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Numero 4 - Settembre 2015
Numero 4 Settembre 2015

Verso una de-schooling society ovvero come destrutturare la società democratica

Se non si fa funzionare bene la scuola allora si insinuano le forze della descolarizzazione. Lo stato non sarebbe più garante della formazione degli insegnanti, delle modalità del loro reclutamento, dei percorsi educativi e formativi


25 Agosto 2015 | di Piero Morpurgo

Verso una de-schooling society ovvero come destrutturare la società democratica Il momento è drammatico. Comunque vada, con la “buona scuola” è stato inferto un colpo esiziale sia al sistema dell’istruzione pubblica sia ai principi della contrattazione tra lavoratori e parti sindacali, tra cittadini e istituzioni parlamentari. Ora, prima di analizzare le ragioni storiche di tutto ciò, è bene evidenziare alcune contraddizioni di chi la Scuola la difende. Prendiamo, ad esempio, i vari interventi di Ignazio Visco sul tema dell’Investire in conoscenza ove si dice che : “An investment in knowledge pays the best interest scriveva ormai quasi tre secoli fa nel suo celebre Almanacco Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, scienziato, politico, editore1. Il rendimento dell’investimento in conoscenza è più alto di quello di ogni altro investimento. È la radice del progresso umano e sociale, la condizione per lo sviluppo economico. Oggi, probabilmente ancor più che in passato”. Inoltre si afferma, relativamente alla qualità dell’istruzione, che questi “pur essendo certamente migliorati rispetto a un secolo fa, quando gli storici britannici Bolton King e Thomas Okey (1) osservavano nel loro saggio Italy Today che ‘l’istruzione è la pagina più cupa della storia sociale italiana’, i livelli quantitativi e qualitativi di istruzione formale dei nostri giovani sono in media ancora distanti da quelli degli altri paesi avanzati. Questo è particolarmente grave se si osserva che un paese come l’Italia, povero di risorse materiali e in ritardo su molti fronti non solo economici, dovrebbe mirare a investire nella scuola e nella conoscenza non “sotto” o “sulla” ma “al di sopra” della media degli altri paesi”. Visco che è Governatore della Banca d’Italia, non è certo un esponente del mondo sindacale e sostiene che occorre investire nella Scuola e non destrutturarla ed è davvero strano che il mondo dell’industria non gli presti credito. Da parte sindacale tuttavia, oltre al merito del voler difendere la Scuola come organo della Costituzione come delineato da Calamandrei, c’è qualche contraddizione. Tre sono i punti sui quali non c’è chiarezza: 1) la mancata richiesta del ripristino della funzione ispettiva in una sana prospettiva didattica e non repressiva (attualmente abbiamo un ispettore ogni 2000 istituti) (2) ; 2) una seria riflessione sui metodi didattici effettivamente adottati in una scuola dove si fa prevalentemente lezione a porte chiuse, dove talora si fa il dettato e non si insegna a ragionare e a dubitare (questione che si trascina almeno dal 1912 con la denuncia di Guido Castelnuovo) (3) ; 3) la necessità ineludibile di una riforma degli organi collegiali che, soprattutto dopo il dimensionamento stabilito dall’art. 2.2 del DPR 233/98 (4) ha portato ad un Collegio Docenti elefantiaco in cui è impossibile garantire il diritto di intervento a tutti e pertanto prevale il principio della ratifica e non quello della discussione cui si accompagna una crescente esecrabile disattenzione. A questo proposito trovo che si potrebbe sostituire un Collegio democraticamente inefficace con un ‘governing body’ elettivo (1 rappresentante ogni 10 docenti con apertura alle altre componenti) in modo tale da superare la dicotomia con il Consiglio di Istituto.
Se non si fa funzionare bene la scuola allora si insinuano le forze della descolarizzazione. Le riforme napoleoniche e asburgiche che, a partire dal 1800, costruirono un sistema piramidale per cui lo Stato controllava sia i programmi sia le modalità di accesso dell’insegnamento verrebbe totalmente destrutturato. Lo stato non sarebbe più garante della formazione degli insegnanti, delle modalità del loro reclutamento, dei percorsi educativi e formativi. In luogo dello Stato entrerebbero in gioco: agenzie formative, formatori non autorizzati dallo Stato, associazioni di genitori, enti religiosi, gruppi economici (5). Il risultato è evidente: la perdita del concetto di eguaglianza del cittadino nelle sue possibilità di apprendimento, l’annullamento della libertà di insegnamento come già prevista dalla Costituzione della Repubblica Romana del 1849 nonché dalla nostra Costituzione del 1948. L’idea della descolarizzazione non si lega affatto con quei principi che, fino al 1962, tendevano ad escludere parte della popolazione dal diritto all’istruzione. Quell’idea difendeva i diritti dei ricchi, ma non metteva in discussione il ruolo dello Stato. Il concetto nasce nel 1970 con un saggio di Ivan Illich ove si sostiene come lo Stato “sprechi” i soldi per istruire tutti i cittadini e che la scuola di massa danneggi i più intelligenti e quindi indebolisca lo sviluppo economico. La formazione sarebbe funzionale allo sviluppo economico pertanto deve essere sottratta allo Stato e affidata alle imprese così come la costruzione delle autostrade (6). Era il 1970. L’intervento non ebbe gran successo. Oggi tuttavia, a partire almeno dal 2004, l’idea di una società descolarizzata sembra essere affascinante e lo testimoniano i numerosi documenti dell’OCSE (7). La descolarizzazione della società comporta inevitabilmente la destrutturazione della democrazia giacché questa si fonda sul principio per cui l’elettore è un cittadino informato e istruito. Si tradisce così la lettera della Costituzione e il pensiero dei costituenti.
P.S. Nel frattempo alcuni “illuminati” stanno facendo viaggiare in Parlamento un progetto di legge che renderebbe impossibile lo sciopero nei servizi pubblici essenziali (sarebbe prima necessario un referendum con il 50% di adesioni dei lavoratori del settore). Immaginate voi cosa accadrebbe nelle scuole controllate dal dirigente-manager!
 
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(1) Italy Today, London 1901 https://archive.org/details/italytoday00okeygoog
(2) http://www.corriere.it/cronache/13_settembre_02/scuola-riapre-ispettori-scomparsi_cf1bc2ba-1390-11e3-b6d8-d9e68bde9db1.shtml
(3) G. Castelnuovo, La scuola nei suoi rapporti colla vita e colla Scienza moderna, http://www.euclide-scuola.org/files/N.%20081%20Articoli%20pubblicati%20su%20Euclide/Castelnuovo%20Guido%20-%20La%20scuola%20nei%20suoi%20rapporti%20colla%20vita%20e%20colla%20Scienza%20moderna.pdf
(4) http://www.edscuola.it/archivio/norme/decreti/aut2.html
(5) P. Morpurgo, E’ davvero necessario un sistema che rende sottoistruiti?
http://win.gildavenezia.it/docs/Archivio/2010/dic2010/sottoistruiti.pdf
(6) http://www.preservenet.com/theory/Illich/Deschooling/intro.html
(7) http://www.oecd.org/site/schoolingfortomorrowknowledgebase/futuresthinking/scenarios/
38967594.pdf
http://www.oecd.org/site/schoolingfortomorrowknowledgebase/futuresthinking/scenarios/41315689.pdf
 

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Numero 4 - Settembre 2015
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
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