MERITO O PROFESSIONALITà?

Uno sguardo all’Europa

 

Nell’inserto scuola del "Sole 24 ore" del 3-16 marzo 2000, Francesca Romani riassume le diverse posizioni che i paesi europei hanno assunto in relazione alla misurazione dei docenti. La giornalista non si pone criticamente di fronte al problema, ma sembra semplicemente mettere in luce l’arretratezza del nostro paese sulla questione. Noi sappiamo in realtà che il problema è ben lungi dall’essere risolto in molti paesi (vedi ad esempio gli articoli tratti dal "Le Monde de l’éducation" per la Francia e dal "Guardian" per l’Inghilterra), dove vecchi meccanismi sono in realtà in via di totale revisione, mentre manca ancora una chiara definizione dei nuovi. La giornalista è chiaramente sulla posizione confindustriale che così riassume il vicepresidente Carlo Callieri: " Non possiamo dirci Europei se anche agli insegnanti italiani non sarà riconosciuto e adeguatamente retribuito il merito e alle scuole non viene offerto un adeguato sistema di valutazione e di accreditamento. I recenti episodi e le proteste che hanno visto protagonisti gli insegnanti contro il primo tentativo di introdurre una effettiva valutazione, anche in questo settore professionale, sono un campanello d’allarme. Probabilmente in parte giustificato dal meccanismo troppo accentrato e dirigista di valutazione dei docenti che è stato prima proposto e poi ritirato dal Ministro, ma largamente dovuto al rifiuto di ogni forma di valutazione che purtroppo permane nel settore pubblico."

Interessante per la nostra associazione l’ipotesi di risolvere il problema all’interno di un nuovo associazionismo professionale. Al di là del "merito", l’ottica associativa è probabilmente, come sostiene Anna Balducci (Funzione docente, autonomia, società civile, "Il Voltaire" 3/1999, Franco Angeli) l’unica via che ci permette di tutelare la professionalità docente nel nuovo contesto dell’autonomia scolastica, su cui incombe il pericolo dell’aziendalismo da un lato e dello statalismo dirigista dall’altro. Con quest’ottica si avrebbe "un contenimento dell’ingerenza governativa nella gestione del personale docente (con conseguente riduzione del livello di contrattazione), una sostanziale tenuta della categoria, che potrebbe assorbire positivamente il nuovo assetto del sistema scuola," ed il livello educativo potrebbe raggiungere, come avviene in Scozia, una buona efficacia.

Riporto integralmente l’articolo di Francesca Romani.

 


 

 

Soluzioni diverse per misurare i docenti nel vecchio continente

Se leggessimo i documenti comunitari, forse non ci sveglieremmo di soprassalto. E’ vecchia di anni, infatti, la querelle relativa al premio per i migliori. Basta rifarsi ad Eurydice 1996 e 1999. Ne esce una situazione poliedrica in cui si evidenziano quattro linee fondamentali.

 

Francia, Belgio, Regno Unito, Grecia, Liechtenstein, Spagna e Portogallo hanno attivato veri e propri percorsi selettivi (con o senza concorso), in cui sono previste valutazioni gerarchiche, colloqui di approfondimento, controlli in situazione. Superate le prove previste si giunge al riconoscimento qualitativo, che si traduce in incrementi retributivi e, talvolta, in passaggi di categoria. La migliore qualità certificata non allontana il docente dalla classe o dall’insegnamento.

Lussemburgo, Olanda e Germania consentono ai docenti di chiedere una valutazione professionale. Non si tratta quindi di un piano nazionale ma solo di un’opportunità, tramite cui il singolo docente può accedere a ulteriori e maggiori responsabilità che comportano incrementi nello stipendio.

 

Austria, Belgio, Irlanda e Scozia hanno importato, anche nel settore educativo, le regole già in vigore per la pubblica amministrazione. In particolare hanno promosso l’applicazione del codice professionale. E’ stata identificata la struttura professionale, i minimi comportamenti da tenere, le conseguenti soluzioni, le sanzioni per i casi di inadempienza. Particolari comportamenti aprono le porte a soluzioni d’impiego diverse dall’insegnamento in classe.

Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia si sono poste il problema, la discussione è in atto senza che siano state trovate soluzioni. Come da noi, all’insegnante è concesso solo di passare ad attività diverse, come la dirigenza scolastica o la carriera ispettiva. Le modalità differiscono da una paese all’altro, in relazione ai metodi di accesso al servizio.

 

Fra le tante esperienze suggeriamo un esempio.

 

In Portogallo due decreti (29/96 e 23/98) hanno tracciato un percorso, che investe l’intera vita lavorativa del docente. La conferma in ruolo avviene dopo il primo anno di prova attraverso la presentazione e successiva discussione di una relazione sul lavoro svolto.

 

La valutazione è compito del gruppo dirigente che propone il giudizio di merito alla commissione pedagogica dell’istituto. I giudizi di merito comprendono "molto buono", "buono", "soddisfacente", "insoddisfacente".

 

Quando il giudizio prevede quest’ultima possibilità, occorre attivare la commissione di merito. Questa è composta da un rappresentante della direzione regionale dell’istruzione, che funge da presidente, più due docenti: un docente della commissione pedagogica della scuola del candidato ed un insegnante nominato dal candidato, che sceglie tra colleghi o tra esperti riconosciuti nel campo dell’educazione.

 

Con la stessa procedura si effettuano i passaggi di livello.

 

In Portogallo l’incremento salariale è diviso in dieci livelli, a cui corrisponde un indice che va da 100 a 310 punti. Al momento attuale l’indice 100 equivale a 730,71 euro. Si verifica un passaggio di livello ogni tre o quattro anni. Dopo aver seguito un corso di specializzazione o dopo 15 anni di servizio (valutato almeno "buono"), il docente può chiedere l’avaliacao straordinaria. La procedura è abbastanza simile alla precedente: il candidato prepara una relazione e la sottopone al giudizio della commissione di merito. Il "molto buono" dà diritto a un incremento equivalente a due anni di servizio. Esiste infine l’avaliacao intercalar. Può essere richiesta solo una volta e permette di abbreviare della metà il periodo da trascorrere nel livello stipendiale in cui si è inquadrati dopo un giudizio "insoddisfacente". E’ possibile accelerare il raggiungimento di migliori livelli remunerativi anche attraverso titoli accademici di specializzazione, attinenti la disciplina insegnata. I bonus relativi abbreviano il percorso per periodi compresi tra i 4 e i 6 anni.

 

S. G.