaginario collettivo europeo incarnava (certamente prima dell’avvento del neoliberismo) un ideale di giustizia sociale e pari opportunità.