Democrazia e carriera nel preside elettivo
di Bruno Telleschi
Postulato. Si suppone che nelle scuole ci sia un preside e dunque
si discute della sua configurazione.
Limiti di un presidente elettivo del collegio.
La proposta del presidente elettivo del collegio dei docenti (da non
confondere con la proposta di un preside elettivo) è stata formulata
recentemente in una parte del volantone elettorale alla sezione Chi
siamo: la linea scolastica della Gilda "Professione docente", 2003,
n.8 ottobre, p.8: "La gilda chiede che l'autonomia sia accompagnata da
una chiara individuazione delle funzioni attribuite al corpo docenti (il
Collegio docenti deve rimanere il luogo decisionale di ogni questione
afferente alla didattica e deve essere guidato da un docente -
Presidente del Collegio - non dal Dirigente scolastico)". Ma è
inadeguata perché non tiene conto della complessità del sistema, cioè
del sistema costituito dalla singola scuola in cui i vari organi devono
trovare equilibrio e coerenza tra loro. Peraltro è pure insufficiente: a
maggior ragione bisognerebbe escludere il preside dai consigli di
classe, dagli scrutini e dagli esami di maturità. In sostanza La
proposta del presidente elettivo del collegio rompe l'equilibrio dei
poteri ed introduce una separazione tra gli organi della scuola senza
prevedere le forme di un confronto reciproco. Che rapporti ci sarebbero
tra il presidente e il preside? tra il preside e il collegio? A meno di
non credere che il sistema funzioni spontaneamente e gli organi di una
singola scuola trovino spontaneamente i modi per cooperare e dialogare
tra loro nell'interesse di tutti, a meno di non credere che il
presidente del collegio comunichi cordialmente con il preside e con il
segretario è necessario indicare soluzioni più definite e organizzate.
La proposta del presidente elettivo del collegio introduce una
separazione ingenua dei poteri che in realtà favorisce la deriva
manageriale e dirigenziale del preside. Illudendosi di sottrarre gli
insegnanti e la didattica alla prevaricazione del preside (come se fosse
possibile ritagliare per gli insegnanti uno spazio sereno, come un
giardino protetto dalle esigenze amministrative e organizzative), li
espone all'interferenza e all'interdizione del manager con l'eventuale
complicità del segretario.
Il presidente elettivo nel sistema tecnocratico.
In un sistema tecnocratico l'esclusione del preside dal collegio può
essere compensata da una riconferma del suo potere. Per es., nel
marchingegno organizzativo escogitato dall'ala tecnocratica della gilda
per garantire una carriera agli insegnanti (vd Modello organizzativo
della scuola nella nuova realtà dell'autonomia, "Professione
docente" 1994, n.5, p.5) il coordinatore didattico (cioè il presidente
del collegio) si collocava alle dipendenze del preside (ribattezzato per
l'occasione capo di istituto) sullo stesso piano della piramide con il
coordinatore amministrativo (o segretario). In questo quadro la coerenza
del sistema era garantita da un equilibrio di poteri solidali
all'interno una gerarchia riconosciuta con il vertice nel preside. Poi
si apriva la cascata dei coordinatori di dipartimento e di classe.
(S'intende che nei sistemi tecnocratici coordinatore è un eufemismo
democratico che sostituisce un autoritario direttore).
Il preside elettivo in un sistema democratico.
In un sistema democratico la coerenza del sistema potrebbe essere
affidata a un preside elettivo che da un lato presiede il collegio e
dall'altro ordina l'apparato amministrativo. (Il ruolo del segretario
deve essere ridimensionato e sottoposto alle strette dipendenze del
preside). Nel collegio il preside sarebbe comunque costretto a
confrontarsi per trovare un accordo e d'altra parte attraverso il
preside il collegio potrebbe esercitare un controllo sull'apparato
amministrativo, che spesso si comporta come un corpo separato.
Il preside elettivo nella carriera degli insegnanti.
Supponendo che l'elettorato passivo sia circoscritto per competenze
certificate, il preside potrebbe costituire una forma di carriera per
gli insegnanti. Si tratterebbe cioè di creare per selezione una fascia
di competenti tra cui eleggere il preside. L'incarico potrebbe essere
triennale e compensato da una indennità, inferiore comunque agli
stipendi ingiustificati degli attuali dirigenti. Prima o dopo l'incarico
si tratterebbe di un insegnante che insegna come gli altri. (S'intende
che il ruolo del preside deve essere ridimensionato a garanzia della
libertà di insegnamento e dell'autonomia collegiale).
Conclusione.
L'ipotesi del preside elettivo (da valutare nei suoi effetti) può
costituire una carriera possibile all'interno delle singole scuole,
fermo restando che eventuali coordinatori si possono configurare
soltanto come funzioni temporanee ed elettive.
Bruno Telleschi - 13.2.04
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