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Numero 4 - Settembre 2018
Numero 4 Settembre 2018

Perché l’insegnante non può lavorare bene se viene contraddetto e screditato dai genitori

Maria Teresa Serafini, Perché devo dare ragione agli insegnanti di mio figlio, La Nave di Teseo


24 Agosto 2018 | di Paola Tongiorgi

Perché l’insegnante non può lavorare bene se viene contraddetto e screditato dai genitori Quante volte quest’anno abbiamo letto sulla stampa di genitori che hanno aggredito fisicamente e verbalmente i docenti?
Sembra un fenomeno in crescita, che mette in luce quanto gli insegnanti siano disarmati e impreparati di fronte a tale violenza.

Maria Teresa Serafini, docente e formatrice, recentemente ha pubblicato un libro rivolto ai genitori dal titolo: ”Perché devo dare ragione agli insegnanti di mio figlio" della casa editrice Nave di Teseo.
Lo ha scritto da docente di lunga data, invitando i genitori a porsi delle domande sul loro ruolo e su come percepiscono la scuola.
Una volta i genitori crescevano i figli con molte più certezze e li affidavano agli insegnanti con fiducia, scrive Serafini, perché si diceva “l’insegnante ha sempre ragione. Non c’era discussione: in caso di divergenze non c’erano dubbi su chi dovesse guidare le scelte e i comportamenti dei ragazzi”.
Oggi sappiamo che non è più così. Le certezze sulla professionalità dei docenti sono state minate da una lunga campagna di svalorizzazione sociale e i genitori, nel frattempo, hanno affilato le unghie per difendere ad oltranza i loro figli.
Con questo libro l’autrice è riuscita a mettere insieme la letteratura sull’argomento e la sua esperienza di docente.
“Se i genitori, scrive Serafini, parlano male degli insegnanti come possono questi fare bene il loro lavoro? Gli adulti dovrebbero dare l’esempio, capire che senza difficoltà non si cresce, accettare i brutti voti quando arrivano. E invece, stanno sempre addosso ai figli tentando di facilitare le cose addirittura prima che venga loro richieste. In America li chiamano i genitori elicottero”
Da questa idea l’autrice ha costruito per i genitori un percorso guidato in cui essi possono confrontarsi con i test, presenti all’inizio di ogni capitolo, di autovalutazione del loro ruolo, e con ognuno dei 14 casi accaduti realmente nelle scuole d’Italia.
Nel primo capitolo Serafini chiede ai genitori di riconoscere il proprio stile educativo, tra i tre presentati nel libro, che derivano da ricerche di pedagogisti e psicologi. Ma anche individuare se si avvicinano di più alla mamma tigre cinese, al papà peluche italiano o ai genitori danesi.
Nel secondo capitolo viene richiesto alla famiglia di riflettere sugli aspetti del carattere e la personalità dei figli, perché scrive Serafini, ”è importante capire non solo che tipo di studenti saranno, ma anche che tipo di persone saranno”.
Altra tappa è l’esame degli elementi che guidano i genitori nella scelta della scuola perfetta per i loro figli.
Scelta la scuola, i papà e le mamme si devono misurare con gli stili di insegnamento dei docenti dei loro figli. ”Gli insegnanti sono tutti diversi e gli studenti possono incontrare l’insegnante compagno, l’insegnante sperimentatore o l’insegnante guida. Non c’è, secondo l’autrice, un insegnante perfetto per tutti; alcuni sono più utili per alcuni tipi di studenti e altri per altri.
Un capitolo del libro è dedicato allo studio a casa, al dibattito sull’efficacia dei compiti, all’organizzazione dei pomeriggi, al metodo di studio e all’uso della tecnologia come smartphone, computer e tablet. 
Nella vita scolastica degli studenti, la valutazione ha un ruolo importante e spesso è causa di tensioni tra docenti e famiglie che arrivano a mettere in discussione i giudizi dell’insegnante anche se, come in un caso descritto, il voto è 9.
I voti delle verifiche e delle interrogazioni durante l’anno, scrive l’autrice, sono quelli più utili ai genitori perché li aiutano a capire se il figlio ha fatto progressi o se ha qualche difficoltà che richiede un colloquio con i professori.
“È fondamentale che le verifiche dell’apprendimento siano frequenti per mettere sistematicamente a fuoco ciò che si è appreso e ciò su cui è bene lavorare ancora, ma tutti i sistemi di valutazione che portano via troppo tempo in burocrazia si traducono in uno spreco del tempo limitato del docente senza necessariamente dare di più agli studenti”
Serafini, inoltre, sostiene, con vari esempi, quanto sia importante rendere espliciti i criteri di valutazione tramite meccanismi che si possono utilizzare anche per esercizi di autovalutazione degli studenti.
Un altro tema contenuto nel libro è quello dei ragazzi con bisogni speciali e la sempre più diffusa medicalizzazione non condivisa dall’autrice, che sostiene invece l’importanza di una didattica di qualità per tutti, in modo da andare incontro ai bisogni particolari di ciascuno.
Infine Serafini chiede ai genitori di analizzare quali sono i problemi che incontrano nella scuola dei figli, suggerendo gli stili comunicativi più efficaci da utilizzare nei rapporti con i docenti. ”Partire con un sorriso, salutare con un caldo Come sta?”. Questo, scrive la autrice, è l’approccio giusto che devono avere i genitori quando sono a colloquio con i professori, per ottenerne la collaborazione. Inoltre, nessuno ama sentirsi rinfacciare gli errori anche se ne è consapevole. Perciò ai genitori Serafini consiglia nei colloqui di partire con delle domande lasciando al docente la soluzione, evitare proposte aggressive e ascoltare in modo attivo cosa dicono i docenti.
Affrontate le proposte del libro, i genitori hanno delle motivazioni in più per dare ragione all’insegnante del figlio:
• Perché l’insegnante non può lavorare bene se viene contraddetto e screditato dai genitori.
• Perché l’insegnante si scoraggia se sente venir meno l’appoggio della famiglia.
• Perché l’insegnante vede l’intera classe e può essere più capace di valutare gli effetti delle sue scelte, mentre i genitori talvolta hanno un punto di vista limitato.
• Perché i ragazzi sono disorientati e confusi da affermazioni opposte a casa e a scuola.
• Perché i ragazzi devono potersi fidare dei propri insegnanti.
Perché ai ragazzi fanno bene i no e i voti scarsi: diventano più robusti e capaci di reagire di fronte alle inevitabili delusioni e sconfitte della vita.
• Perché i ragazzi devono imparare a rispettare le persone che rappresentano le istituzioni anche di fronte ai loro errori.
Il libro, che nasce da una vita professionale intensa, ricca di ricerche, sperimentazioni, di un appassionato lavoro quotidiano in classe, si rivolge anche ai docenti, offrendo loro spunti per affrontare l’incontro con i genitori nelle riunioni di classe e nei colloqui individuali quando vengono affrontati argomenti di discussione come voti, bocciature, sanzioni per negligenze o indisciplina.
 
 
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*Maria Teresa Serafini, laurea in lettere alla Sapienza di Roma e master in Linguistica a Stanford, insegnante di scuola media e superiore, docente di Scienze dell’educazione in corsi di formazione per insegnanti all’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
È autrice di grammatiche italiane per la scuola e dei best seller di pedagogia e comunicazione con traduzioni in spagnolo e portoghese, Come si fa un tema in classe (1985 ), Come si studia (1989), Come si scrive (1992), Come si legge (e scrive) un racconto (2009).
 
 
 
 


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Numero 4 - Settembre 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
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