Dossier Docenti (DD) intende raccogliere e divulgare in modo sintetico e snello una serie di
dati e/o informazioni relativi alla scuola ed ai docenti italiani.
Alcuni di questi dati sono tratti dall’indagine OCDE 2001, e ci danno
quindi una fotografia dell’Italia all’interno dei paesi dell’OCDE o dell’UE,
altri attingono a fonti diverse e riguardano in modo specifico la realtà
italiana.
La nostra principale preoccupazione sarà ovviamente quella di evitare
l’uso distorto, strumentale o strettamente economicistico, dei dati, ma ci
riserveremo anche –e questo ci sembra
fondamentale– la facoltà di poterci stupire… facoltà senza la quale le
differenze si annullano e tutto viene avvolto nel manto uniforme del
conformismo intellettuale e politico.
Facciamo un esempio: leggiamo nel primo dossier di questa serie -ma non
lo vedevamo forse già, giorno dopo giorno?– che la scuola è ora
tutta al femminile. E che in Italia lo è più che altrove. Come non stupirsi? E
non tanto del fenomeno (la scelta confederale di delegare alla scuola
l’assistenza-conforto-sostegno non poteva che condurre a questo) quanto dell’indifferenza
verso il fenomeno.
Ma forse é un’indifferenza fittizia. Perché, dopo tutto, una scuola al
femminile costa meno… Una scuola al femminile è la perfetta risposta
all’imperativo buonista… Una scuola al femminile pone meno ostacoli alla
precarizzazione a vita del corpo docente. E poco importa che con essa il codice
normativo – incarnato dalla figura maschile – tenda a scomparire, con tutte le
conseguenze sociali che ciò comporta, e che la figura femminile (e, per altri
versi, anche quella maschile) venga
ghettizzata…
L’abitudine spoglia il “fenomeno” delle sue anomalie, lo trasforma in
normalità, lo rende politicamente accettabile.
Ma non per una Associazione di
Docenti, che intende continuare a stupirsi… e questo ogniqualvolta la
scuola sia piegata a scelte politiche generali che ne minino la natura,
sottraendo agli insegnanti la forza
di quel mandato sociale legato
all’insegnamento delle discipline che l’Europa, a partire dalla fine del
diciottesimo secolo, ha affidato loro.
Serafina Gnech
DOSSIER N° 1:
“ETA’ E SESSO DEGLI INSEGNANTI”
Gli insegnanti
in Europa classificati secondo l’età e il sesso1
di Cesare
Biadene
Secondo i dati rilevati dall’OCDE, tra il 1996 e il 1999 si è accresciuta significativamente, in percentuale, la quantità di insegnanti con più di 50 anni. In particolare:
·
nella scuola elementare l’età media delle maestre italiane è la più
alta in Europa assieme alla Germania e alla Svezia (quasi il 30% ha più di 50
anni);
·
l’Italia, la Germania e la Svezia hanno il maggior numero di insegnanti
con più di 50 anni nella scuola media (più del 40%);
·
nella maggior parte dei paesi dell’OCDE, in media, gli allievi sono
formati da insegnanti che hanno più di 40 anni (60-70%).
In tutti i paesi dell’OCDE, gli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola elementare sono in maggioranza femmine, con una media rispettivamente del 94% e del 77%.
Rileviamo il dato italiano:
Quello che è più interessante, in proiezione futura, è la percentuale femminile secondo i gruppi di età. Nella scuola elementare la media OCDE per quanto riguarda i gruppi di età sotto i 30 anni e sotto i 40 riporta un dato rispettivamente dell’85% e del 80.4%: in Italia risultano il 97.1% e il 97.3%; inoltre, sempre in Italia, il 95.1% è sotto i 50 anni.
Nella scuola media, di fronte a dati medi OCDE (sotto i 30 , i 40 e i 50 anni) del 71.8%, del 66.1 e del 62%, il dato italiano è 82,1%, 77.9% e 75.3%. Nella scuola superiore, le insegnanti donne sono già quasi il 60% tra i 30 e i 60 anni.
I dati sopra citati mostrano chiaramente che:
1)
gli insegnanti dei paesi
OCDE in media sono anziani, tanto che una buona percentuale è prossima alla
pensione, e che quindi nei prossimi anni le amministrazioni dovranno ricorrere
a numerose nuove assunzioni; questo pone già adesso il problema del
reclutamento, problema grave considerando la decrescente attrazione della
professione docente sul mercato del lavoro;
2)
che l’aumento della
componente femminile nel settore della docenza è generalizzato, ma che in
Italia esso ha di fatto determinato una
situazione per cui gli allievi si trovano spesso a vivere in un universo scolastico adulto
completamente femminile.
La conseguenza di questa
situazione è che “i paesi saranno obbligati a studiare delle politiche efficaci
per rimpiazzare i pensionamenti e per attirare insegnanti qualificati. Quindi
“la demografia degli insegnanti costituisce una preoccupazione importante in
molti paesi dell’OCDE” (ma per quanto ci risulta, non certo si preoccupa
l’Italia - n.d.r.). Nel prossimo decennio se ne andrà una gran percentuale di
docenti, e vi sarà il rischio di una penuria di insegnanti2.
Nell’analizzare il documento
elaborato nell’ambito della ricerca OCDE –dalla quale abbiamo tratto i dati qui
pubblicati– si resta colpiti dalla impostazione strettamente economicistica del
documento. Solo la prima questione (l’età dei docenti) viene individuata come
un “problema” da affrontare e risolvere, mentre la seconda (la
femminilizzazione) non suscita alcun interrogativo. Se è vero che ogni
tendenza, portata all’eccesso, tende alla patologia, qui dobbiamo osservare che
i fenomeni analizzati sono presenti su larga scala, ma che in Italia subiscono
una estremizzazione “patologica”, che rivela come negli anni passati i
responsabili politici non abbiano in alcun modo fronteggiato con misure
programmatorie aspetti negativi che pure erano già evidenti.
In relazione alla femminilizzazione del corpo docente, non
possiamo ignorare né le conseguenze sul piano sindacale, che appaiono già
evidenti a tutti, né quelle nell’ambito didattico e soprattutto educativo, che
dovrebbero essere analizzate in modo puntuale e scientifico.
* La rielabolarazione delle tabelle OCDE, l’impaginazione e l’editing del Dossier sono a cura di Gianluigi Dotti e Giuseppe D’Argenio. La Vignetta è stata disegnata da Maurizio Zenga.
1 La fonte dei dati pubblicati è: OCDE, Regards sur l’éducation 2001. Questa sintesi fa riferimento al capitolo D2, da cui sono tratte anche le citazioni.
L’OCDE – Organisation de Coopération et de Développement économiques – che si occupa dello sviluppo economico dei paesi membri - ha fondato nel 1968 un Centro per la Ricerca ed il Rinnovamento nell’Insegnamento. E’ stato inoltre avviato un progetto OCDE/UNESCO – il progetto IEM – che permette lo sviluppo di indicatori mondiali.
I paesi membri originari
dell’OCDE sono: la Germania, l’Austria, il Belgio, il Canadà, la Danimarca, la
Spagna, gli Stati Uniti, la Francia, la Grecia, l’Irlanda, l’Islanda, l’Italia,
il Lussemburgo, la Norvegia, i Paesi Bassi, il Portogallo, il Regno Unito, la Svezia, la Svizzera e la Turchia. In
momenti successivi diversi sono entrati a far parte dell’OCDE il Giappone, la
Finlandia, l’Australia, la Nuova Zelanda, il Messico, la Repubblica Ceca, l’Ungheria,
la Polonia, la Corea e la Repubblica Slovacca.
2 La stessa fonte OCDE-D2 ci fornisce anche due interessanti tabelle relative al rapporto tra numero di insegnanti e popolazione attiva, nonché tra personale della scuola in generale e popolazione attiva. Tra gli insegnanti l’Italia occupa una delle prime posizioni (3,7%, come la Francia), ma va tenuto conto del fatto che la popolazione attiva italiana è una delle più basse, in percentuale, in Europa; i dati per il personale in generale sono lacunosi, ma comunque emerge che di fronte a un 5.0% dell’Italia abbiamo il 6.0% della Francia, il 5.7% del Belgio, il 6.4% degli USA, ecc. Sono dati che fanno riflettere anche sulla struttura delle scuole negli altri paesi, sul concetto di “personale scolastico” e altro, e quindi sulla didattica e le attività scolastiche. Un altro campo di ricerca interessante per la Gilda.