Da Famiglia Cristiana nr. 36 del 9 settembre 2001
Un fenomeno alimentato dalla mancanza di sicurezza, ma non solo
Usa, trionfa la scuola fatta in casa
di BRUNO MAROLO
Almeno 850 mila sui 50 milioni di ragazzi americani in età scolare non vanno più in classe.
E il loro numero tende ad aumentare.
Washington
Tutti a casa. L’esodo dalla scuola americana, pubblica e privata, sta assumendo proporzioni allarmanti. Secondo una statistica resa nota in agosto dal ministero dell’Istruzione, almeno 850 mila sui 50 milioni di ragazzi americani in età scolare non vanno più in classe, ma studiano in casa sotto la guida dei genitori.
La ragione è semplice: la scuola pubblica è in condizioni disastrose, quella privata ha un costo proibitivo. Così, invece di sborsare rette scolastiche tra i cinquemila e i diecimila dollari l’anno, centinaia di migliaia di madri rinunciano al lavoro, si muniscono di libri di testo e la sera studiano inglese e algebra per insegnarli ai figli il giorno dopo in classe.
Il dibattito a Washington sta diventando esplosivo. Per molti mesi il presidente George Bush ha cercato inutilmente di fare accettare al Congresso l’idea dei voucher, gli assegni per le scuole private. E tuttavia, nell’intero territorio degli Stati Uniti soltanto 65.000 allievi partecipano alla distribuzione sperimentale dei voucher.
I ragazzi che studiano in casa, invece, sono più numerosi della popolazione scolastica di Alaska, Delaware, Hawaii, Montana, New Hampshire, Rhode Island, Nord e Sud Dakota, Vermont e Wyoming messi insieme.
Una legge federale varata negli anni ’80 consente ai loro genitori di intascare i fondi che altrimenti andrebbero alla scuola. Per esempio, nello Stato della Florida l’anno scorso 130 milioni di dollari sono stati tolti alle scuole pubbliche e destinati a 41.128 famiglie per comprare il materiale didattico necessario per l’insegnamento in casa.
Fino a 10 anni fa il fenomeno era limitato a poche migliaia di integralisti religiosi, che volevano impedire ai figli di studiare Darwin o Marx. Ora, invece, padri e madri del ceto medio si improvvisano insegnanti per sfuggire a situazioni come quella dell’asilo di Fayetteville in Georgia, dove ci sono 45 bambini per aula, o di Glendale in California, dove ogni giorno qualche allievo finisce all’ospedale malmenato dai compagni. A Wheaton, nell’Illinois, Sue McCallum ha deciso di non mandare più il figlio a scuola quando gli insegnanti lo hanno collocato dapprima in una classe speciale per ritardati, poi in un corso accelerato per bambini prodigio.
William Bennett, ex ministro dell’Istruzione, oggi lavora per un editore che produce esclusivamente testi per l’insegnamento a domicilio. Sarebbe come se l’ex capo di Stato maggiore Colin Powell facesse propaganda per lo scioglimento delle Forze armate e la loro sostituzione con battaglioni di milizie private.
È evidente il fallimento di un sistema scolastico che non ha saputo impedire ai giovani di andare armati a scuola e massacrare periodicamente compagni e insegnanti. Agli esami, i ragazzi che hanno studiato in casa riescono meglio degli altri (l’anno scorso hanno ottenuto in media 1.100 punti, contro i 1.019 delle scuole pubbliche) e le università più prestigiose, da Harvard a Stanford, sono liete di accoglierli. Ma questo dato rende ancora più evidenti le contraddizioni di un sistema formativo in cui le famiglie che hanno a cuore l’educazione dei figli sono costrette a isolarsi da un tessuto scolastico in piena disgregazione e che non riesce nemmeno a garantire una preparazione all’altezza dei tempi.
Bruno Marolo