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Commissione Riordino dei Cicli: relazione.

 

Ai colleghi.

 

Invio una relazione ( lunga ) sullo stato dei lavori della Commissione per il Riordino dei Cicli scolastici.

Contiene sia la sintesi del seminario che si è tenuto a Fiuggi, nei giorni 18- 19- 20 Aprile , che una panoramica sul profilo del nuovo ciclo di base, con schemi orari degli ambiti e delle discipline. Per quest' ultima  parte ho tenuto conto del Regolamento , che , se approvato dalla Corte dei Conti, darà avvio alla riforma del ciclo di base dal 1 settembre 2001.

Rispetto alla fisionomia del ciclo secondario, ho indicato alcuni temi importanti, che dovranno essere di dibattito nei prossimi mesi.

Nella relazione non ho accennato a tutte quelle impressioni, che ho colto e che colgo, dai discorsi -ufficiali e non- dei funzionari e dei membri della Commissione.

Sono, ovviamente, impressioni negative, non ancora tradotte in norme certe, che preferisco non comunicare ( si spera sempre di essere pessimisti! ).

Naturalmente, la relazione, pur se lunga, non affronta tutti i problemi in questione ( per es. il tema della valutazione degli studenti ).

Se qualcuno vorrà indicazioni più precise, può chiedermele : se sarò in grado, risponderò volentieri.

Purtuttavia, nel pessimismo diffuso,  vi sono alcune possibilità. Sono tutte quelle norme che ho indicato in neretto e che attribuiscono ai docenti ancora una discreta responsabilità di intervento.

Occorre conoscerle bene, chiedere che siano rispettate, e utilizzarle bene nel discorso politico della prossima piattaforma contrattuale. 

Ricordando sempre che l' Autonomia non è una concessione, ma un diritto, e che i diritti si esercitano e non si eseguono.

                                                            Renza Bertuzzi   

 

 

Riordino dei Cicli: tutto in ordine.

 

 La Commissione per il Riordino dei Cicli scolastici si è riunita a Fiuggi dal 18 al 20 Aprile 2001, con il programma di affrontare una serie di temi preliminari alla stesura dei nuovi curriculi per il ciclo secondario.

Si trattava di ragionare su:

1) Profili e terminalità dei nuovi indirizzi;

2) Valenza culturale e professionale dell’area delle discipline comuni;

3) Valenza culturale e professionale dell’area delle discipline di indirizzo e delle ‘opzionalità’ dei futuri indirizzi;

4) Dall’orientamento alla didattica orientante in funzione dell’obbligo scolastico e dell’obbligo formativo;

5) Obbligo formativo. I.F.T.S., educazione degli adulti e formazione continua;

6) Le nuove tecnologie nella scuola secondaria : strumenti per l’apprendimento o ambienti di formazione dell’esperienza e della conoscenza;

7) Professionalità, competenza, utilizzazione e formazione in servizio dei docenti;

8) Valutazione, certificazione e ‘passerelle’ nella scuola secondaria.

La prima fase, plenaria, è stata aperta dal ministro della Pubblica Istruzione , il quale, convinto e convincente, ha tenuto la scena per più di un’ora.

Naturalmente, ha detto, non si parla nemmeno di sospendere la  Riforma, il cui avvio è  già previsto al 1 settembre 2001 per la scuola di base,  e non tanto perché essa, come è ormai a tutti noto, ‘ risponde ad un’esigenza di profondo rinnovamento’, quanto perché  il ministro è tenuto a rispondere alla legge e non ad altro. La legge (n. 30 / 2000 e la relazione parlamentare)  impegnano il ministro alla obbligata partenza il 1 settembre 2001 per il ciclo di base e il 1 settembre 2002 per il ciclo secondario.

Criticando, senza nominarli, coloro che nel C.N.P.I hanno espresso un  parere negativo, parere obbligatorio , ma non vincolante (ha tenuto a precisare) , De Mauro ha sottolineato come  quella seduta del Consiglio non avesse il numero legale, poiché quasi tutte le associazioni professionali (‘ la scuola militante’, come ama definirla) avevano abbandonato l’ aula.

Ironico , a tratti provocatoriamente audace  (‘ Sappiamo bene che queste innovazioni fanno perdere voti  , perché non creano immediato consenso. Anche la riforma Gentile ha suscitato, al suo inizio, forti dissensi’ ) , beffardamente postidealista verso gli storici che hanno criticato  l’ operazione sulla Storia (‘ La Storia è sempre tra noi e noi siamo nella Storia ) , il ministro ha confermato la perseveranza  di  proseguire.

Durante la stessa fase  plenaria, i componenti della commissione hanno appreso anche come il Ministero avesse  avviato (e concluso)  la consultazione sui nuovi curriculi del ciclo di base. Coloro che avevano diffidato dei dichiarati  impegni  ministeriali ad ascoltare  il parere dei docenti ( altrimenti definiti ‘ risorsa strategica’), si sono potuti ricredere.

Infatti,  con una rapidità ed un’ efficienza più teutoniche che italiche – dal 28 Febbraio al 2 Marzo 2001- e con un raffinato sistema di  indagine che ha coinvolto i ‘focus groups ‘ , ( docenti già individuati per particolari ( ! )  caratteristiche) sono stati contattati ben 2700 docenti , in  250 scuole   .

La maggior parte di loro ha espresso  apprezzamento per l’ impianto culturale dei nuovi curriculi della scuola di base. Chi avrebbe potuto dubitarne ? Naturalmente, il fatto che i docenti in Italia siano nell’ ordine di 800000 persone appare particolare trascurabile e , forse, irritante.

 

                            La discussione nei gruppi di lavoro.

                                                     

Le giornate di Fiuggi sono servite  a definire la fisionomia del nuovo ciclo secondario. Questa immagine ( ormai abbastanza realistica) emerge più da una serie di elementi di contorno,  che dalle relazioni dei gruppi di lavoro. Queste ultime, infatti, formulate nel solito linguaggio burocratico- pedagogese,  con un’ oscurità non sempre curialmente volontaria, ma spesso  involontariamente ‘ naturale’ e convinta, ricorrono  frequentemente ad una  allusiva genericità.

Al contrario, i discorsi degli alti funzionari, dei membri di alcune associazioni professionali, che sostengono la Riforma, sono piuttosto espliciti e insistono nell’imprimere alcuni punti chiave.

Il nuovo ciclo secondario dovrà :

1)       avere un carattere di ‘ terminalità’, ma anche di propedeuticità , ovvero dovrà preparare al mondo del lavoro, ma anche al proseguimento degli studi;

2)       proporre ambiti disciplinari con valenza culturale e professionale insieme, ovvero ‘saperi’ che si traducono immediatamente in un  ‘saper fare’( come si ‘fa’ Dante , Leopardi , o la legge di Mendel ? )

3)       offrire un biennio obbligatorio dove possano serenamente convivere studenti che abbandoneranno la scuola e altri che vorranno proseguire gli studi, e che dovrà  quindi  proporsi come ‘terminale’, ma anche come  ‘iniziale’ per un ciclo da considerarsi, in ogni caso, quinquennale.

Insomma, caratteri più da dialettica  hegeliana o da dramma shakesperiano che da serietà operativa, considerato che l’ orario complessivo dovrà essere di 1000 ore annue, con una quota autonoma che oscillerà dal 20 al 40 % , nei tre anni finali.

In verità questa nuova scommessa  di sintesi degli opposti ( o degli opposti estremismi )  sarà affidata ai docenti, i quali, nei P.O.F, dovranno costruire percorsi

‘ sostenibili’ , cioè non troppo gravosi per  gli studenti.

I nuovi istituti  assumeranno la dizione di Licei, ma si tratta, come è ormai frequente , di una logica deformata, poiché l’ unica scuola penalizzata sarà proprio il Liceo classico,   ridotto  dal Senato all’ indirizzo ‘ Lingue e civiltà classiche e/ o moderne’, in sostituzione della dizione accolta dalla Camera ‘ Lingue e letteratura classiche e/ moderne.’ In sostanza, la letteratura, nodo di valori civili e dell’ identità dei popoli verrà sostituita da un concetto antropologico, di indubbia  grande importanza, ma  che dovrebbe  esserle non sostituito, bensì afffiancato.    

Ma, i contenuti culturali, le caratteristiche  di questa nuova scuola emergono, come si diceva prima, non tanto  dai testi delle norme, quanto dai processi di diffusione ‘ culturale’.

Abilmente organizzati, i sostenitori della Riforma predispongono  Forum e incontri rivolti ai docenti , durante i quali divulgano alcuni principi :

 

1)     E’ in atto una grande rivoluzione epistemologica, che avrebbe modificato i confini tra le discipline, le quali non esistono più come entità autonome, ma ‘ sfumano’ una nell’ altra.

2)     Occorre, sempre in virtù delle mutazioni epistemologiche di cui sopra, abolire ogni idea di ‘ cultura disinteressata’. La vecchia distinzione tra scienza e conoscenza , l’ una rivolta all’ operare, l’ altra al piacere disinteressato, deve trovare una ( rozza) applicazione nella scuola. Tutto ciò che si dirà o si spiegherà dovrà essere immediatamente tradotto in un prontuario .

Questa impressionante concezione viene ribadita costantemente da più parti.

3)     L’ autonomia delle scuole significa più o meno :  abbandono delle discipline  a 

favore dei progetti.

4)     I curriculi proposti agli studenti devono essere sostenibili, ovvero sopportabili e 

     non gravosi.

 

Naturalmente, questa vulgata viene proposta come  se rappresentasse il contenuto dell’ autonomia , ma così non è.

Il dibattito sulle discipline  ci dice che queste  non sono eterne. Ma anche che non possono essere sostituite dall’ oggi al domani, come oggetti non più idonei.. Nello stesso modo, non si può    introdurre, con una leggerezza assai sospetta, una rivoluzione ideologico-filosofica  che investe  il concetto di cultura  e che colpisce le discipline umanistiche, non a caso quelle da sempre rivolte alla costruzione di un pensiero critico.

Eppure, questa operazione , che si serve di canali non ministeriali, rischia di essere convincente, se non vi sarà adeguata attenzione da parte dei docenti.

A tutte quelle norme che vanno in altre direzioni : la legge n. 59 ( art. 21, comma 9 ‘ L’ autonomia didattica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema d’ istruzione, nel rispetto della libertà d’ insegnamento… Essa si sostanzia nella scelta libera e programmata di metodologie, strumenti, organizzazione e tempi di insegnamento , da adottare nel rispetto della possibile pluralità di opzioni metodologiche…’), l’ art. 8, comma 2   del D.P.R. 275 ( ‘Le  istituzioni scolastiche  determinano, nel P.O.F. il curriculo obbligatorio per i propri alunni …con la quota loro riservata  che comprende le discipline e le attività da esse liberamente scelte’ ) , l’ art. 3, comma 2 del medesimo D.P.R. ( Il P.O.F…comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi di minoritari, e valorizza le corrispondenti professionalità ); l’ art. 16, comma 3  del medesimo D.P.R. ( ‘I docenti hanno il compito e la responsabilità della progettazione e dell’ attuazione del processo di insegnamento e di apprendimento’)  .

A tutto questo, i docenti dovranno ripensare , non trascurando  di essere, seppur a parole, considerati ‘ risorsa strategica’. Senza, tuttavia, dimenticare che la Relazione parlamentare  dà mandato al governo di ‘ definire una nuova disciplina giuridica sostitutiva di quella del Testo unico che dovrà intervenire sui seguenti punti :

-formazione iniziale e in servizio dei docenti;

-         possibilità di articolazione di carriera, con eventuale definizione di diversi gradi di docenza;

-         ruoli del personale docente con la revisione del rapporto d’ impiego e la riarticolazione del sistema delle classi di concorso.

Tuttavia, questi mandati , non hanno, a tutt’ oggi, trovato strumento attuativo , né, pare,  immediata volontà di affrontare questi  nuclei.

Il Testo Unico ( parte III, art.395 ) traduce la libertà d’ insegnamento, voluta dalla Costituzione, in questi termini : ‘la funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell’ attività di trasmissione della cultura , di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità’. Forse un cambiamento di questa altissima funzione, non  passerà indenne, nel silenzio di tutti.

Il gruppo di lavoro che, a Fiuggi, si è occupato del problema ‘Professionalità , competenze e formazione in servizio dei docenti’ , condotto da  Ethel  Serravalle e del quale facevo parte,  ha elaborato una relazione conclusiva, che tenuto conto, degli interventi dei componenti del gruppo medesimo, ha messo in evidenza l’ urgenza di predisporre di immediati strumenti di ‘ informazione’ oggettiva sulla Riforma ( cioè degli strumenti legislativi ) , di rimeditare il problema della  formazione iniziale dei docenti ( laurea triennale o quinquennale ? ) , di incentivare economicamente tutte le inziative che vedano i docenti protagonisti della loro formazione. In visione di una svolta professionale.  Non a caso, la genericità della definizione, ha sostituito discorsi più decisi e concreti , espressi nella prima fase dei lavori e non più ripresentati con esplicite indicazione, almeno in questa fase. ( Il doppio livello della docenza e la modifica dello stato giuridico sembravano, allora, imminenti e condivisi ).

 

 

                                Il Ciclo di base

Come si diceva prima, il ministro, anche se volesse, non potrebbe fermare  l’ avvio del Ciclo di base al 1 settembre 2001. Lo impegnano, secondo le sue parole, le regole della democrazia , espressa dalla maggioranza parlamentare che ha accolto  sia il programma di attuazione della Riforma che, pregiudizialmente, anche i nuovi curriculi.

Altre opinioni sono, come è noto, pretestuose.  Quindi, se il Consiglio di Stato esprimerà parere favorevole, il Regolamento , recante norme in materia di curriculi della scuola di base, ai sensi dell’ art. 8 del D.P.R. 8 Marzo 1999, n. 275, verrà emesso al più presto e  sancirà l’ avvio della Riforma alla data stabilita.

Quel regolamento ( provvisorio ) articola ambiti e discipline, secondo questa scansione:

A)    nei primi due anni gli ambiti sono i seguenti : linguistico –espressivo che comprende l’ italiano, una lingua europea moderna, le discipline artistiche, musicali e motorie; matematico-scientifico che comprende la  matematica, le scienze e la tecnologia; antropologico-ambientale , che comprende la storia, la geografia e le scienze sociali. Il monte ore biennale della quota nazionale del curriculo si articola in 832 ore per l’ ambito linguistico espressivo;450 ore per l’ ambito matematico-scientifico e 192 ore per l’ ambito antropologico ambientale.

B)     Nei tre anni successivi gli ambiti disciplinari sono i seguenti :linguistico-espressivo che comprende l’ italiano, una lingua europea moderna , le discipline artistiche , musicali e motorie; matematico; scientifico-tecnologico, che comprende le scienze e la tecnologia; geo-storico-sociale,che comprende la storia, la geografia, e le scienze sociali.

Il  monte ore triennale si articola in 1056 ore per l’ ambito linguistico espressivo; 483 ore per l’ ambito matematico; 384 ore per l’ ambito scientifico-tecnologico e 288 per l’ ambito geo-storico-sociale.

C)    Negli ultimi due anni le singole discipline sono le seguenti : italiano ( 260 ore   

biennali); storia , geografia, scienze sociali ( 220 ore biennali ) ; prima lingua europea moderna ( 130 ore biennali ) ; seconda lingua europea moderna (80 ore biennali ) ; matematica (240 ore biennali); scienze (180 ore biennali); scienze motorie ( 120 ore biennali ); tecnologia (130 ore biennali); arte e immagine (106 ore biennali); musica (106 ore). Negi ultimi due anni del settennio è obbligatorio l’ insegnamento della lingua inglese, come seconda lingua europea moderna, qualora non sia già stata impartita come prima linua europea moderna.

Ecco, un possibile schema di lavoro, tratto dal sito di Pavone Risorse e a cura di      Carla Chieno, Anna Lazzarotti, Gianni Migliaccio

 

 

 

 Schema della quota oraria degli ambiti
e delle discipline nella scuola di base
Una ipotesi di lavoro dopo una prima lettura del decreto applicativo(*)

 


dall’ART. 2
(Orario obbligatorio dei curricoli)

1. L'orario obbligatorio annuale complessivo del curricolo della scuola di base risulta dalla somma del monte ore previsto per gli ambiti disciplinari e le singole discipline, dalle ore settimanali di insegnamento della religione cattolica, e dalle 200 ore annuali della quota obbligatoria riservata alle istituzioni scolastiche.

2. In relazione a specifiche esigenze delle famiglie, socioculturali e didattiche, il monte ore della quota annuale obbligatoria, riservata alle istituzioni scolastiche, può essere incrementato fino a 330 ore.

Monte ore previsto per gli ambiti disciplinari e le singole discipline

Per le classi 1° - 2° - 3° - 4° - 5°
Quota annuale: 737 Quota settimanale 22* +2 di religione

Per le classi 6° - 7° Quota annuale: 786 Quota settimanale 24* + 1 religione

*arrotondato per approssimazione, sulle 33 settimane

Quota annuale riservata alle istituzioni scolastiche (dalle 200 alle 330 suddivise sulle 33 settimane):
dalle 6 alle 10 ore settimanali da aggiungere al monte ore obbligatorio previsto per le singole discipline e ambiti.

Il monte ore obbligatorio si presume articolato come segue

Nei primi due anni

quota annuale

Quota settimanale
(per approssimazione)

Ambito linguistico espressivo
(italiano, lingua moderna europea,
discipline artistiche,musicali, motorie)


416


12 e mezza

Ambito matematico scientifico
(matematica,scienze tecnologia)

225

7

Ambito antropologico ambientale
(storia, geografia, scienze sociali )

96

3

Nei tre anni successivi

quota annuale

Quota settimanale
(per approssimazione)

Ambito linguistico espressivo
(italiano, lingua moderna europea,
discipline artistiche,musicali, motorie)


352


10 e mezza

Ambito matematico

161

5

Ambito scientifico tecnologico
(scienze, tecnologia )

128

4

Ambito geo-storico-sociale
(storia, geografia,scienze sociali)

96

3

Negli ultimi due anni

quota annuale

Quota settimanale
(per approssimazione)

Italiano

130

4

Storia, geografia, scienze sociali

110

3,3

Prima lingua europea

65

2

Seconda lingua europea

40

1

matematica

120

3 e mezza

Scienze

90

3

Scienze motorie

60

2

tecnologia

65

2

immagine

53

1 e mezza

musica

53

1 e mezza

 

 I passaggi dagli ambiti alle discipline possono essere definiti dalle istituzioni scolastiche, tenuto conto delle caratteristiche dei differenti saperi.

La flessibilità temporale per realizzare compensazione tra discipline della quota nazionale del curriculo è fissata nel limite di trentatré ore annuali.

La valutazione degli alunni spetta alle scuole, mentre gli standard di qualità del servizio   delle istituzioni scolastiche sono periodicamente definiti dall’ Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione.

 

Se tutto andrà come previsto, a settembre , i docenti, ignari degli organici e delle competenze loro affidate ( tutto ciò ,ovviamente, considerato banale interesse ‘di bottega’ ) inizieranno una nuova era della Scuola italiana, dove le ragazze e i ragazzi troveranno, finalmente, quel diritto al successo formativo , finora negato, pare,  dai  maestri cattivi . Resta da chiarire se la Vita si adeguerà a questo  generoso progetto.

Leopardi – ostinatamente sordo alle palingenetiche dottrine dei ‘ nuovo credenti’ nelle

‘ magnifiche sorti della Nuova Riforma’-   avrebbe avuto dei dubbi. Ma, forse, egli non troverà molto spazio nei nuovi ‘operativi’ saperi. E , magari,  è meglio così.

 

Renza Bertuzzi