Nella giornata del 5
ottobre, in occasione della giornata mondiale dell’insegnante, istituita
dall’UNESCO nel 1994, la Gilda degli Insegnanti ha promosso un convegno-studio
dall’emblematico titolo “ La scuola è finita, W la scuola” per riflettere sulla
crisi dei sistemi scolastici occidentali e quindi anche della scuola italiana.
Nella cornice della
sala congressi dell’hotel “D’Azeglio” di Roma, che da diversi anni ospita le
iniziative culturali della Gilda, intorno alle 10.30, sono iniziati i lavori,
coordinati dalla professoressa Renza Bertuzzi, che ha riportato i saluti
ufficiali e gli auguri di buon lavoro dei ministri : Bindi, Chiti , Parisi
, del viceministro della Pubblica Istruzione Bastico e della
sottosegretaria La Torre.
Il previsto intervento introduttivo del coordinatore nazionale
Rino di Meglio si è risolto in un breve saluto, in quanto urgentemente
convocato all’ARAN dove erano in corso le ultime battute per la stipula del CCNL
della scuola.
E’ stato quindi il coordinatore del Centro Studi Gilda, prof. Gianluigi Dotti
a introdurre i temi da trattare, illustrando i risultati elaborati
dall’OECD/CERI e pubblicati dall’OCSE nel luglio del 2007. Dai dati è venuto
fuori chiaramente che i sistemi scolastici dei paesi occidentali stanno
attraversando una fase di crisi da cui si possono prefigurare cambiamenti
radicali che possono incidere profondamente tanto nella società quanto nelle
istituzioni. Nuovi modelli di democrazia potrebbero fare da sfondo agli scenari
di scuola delineati dai suddetti istituti di ricerca; anzi un pericoloso
arretramento della medesima potrebbe configurarsi e compromettere così le
conquiste raggiunte in occidente negli ultimi 60 anni. Sei scenari sono stati
ipotizzati per il futuro della scuola:
1) una scuola come sistema burocratico impermeabile e
resistente a ogni possibile cambiamento;
2) una scuola come organizzazione di apprendimento
focalizzato;
3) una scuola come centro sociale di base;
4) una scuola sul modello del mercato;
5) una scuola come sistema di apprendimento;
6) una scuola totalmente collassata.
Su questi scenari si sono sviluppati i tre interventi s
successivi.
Giovanni Tarli Barbieri, giovane e brillante costitituzionalista
dell’università di Firenze, non nuovo a convegni Gilda sulla scuola, ha
individuato nella crisi della scuola italiana di questo ultimo decennio un
inquietante segnale di scollamento dai principi della costituzione del ’48.
Le critiche si sono comunque appuntate in particolar modo sulla riforma del
titolo V del 2001 che ha ulteriormente contribuito a rendere meno chiaro il
rapporto tra i vari soggetti istituzionali e la scuola. La
costituzionalizzazione dell’autonomia, voluta da quella riforma, costituisce, a
suo parere, una soluzione impegnativa forse eccessiva che potrebbe avere
spiacevoli e inattese conseguenze.
Il prof. Giulio Ferroni, illustre italianista
dell’università “ La Sapienza” di Roma , autore peraltro di un interessante
pamphlet sulla crisi della scuola italiana dal titolo “ La scuola sospesa.
Istruzione, cultura e illusioni della riforma”, ha tracciato un quadro piuttosto
desolante della scuola italiana. Dal suo appassionato intervento è emersa una
realtà del sistema scuola in progressiva ma inarrestabile disgregazione dovuta
ad un’incalzante avanzata della cultura mass-mediadica, consumistica,
qualunquistica e di basso profilo formativo. Il riformismo di questi ultimi anni
è stato un tentativo non riuscito di rinnovamento della scuola pubblica, sia per
l’inadeguatezza e le ambiguità della politica ma anche e soprattutto per una
palese latitanza degli intellettuali che non hanno saputo interpretare e capire
le richieste di soccorso educativo e culturale provenienti dal mondo della
scuola.
L’ultimo intervento lo ha fatto il prof. Paolo Ferliga psicologo e
analista di fede junghiana ma anche docente di scuola. La sua lettura della
crisi della scuola è stata osservata e analizzata nel tracciato del declino
dell’autorità del padre. Il tema., ampiamente trattato in un suo saggio “ Il
segno del padre nel destino dei figli e della comunità” ha consentito di
decifrare i comportamenti diffusi nella scuola italiana che minano alla base i
processi di crescita e di formazione degli studenti. Partendo dal processo di
identità e identificazione nei primi mesi di vita del bambino, il professore ha
saputo trattare con grande perizia il tema dell’autorevolezza e
dell’autoritarismo nella scuola.
Il pubblico ha seguito con grande interesse lo svolgimento del
convegno ed ha avuto uno spazio per interventi che hanno contribuito al
confronto e alla riflessione.
Un caloroso e sentito apprezzamento è stato espresso da parte di
tutti i presenti, sia nei confronti dei relatori, sia nei confronti della Gilda
degli Insegnanti che ha offerto questa occasione di studio e di dialogo su
tematiche e problematiche scottanti della scuola.
Roma, 6 ottobre 2007 |