1) Professor Sen, quanto è importante l’ istruzione
in questa crisi mondiale?
L’ istruzione è un bene molto, molto importante e per questo la ringrazio di
questa domanda. Prima di tutto devo dire che in questa fase abbiamo bisogno
del potere e della protezione delle istituzioni non di mercato. Istituzioni,
quindi, fornite di prassi democratiche, civili e dei diritti umani, media aperti
e liberi, strutture per l’ istruzione di base e assistenza sanitaria, reti di
sicurezza economica, disposizioni per la libertà e i diritti delle donne. L’
istruzione dunque è fondamentale, ma ogni paese ha una sua peculiarità e dei
propri problemi. Per esempio, in alcuni paesi è ancora difficile finire la
scuola di base; in altri, il problema più forte è mantenere la semplice
disciplina. Per esempio, io ho utilizzato i fondi del Premio Nobel proprio per
finanziare scuole di base in India e in Bangladesh.
Per questo, ribadisco che l’ attenzione all’ istruzione deve partire esattamente
dalle difficoltà specifiche di ogni paese.
2) Nel suo testo, Identità e violenza 1, Lei ha usato
parole molto critiche contro il comunitarismo. Oggi, si tende ad identificare la
scuola con la comunità. Cosa ne pensa?
Nel mio testo, io mi riferivo soprattutto alle
scuole confessionali, finanziate dallo stato in Gran Bretagna: scuole islamiche,
scuole induiste e scuole sikh oltre alle preesistenti scuole cristiane. Io credo
che questo tipo di scuole offra agli allievi scarse opportunità di coltivare l’
uso della scelta ragionata per decidere della priorità della loro esistenza. La
scelta britannica di andare nella direzione delle scuole confessionali riflette
anche una particolare visione del paese : la Gran Bretagna come “ federazione di
comunità” invece che come insieme di esseri umani che vivono nel Paese con varie
differenze. In ogni caso, io penso che l’ istruzione debba essere la più
universale possibile.
3) In che senso ?
Nel senso che l’ istruzione deve servire
soprattutto ad aprire le menti. Sono sì importanti le varie discipline che si
studiano ma è molto più importante che l’ insegnamento abbia come obiettivo
l’ educazione ad aprire le menti. Nel libro da lei citato ho affermato
che l’ importanza di un’ educazione scolastica non settaria e non confessionale
capace di espandere, invece di ridurre, la capacità di penetrazione della
ragione ( compresa l’ analisi critica) è fondamentale. Come disse Shakespeare ;
“ alcuni ( la grandezza) la possiedono per nascita, altri la conquistano, altri
ancora la ricevono in dono”. I bambini che hanno la vita davanti a loro, dalla
scuola non devono “ ricevere in dono” la “ piccolezza”. C’ è molto in gioco.
*Amartya Sen, nato in Bengala
è stato docente presso l’università di Calcutta, presso il Trinity College di
Cambridge, poi a Nuova Deli, alla London School of Economics, a Oxford e,
successivamente, all’università di Harvard. Nel 1998, pur mantenendo la sua
carica di docente ad Harvard, ha fatto ritorno come rettore al Trinity College.
Presidente della Economic Society, della International Economic Association,
della Indian Economic Association, a Sen è stato conferito il Premio Nobel per
l’economia nel 1998. Egli è autore di numerosissime opere, delle quali meritano
sicuramente di essere ricordate Collective Choice and Social Welfare
(1971), On Economic Inequality (1973), Commodities and Capabilities
(1985), Etica ed Economia (1987), Inequality Reexamined (1992),
Lo sviluppo è libertà (1999), Globalizzazione e libertà (2002).
Identità e violenza( 2006).
(13 maggio 2009)
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