Riordino dei cicli: una cortina di silenzio sulle voci fuori dal coro

 

Nella Commissione dei “Saggi” ministeriale non sono mancate le  voci fuori dal coro, voci che la relazione finale del 12 settembre 2000 non riporta. Significativo è il fatto che si taccia sull’intervento di Emilio Ambrisi del Gruppo di lavoro n° 5 per “Un progetto generale per la promozione della professionalità docente, con particolare attenzione alla formazione iniziale e in servizio e alla valorizzazione delle esperienze”.

Riporto soltanto poche significative riflessioni tratte dal contributo di Ambrisi:

-         Alla base del progetto (per la promozione della professionalità. n.d.r.) va posto l’insegnamento: ciò che si fa in classe interessa molto di più di ogni altra cosa e deve essere oggetto di comunicazione, di riflessione, di discussione, sistematiche ed organizzate”;

-         Deve essere introdotto il concetto: le ore di insegnamento sono le più importanti e le meglio pagate”;

-         “Nella carriera, accanto a crediti professionali, devono essere introdotti debiti professionali (per coloro che riducono l’insegnamento attivo, n.d. r.)”;

-         “I docenti devono essere posti nella condizione di riflettere sul proprio insegnamento attraverso l’esplicita richiesta di raccontare la propria esperienza di progettazione e di esiti dell’insegnamento prestato”;

-         Gli esperti devono assumere una configurazione diversa: da esperti di formazione a esperti ascoltatori”.

 

Pubblico queste brevi riflessioni senza lunghi commenti.

Risulta chiaro come esse derivino dal rifiuto dell’inversione del rapporto fisiologico tra normalità curriculare e attività integrative, che ha portato alla moltiplicazione delle varie “educazioni” (alla salute, al pronto soccorso, stradale, alla legalità, sessuale, etc.) ed oggi, con la legge sull’autonomia, alla proliferazione  anarchica dei “progetti”.

La strada imboccata risulta tanto più pericolosa in quanto nella visione dei pedagogisti ministeriali “i buoni progetti, lungi dall’essere meramente aggiuntivi, devono attraversare l’impianto curriculare per rinnovarlo dall’interno ossia destrutturarlo, in vista della vagheggiata abolizione delle discipline in favore dei nuovi saperi volatili e “trasversali”( dal documento sulla “Natura e fini della scuola” elaborato dalla Commissione non ministeriale per il Riordino dei cicli – vedi Professione docente, n°8 e 9).

 

A cura di Se.G

1/11/2000