MERITO O PROFESSIONALITA’?

Uno sguardo all’Europa

La situazione in Francia - prima parte

I docenti francesi sono sottoposti a valutazione.
Questa viene fatta per opera degli ispettori, dei presidi o di entrambi.

L’ispettorato francese del Ministero della Pubblica Istruzione è un organismo all’apparenza solido e ben strutturato. Articolato su tre livelli (Ispettorato generale dell’amministrazione, ispettorato generale della pubblica istruzione ed ispettorato territoriale) esso svolge una funzione di controllo, che si tratti di un controllo in campo amministrativo e finanziario, di cui si fa carico l’ispettorato dell’amministrazione, o di un controllo nell’ambito pedagogico di cui si fanno carico gli altri organismi.

Gli ispettori generali hanno dei compiti, come dice il nome, generali, relativi ai programmi, alla formazione degli insegnanti, alla loro promozione ed al loro trasferimento. Essi partecipano alle giurie dei concorsi ed operano in qualità di ispettori solo nelle Grandes Ecoles.

Gli ispettori territoriali si occupano dell’aggiornamento permanente degli insegnanti, della formazione dei neo-assunti e della progressione di carriera.

Sono divisi in due gruppi: IEN (inspecteur de l’éducation nationale) e IA-IPR (inspecteur d’académie- inspecteur pédagogique régional) e teoricamente dovrebbero occuparsi rispettivamente del primo e del secondo grado dell’istruzione. In realtà c’è una grande confusione di ruoli, tanto che il Ministero si appresta a modificare il loro statuto allo scopo di costituire un unico organismo di inspecteurs pédagogiques académiques.

L’organismo attraversa un momento di forte crisi, non solo per la mancanza di effettivi (al momento attuale ci sono 3000 ispettori per 725.000 insegnanti, che conduce ad un lavoro svolto male ed in fretta, ma soprattutto per l’ambiguità dei ruoli. Gli ispettori, che si sentono disprezzati dall’amministrazione e tenuti alla larga dagli insegnanti, chiedono condizioni di lavoro migliori e soprattutto rivendicano un senso. Vorrebbero, in una parola, non essere ridotti a gendarmi ma assurti al ruolo di consiglieri e tutori, contribuendo così al miglioramento del sistema educativo.

 I maestri elementari (che dal 1984, cioè da quando è stata richiesta la laurea, vengono chiamati professeurs des écoles e non più instituteurs), vengono teoricamente sempre "valutati" dagli Inspecteurs de l’éducation nationale (IEN) , che attribuiscono loro un voto da 0 a 20 ed un commento sul lavoro svolto. Il voto ed il commento sono comunicati all’Inspecteur d’Académie, che decide la promozione. Chi non viene promosso, ha comunque un normale scatto di anzianità. L’insegnante che non è d’accordo con il voto o il commento del suo ispettore può fare ricorso davanti ad una commissione.

Che cosa significa essere "promossi"?

In Francia ci sono tre possibilità di carriera, a parte la normale carriera di anzianità, che viene completata in 30 anni, con scatti che vanno dai tre mesi iniziali ad un massimo di 5 anni 6 mesi. Le possibilità sono: la carriera chiamata "piccola scelta", quella chiamata "grande scelta" e la "fuori classe". La differenza consiste nella durata degli scatti: fra una carriera di "grande scelta" ed una normale carriera di anzianità c’è una differenza di 12 anni.. Un insegnante che per ipotesi percorra tutta la sua carriera con scatti di "grande scelta" raggiunge il massimo dello stipendio in 18 anni anziché in 30. L’accesso alla "fuori-classe" (che ha scatti velocissimi) è possibile solo a partire dal 7° gradone (vedi tabella n° 1)

Gli insegnanti di scuola secondaria certifiés (cioè gli insegnanti che hanno superato il Capes, ovvero Certificat d’aptitude à la profession d’enseignantt du secondaire) e gli agrégés (cioè gli insegnanti che hanno superato il concorso denominato Agrégation, che permette di insegnare nei Licei, nelle classi preparatorie alle Grandes Ecoles e all’Università)

vengono valutati sia dall’Ispettore, teoricamente sempre l’Inspecteur pédagogique régional (IPR) che dal Preside. L’ispettore dà loro un voto pedagogico (su 60/100) ed il Preside un voto amministrativo (su 40/100), sulla base dei seguenti criteri "ponctualité/assiduité, efficacité, autorité/rayonnement" (puntualità/presenza, efficacia, autorità/carisma). La promozione viene decisa con un voto globale (in 100) a livello nazionale da una commissione. Le possibilità di carriera sono quelle già contemplate per i maestri, con retribuzioni ovviamente diverse e tempi diversi. Per i professori della scuola superiore è prevista anche una carriera speciale, chiamata "chaire supérieure", riservata agli insegnanti che svolgono la maggior parte del loro servizio in classi preparatorie alle Grandes Ecoles. Sia per accedere alla "fuori classe" che alla "classe superiore", il professore agrégé deve aver raggiunto il 6° gradone della carriera normale (vedi tabella n°2)

TABELLA 1: Classe normale

Gradone

Grande scelta

Piccola scelta

Anzianità

Stipendio FF

1

   

3 mesi

8646

2

   

9 mesi

9352

3

   

1 anno

9856

4

2 anni

2 anni 6 mesi

2 anni 6 mesi

10.411

5

2 anni 6 mesi

3 anni

3 anni 6 mesi

10.991

6

2 anni 6 mesi

3 anni

3 anni 6 mesi

11.697

7

2 anni 6 mesi

3 anni

3 anni 6 mesi

12.402

8

2 anni 6 mesi

4 anni

4 anni 6 mesi

13.310

9

3 anni

4 anni

5 anni

14.217

10

3 anni

4 anni 6 mesi

5 anni 6 mesi

15.352

11

     

16.511

Totale

18 anni

24 anni

30 anni

 

 

TABELLA 1: Fuori classe

Gradone

Anzianità

Stipendio FF

1

2 anni 6 mesi

12.402

2

2 anni 6 mesi

13.940

3

2 anni 6 mesi

14.949

4

2 anni 6 mesi

15.957

5

4 anni

17.243

6

 

18.427

  

TABELLA 2: Classe normale

Gradone

Grande scelta

Piccola scelta

Anzianità

Stipendio FF

1

3 mesi

3 mesi

3 mesi

8664

2

9 mesi

9 mesi

9 mesi

10.004

3

1 anno

1 anno

1 anno

10.975

4

2 anni

2 anni 6 mesi

2 anni 6 mesi

11.899

5

2 anni 6 mesi

3 anni

3 anni 6 mesi

12.731

6

2 anni 6 mesi

3 anni

3 anni 6 mesi

13.632

7

2 anni 6 mesi

3 anni

3 anni 6 mesi

14.602

8

2 anni 6 mesi

4 anni

4 anni 6 mesi

15.735

9

3 anni

4 anni

5 anni

16.890

10

3 anni

4 anni 6 mesi

5 anni 6 mesi

18.022

11

     

18.900

Totale

20 anni

26 anni

30 anni

 

 

TABELLA 2: Fuori classe

Gradone

Anzianità

Stipendio FF

1

2 anni 6 mesi

16.511

2

2 anni 6 mesi

17.469

3

2 anni 6 mesi

18.427

4

2 anni 6 mesi

19.663

5

4 anni

20.621

6

 

21.095

 

TABELLA 2: Cattedra superiore

Gradone

Scelta (30%)

Anzianità (70%)

Stipendio FF

1

1 anno 3 mesi

2 anni

15..134

2

1 anno 3 mesi

2 anni

16.012

3

1 anno 3 mesi

2 anni

16.890

4

1 anno 3 mesi

2 anni

17.860

5

3 anni 6 mesi

6 anni

18.900

6

   

20.286

Totale

8 anni 6 mesi

14 anni

 

  
Serafina Gnech
Centro Studi Gilda


 

La situazione in Francia - seconda parte.

L’ispezione vista dalla parte dell’ "apparato".

Nel numero di marzo di Le Monde de l’éducation, Luc Bronner raccoglie il parere sull’ispezione di ministeriali, ricercatori ed esperti.

Traggo dall’articolo di Bronner le parti più interessanti.

La scena si svolge nel film di Bertrand Tavernier Ca commence aujourd’hui. Daniel (Philippe Torreton), maestro e direttore della scuola di Anzin (nel Nord), riceve la visita dell’ ispettore, con il suo classico impermeabile grigio, la cravatta blu e la sua valigetta di cuoio nero ( ...) Mentre la lezione si svolge, M. Zietek, glaciale, cinico, detestabile, sfoglia le schede degli allievi, il registro, le annotazioni del maestro. Alla fine, con un commento squisito, si congratula con il maestro per la sua perfetta padronanza del feed-back, poi lo critica per una giustapposizione dei saperi che egli giudica inefficace.

"Faccio un pensierino sul voto", dice nel momento in cui si congeda.

Si tratta forse di una caricatura? Non direi.

Un sistema "infantilisant", cioè che ci riconduce a stadi infantili, "burocratico", "poco produttivo", un sistema "quasi anacronistico", un "rituale in via di secolarizzazione". Questi termini, tratti da recenti rapporti ufficiali, danno l’idea della situazione attuale dell’ispezione-valutazione degli insegnanti.

C’è ancora bisogno di presentarla? Un ispettore che ha preavvertito del suo arrivo, un insegnante che si è sforzato di preparare il suo "esame di passaggio"; una o due ore trascorse in una classe, che dovrebbe essere simile a tutte le altre ma che è fuori della norma per definizione, un colloquio in cui l’ispettore anticipa le sue osservazioni, un rapporto più o meno preciso e dettagliato; un voto "en hausse" in rialzo, questo è certo ed ecco terminata l’ispezione per un minimo di tre anni.

Controllo di conformità. L’ispezione non funziona: gli insegnati sono valutati male, gli ispettori sono denigrati, l’istituzione scolastica é gestita male. Il primo motivo di queste carenze è dovuto alla scarsità dei mezzi. Gli ispettori sono in realtà pochissimi e non possono perciò svolgere bene il loro lavoro. (...) E’ difficile in queste condizioni non ridursi ad un semplice controllo delle attività: impossibile fare una vera valutazione di tipo pedagogico.

La mancanza di mezzi non spiega, come succede spesso, tutte le lacune di questo sistema. Vi si aggiunge - e questo è un elemento essenziale - una difficoltà di fondo: l’amministrazione francese, in generale, e il Ministero dell’educazione, in particolare, hanno una cultura dell’ispezione, in cui si opera su base gerarchica per controllare che la pratica sia conforme alle direttive ufficiali. E’ del tutto assente dunque il concetto di valutazione, che porta a confrontare i risultati con gli obiettivi. "Valutare non significa sapere se la linea bianca è stata superata, ma significa stabilire se si procede nella giusta direzione. In quell’ambito ci sono ovviamente parecchi criteri e molte scelte sono possibili, spiega Patrick Viveret, pioniere della valutazione nell’ambito del pubblico impiego. Non basta chiamare l’ispezione valutazione affinché il tutto funzioni. Ciò deve corrispondere ad un vero cambiamento di metodo".(...)

Tabù e rifiuti. La caricatura è forse brutale ma realistica. Non c’è nulla di nuovo in tutto ciò, ma ci pone un interrogativo: come mai, benché le critiche non siano nuove e siano mosse da persone che hanno un ruolo di protagonisti nel panorama dell’educazione nazionale, non si giunge mai ad una riforma?

Domanda ingenua da un lato, risposta esplosiva dall’altro. Rivedere l’ispezione significa porsi di fronte ad una serie di problematiche una più delicata dell’altra.

Dare l’avvio ad una valutazione reale significa riconoscere che la competenza non è acquisita una volta per tutte con un concorso, perché bisogna periodicamente procedere ad una nuova valutazione ed attivare una formazione continua. La valutazione pone il problema degli obiettivi dati ad ogni insegnante e dunque logicamente, fra le altre cose, dei risultati degli allievi. Questo è un punto sul quale la ricercatrice Marie Duru-Bellat si sofferma:"per quanto la si possa migliorare, la valutazione non sarà mai tale fino a quando ci continuerà a controllare quel che fanno i docenti e non quel che imparano gli allievi". Una rottura con il sistema attuale comporta la valorizzazione del lavoro in équipe, implica che gli insegnanti comincino ad osservarsi, ad osservare ciò che ognuno fa nella propria classe; si tratta di una pratica molto rara eppure estremamente utile.

Blocchi e tabù a non finire, alla cui base sta il rifiuto del liberalismo e del management.

Non si può continuare con la politica dello struzzo, respingendo le difficoltà poiché la loro soluzione sarebbe troppo difficile e delicata.

In fondo, come sottolinea il rapporto Monteil, la valutazione solleva il problema delle risorse umane nell’educazione nazionale. Per accettare di essere valutati bisogna poter essere valorizzati. " Ci sono dei tire-au-flanc e delle persone disoneste ma per la maggior parte coloro che lavorano si sforzano di farlo nel miglior modo possibile e ci mettono energia e passione, fanno insomma un grosso investimento personale", scrive parlando dei salariati in genere Christophe Dejours, esperto di psicologia del lavoro in Souffrance en France (Seuil). E’ giusto che questo investimento personale venga riconosciuto. Quando ciò non avviene, quando l’apporto personale scompare nell’indifferenza generale o viene addirittura negato, ne risulta una sofferenza pericolosissima per la salute mentale.". Ora, a parte la soddisfazione personale del lavoro ben fatto, il riconoscimento dei colleghi ed un voto dell’ispettore, quali sono le gratificazioni di un insegnante? La valutazione non è soltanto una posta in gioco. Vi traspare sullo sfondo il riconoscimento sociale. Non Riformare l’ispezione sarebbe un errore. " Rifiutando di essere sottoposti a valutazione e non semplicemente ad una ispezione, gli insegnanti corrono il rischio che i genitori degli allievi e la società li giudichino in modo occulto, molto più di quanto si faccia ora" sostiene Philippe Meirieu. Gli insegnati hanno dunque interesse a veder valutato il loro lavoro, prima che lo si faccia con i pettegolezzi...

 


 

La situazione in Francia - terza parte

L’ispezione vista dagli insegnanti.

Dopo aver sondato l’opinione di esperti e ricercatori, Luc Bronner interroga i diretti interessati: gli insegnanti. Ecco le dichiarazioni prese dal vivo di una decina di insegnati del Liceo Charles-Peguy di Orléans.

"Bisogno di vicinanza". Philippe Arrivet, agrégé di Inglese, che ha subito l’ultima ispezione nel 1993, - uno dei pochi che accetta di parlare senza chiedere l’anonimato - sogna la trasformazione degli ispettori in Consiglieri pedagogici. "Non qualcuno che sia lontano dal lavoro, ma un consigliere che resti in contatto, che non abbia in mente l’immagine delle classi e degli allievi di trent’anni fa. In poche parole, bisogna che gli ispettori continuino a insegnare o che siano nominati per un tempo limitato."

L’idea seduce i suoi colleghi: " Noi abbiamo bisogno di proximité e non di una visita di un’ora o due ogni cinque anni" si lamenta una professoressa di matematica. Ella desidererebbe che gli insegnanti fossero valorizzati e non denigrati. La sua proposta va dritta al cuore: "gli insegnanti non sono tutti cattivi, contrariamente a quel che si dice. Noi abbiamo soprattutto bisogno di essere aiutati, non criticati!" (...) Héléne Zimmer, insegnante di tedesco, la cui ispezione risale al 1987, si interroga: "Insegno come si deve? In fondo, non lo so: E’ frustrante constatare che non si trae alcun profitto da un lavoro ben fatto, aggiunge. Ma è tragico anche sapere che si può farlo male per anni ed anni, senza che nessuno ti dica nulla."

Tutti sono d’accordo sulla necessità di trasformare il compito dell’ispettore.

"Bisognerebbe poter incontrare un consigliere all’inizio dell’anno, dice Phuilippe Elias, professore di matematica di 29 anni. (...) Passare da questo a redigere un rapporto sull’attività svolta ogni tre anni, come suggerisce il rapporto Monteil nel mese di giugno del 1999 - che tutti hanno letto - c’è un passo che gli insegnanti non vogliono compiere.

" E’ un’illusione, dice una professoressa d’inglese: Ci propongono una specie di valutazione vetrina. Ci sono degli ottimi insegnanti che sono molto discreti. Il rapporto valorizzerebbe quelli che sanno far mostra di sé. " La proposta Monteil non passa. Alcuni temono il bidonnage, altri rifiutano di essere giudicati come dei bambini su di un compito scritto. Alcuni insorgono perché viene richiesto loro dell’altro tempo che si aggiunge all’orario di servizio. "Se è per quello io faccio sempre delle lezioni fantastiche, ironizza Philippe Elias: Héléne Zimmer non ne ravvisa l’interesse se poi si traduce in un voto. " Conosciamo tutti dei colleghi che hanno delle difficoltà senza saperlo. Un rapporto non cambierebbe nulla. Potrebbero scrivere che va tutto bene. E poi precisa: Dipende tutto dallo scopo. Se l’insegnante se ne serve come strumento per un’autovalutazione, può essergli utile. Ma non è che tutti sentano il bisogno di scrivere". Pochi sono coloro che difendono il "rapport d’activité" (...) Un professore di Educazione fisica e sportiva suggerisce di farlo in gruppo. (...)

Il problema sono i soldi. Il rapporto Monteil propone un’ispezione operata da due ispettori di due materie diverse per ridurre i rischi di un giudizio troppo soggettivo. Ma sorprendentemente gli insegnanti non vogliono sentirne parlare, benché ciò conduca ad una specie di sguardo incrociato. " Rifiuto di essere sottoposta ad ispezione da parte di qualcuno che non insegna la mia materia. "Non può entrare in merito al mio metodo" sostiene una professoressa d’inglese innervosendosi. E poi, si interrogano gli insegnanti, non penserete che il Ministero assumerà centinaia di ispettori per mettere in opera questo sistema? (...)

Paradossalmente, emerge la sensazione che le proposte del rapporto Monteil - che gli insegnanti giudicano teoriche e lontane dai problemi reali - non conducano a nulla. Valutare, essi insistono, significa paragonare i risultati agli obiettivi, significa guardare quanta strada è stata percorsa . "Che cosa ci si aspetta da noi? si interroga Philippe Elias. Che il maggior numero di allievi possibile faccia dei progressi? Che quelli che sono in difficoltà se la cavino in qualche modo? Che i migliori brillino? Che i programmi siano interamente svolti? Non so. Non sono i discorsi vaghi, molto generali che possono aiutarci.

Critici verso il rapporto Monteil, gli insegnanti auspicano una riforma dell’attuale sistema di ispezione. Ma come? Il problema della valutazione sta nel fatto che dietro ci sono i soldi. spiega il professore di matematica. "Bisogna spezzare ogni legame tra la valutazione ed il voto dice Philippe Elias: L’idea raccoglie consensi. Soprattutto quando il professore di scienze immagina gratificazioni di tipo diverso:" Possono valorizzarci facendoci fare degli stages nel settore privato o ammettendoci allo IUFM L’insegnamento nello IUFM potrebbe essere una promozione. (...)

"Ci sono dei cattivi insegnanti". Il Preside del Liceo, Claude Thoinet, riprende l’idea ma vi aggiunge una nota.

"Se bisogna valorizzare i bravi insegnanti, bisogna poter sanzionare coloro che non fanno il loro lavoro. Ora, anche se egli dà una nota amministrativa all’anno, dispone di un piccolo margine di manovra. Claude Thoinet ammette di non aver mai abbassato il voto di nessuno dei suoi insegnanti in dodici anni di lavoro. Quando desidera valorizzare un docente dinamico ed attivo, ha a disposizione poche decine di punto in più. Una goccia d’acqua nei cento punti del totale(...)

Buoni insegnanti, cattivi insegnanti, il dibattito è delicato e doloroso (...)

"Abbiamo una mentalità da scolaretti" riconosce un’insegnante anonima. In fondo, abbiamo paura di essere giudicati".

Serafina Gnech
Centro Studi GILDA