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Numero 3 - Maggio 2020
Numero 3 Maggio 2020

Per amore di verità: la parte non è il tutto

Sempre utile il confronto con articoli anche duri, ma doveroso ricostruire un quadro più totale- e più giusto- dell’ emergenza Coronavirus nella scuola


01 Maggio 2020 | di Renza Bertuzzi

Per amore di verità: la parte non è il tutto Tra le caratteristiche più  pericolose  dell’ uso del web,  vi è la cosiddetta “ profilatura”, quella operazione per cui ogni volta che ci colleghiamo per ricerche culturali o per acquistare prodotti, le nostre scelte vengono catturate e utilizzate per disegnare il nostro profilo a tutto tondo : gusti, idee, perfino stato di salute. Per questo, ogni volta che accediamo a Google per una qualunque ricerca, saremo indirizzati da Google stesso al contenuto che conferma la nostra visione del mondo. Le idee differenti sono collocate in coda, molto in coda.  Questo significa che ci viene  sottratto l’ esercizio del pensiero critico che è - come è giusto ricordare - il confronto con i punti di vista diversi dai nostri.
 
Non si è comportato come Google, Adolfo Scotto Di Luzio che, invece di scrivere un articolo di apprezzamento per i docenti nella fase dell’ emergenza per il coronavirus,  ha pensato di soffermarsi sull’ anello che non tiene e cioè sui comportamenti di  quegli insegnanti che hanno pensato- agendo di conseguenza- che tutto questa tempesta fosse qualcosa che non li riguardava.  È un bene confrontarci con il suo articolo duro e aspro, perché ci obbliga ad interrogarci, a chiedere, a rispondere.
 
Condividiamo diversi suoi giudizi su chi ha confuso impiego con funzione istituzionale del docente; su chi non ha capito che il diritto all’ istruzione è fonte primaria del Diritto,  superiore  a tutte le altre e che è grazie all’ articolo 34 della Costituzione che esiste una professione. Senza di quello, la professione dei docenti non esisterebbe.
Su chi non ha capito che solo riconoscendo a  sé stessi una funzione alta e civile, i docenti possono pretendere riconoscimenti  morali, culturali e  pecuniari.
In quasi tutti gli articoli di questo numero, l’ amico Scotto Di Luzio troverà  consonanze con le sue critiche, anche se le parole e le riflessioni saranno di diverso registro.


Generalizzazione ingenerosa, egli definisce la sua riflessione, siamo d’ accordo, ma andiamo anche oltre. La generalizzazione  è efficace come  strumento di polemos, poiché  volutamente identifica il tutto con una parte ma  lo è di meno  quando si voglia  rappresentare  una situazione nella sua totalità,   ossia quando  è necessario che ogni elemento sia noto in modo che la parte ritorni ad essere ciò che è: parziale.
Non era interessato a questo, ossia a descrivere  il tutto dell’ emergenza Coronavirus nella scuola,  Scotto Di Luzio, ma noi sì e per tentare di ricostruire un quadro  più totale - e più giusto - della situazione, confutiamo e ampliamo alcune sue affermazioni


Prima di tutto, non risponde al vero che gli insegnanti non abbiano risposto - nella grande, molto grande maggioranza - all’ insegnamento a distanza. Dopo un primo comprensibile momento di incertezza,   ognuno, come ha potuto, ha iniziato questa esperienza - che non bisogna dimenticare -  era una totale novità. I dati del Ministero e anche quelli di Istituti di ricerca privati dimostrano come quasi il 90% dei docenti sia impegnato nella didattica a distanza.  Non stiamo a raccontare cosa ciò abbia comportato per i docenti in organizzazione; in  tempo di lavoro dilatato fino alle ore notturne (altro che contratto!); in  invenzioni e ideazioni,  con piattaforme che non  tenevano e così via e, in ultimo ma non per ultimo, con la burocrazia dei dirigenti scolastici, interessati solo a far compilare verbali e a rendere l’ impegno dei docenti  più che mai assillante. Senza dimenticare le abitudini delle famiglie di trovare capri espiatori e di organizzare sedizioni su Whatsapp. (Claudio Cerasa). Basta una ricognizione in rete per avere solo una parziale idea di cosa sia scoppiato nella scuola, o anche basta leggere gli articoli di questo numero, testimonianze  di chi insegna nel semplice lavoro di aula, per avere un’ altra visione della realtà. Una realtà non minoritaria tanto che Claudio Cerasa,  direttore de Il Foglio, titolava un suo editoriale del 5 aprile 2020,  “Contro la retorica dei cattivi maestri.  L’ anno del virus non verrà ricordato solo come l’ anno in cui la scuola è finita sotto esame ma anche come l’ anno   in cui gli insegnanti hanno dimostrato di essere migliori dei loro sindacati. Elogio della scuola al tempo dell’ emergenza.”


Ancora,  sempre per amore di verità, crediamo che sia  congruo dovendo/volendo manifestare critiche legittime, non trascurare l’ aspetto per così dire operativo-normativo su cui la novità è stata collocata.
Disposizioni generiche dal ministero, dirette facebook e basta,  e indicazioni affidate a Note ministeriali che sollecitavano  ad “evitare, la mera trasmissione di compiti ed esercitazioni”,  prefigurando metodologie gradite e metodologie “vietate” in assoluto.


Senza dimenticare il Comunicato stampa,  LA SCUOLA NON E’ DEI SINDACATI, E’ DEGLI STUDENTI. Lasciateci lavorare, di diversi Dirigenti scolastici in cui si sostiene   «In ultimo chiediamo a chi urla ai quattro venti invocando la libertà di insegnamento, di informarsi beneIl docente non è libero di insegnare oppure no. E nemmeno di scegliere cosa insegnare. Il docente si allinea al PTOF della sua scuola, si attiene alle Indicazioni Nazionali, organizza il suo lavoro in raccordo con i documenti della scuola in cui esercita il suo ruolo, e alle disposizioni che il Ministero emana, come in quest’ultimo caso».
 
Elementi non trascurabili, certo non a difesa di quei comportamenti di cui parla Scotto di Luzio, ma fondamentali per avere un quadro completo della scuola nell’ emergenza del presente, e  nel futuro,   dove  qualcuno sta lavorando non per gli insegnanti, ma contro gli insegnanti (si veda in Roars l’ acuta analisi di Giovanni Carosotti,  Contro gli insegnanti. La nuova linea della ministra Azzolina).
 
Infine,  siamo molto convinti che certi condotte criticabili  non rappresentino affatto la fisionomia della scuola italiana, che- al contrario- sembra destinata ad una torsione pericolosa, se non saremo, tutti noi che crediamo alla Costituzione e ai suoi valori,  vigili e attenti alle grandi mosse.
 
Quindi, grazie a Scotto di Luzio per la provocazione e per il cammino che abbiamo condiviso e che continueremo a condividere.
 
 
 


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Numero 3 - Maggio 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Stefano Battilana, Maura Canalis, Roberto Casati, Enzo Novara, Stefania Pra Florian, Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan.