LE RIFORME DEGLI ALTRI...

 

Anche in Canada si imbocca la via della riduzione della durata degli studi, come risulta da questo articolo di Nicola D’Amico apparso nel “Sole 24 ore”(Inserto Scuola 23 giugno-6 luglio 2000), ma le conseguenze che ciò può avere sul livello di istruzione non vengono sottovalutate. Più insegnanti, dunque, chiamati ad operare in classi “snelle”,  ed un investimento di 270 milioni di dollari canadesi, pari a 370 miliardi di lire, a sostegno della riforma.

 

 

VENTO DI RIFORME IN CANADA

Dodici anni invece di tredici: è la nuova durata degli studi (dalle elementari alla fine delle secondarie superiori) che, a partire dal prossimo primo settembre, scatterà nell’importante provincia federale dell’Ontario (nel Quebec si è scesi già da tempo a undici). Una vicenda, fatte le dovute proporzioni, simile alla nostra, che si trascina dal 1997 tra polemiche ed emendamenti, e che finalmente è diventata legge, legge provinciale, vedi statale. Come tutti sanno, dire provincia, nel contesto dell’organizzazione statuale canadese, è come dire regione o ancora meglio Stato in uno Stato federale a sua volta facente parte del Commonwealth britannico.

L’istruzione in Canada non è problema nazionale. Ogni provincia federata (ve ne sono dieci e l’Ontario è la seconda per popolazione, poco meno di 12 milioni di abitanti, in un territorio sterminato) ha il proprio parlamento e i propri ministri, come quello dell’istruzione. A Toronto si riunisce periodicamente un Consiglio dei ministri dell’educazione delle province, ma con soli compiti di coordinamento e reciproca informazione. Che succede dunque nell’Ontario? Sono stati meno fumosi che da noi, dove non si sa ancora se si accorcia l’elementare, se si allunga o scompare la media, se il biennio di fine obbligo farà parte del ciclo primario o di quello secondario (non bastano infatti le etichette che ci sono già e lo attribuiscono al secondario; ciò che dà identità a un corso di studi sono il fine e i contenuti). In Ontario non c’è niente nell’ombra: è stato abolito l’ultimo anno della secondaria superiore.

Ma al ministro locale dell’istruzione, la signora Janet Ecker, non è sfuggito il fatto che i contenuti di quello che era il 13° anno non si possono buttare nel cestino. Essi dovranno essere assorbiti dagli anni che lo precedono. Ed ecco la sua equazione. La riforma, certo, comporta maggiore e più serrato lavoro per gli studenti e per gli insegnanti. Ma se si diminuisce il numero di allievi per classe, non è maggiore il tempo che resta a disposizione in ogni classe "“snella"? Infatti, occorre meno tempo per interrogare, meno tempo per correggere compiti, e in una classe con meno alunni si ha più tempo per curare i singoli allievi, riducendo così il numero di coloro che restano indietro e che avrebbero rallentato i ritmi d’insegnamento. Bene, ma come si ottiene tutto questo? Aumentando notevolmente il numero dei docenti per sdoppiare le classi, cosa che il ministro Ecker ha fatto contestualmente alla riforma. Questo è ragionare.

Il 2 giugno il ministro dell’Ontario ha pubblicato il curriculum ufficiale degli ultimi due anni della secondaria superiore (il nostro ministro non dà segni di vita sui programmi: e gli restano poche settimane, legge alla mano).

Il curriculum dell’Ontario mette l’accento sullo studio del francese, lingua madre per la maggioranza degli studenti, nonché sulle scienze e sulla matematica, sulla storia e sulla vita politica del Canada. Rinforzati anche gli studi tecnologici, all’interno dei quali i giovani possono optare per i corsi di tipo commerciale con riferimento alle problematiche della cosiddetta nuova economia. Il ministro Ecker ha tenuto a precisare che i nuovi programmi sono stati concepiti da insegnanti di lunga carriera in stretta collaborazione con le università, con i rappresentanti del mondo degli affari e dei datori di lavoro. La riforma è accompagnata da una dote di 270 milioni di dollari canadesi, pari a circa 370 miliardi di lire, per gli imprevisti educativi e organizzativi.

In Canada (in tutte le province) si entra a scuola a sei anni. L’obbligo scolastico arriva ai 16 anni, praticamente alle soglie della conclusione degli studi secondari.

Aria di riforma, comunque, aleggia in tutto il Canada. Il problema più dibattuto è quello della valutazione. Ma in Quebec (la provincia più popolata), il ministro locale dell’educazione, Francois Legault, deve vedersela anche con lo spinoso problema dell’insegnamento della religione, nato nel 1997, un problema che in uno stato radicalmente laico come il Canada, non si era mai posto prima e che anzi, ancora nello stesso anno, aveva fatto pendere l’ago della bilancia verso una prevedibile totale laicizzazione del sistema scolastico.

Ora le cose sono cambiate e i giornali dicono “per l’arrendevolezza di Legault”, accusato di temere “le lobbies confessionali” che, nella sostanziale indifferenza, o almeno nella minore virulenza dei laicisti, hanno ottenuto quello che da noi sarebbe considerato (e fu considerato, quando qualcuno lo propose) un provvedimento elusivo: l’insegnamento di “éthique et religion” nelle scuole secondarie (opzionale nel primo ciclo – primi due anni – e obbligatorio nel secondo – ultimi due anni), cosa che ha visto d’accordo le famiglie cattoliche e quelle protestanti.

Nelle scuole primarie esiste già l’insegnamento della religione (in maggioranza insegnamento cattolico), ma già c’è chi pone il problema di una sua riforma. In quale direzione non si sa. Anche qui, del resto, chi non vuole l’insegnamento della religione segue ore alternative di una non ben identificata “morale”.

 

a cura di s.g.