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Adozione dei libri di testo.

 

Verso il digitale di Stato, obbligatorio.

 

A cura di Fabrizio Reberschegg

 

Si tratta di un limite oggettivo alla libertà di insegnamento, poiché  prefigura una strumentazione didattica decisa dallo Stato con modalità di trasmissione delle conoscenze e delle competenze frutto di una pericolosa riduzione della complessità del sapere. Nel giro di pochi anni rischiamo di dover utilizzare una pletora di Bignami digitali con un aggravio del lavoro sommerso dei docenti che dovranno implementare e integrare il testo adottato.

 

E’ uscita la circolare n.16 del 10 febbraio 2009 relativa all’adozione dei libri di testo per l’anno scolastico 2009-10. Le novità sono significative anche se apparentemente la circolare  ricalca norme già note. Vediamo quali sono:

  • La ridefinizione dei curricoli vigenti comporta “nuove strategie didattiche ed un coerente dimensionamento dei libri scolastici” che dovranno essere incentrati “ sui nuclei essenziali delle varie discipline” e accompagnati da altre risorse strumentali (internet, biblioteche scolastiche, ecc.). I docenti dovranno quindi integrare e completare gli argomenti laddove necessario nel “rispetto del diritto d’autore” e considerando che le attitudini degli studenti evidenziano “ bisogni orientativi, più che bisogni contenutistici e nozionistici”.
  • L’adozione deve avere scadenza pluriennale (cinque anni per la scuola primaria e sei per la secondaria). Non può essere modificata nel corso dei periodi previsti.
  • Possono essere scelti solo libri di testo a stampa per i quali l’editore si impegni a mantenere invariato il contenuto per un quinquennio. Si può invece procedere a innovazioni o integrazioni solo nelle versioni scaricabili da internet.
  • A partire dall’anno scolastico 2011-12 il collegio dei docenti ha l’obbligo di adottare solo libri utilizzabili nelle versioni on line o mista (sia cartacea che on line).
  • Le scuole potranno continuare ad offrire in comodato d’uso gratuito i libri di testo agli studenti oppure procedere al noleggio degli stessi solo se vi è l’esplicita e formale autorizzazione consenso dell’autore

 

La circolare si spinge inoltre a definire i nostri allievi come “nativi digitali”, ormai significativamente diversi dai “figli di Gutemberg”, che saremmo noi.

Come previsto all’art. 15 della legge 133/2008 siamo di fronte quindi al passaggio coatto dal libro tradizionale al testo digitale scaricabile on line, fatto che obbliga le case editrici e tutti i docenti a rivedere strategie industriali e didattiche. Come già noto, abbiamo esplicitato perplessità e critiche nei confronti di tale provvedimento che si trasforma in un limite oggettivo alla libertà di insegnamento prefigurando una strumentazione didattica decisa dallo Stato con modalità di trasmissione delle conoscenze e delle competenze frutto di una pericolosa riduzione della complessità del sapere. Nel giro di pochi anni rischiamo di dover utilizzare una pletora di Bignami digitali con un aggravio del lavoro sommerso dei docenti che dovranno implementare e integrare il testo adottato.

Ma i problemi che si dovranno affrontare sono anche di natura tecnica. Affinchè l’obbligo di adozione di testi digitali abbia successo è necessario che in tutte le scuole esistano più laboratori efficienti collegati ad internet o aule tutte multimediali dotate di videoproiettore e con diverse postazioni di computer a disposizione di studenti e insegnanti. Oppure dobbiamo immaginare l’obbligo per tutti gli studenti di possedere un computer con stampante a colori (costo medio € 500) o un e-reader (lettore di e-book, i libri digitali- costo medio 350 €) con costi per famiglia molto pesanti, fatto stante che la vita media di un computer è di tre-quattro anni al massimo senza contare l’uso di licenze dei sistemi operativi o dei vari pacchetti tipo Office che diventano velocemente obsoleti. Oltre al costo dello strumento di lettura e di comunicazione e del software dedicato bisogna inoltre capire quali saranno i costi di acquisto e di fruizione dei testi digitali e dei loro aggiornamenti. Su tale aspetto non ci sono notizie certe anche perché in Italia gli e-book sono un mercato di nicchia gestito da grandi case editrici che vendono i download a prezzi leggermente più bassi di quelli praticati per l’edizione cartacea. Da non dimenticare infine i problemi relativi alla stampa dei testi (a carico della scuola? O affidata alle famiglie?).

Cosa succede poi, se lo studente, “nativo digitale” esperto in peer to peer, e mule, u torrent, ecc., decide di piratare il libro di testo o di clonare la id e la password dei suoi compagni? Sarà il docente-poliziotto a dover controllare in quanto “educatore alla legalità” se si utilizzano file piratati? Oppure sarà la Guardia di Finanza che dovrà controllare computer, file e programmi di tutti gli studenti? Sarà possibile per la scuola acquistare pacchetti di libri digitali e di poterli dare in comodato gratuito? Come fare con gli atlanti, con vocabolari e dizionari? Prepariamoci pazientemente ad una imminente e confusa profusione di circolari e di note interpretative cartacee e digitali.

In questa fase caratterizzata da approssimazione e confusione dal parte del MIUR dobbiamo resistere alle pretese di innovazione idiota che molti dirigenti vorranno imporci. Scegliamo testi tradizionali o digitali ribadendo che essi sono solo uno dei tanti strumenti che usiamo nel nostro lavoro. Rivendichiamo in Collegio dei Docenti la libertà di insegnamento che non può essere compressa da indicazioni governative che spingono all’abbassamento dei livelli di conoscenza e di formazione dei nostri allievi.

Ma dobbiamo anche rivendicare la gratuità per tutti i docenti degli strumenti informatici necessari (un computer portatile per ogni docente con licenza di software applicativi), dobbiamo chiedere che sia applicato in Italia il far use e il fair dealing che già sarebbe previsto all’art. 70 della Legge 22 aprile 1941, n. 63 che al primo comma recita: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali." Il far use e il fair dealing sono previsti inoltre dalla Direttiva UE dell’aprile 2007  Ipred2 che disciplina l'armonizzazione delle normative penali in campo del diritto d'autore,e che all'emendamento 16 ha ribadito che: la riproduzione in copie o su supporto audio o con qualsiasi altro mezzo, a fini di critica, recensione, informazione, insegnamento (compresa la produzione di copie multiple per l'uso in classe), studio o ricerca, non è qualificabile come reato.

Davanti al progressivo impallidirsi del primo comma dell'art. 33 della Carta costituzionale ("L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento”)  è necessario che la Scuola, nell'ambito della propria e specifica funzione educativa, formativa e didattica, sia esentata dal copyright in situazioni non profit e che gli insegnanti vengano equiparati alle categorie che possono beneficiare gratuitamente di opere artistiche nel contesto professionale, senza fini di lucro. Contestualmente è necessario rivendicare nella scuola l’uso di programmi e sistemi operativi open source che non abbisognano di copyright devoluti alle multinazionali come la Microsoft.  Si pensi ad esempio al sistema operativo Linux, ormai riconosciuto dai tecnici come più affidabile di XP o di Vista, o al pacchetto Open Office della Sun che ha analoghe prestazioni di Office della Microsoft a costo zero.

Rivendicare la libertà di utilizzo degli strumenti liberi dell’informatica, utilizzare la rete come ambito di libertà e non di controllo deve essere  una delle rivendicazioni che un’Associazione Professionale come Gilda deve portare avanti in tutte le sedi. E’ una battaglia per la libertà di insegnamento.

 

(16 marzo 2009)


Sullo stesso tema, è stato pubblicato in “ Professione docente di ottobre 2008 l'articolo "Come spendere di più per apprendere di meno: il mito italiano dell’e-book” di Piero Morpurgo .