L'Istituto Regionale di Ricerca Educativa
del Friuli Venezia Giulia conduce a partire dal 2001 un progetto di
monitoraggio sui POF degli istituti della regione ed ha organizzato lo
scorso 9 settembre ad Udine un seminario su "Clima relazionale e qualità
organizzativa" per presentarne i primi risultati: le variabili oggetto di
indagine sono state la relazione fra scuola e famiglie, il rapporto fra
organizzazione e relazioni interne e quell'insieme di fattori che talora
producono il cosiddetto "disagio degli insegnanti". Della numerosa messe
di dati contenuta nei due ponderosi volumi e sintetizzata dalla
responsabile del progetto Livia Cosulich, ci ha colpito il fatto che solo
il 24 % dei POF monitorati prevedono una qualche attività che abbia a che
fare con il benessere degli insegnanti inteso in senso lato ed ancor meno
sono i POF che si occupano esplicitamente delle relazioni fra i soggetti
operanti nella scuola o dei climi presenti in essa. In tal senso la
ricerca si propone fra l'altro di individuare le cause del burn-out
(sofferenza) degli insegnanti e di verificare se, intervenendo sullo "star
bene a scuola", si riducono la perdita dei sentimenti positivi verso
l'utenza e la professione, riducendo le difficoltà di attivare processi di
cambiamento.
Alla presentazione del progetto ha fatto
seguito la stimolante relazione di Giampietro Lippi, pedagogista e
dirigente scolastico di un Istituto Comprensivo di Cesenatico, il quale
attraverso suggestioni metaforiche sia verbali che iconiche ha richiamato
la necessità di ri-conoscere i nostri studenti: a parer suo da una
quindicina d'anni a questa parte, da quando cioè il processo di
globalizzazione ha accelerato il suo corso e si è contemporaneamente
affermato un vero e proprio mercato della cultura, le giovani generazioni
a fronte della rapidità cognitiva con cui eseguono protocolli di
istruzioni formalizzate, mostrano una forte labilità psicologica e talora
difficoltà nell'eseguire anche i più semplici compiti che richiedono
abilità di tipo motorio-spaziale (del tipo allacciarsi le spighette).
L'ultima relazione della mattinata ha
sviluppato la problematica del burnout nella professione docente,
prospettando eventuali strategie di prevenzione. Vittorio Lodolo d'Oria,
medico e docente universitario, dopo aver premesso che la sindrome del
burnout non è a tuttoggi contemplata nella classificazione internazionale
delle patologie psichiatriche, ha fornito una precisa descrizione della
sindrome stessa, segnalata nella letteratura medica internazionale per la
sua frequenza nelle cosiddette helping professions (ossia le
professioni sanitarie ed assistenziali, quelle in campo educativo ed in
genere a stretto contatto con la "clientela"). Il relatore ha poi
analizzato dettagliatamente fattori, sintomi e fasi del burnout,
delineando una corretta terapia. Punto chiave dell'analisi statistica sui
casi verificatisi nella città di Milano fra il 1992 ed il 2001, è stata la
rilevazione dell'età media al momento della richiesta di inabilità, che
nel caso degli insegnanti è di circa 49 anni, maggiore di 5 - 6 anni
rispetto alle altre professioni analizzate. Questo dato, unito a quanto
già osservato circa l'esposizione alla sindrome di burnout della categoria
degli insegnanti, evidenzia la necessità di un adeguata prevenzione
considerato anche il costo sociale del pensionamento anticipato delle
persone coinvolte. Per approfondimenti si segnala la sezione BURN-OUT del
Sito nazionale Gilda (www.gildains.it).
Come i colleghi non mancheranno di notare,
anche dal particolare punto di vista delle patologie
psichiatriche emerge l'urgenza e la necessità di riconsiderare lo sviluppo
della carriera docente: quale insegnante più o meno "attempato" non
desidererebbe alleggerire il numero di ore frontali a diretto contatto con
le scolaresche, a favore di attività di coordinamento, ricerca, tutoraggio.
La proposta della Gilda degli insegnanti
riceve autorevole conferma.
Nel pomeriggio si
sono tenute altre relazioni sui climi relazionali e sullo stress da lavoro
ed una tavola rotonda sul tema delle relazioni fra scuola e famiglie: nel
complesso una giornata di studio a tutto tondo che non può che favorire un
buon avvio del nuovo anno scolastico.