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Numero 1 - Gennaio 2020
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CCNI sulla formazione: un importante passo in avanti per ridare centralità al collegio dei docenti

Importanza della contrattazione sindacale: un buon contratto che annulla aspetti sgradevoli della legge 107/15


29 Dicembre 2019 | di Fabrizio Reberschegg

CCNI sulla formazione: un importante passo in avanti per ridare centralità al collegio dei docenti Il 28 novembre 2019 è stato pubblicato il nuovo CCNI (Contratto Collettivo Nazionale Integrativo)  sulla formazione dopo anni di mancanza di relazioni sindacali sul tema e dopo la legge 107/15 (Buona Scuola) che aveva introdotto il concetto di obbligo di formazione strutturale per i docenti senza declinarne le modalità e i limiti.


Il CCNI, sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali firmatarie di contratto, tra cui la FGU-Gilda degli Insegnanti, non modifica certo la legge 107/15 ma ne decostruisce alcuni aspetti che era stati percepiti come particolarmente odiosi dai docenti. In particolare si era diffusa l’idea nell’amministrazione regionale del MIUR e in alcune organizzazioni dei dirigenti scolastici che si potessero e dovessero imporre ai docenti corsi di formazione, considerati necessari, senza alcuna dialettica e partecipazione dei Collegi dei Docenti. I “poli scolastici” della formazione erano gestiti in concreto dai dirigenti scolastici che decidevano autonomamente quali corsi proporre/imporre ai docenti delle scuole del territorio. Non a caso i corsi più gettonati erano quelli sui bes, sull’inclusione, sulle nuove indicazioni nazionali, sulla didattica per competenze, spesso organizzati con formatori slegati dalla realtà dell’insegnamento attivo. In alcuni casi si sono imposti corsi sedicenti “obbligatori” sulla privacy o sui farmaci salvavita cercando di scaricare una serie di responsabilità non dovute sul profilo professionale dei docenti.


Il nuovo CCNI  supera questa fase decisionale top-down con il demansionamento dei poli scolastici della formazione che da soggetti decisionali diventano articolazioni strumentali dell’amministrazione centrale , la quale  può proporre una formazione solo sui temi definiti dal CCNI e con adeguata informazione alle OO.SS.. Di fatto i poli scolastici serviranno solo per la gestione amministrativa dei fondi nazionali che sono quantificati al 40% del totale.  Si affida invece direttamente alle scuole il 60% dei fondi della formazione per la gestione delle iniziative votate in Collegio dei Docenti il cui ruolo diventa essenziale per ogni delibera sulla formazione. Si garantisce l’autoaggiornamento ai colleghi nel’ambito delle finalità definite nel piano della formazione della scuola (PTOF). Si riconosce finalmente l’aggiornamento disciplinare con particolare riferimento alle discipline di indirizzo dei tecnici e professionali. Ricordiamo che l’unico limite è che le iniziative siano coerenti con il PTOF. Si ricorda che i fondi della formazione oggetto del CCNI sono finalizzati per i docenti, mentre per il personale ATA si dovranno trovare finanziamenti ad hoc con implementazione della legge 440/97. Le RSU saranno chiamate a partecipare per la contrattazione sul quantum spettante ai docenti e ai formatori interni e per verificare l’utilizzo dei fondi spettanti alla singola scuola. Ricordiamo che le RSU non possono entrare nel merito dei contenuti dei corsi e delle iniziative che sono decise in quota dal MIUR o dal Collegio dei Docenti e tantomeno potranno spalmare i fondi dedicati alla formazione dei docenti anche sul personale ATA. Fondamentale è chiarire sempre che i corsi di formazione diventano obbligatori solo se votati dal Collegio all’interno delle 40 ore dedicate alle riunioni del Collegio dei Docenti e alle sue articolazioni. Tutto ciò che risulta oltre tale limite deve essere oggetto di retribuzione accessoria e non ha più alcuna caratteristica di obbligatorietà. Per evitare che le scelte del Collegio in merito alla formazione siano imposte dalla maggioranza del collegio in spregio ai diritti alla minoranza e alla libertà di scelta nella formazione che spetta ai singoli docenti è opportuno che la delibera del Collegio presenti  opzioni che comprendano percorsi di formazione diversificati e che prevedano anche la scelta dell’autoaggiornamento e della fruibilità di corsi organizzati dagli enti esterni riconosciuti dal MIUR.


Ci saranno molte resistenze da parte dei dirigenti scolastici che vedono con questo CCNI perdere parte del loro potere decisionale, ma è bene ricordare che le scelte del Collegio dei Docenti non devono mai essere la ratifica delle proposte dei dirigenti. Soprattutto nella scelta degli ambiti di formazione che è il cuore stesso della libertà di insegnamento. Attenzione quindi quando si votano delibere autolesioniste in Collegio. C’è di mezzo la libertà di insegnamento e della professione docente.
 
 
 


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Numero 1 - Gennaio 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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