Siamo contrari ad un sistema regionale alternativo all’
istruzione scolastica nel periodo dell’ obbligo. Ci concentreremo sull’
organizzazione del terzo anno, per chi decide di uscire dal percorso
scolastico. La Regione Toscana non ha ritenuto di fare ricorso alla Corte
costituzionale contro il decreto legge del Governo perché non vi ha
ravvisato una invasione di campo delle prerogative costituzionali. E’
necessario il trasferimento delle risorse finanziarie ed umane alle Regioni
per far decollare davvero l’ autonomia scolastica.
1) Assessore Simoncini,
istruzione obbligatoria impartita per almeno 10 anni. La Regione Toscana, in
decisa controtendenza con molte altre Regioni, ha deciso di interpretate l’
innalzamento dell’ obbligo, come obbligo scolastico e non solo di istruzione
e quindi di non coinvolgere la Formazione professionale. Vuole spiegare i
motivi che hanno portato a queste decisione?
Abbiamo fatto questa scelta in coerenza con il ruolo fondamentale che
attribuiamo alla scuola e che si è già concretizzato nei percorsi triennali
integrati che in Toscana sono stati sperimentati con il coinvolgimento delle
scuole superiori. Siamo infatti convinti che ciascun cittadino debba
acquisire nella scuola le competenze fondamentali. Per questo siamo contrari
a un sistema regionale alternativo all’istruzione scolastica nel periodo
dell’obbligo, cioè fino a sedici anni. Ora ci concentreremo
sull’organizzazione del terzo anno, destinato a quegli alunni che decidono
di uscire dal percorso scolastico e che oggi sono già un percentuale esigua
e, ci auguriamo, destinata ad abbassarsi ancora. Il modello si baserà su uno
stretto collegamento con le Province, le agenzie formative e anche tramite
convenzioni con le scuole, per realizzare questo ulteriore anno che, dopo il
biennio obbligatorio, dovrà avere carattere fortemente professionalizzante e
portare al conseguimento di una qualifica professionale.
2) Allora, quali spazi intende ritagliarsi le Regione Toscana in questo
processo innovativo ?
La scelta di far coincidere l’obbligo all’istruzione con
l’obbligo scolastico vedrà la Regione impegnata a supportare le attività del
biennio delle superiori attrezzando le scuole per affrontare i problemi dei
ragazzi, in particolare quelli più in difficoltà, con iniziative di
orientamento e sostegno a favore di coloro che manifestano precocemente
l’intenzione di non proseguire gli studi. Nell’organizzazione del terzo
anno, destinato al conseguimento di una qualifica professionale, si terrà
conto anche delle specificità territoriali e alle possibilità di sbocchi
occupazionali in determinati settori. Inoltre stiamo pensando anche alla
possibilità di utilizzare lo strumento del voucher, un contributo ai singoli
studenti, per consentire loro l’accesso anche ai percorsi della formazione
tradizionale.
3) Riordino dell’ Istruzione tecnico- professionale : sono previste
commissioni speciali per studiare la forma dei nuovi Poli ?
Prima di tutto vogliamo capire quale sarà il testo definitivo della
riforma approvato dal Parlamento. Una volta che sarà stato approvato,
lavoreremo perché il riordino del sistema di istruzione professionale
rappresenti un’occasione di sviluppo per il territorio e un sostegno alle
competenze professionali di cui la nostra economia ha bisogno.
4)Istruzione
professionale e Formazione professionale : il DDL n. 7 del 31 gennaio 07
delibera di accordarle nei nuovi Poli. Ma il settore dell’ istruzione
professionale, dopo la Riforma del Titolo V , appartiene alla legislazione
esclusiva delle Regioni. Non vi sarà un conflitto di competenze?
La Toscana non ha
ritenuto di fare ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto legge
del governo per due motivi. Il primo è di carattere normativo: da una
lettura del decreto non ci sembra infatti di ravvisare una invasione di
campo rispetto alle competenze costituzionali affidate alla Regione. I nuovi
istituti tecnico-professionali infatti, sono finalizzati al conseguimento di
un diploma e rientrano quindi a pieno titolo nell’istruzione, che è di
competenza statale. In secondo luogo, condividiamo l’idea di unitarietà
dell’istruzione, coerentemente con il giudizio negativo dato a suo tempo
contro l’ipotesi di un doppio canale contenuta nella riforma Moratti. Ciò
non toglie che le competenze in materia di formazione restino alla Regione
che intende continuare ad esercitarle, anche con l’introduzione, come si è
detto, del terzo anno dopo l’obbligo. A proposito di competenze, resta forte
la pressione della Toscana perché si arrivi in tempi rapidi all’attuazione
del nuovo titolo V della Costituzione per quanto riguarda la completa
attuazione della programmazione dell’offerta formativa. E’ oggi
indispensabile il trasferimento delle risorse, finanziarie ed umane, che
solo può consentire anche la gestione, rendendo così effettivo l’esercizio
dell’attività di programmazione da parte della Regione e far decollare
davvero l’autonomia scolastica.