IN QUESTO NUMERO
Numero 4 - Settembre 2018
Numero 4 Settembre 2018

Il digitale riscopre la scrittura a mano

Sono numerosi gli studi che mostrano come la scrittura manuale abbia un ruolo nell’apprendimento e nella formazione cognitiva dei bambini, come insegnanti, pedagogisti e giornalisti specializzati sostengono da anni.


24 Agosto 2018 | di Marco Morini

Il digitale riscopre  la scrittura a mano   Sono ormai anni che insegnanti, pedagogisti e giornalisti specializzati lanciano l’allarme: la scrittura manuale è in via d’estinzione, la rivoluzione digitale sta uccidendo la calligrafia, l’apprendimento e la creatività degli studenti più giovani ne risente. Effettivamente sono molti gli indizi che portano in questa direzione e nei paesi a più alto sviluppo tecnologico l’insegnamento del corsivo a scuola va scomparendo. In Finlandia, per esempio, da un paio d’anni il corsivo è stato ritenuto superfluo perché i bambini richiederebbero troppe ore di lezione per divenire veloci nella scrittura manuale. L’Estonia, il paese europeo a più elevata digitalizzazione, sta per seguirne le orme e negli Stati Uniti, dove la didattica scolastica è una prerogativa dei singoli Stati, l’abbandono del corsivo è in corso da decenni. Pensandoci bene, poi, anche in Italia accade da sempre che, nel passaggio dalle elementari alle medie, il corsivo sia soppiantato da forme ibride di alfabeto basate sui caratteri a stampa.
I segnali negativi sono numerosi e provengono da più parti: il Guardian britannico ha riportato la notizia di pediatri e insegnanti preoccupati perché molti alunni farebbero perfino fatica a tenere in mano una penna o una matita, dato l’uso eccessivo di strumenti tecnologici. Negli Stati Uniti, più della metà delle “lettere a Babbo Natale” viene ormai spedito per email. In Cina e Giappone, prendere appunti con il laptop è più diffuso che prenderli con carta e penna. Infine,  l’introduzione massiccia, spesso per ragioni di uniformità e semplicità di correzione, di test al computer come esami universitari, sta avendo l’effetto di introdurre verifiche simili anche a livelli scolastici inferiori.
E’ indubbio che la tecnologia stia avendo un impatto sulle abilità di scrittura manuale e sarebbe stupido pensare di fermare il progresso tecnologico o arroccarsi in una strenua (e nostalgica) difesa della tradizione. Tuttavia, non si tratta di solo passatismo. Sono numerosi gli studi che mostrano come la scrittura manuale abbia un ruolo nell’apprendimento e nella formazione cognitiva dei bambini. In particolar modo nello sviluppo della creatività e della personalità. Scrivere a mano aiuta a formarsi un’immagine mentale del mondo. Tracciare una ‘A’ su un foglio di carta aiuta un bambino a familiarizzare con la lettera stessa e a introiettarla. Digitarla su una tastiera non avrebbe lo stesso effetto. Serve quindi a dare una sorta di “fisicità” al linguaggio. Gli studenti che prendono appunti a mano ricordano più a lungo e trattengono meglio concetti e idee rispetto a chi utilizza strumenti elettronici. La scrittura a mano coinvolge più parti del cervello e, secondo i neuroscienziati, più parti del cervello si usano, più ricorderemo le cose. Vi sono poi studi che mostrano come la scrittura manuale aumenti la capacità di concentrazione e sia più funzionale all’apprendimento di lingue straniere. D’altronde, la correlazione è evidente: scrivere a mano aiuta i bambini a capire i suoni, a collegare lettere e a comporre parole. Scrivere a mano è quindi essenziale e anche se molti bambini, una volta finita la scuola elementare, perderanno dimestichezza e non la useranno più, le funzioni essenziali legate all’apprendimento e allo sviluppo cognitivo sarebbero comunque salve.
E dopo? La calligrafia rimarrebbe solo per scrivere liste della spesa e per qualche studente universitario che preferisce prendere appunti cartacei? In realtà, anche in questo caso, ci sono segnali che sembrano andare in direzione opposta. Nelle città italiane, negli ultimi anni, si sono moltiplicati i corsi di calligrafia, di ‘bella scrittura’, che sembrano andare molto di moda, ma che forse sono solo un rigurgito vintage o un passatempo per pensionati e pensionate annoiate.
Più rilevante è invece tracciare gli investimenti delle grandi aziende dell’elettronica, che stanno sempre di più spostando risorse su ricerche finalizzate a valorizzare l’utilizzo della scrittura manuale. Prevedono infatti che sarà la scrittura a mano, più della tastiera, l'interfaccia del futuro. Anche perché la digitalizzazione automatica dei testi scritti a mano funziona bene con lingue come l’indiano, il cinese e il giapponese che sono mercati in sicura crescita economica e demografica. La scrittura manuale potrebbe quindi rilanciarsi, in un’entusiasmante ibridazione con l’elettronica più avanzata. Alla carta, all’inchiostro e alle matite si affiancheranno sempre più spesso penne digitali e superfici touchscreen. Ed è proprio l'invenzione e la diffusione del touchscreen che ha di fatto aperto una nuova stagione e che rappresenta quell’anello di congiunzione, che per molti anni è mancato, tra scrittura manuale e digitazione elettronica.
Dal 2016, l’'iPhone di Apple permette di scrivere i messaggi a mano. Microsoft ha già introdotto sistemi di riconoscimento della scrittura manuale, la cinese Lenovo produce tablet su cui applicare fogli di carta in modo da disegnare e contemporaneamente scrivere a mano e in digitale. Perfino Montblanc si è messa a produrre penne digitali. L’italiana Moleskine vende un suo speciale Paper Tablet composto da un’agenda di carta, una penna con microcamera e un’app specificatamente sviluppata che “converte” l'inchiostro in digitale.
Il confine tra carta e digitale andrà quindi sempre più a scomparire. Rinunciare all’insegnamento della scrittura manuale non è quindi solo lesivo del diritto dei bambini a un corretto apprendimento e allo sviluppo delle facoltà cognitive, ma sembra già in contrasto con le più recenti tendenze tecnologiche.
 
 
 
 


Condividi questo articolo:

Numero 4 - Settembre 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Giovanni Carosotti, Roberto Casati, Vito Carlo Castellana, Alberto Dainese, Michela Gallina, Antonio Gasperi, Marco Morini, Giorgio Quaggiotto, Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Paola Tongiorgi, Ester Trevisan