SCUOLA: IL POLO ‘FA’ E L’UNIONE ‘NON DISFA’
a cura di Serafina Gnech |
In un precedente intervento (1) abbiamo cercato di sintetizzare il programma sulla scuola dell’Unione. Come abbiamo rilevato, esso non prevede l’abrogazione della Legge 53/2003, ovvero della legge-delega Moratti – e questo nonostante le sollecitazioni in questo senso provenienti da almeno un partito dell’Unione (2) - ma una sua riscrittura, che prenda il via dagli obiettivi fissati dal programma. Obiettivi che potremmo così sintetizzare:
E il Polo? Se questo è il progetto dell’Unione, che cosa intende ancora fare o disfare il Polo? Il Programma elettorale 2006 della Casa delle libertà non dedica una sezione specifica alla scuola, né è stato dato mandato ad un gruppo di lavoro di approfondire le tematiche relative alla scuola, come ha fatto l’Unione (3). Se la cosa risulta per alcuni versi ovvia – il programma scuola della Casa delle Libertà si è concretizzato nella legislazione dell’ultimo quinquennio - non sarebbe stato inutile uno sguardo critico d’insieme al programma attuato. Soprattutto considerando quale bufera ha investito il mondo della scuola in questi ultimi anni. Il Programma non evidenzia però la necessità di alcuna correzione di rotta (4): Noi non dobbiamo cambiare campo. Come è evidente abbiamo già il nostro campo: il nostro programma di Governo e l’azione coerente e continua che ne è seguita, superando difficoltà ed ostacoli nuovi ed imprevisti. E’ dunque ancora sul vecchio campo che ora dobbiamo e possiamo fare una nuova semina. L’assenza di una sezione specifica dedicata alla scuola, non si traduce in totale assenza di riferimenti ad essa. Uno degli obiettivi generali del programma, che investe anche la scuola sembra essere quello del miglioramento della qualità, coniugato ad un contestuale tentativo di contenimento degli sprechi: Continueremo nell’azione di ammodernamento e di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e nella azione di contrasto ai privilegi, ai favoritismi, agli sprechi (Paragrafo 5, 3). E ancora: Continueremo nella nostra azione di aiuto e di sostegno alla famiglia, garantendo servizi pubblici sempre più di qualità nella scuola e nella sanità. E introducendo il quoziente familiare (P. 5, 6). Alcune proposte specifiche si sommano poi al Programma del 2001. Esse sembrano voler realizzare due obiettivi sostanziali: un obiettivo di sostegno educativo ed economico alle famiglie e un obiettivo di totale liberalizzazione delle Università. Per il primo si prevede:
Per il secondo obiettivo, relativo alle Università, si prevede:
Se, esaminati i programmi e, nel caso del Polo, le leggi varate da questa legislatura, vogliamo fare un tentativo di comparazione delle due posizioni, utilizzando la categoria della continuità con il suo opposto della discontinuità, possiamo facilmente rilevare che, nonostante le affermazioni avanzate, il programma dell’Unione non si pone in radicale discontinuità con l’operato del Governo precedente, ma realizza invece un mix di continuità e di discontinuità. Infatti: il punto uno - necessità di realizzare investimenti nel sistema pubblico, comprensivo dunque di scuole statali e scuole private paritarie - costituisce obiettivo comune e ciò che cambia è in realtà l’equilibrio degli investimenti (5); il punto due - concezione di una scuola in cui si realizzi parità fra i diversi soggetti - risulta condiviso dalle due coalizioni, anche se per motivi diversi. La famiglia che interviene nel portfolio delle competenze individuali è la famiglia soggetto paritario del programma dell’Unione; il punto tre - la scuola autonoma che risponde al territorio - costituisce principio assolutamente condiviso. All’aumento del potere decisionale del Consiglio di scuola (testo unificato sugli OOCC Bianchi Clerici, rimasto bloccato) fa pendant l’introduzione prevista dall’Unione di organi collegiali nuovi: le Conferenze di scuola e le Conferenze del territorio, grazie alle quali il territorio entra in modo massiccio nel mondo della scuola. Per quello che riguarda il punto quattro - relativo ad una ‘carriera docente’ - perché di questo si tratta, anche se si usa una terminologia che riduce l’impatto (valorizzazione professionale, declinazione delle competenze e quant’altro), i documenti programmatici ci indicano una sostanziale condivisione dell’obiettivo. E questo anche se, dopo la vicenda ‘concorsone’, nessun Governo ha voluto spingere troppo in quella direzione; va detto però che una carriera di fatto esiste già nelle scuole e che essa si è delineata con la connivenza di tutti i governi. : A noi pare – ma forse non riusciamo a cogliere pienamente gli intenti - che le trasformazioni più tangibili che l’Unione intende eventualmente attuare siano concretamente due:
Nessun cenno, invece, nel programma, ad un eventuale ‘recupero’ degli istituti tecnici, e questo nonostante le pubbliche affermazione di Romano Prodi a tutti gli italiani. Per quello che riguarda l’auspicato, almeno da parte nostra, ritorno alla Commissione di Stato esterna, ci rammarichiamo soltanto del fatto che la possibilità di ‘saltare’dal quarto anno del liceo alla formazione tecnica superiore, possa conferire un carattere residuale a questo esame. Venendo poi - e per concludere – all’ultimo punto, dobbiamo dire che non ci pare che ad esso possa essere completamente applicata la categoria della discontinuità. La realizzazione del biennio superiore unitario – sul quale dovrebbe essere urgentemente avviata una grande discussione per il pericolo di dequalificazione generale che esso comporta - non ci pare presentare infatti grandi elementi di ‘dirompenza’. E questo sia perché esso è già concretamente realizzato (6), sia perché trova il suo alveo perfetto nella realizzazione del decreto legislativo 226 sul secondo ciclo. Decreto che, come sappiamo, prevede che possano essere costituiti dei Campus o Poli formativi, possibili punti di raccordo anche fra l’istruzione e l’istruzione-formazione. Convergenze e divergenze. Complessivamente più convergenze che divergenze. Da qui la volontà dell’Unione di non ‘disfare’ ciò che il Polo ha ‘fatto’. Resta comunque un problema : quello della paternità o maternità storica. Ma nulla vieta – in realtà - che la futura riforma abbia, non un padre o una madre, ma un padre e una madre… Diciamo Berlinguer-Moratti…!??! |
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inserito il 30/03/2006