RIFORMA DELLA SCUOLA: TUTOR = COUNSELOR?

 

a cura di Se.G.

 

Che cosa sappiamo sul tutor previsto dalla riforma della scuola? Molto e poco. Molto se leggiamo i documenti ministeriali, poco se consideriamo lo spazio che sempre passa fra la teoria e la pratica delle cose.  Ma è anche vero che la realtà si situa sempre nella storia e la storia dovrebbe essere maestra. Nello specifico c’è una storia alla quale vale la pena volgere lo sguardo: è la storia americana, di cui Marianella Sclavi ci diede uno spaccato concreto alcuni anni fa, penetrando – con il sistema dello shadowing – la realtà scolastica  quotidiana di una scuola statunitense.

Ritengo particolarmente interessante riportare questo passaggio del suo libro, passaggio in cui descrive l’incontro di alcuni studenti con il loro counselor.

 

Robinowitz (il counselor, n.d.r) si volge di nuovo alla fila degli studenti contro il  muro.

‘Dunque…’ fa a una studentessa che lo fissa con aria interrogativa, a disagio.

La ragazza ripete che non ce la fa assolutamente a continuare il corso di ginnastica; dice che non può sopportare la professoressa. R. la scruta perplesso come se stesse sondando abissi inaccessibili e poi di scatto prende da una pila un modulo e mentre scrive chiede:

‘Hai un’idea di che materia vuoi, al posto di ginnastica?’

‘Io preferirei un periodo libero… tanto sono senior…’

Va bene. Le consegna una copia del modulo. Fatto. Se ne va come una che sta uscendo da uno studio dentistico incredula di non aver sentito dolore.

Uno studente con un filo di voce chiede cosa deve scrivere “in queste righe qui” della domanda di ammissione al college; R. glielo dice e lo spedisce:

‘Torna quando hai bisogno, ma ricorda che sei tu che devi scrivere la domanda, non io…’

Un altro studente cambia idea e se ne va senza aver chiesto niente, dice di non avere le idee chiare e che tornerà un’altra volta.

Una ragazza dall’aria ordinata e giudiziosa vuole un consiglio sull’opportunità di lasciar cadere chimica AP (Advanced Placement); nelle altre materie ha una media molto alta, 95 (il voto massimo è cento) ma nei tests di chimica non riesce a salire sopra una media di 80… se va avanti così… e non crede di riuscire a migliorare di molto… anche la professoressa non l’ha incoraggiata molto… si rovina la media generale. Chimica, con questi voti, porta più danno che vantaggio per il college… Si mettono d’accordo che, prima di prendere una decisione così drastica, conviene che entrambi ne parlino più a fondo con la professoressa di chimica. R. promette di farsi dare un giudizio franco sulla possibile resa della ragazza. Anche lei, comunque, nel caso lasciasse cadere chimica, sarebbe propensa a non scegliere un’altra materia e tenersi l’ora libera.

Rimango sbalordita per la brutale franchezza di questi dialoghi e la logica commerciale con cui le materie vi vengono soppesate.

Lo scorso anno, ogni volta che, come mamma di Bianca, capitavo nell’ufficio di R. per qualche rapido scambio di informazioni, mi presentava agli studenti e con tono forense chiedeva:

‘Ci sono counselors nella scuola italiana?’

‘No’, rispondevo.

‘E perché non ci sono?’

‘Perché gli studenti non hanno nulla da scegliere’, replicavo ridendo.

’Capito?’ tuonava rivolto agli astanti. ‘Siete dei privilegiati, non dimenticatelo’.

 

Il libro dal quale ho tratto questo brano data del 1994 (1). Molta acqua è passata sotto i ponti. Ben presto anche gli studenti italiani avranno il diritto di ‘lasciare’ una professoressa antipatica o una materia ostica.  Diventeranno anche loro dei privilegiati. E se impareranno poco o nulla pazienza. In fondo quel che conta non è “stare bene”?

 

1. Marianella Sclavi, A una spanna da terra, Feltrinelli 1994