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Numero 3 - Maggio 2016
Numero 3 Maggio 2016

Bonus per il merito: l'impossibile quadratura del cerchio

Qualunque sia il criterio proposto per stabilire il "merito", il rischio di sbagliare è altissimo perché è impossibile commensurare elementi per loro natura incommensurabili. La valutazione e i criteri di valutazione del merito così come proposti possono determinare nella scuola la rottura degli elementi di cooperazione


17 Aprile 2016 | di Fabrizio Reberschegg

Bonus per il merito: l'impossibile quadratura del cerchio Come è noto, il comma 129 della legge 107/2015 ha introdotto il Comitato di Valutazione formato da tre docenti di cui due scelti dal Collegio dei Docenti e uno dal Consiglio di Istituto, da due rappresentanti dei genitori nelle scuole del primo ciclo, da un rappresentante dei genitori e da un rappresentante degli studenti nella secondaria di secondo grado, da un componente esterno individuato dall'Ufficio Scolastico Regionale. Il Comitato è presieduto dal Dirigente Scolastico e ha durata triennale. Il Comitato non decide chi saranno i docenti da premiare e quanto spetta loro. Il Comitato ha solo il compito di individuare i criteri per la valorizzazione dei docenti sulla base:
a) della qualità dell'insegnamento e del contributo al miglioramento dell'istituzione scolastica, nonché del successo formativo e scolastico degli studenti;
b) dei risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell'innovazione didattica e metodologica, nonché della collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche;
c) delle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale.
 
Siamo arrivati alla fine dell'anno scolastico 2015-16 nel totale caos sulla questione di come distribuire e chi è titolato alla distribuzione quantitativa del bonus per i "meritevoli". Solo ai primi di aprile il MIUR ha dato indirizzi generici su come procedere. Vediamo come.
Fatto stante che il bonus (calcolato in circa 23 mila euro in media ad Istituzione Scolastica) è stato accreditato alle scuole solo nel mese di marzo e che nello stesso mese sono stati identificati i componenti esterni del comitato di valutazione, spetta al comitato stesso definire in tempi brevi, e sicuramente prima della fine dell'attività didattica, i criteri di identificazione delle figure e delle funzioni rientranti nel bonus evitando la distribuzione a pioggia ai docenti, in ottemperanza con le norme vigenti del decreto Brunetta.
Spetta alla discrezionalità del dirigente applicare i criteri di identificazione dei beneficiari stabiliti dal comitato di valutazione, anche discostandosene con adeguata motivazione. Per il MIUR la concreta distribuzione del bonus ai docenti non dovrebbe essere di norma oggetto di contrattazione sindacale in sede di RSU pur essendo definito dalla legge come "salario accessorio".
In tutti questi mesi le scuole si sono inventate modalità per l'elezione dei membri del comitato di competenza del collegio dei docenti e del consiglio di istituto e i comitati di valutazione si sono cimentati al difficile lavoro di definizione di criteri il più possibili condivisi e oggettivi per evitare di dare al dirigente scolastico piena discrezionalità nelle decisioni. In questo senso è da rimarcare da parte delle associazioni sindacali e delle associazioni professionali la pressoché totale assenza a livello nazionale di posizioni comuni.
Sicuramente ha pesato per alcune sigle, non certo per la Gilda, la presenza di dirigenti scolastici che contestualmente hanno appoggiato direttamente o indirettamente le posizioni oltranziste dell'Associazione Nazionale Presidi che rivendicavano l'assoluta libertà di decisione da parte dei dirigenti in relazione al merito, alla chiamata dei docenti, ecc. Ha sicuramente pesato il mito dell'autonomia scolastica secondo il quale la qualità e il contenuto del lavoro docente devono essere valorizzati scuola per scuola, in modo assolutamente differenziato e discrezionale, dimenticando che la professione docente deve avere solide basi comuni di esplicitazione.
Per contrastare l'applicazione della norma di legge in alcune scuole si è arrivati addirittura al boicottaggio dell'elezione dei rappresentanti dei docenti lasciando monco il comitato di valutazione, o si è dato mandato ai rappresentanti dei docenti di non partecipare alla stesura dei criteri per la distribuzione del bonus. In altre scuole, invece, si è pensato di eleggere nel comitato i colleghi che rappresentino le posizioni del collegio dei docenti sui criteri e si relazionino con le RSU di istituto. Ciò per evitare di dare libertà assoluta al dirigente di stabilire con le componenti esterne criteri in modo unilaterale. Sospettiamo che la presenza del membro esterno nominato discrezionalmente dall'Ufficio Scolastico Regionale (di norma ispettori tecnici, dirigenti, dirigenti in pensione, e pochi docenti conosciuti dall'ufficio..) assuma in questo contesto la funzione di "commissario politico" del ministero, controllore della "corretta" applicazione della legge, anche nei confronti dei dirigenti più propensi a condividere con il collegio e le RSU l'applicazione delle norme sul bonus. Garantire la presenza di almeno tre docenti nel comitato dovrebbe assicurare qualche minima forma di resistenza contro le interpretazioni più deleterie della legge. Nulla osta che, di fronte all'impossibilità di giungere ad un accordo sui criteri con le componenti esterne e con il dirigente, i docenti del comitato mettano a verbale la loro opposizione e abbandonino i lavori.
Ma quali dovrebbero essere i criteri da proporre? Qui sta la impossibile quadratura del cerchio.
La legge 107/2015 riassorbe tutti i miti e i principi che già avevano informato il D.lgs. 165/01 e il D.lgs. 150/09 (il famoso decreto Brunetta antifannulloni..). La finalità dell'ideologia meritocratica è quella di premiare i migliori lavoratori ponendo al centro non più elementi oggettivi quantitativi (lavoro aggiuntivo quantitativamente calcolabile, lavoro straordinario, assunzione di mansioni superiori, ecc.), ma essenzialmente qualitativi definiti in base a criteri generali che dovrebbero premiare i "migliori" che appartengono alla stessa professione, funzione o mansione.. E qui nasce il problema dei problemi. Se è più semplice stabilire chi non fa bene il proprio lavoro, è ben difficile stabilire se un insegnante che fa bene e normalmente il suo lavoro è più o meno bravo di un altro? Nei punti a) e b) del comma 129 si parla di qualità dell'insegnamento, potenziamento delle competenze degli alunni, di innovazione didattica e metodologica, di successo formativo... Applicando astrattamente tali criteri sarebbero migliori i docenti che fanno superare positivamente i test invalsi, che usano le LIM, strumenti multimediali, tecnologie di comunicazione e interazione docente-allievi o metodologie innovative e di moda (flipped class, cooperative learning, ecc.) e senza nessun monitoraggio sugli effetti concreti della didattica innovativa. O, più semplicemente, quelli che garantiscono il successo formativo con il rischio di promuovere tutti con voti altissimi per dimostrare la bontà del loro insegnamento. Nel punto c) si fa riferimento in maniera contraddittoria agli elementi di natura organizzativa e gestionale nella didattica e nella formazione. Ma in questo caso le funzioni possono facilmente riguardare aspetti quantitativi concernenti il lavoro aggiuntivo e accessorio (oltre il proprio orario di lavoro) che dovrebbero essere oggetto specifico di contrattazione integrativa di Istituto. Si rischia di ricomprendere in tale criterio i collaboratori del dirigente, i responsabili di plesso, le funzioni strumentali, ecc., figure che dovrebbero essere riconosciute solo in sede di contrattazione di istituto.
Come abbiamo già detto in più di una occasione: la legge è stata pensata male, scritta peggio e rischia di essere applicata in modo pessimo da molti dirigenti che, per paura di essere invisi al ministero, intendono applicarla in modo acritico assumendo la funzione di sergenti sciocchi del potere.
Qualunque sia il criterio proposto per stabilire il "merito", il rischio di sbagliare è altissimo perché è impossibile commensurare elementi per loro natura incommensurabili. La valutazione e i criteri di valutazione del merito così come proposti possono determinare nella scuola la rottura degli elementi di cooperazione e collaborazione che stanno alla base del gruppo educativo aprendo una fuorviante competizione tra soggetti che ne fanno parte e che per loro stessa natura sono pares. Paradossalmente la premialità così intesa i non toccherà gli aspetti relativi al demerito. Il cattivo maestro continuerà a insegnare male senza ottenere bonus o premi. Non crediamo che ciò sia un buon risultato per la qualità della nostra scuola.
Per evitare il peggio e soprattutto per non lasciare mano libera alla dirigenza scolastica dovrebbero essere, a nostro avviso, chiari e stringenti i criteri da proporre nel comitato di valutazione:
- riconoscere le funzioni che sono necessarie per l'organizzazione qualitativa della didattica dell'istituto e del gruppo classe (coordinatori di classe, coordinatori di dipartimento,ecc.). Dovrebbero restare escluse le funzioni meramente organizzative (collaboratori del dirigente, responsabili di sede, ecc. che dovrebbero avere riconoscimento in sede di contrattazione di istituto);
- riconoscere l'impegno, di norma inquantificabile, per l'attivazione dei progetti didattici caratterizzanti l'istituzione scolastica, progetti che sono alla base dell'offerta formativa ricordando che su alcuni progetti (si veda l'alternanza scuola-lavoro ad esempio) ci già specifiche risorse dedicate;
- riconoscere competenze certificate, certificabili e oggetto di monitoraggio nell'insegnamento attivo o nella formazione all'interno della scuola a favore dei colleghi (metodologia CLIL, ecc.).
- imporre che sul quantum (la distribuzione concreta degli emolumenti ai singoli soggetti) si apra una contrattazione in sede RSU per evitare che per le stesse funzioni stessi soggetti percepiscano contemporaneamente bonus e parte del FIS.
- imporre la trasparenza e la pubblicizzazione dei dati di distribuzione del bonus. Non si comprende per quale motivo un docente "bravo" dovrebbe vergognarsi di fronte agli altri colleghi di essere premiato con il bonus...
Facendo un calcolo a spanne, su un collegio dei docenti composto da 100 docenti di ruolo (quelli a tempo determinato non possono essere bravi...e dovranno accontentarsi del FIS), applicando i criteri suesposti, dovrebbero essere beneficiati almeno 70 docenti. Dividendo 23 mila euro per 70 a ciascuno in media dovrebbero andare ben 328,50 euro lordi. Sicuramente pochi, una sorta di mancia poco decorosa. Ma è necessario che si eviti che il bonus sia dato ai soliti noti, pochi, lasciando ai tanti che lavorano bene tutti i giorni e facendo molte più cose di quante sarebbero previste contrattualmente l'elemosina del Fondo di Istituto. Ricordiamo che, nella prospettiva della costruzione di una sorta di portfolio del docente spendibile nel futuro anche per la mobilità su ambiti, è necessario che la maggior parte dei docenti sia considerata “meritevole”.
Non dimentichiamo infine che l'ideologia del bonus e del merito si inserisce nell'assenza da sette anni di un nuovo contratto di lavoro. Servono nuove risorse vere e consistenti per valorizzare la professione dei docenti, anche riconoscendo funzioni diverse all'interno dell'organizzazione della scuola. Non si può andare avanti con la miseria dei premi individuali gestiti dal capo. Serve soprattutto una nuova e diversa governance della scuola che tolga poteri discrezionali all'amministrazione e alla burocrazia e in cui il concetto di merito sia coniugato a quello di responsabilità collegiale delle scelte.
 
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Briciole
[...]Ricordo, se ce ne fosse ancora bisogno, che la Legge 107/2015 istituisce un fondo annuo di 200ml di euro, definito “retribuzione accessoria” (comma 128), da ripartire tra le scuole e affida al Dirigente scolastico la distribuzione della somma ai docenti sulla base di criteri definiti dal Comitato di valutazione come modificato dal comma 129.
Nelle intenzioni dei “legislatori” questa manciata di euro: circa 22.000 lordo stato per ogni scuola con un centinaio di insegnanti, quindi poco più di 100 euro netti all'anno per ogni docente, doveva scatenare la competizione tra gli insegnanti, i quali per accaparrarsi questa “ingente” somma devono risultare “i migliori” agli occhi del Dirigente scolastico. (Gianluigi Dotti, La presunzione del merito nella 107/2015, in www.gildacentrostudi.it).





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Numero 3 - Maggio 2016
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
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Ha collaborato a questo numero:
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