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Numero 4 - Settembre 2019
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Gran Bretagna: il classismo britannico delle scuole superiori private

Le storie politiche s’intrecciano sin dall’adolescenza, con inevitabili dinamiche private che vanno a interferire con l’attività pubblica. In Italia, al contrario, è la scelta della scuola pubblica ad essere di qualità.


27 Agosto 2019 | di Marco Morini

Gran Bretagna: il classismo britannico delle scuole superiori private Boris Johnson è il nuovo Primo Ministro britannico. Ed è anche il ventesimo premier ad avere studiato nella più prestigiosa scuola superiore del Regno Unito, l’Eton College. Qui hanno studiato svariati politici di alto livello, diplomatici, accademici, premi Nobel e l’attuale arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. Da ultimi anche i principi William e Harry, rompendo una plurisecolare tradizione della famiglia reale, secondo cui i discendenti maschi venivano educati o al collegio navale, o al severo collegio di Gordonstoun in Scozia (come fatto dal principe Carlo) o da precettori.
 
A differenza di quello che molti potrebbero pensare, il proverbiale classismo britannico non si fonda sul sistema universitario d’élite, su atenei quali Oxford e Cambridge, ma sulle esclusive scuole superiori private. Studiare nelle università inglesi costa, per legge, al massimo 9mila sterline l’anno e grazie al sistema dei prestiti agevolati e a una munifica rete di borse di studio, anche gli atenei migliori sono alla portata di molti. Le scuole private costano invece dalle 25mila (grammar school periferiche) alle 50mila sterline annue, le agevolazioni e le borse di studio sono molto rare e si stima che appena il 5 per cento delle famiglie britanniche possa permettersele.
 
L'Eton College è una delle ultime scuole esclusivamente maschili e venne fondato da Enrico VI nel 1440. Si entra a 13 anni, si esce a 18. Come ogni collegio, gli allievi vivono in sede 7 giorni su 7. L’anno scolastico è diviso in tre trimestri interrotti da pause di tre settimane circa dove gli studenti fanno ritorno a casa. Le materie oggetto di studio sono varie e il curriculum può vagamente ricordare quello di un liceo scientifico italiano (più il greco antico, però).


Ancora negli anni ’60 del secolo scorso si usavano le punizioni corporali ed era comune il cosiddetto fagging, forma attenuata di nonnismo, cioè la pratica secondo cui gli allievi dei primi anni dovevano fare da servitori a quelli più anziani. Ciò che è invece ancora in uso sono punizioni “tradizionali” tali e quali erano cinque secoli fa: per esempio nel caso vengano violate determinate regole si infligge allo studente di ricopiare a mano esametri latini. Per le trasgressioni più gravi è ancora prevista la cosiddetta “Georgica”, cioè la copiatura di un intero libro delle Georgiche (un poema di Publio Virgilio Marone composto da più di cinquecento esametri). Studiarci costa circa 40000 sterline all’anno e fino a una decina d’anni fa i figli di ex studenti avevano un percorso riservato d’accesso. Ora questa via privilegiata non esiste più e al netto del superamento dei difficili test d’ingresso è l’alto costo della retta a rendere esclusiva la scuola. Negli ultimi dieci anni sono comunque state attivate (poche) borse di studio per permettere anche a studenti provenienti da famiglie meno abbienti di poter accedere al Collegio. Eton continua tuttavia a mantenere un canale privilegiato d’accesso con l’Università di Oxford, per cui riuscire a iscriversi al collegio a poco meno di 13 anni è anche già buona garanzia di poter studiare in una delle più prestigiose università del mondo.
 
Boris Johnson ha studiato a Eton assieme all’ex Primo Ministro conservatore David Cameron e all’ex vice Primo Ministro ed ex leader liberal-democratico Nick Clegg (più giovani di lui, rispettivamente di due e tre anni). Prima di Cameron, anche altri primi ministri del dopoguerra come Anthony Eden, Harold Macmillan e Alec Douglas-Home avevano studiato a Eton. Venendo a tempi più recenti, Tony Blair ha studiato all’esclusivo college scozzese di Fettes (retta annuale di 35000 sterline circa) mentre le due donne leader Theresa May e Margaret Thatcher hanno frequentato selettive ma meno costose grammar schools. Considerando gli ultimi 40 anni, fanno parziale eccezione Gordon Brown (scuole pubbliche) e soprattutto John Major, che si ritirò addirittura dagli studi per andare a lavorare ad appena 16 anni.
 
Johnson ha conquistato la premiership superando l’uscente Ministro degli Esteri, Jeremy Hunt, che non ha studiato a Eton ma in un’altra scuola d’elite, Charterhouse. Anch’essa costa poco meno di 40mila sterline annue e, al netto di decine di parlamentari, alti ufficiali dell’esercito e altre personalità varie, può vantare un solo Primo Ministro, Robert Jenkinson (che comunque rimase in carica per quasi 15 anni consecutivi nel periodo 1812-1827). Scorrendo poi i profili biografici dei membri della Camera dei Comuni – senza particolari distinzioni di partito - appare evidente come l’aver studiato nelle scuole superiori più elitarie e costose del Regno sia buona garanzia di carriera politica di alto livello.


Questo significa storie politiche che s’intrecciano sin dall’adolescenza, con inevitabili dinamiche private che vanno a interferire con l’attività pubblica. Da un certo punto di vista è un elemento di chiusura, autoreferenzialità e scarsa mobilità sociale. Dall’altro può essere garanzia di alta qualità degli studi e di agguerrita selezione della classe politica. Anche se forse, in fondo, il dato più eclatante è che un bambino di appena 12 anni è costretto a entrare in meccanismi selettivi che, molto probabilmente, ne determineranno la carriera.


E nel nostro Paese? Esiste una simile dinamica selettiva? Il profilo dei primi ministri italiani mostra una situazione ben diversa, evidenzia la differente accessibilità alle massime cariche istituzionali ed esalta l’importanza della scuola pubblica (e del Ginnasio e del Liceo Classico in particolare). In un certo senso, può essere metro di paragone tra i due paesi o comunque tra le classi politiche dei due paesi, con i pro e contro di cui sopra.
 
L’attuale premier Giuseppe Conte è probabilmente il più illustre diplomato del Liceo Classico Statale “Pietro Giannone” di San Marco in Lamis (Foggia). Liceo classico pubblico anche per Paolo Gentiloni (il “Tasso” di Roma), Matteo Renzi (il “Dante” di Firenze) ed Enrico Letta (Liceo “Galileo Galilei” di Pisa). Scuole private invece per i lombardi Mario Monti (il classico “Leone XIII” di Milano) e Silvio Berlusconi (classico ai “Salesiani San Giovanni Bosco” di Milano). Scuole pubbliche infine per Romano Prodi, che frequentò il Liceo Classico Statale “Ludovico Ariosto” di Reggio Emilia negli anni ‘50. Cinque degli ultimi sette premier italiani hanno quindi potuto studiare a costi irrisori, in alcuni casi provenendo dalla provincia o da famiglie borghesi e si sono infine laureati senza dover costringere i rispettivi genitori a esborsi cospicui per pagare le rette dell’università pubblica.


In Italia, quindi, la scelta della scuola pubblica significa una scelta di qualità. E, avendo questa formato fior di rappresentanti politici e intellettuali di rango, è evidente la valenza democratica della stessa, che permette l’accesso alle massime cariche del Paese e alle migliori carriere senza dover ricorrere a esclusive scuole private.
 
 
 


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Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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