Parafrasando un vecchio slogan dei tempi d’antan, quando
la cultura rappresentava un obiettivo di grande valore, si può con sicurezza
affermare che non è mai troppo presto parlare di regole a scuola e soprattutto
parlare della base di tutte le regole che è la Costituzione.
I tempi in cui stiamo vivendo non sono certo confortanti, rispetto a questo
tema. Le regole ormai non sono più parte consolidata del vivere civile e
familiare e la Costituzione appare a troppi più come un impedimento che come una
garanzia e come la memoria del nostro passato.
Se così è, come tentare un’ inversione di tendenza in questo
comune sentire piuttosto preoccupante? Diciamo subito che l’ impresa non è
facile, che spesso si è tentati dalla sensazione di ineluttabile scivolamento
verso il disincanto. Tuttavia, per fortuna, si muovono e agiscono nella società
civile persone che non hanno alcuna intenzione di abbandonare la funzione di
educare ai valori della nostra Repubblica, quei valori che dovrebbero essere
difesi prima di tutto da quel ceto politico, in nome dei quali esso giura
fedeltà al proprio mandato.
Persone come Gherardo Colombo, ex magistrato di Mani pulite
e Anna Sarfatti, docente nella scuola primaria, i quali hanno messo in cantiere
un’ esperienza di Costituzione insegnata ai bambini di una classe V, da cui è
nato uno stimolante testo “ Sei stato tu? La Costituzione attraverso le
domande dei bambini.”
Così, partendo dal fatto che ogni gioco ha le sue regole e che
per giocare occorre conoscerle, il “gioco” di imparare la Costituzione è
cominciato. Perché – come dice Colombo- nella sua prefazione “ La
Costituzione è un po’ come un libretto d’ istruzione sulle relazioni; del
“gioco” dei rapporti con gli altri […] dello stare insieme armoniosamente, senza
prevaricare e senza essere prevaricati, riconoscendo in ogni altro una persona e
perciò rispettandolo come si rispetta se stessi”. (Pag. 7)
Il percorso, iniziato da Anna Sarfatti, è durato 4 anni, perché-
lei stessa ci dice nella Conclusione- “si può cominciare anche dalla prima
classe a parlare di Costituzione, purché si cerchino modalità adeguate all’ età
e agli interessi dei bambini” e perché bisogna prevedere “un tempo disteso,
accogliente, […] un tempo che preveda di fermarsi anche a lungo su un argomento,
se i bambini lo richiedono”. In questo tempo, tutti gli articoli della
Costituzione sono stati analizzati e spiegati, dando voce a tutti i dubbi e
tutte le domande dei bambini, in un “dialogo a distanza con una persona molto
esperta, la cui identità è rimasta a lungo coperta da segreto. A lui, “all’ uomo
senza nome” potevano rivolgere la domande scaturite nel corso delle nostre
conversazioni. […] si capisce che scrive per noi bambini-hanno detto- perché ci
spiega bene, con parole facili”. Solo a conclusione di questa esperienza hanno
appreso di aver dialogato con Gherardo Colombo”. (Pag. 127).
Anna Sarfatti afferma che “parlando di Costituzione con i
bambini si è sentita cittadina più che maestra” (pag. 126), ma, concludiamo
noi, i docenti dovrebbero essere cittadini più cittadini degli altri e questa
esperienza ci insegna che è possibile che ciò avvenga e che è auspicabile che
queste esperienze diventino comuni in tutte le scuole.
Renza Bertuzzi
(30 luglio
2009