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Numero 3 - Marzo 2013
Numero 3 Marzo 2013

Due o tre cose che so di lei (istituzione RSU)

Dobbiamo far aumentare nei Colleghi la consapevolezza che offrire la propria collaborazione e il proprio lavoro a prezzi irrisori, rende la nostra collaborazione e il nostro lavoro irrisori.


02 Marzo 2013 | di Giorgio Quaggiotto

Due o tre cose che so di lei (istituzione RSU) Molti dei nostri eletti si trovano per la prima volta in questi giorni a dover affrontare le contrattazioni RSU d'Istituto.
Sono per loro queste considerazioni e per quelli di noi che ancora resistono ''sul pezzo''.
Ce lo diciamo che molti dei nostri sono stati arruolati sull'onda degli alti ideali, hanno avuto un'armatura luccicante quanto inutile e che dopo una tornata hanno pensato che fosse meglio tutelare il proprio fegato piuttosto che gli ideali della Gilda. Sono stati isolati: ne è stato fatto strame.
E hanno cominciato a dire che: ''se il Collegio, se i Colleghi .... etc.'' e se ne sono andati ripetendo: ''Mai più, neanche morti!''
Non è roba per noi l'RSU, non ci piace, non ci riconosciamo e stentiamo di accettarla, anche se per un bel po', c'è stato e forse c'è ancora il ricatto della rappresentatività.
Ma ci sono altre considerazioni che siamo costretti a fare:
- sono sempre più frequenti gli aspetti organizzativi che i Docenti devono curare,
- sono tante le decisioni da prendere che se non prendiamo noi, altri prendono per noi e che poi sono vincolanti,
- ci sono dei principi e dei valori che attraverso le RSU si possono ancora difendere.
Nessuno crede che tutte le fattispecie e tutte le realtà che i vari Istituti presentano, possano essere normate e soprattutto che una RSU della Gilda possa condizionarle e modificarle secondo i suoi intendimenti e principi. I primi di noi che ci hanno provato, a proprie spese, hanno misurato quanto sia difficile e spesso inutile farsi paladini, anche se con astuzia e con intelligenza, di verità che spesso con un voto vengono stravolte e di mandati che con leggerezza incosciente o pervicace malafede vengono traditi.
Più ci si crede, più si soffre, quasi come nelle storie d'amore.
Ci sono dei medicamenti?
Alcuni, pochi certo, ma ci sono provo a indicarne alcuni.
Il primo lo chiamerei:

La cordata.
Intendo un gruppo di persone che insieme tenta di difendere un punto di vista, proporre e cercare di realizzare un progetto o un programma. Da soli non si va da nessuna parte e si perde con più rabbia, quando scrollandola testa, i colleghi, che sembravano possibili alleati, votano in altro modo con i vari: ''sì hai ragione .... ma sai io ....''
Non basta aver trovato 5 o 10 o 20 voti ed essere eletti, per concludere qualcosa. È all'interno del Collegio che si devono cercare le alleanze, è insieme che si decidono i punti da difendere o le strategie da perseguire. Alzarsi e parlare, certi di avere ragione serve a poco; spesso solo ad isolarci. Su alcune cose all'inizio, può essere più proficuo tacere, non fare le ''guerre perse''. Poi, insieme, senza atteggiarsi da quello che sa, che ha capito, si cerca di costruire un gruppo. Conosco i Collegi Docenti e conosco quelli che, tutti intenti a correggere i compiti o a leggere il giornale, si guardano attorno per vedere se devono alzare la mano o no, ma non credo che la teoria: '' E' tutta colpa del Collegio .... Se i colleghi fossero ....'' sia uno strumento utile. Snobbati da noi, di certo con noi non verranno, anche se sono per bene e soltanto poco ''guerrieri''

La rappresentatività.
Che ci piaccia o no la ''R'' sta per rappresentatività, e per strano che possa sembrare, nel modello di democrazia che conosciamo, è una funzione spesso considerata un valore di scambio. Per il resto diventa un mandato secco, nel quale sono previste solo le recriminazioni, e mai la necessità delle proposte che permettano di sapere ''chi'' e ''in che cosa'' noi rappresentiamo. Bisogna imparare a pretendere anche dalle altre RSU l'assunzione della responsabilità di rappresentanza. Le assemblee RSU d'Istituto sono il momento in cui andiamo a chiedere un mandato, ma espliciteremo anche ai colleghi cosa voteremo, perchè lo voteremo e quali istanze e valori noi vogliamo difendere. Questo è un passaggio obbligato!


I rapporti con il Dirigente
È singolare il fatto che si verifica nelle nostre Scuole: spesso noi odiamo, detestiamo, disprezziamo con sfumature diverse il nostro ''datore di lavoro''. Certo si può dire che a ragion di termini non lo è, il Dirigente il nostro datore di lavoro, ma di fatto è lui che ci fa l'orario, che ci assegna le classi, che convoca le riunioni pomeridiane, che fa passare i progetti, che determina il nostro impegno di lavoro. Ed è difficilissimo, spinge al servilismo, alla connivenza e alla delazione lavorare con una persona che decide molto della nostra vita e che noi non possiamo condizionare e soprattutto non apprezziamo. Ci mettono molto del loro, per non farsi apprezzare i Dirigenti e l'organizzazione della Scuola sembra essere fatta per produrre in loro una sindrome da onnipotenza, ma noi siamo quelli che sotto le forche caudine devono passare. I Dirigenti hanno un loro cenacolo, i loro fiduciari e sono obbligati a circondarsi di questo gruppo di volonterosi, che selezionano in base alla loro (dei Dirigenti s'intende) onestà intellettuale e alla loro caratura umana, con le conseguenze del caso. C'è il pericolo, per noi RSU Gilda, di diventare membri di questo cenacolo per cooptazione o, al contrario, falene impazzite che continuano a sbattere senza costrutto. Di sicuro questo, secondo me, è l'aspetto meno rasserenante del problema, certi anche, come dovremmo esserlo ormai, che affrontare un Dirigente frontalmente, in riunione RSU o in Collegio, e a maggior ragione se ha torto, è una tattica suicida. Troverà di sicuro una maggioranza pronta ai suoi cenni.
Il modello delle relazioni inoltre, in caso di conflitti gravi, ci obbliga a sottometterci e poi eventualmente a ricorrere ad un giudice, con tutte le traversie economiche ed emotive del caso. E allora? Le buone relazioni con il Dirigente sono una cautela essenziale. Le ''buone'' relazioni sono però le relazioni ''oneste'', chiare, definite, motivate e coerenti. Le corrette relazioni umane partono e si sviluppano nel reciproco rispetto, ma non escludono le diversità di vedute e i conflitti d'interesse. È appunto il più delicato questo aspetto, ma ce la si può fare. Essere isolati farà gioco solo agli accoliti senza scrupoli.

''I NO''
E come ultima ''ratio'' si può sempre non firmare un contratto! Certo c'è il ricatto che ''per colpa tua i Colleghi non arriveranno a poter godere della parte economica del contratto (per dei depauperati come noi sono ''cifre'')'', ma si può spiegare perchè. Ma in ogni caso essere due o tre RSU fa la differenza.
E ALLORA DIRE NO PER: (eccone alcuni)
- La divisione del fondo che non rispetti la percentuale 20% personale ATA, 80% personale docente, o che utilizzi risorse destinate ai Docenti per compensare attività di altro personale della Scuola.
- La pretesa di attribuire tutta la quota per compensare i Collaboratori alla sola parte Docente . I Collaboratori (due scelti dal Dirigente ed il resto votati dal Collegio), in quanto funzionali a tutto il sistema, andranno compensati con quote che sono prelevate a monte, prima della divisione delle quote fra Docenti e ATA.
- La scelta di compensare con il FD'I solo alcune attività e alcune persone, proposte dal Dirigente escludendo tutte quelle attività previste dai vari POF, ma non normate economicamente, che sono funzionali al buon funzionamento della Scuola (dipartimenti, coordinamenti, sportelli, partecipazione agli organismi territoriali, gestione dei laboratori, flessibilità etc.) e che possono, in un qualche modo, restituire al maggior numero possibile di Docenti quel denaro che dal loro stipendio è stato, con il Fondo D'Istituto, stornato.
I fondi quest'anno sono stati stanziati decurtati e le ultime decisioni del Ministro risultano chiaramente dettate dalla valutazione che tutto ciò che non è ora di lezione non è lavoro e che quindi lavoriamo poco. Non c'è niente di tutto il lavoro di preparazione delle lezioni, correzione compiti, partecipazione alle commissioni o ai dipartimenti, che venga considerato tale per noi Insegnanti Italiani mentre, per tutti gli altri Insegnanti Europei sì.
Dobbiamo far aumentare nei Colleghi la consapevolezza che offrire la propria collaborazione e il proprio lavoro a prezzi irrisori, rende la nostra collaborazione e il nostro lavoro irrisori.
Ripetètelo anche a chi sembra non aver ancora capito:
Continuare a lavorare in silenzio non è più meritorio, è colpevole!


ALLEGATI


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Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Hanno collaborato a questo numero:
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