IN QUESTO NUMERO
Numero 5 - Novembre 2015
Numero 5 Novembre 2015

Tanto rumore per nulla?

Proteste e manifestazioni contro la Buona Scuola sul serio sono state inutili? Proviamo a a ricollocare le false impressioni in una cornice di correttezza fattuale per rimettere le cose al loro giusto posto con l’ aiuto del Coordinatore nazionale Rino Di Meglio


23 Ottobre 2015 | di Renza Bertuzzi

Tanto rumore per nulla? Dopo un anno intensissimo di proteste sistematiche e durature dei docenti contro una sedicente Buona Scuola, una Legge (107/2015) è stata infine approvata , pure se con sistemi coattivi per il Parlamento come il voto di fiducia. La logica di fondo di un nuovo sistema chiuso e autoreferenziale dell’ istruzione statale, con poteri eccezionali assegnati al Dirigente scolastico è passata. Dunque, le proteste, pur se convinte e decise di sindacati e docenti non sono servite a nulla ? Hanno ragione il Presidente del Consiglio e certa opinione pubblica a sostenere, beffardamente, che ormai il Sindacato non serve più a nulla? E ancora, fatta la Legge a che serve protestare ancora ? Dura lex sed lex , non sarebbe più corretto dedicarsi ad applicare la Legge 107 e non a cercare di boicottarla?
Questi sono i ragionamenti che circolano per la maggiore e che sembrano convincere molte persone a condividere l’ idea che il sindacato sia ormai una palla al piede dell’ innovazione.
Noi non siamo di questa idea e non solo perché parte in causa ma perché riteniamo che abolire la rappresentanza della tutela dei diritti di chi lavora significherebbe abolire i diritti stessi conquistati in epoche non lontane con grande fatica e sacrificio. In più significherebbe assegnare un potere, senza limiti, a chi governa e questo modello , come è evidente, non ha nulla a che fare con la democrazia. In questo siamo sostenuti da un’ economista di vaglia, come Mariana Mazzuccato che su “ La Repubblica” dell’ 8 ottobre 2015 sosteneva: I sindacati sono un elemento chiave per un’efficace governance e vanno coinvolti maggiormente nelle politiche per l’innovazione, spingendo per investimenti in istruzione e formazione, i motori a lungo termine dei salari.
Dunque, proteste e manifestazioni contro la Buona Scuola sul serio sono state inutili?
A noi pare che certe affermazioni discendano da un sistema informativo rumoroso e dedito più a sollevare polveroni che ad informare. Fanno notizia, infatti, le sparate, gli attacchi e freddo e i commenti acidi più che le analisi ponderate.
Il nostro giornale, che esce ormai con frequenza che agevola la meditazione e non l’ irruenza, non ha bisogno di stupire i lettori, già peraltro, immaginiamo, noiosamente stupiti da un mutamento vorticoso di “notizie”; vorrebbe, invece, ricollocare le false impressioni in una cornice di correttezza fattuale per rimettere le cose al loro giusto posto. Analizziamo, alcune delle impressioni che molta stampa diffonde, con l’ aiuto del Coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio. Giudichino i lettori dove stia il vero.
 
______________________________________________________________________
 
⦁ Di Meglio, la Buona scuola è diventata Legge dopo tanto rumore. Dunque, questo anno così protestatario della Gilda degli Insegnanti non è servito a nulla?
Prima di tutto, noi della Gilda abbiamo il dovere di ricordare che abbiamo per primi a criticare questo incredibile progetto di smantellamento di un sistema nazionale statale di istruzione. Già dal convegno del 5 ottobre 2014, quando era stato diffuso il testo de La Buona Scuola, noi abbiamo iniziato a ragionare, riflettere, scrivere e proporre, con l’ ausilio del nostro Centro studi. Non abbiamo perso tempo, anche a protestare e a manifestare contro una logica che intendeva distruggere ciò che di buono la scuola italiana ancora conserva.
Abbiamo manifestato, soli, a Firenze il 23 novembre ma intanto cercavamo di superare le divisioni politiche con gli altri sindacati a cui noi non siamo abituati e finalmente ci siamo riusciti e da marzo 2015 le proteste hanno imboccata la via unitaria con moltissimi docenti a condividere.
 
⦁ D’ accordo, ma i risultati ci sono stati o no?
Allora, se analizziamo con rigore alcuni punti che dal documento “La Buona Scuola” erano passati ai primi Testi dei disegni di legge a poi ai primi Testi presentati in Parlamento non ho dubbi a sostenere che la funzione di protesta e di intervento sindacale ha prodotto fondamentali risultati. Vediamoli insieme.
Innanzitutto, abbiamo salvato la libertà di insegnamento 
e non ho bisogno di precisare con i colleghi che mi leggono che cosa sia e quanto valore abbia questa libertà voluta dai Padri costituenti e inserita nell’ art. 33 della Costituzione ( L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento). Nelle precedenti formulazioni del testo di Legge ( per esempio nel DDL a firma Gianni, Madia, Padoan) all’ art. 7 si leggeva questa affermazione: In particolare il dirigente scolastico assicura il buon andamento dell’istituzione scolastica nell’ambito dell’autonomia, svolge funzioni di gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio ed è responsabile delle scelte didattiche e formative. L’ intento di assegnare al Dirigente la responsabilità didattica ( e quindi di togliere ai docenti la libertà di insegnamento) era palese e molto grave, come ho scritto con forza su questo giornale. Infatti questa volontà avrebbe leso la Costituzione ma anche fatto arretrare la normativa scolastica sull’ Autonomia, abolendo di fatto l’ art. 3 del DPR 275/99 ( Regolamento dell’ Autonomia) che afferma : Il Piano dell'offerta formativa è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale a norma dell'articolo 8 e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell'offerta formativa. Esso comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, e valorizza le corrispondenti professionalità. Oggi, al comma 78 dell’ art.1 della Legge 107/2015 quella frase non esiste più.
In secondo luogo, abbiamo salvato le Competenze degli organi collegiali.
Il comma 78, appena citato, riporta invece la formula “ il dirigente scolastico, nel rispetto delle Competenze degli organi collegali...” che non era mai stata presente nelle varie versioni della Legge. Ciò significa che il Sindacato, rappresentando i docenti in lotta, è riuscito a far precisare un punto importantissimo. Cioè che i poteri del Dirigenti non sono assoluti ma vengono limitati dalle competenza degli Organi collegiali; in primis dal Collegio dei Docenti a cui è rimasta la sovranità assoluta sulla libertà di insegnamento. Quindi, nei Collegi si dovrà vigilare perché questa sovranità resti in capo al Collegio stesso e sono certo che i tantissimi colleghi che sono scesi in piazza a manifestare manterranno la stessa vigile attenzione all’ interno delle scuole. Proprio in questi giorni giungono notizie di come alcuni presidi, approfittando della confusione creata dall'attuazione della riforma, si arroghino poteri non contemplati dalla normativa in vigore, esigendo il recupero delle ore non previste dal Piano annuale delle attività, pretendendo di nominare le figure strumentali e i membri del comitato di valutazione. Bisogna ricordare che la legge 107/2015 non interviene sui poteri del Collegio dei docenti (anzi il comma 2 precisa :”Per i fini di cui al comma 1, le istituzioni scolastiche garantiscono la partecipazione alle decisioni degli organi collegiali “) e sull'orario di servizio degli insegnanti che pertanto rimangono quelli stabiliti dal Testo unico del 1994 e dal Ccnl.
Infatti il dirigente scolastico, come ricordano anche recenti sentenze e il comma 2 della 107/2015 appena citato, deve operare nel rispetto degli organi collegiali, cioè Collegio docenti e Consiglio d'Istituto, i cui poteri sulla didattica e sulla elezione delle funzioni strumentali e dei membri del comitato di valutazione sono garantiti dalle norme in vigore.

In terzo luogo, abbiamo salvato gli scatti di anzianità
Si ricorderà che nella prima formulazione si era tentato di abolire gli scatti di anzianità e sostituirli con quelli per merito. Il tentativo è stato respinto e sono rimasti gli scatti di anzianità.
Infine, abbiamo modificato l’ aspetto più negativo degli ambiti 
Come si ricorderà nelle prime formule ma anche nel primo testo presentato in Parlamento , negli ambiti venivano collocati non solo i nuovi assunti, ma anche coloro che facevano domanda di trasferimento o che perdevano posto. Qui il contratto durava tre anni , dopo di che il dirigente poteva spostare le persone ad libitum. Tutto questo è stato modificato.
 
⦁ Dunque, tutto bene? La Gilda è soddisfatta di questi risultati?
Ovviamente, no. Sono risultati importanti che ho elencato per rispondere a posizioni massimalistiche ma la Gilda degli Insegnanti ha sempre rifuggito demagogia e autoincensamento e quindi non ha remore a riconoscere che accanto agli obiettivi raggiunti ci sono purtroppo delle ferite che ora elencherò.
La prima ferita è il potere del Preside di scegliere gli insegnanti e di chiamarli direttamente nella scuola.
La seconda ferita è quella di dividere la categoria in due: da una parte i docenti titolari di cattedra, dall’ altra quelli che sono titolari di ambito ma non di cattedra. Sono due elementi che sicuramente sono in contrasto con la Costituzione ( art.96 e 97) “ I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione. Nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari.”
 
⦁ Cosa intende fare la Gilda per contrastare questa Legge? Come mai non ha condiviso la raccolta di firme per il Referendum?
Ricordiamo innanzitutto che occorre far conoscere ai cittadini molte cose che sono ignorate. Per esempio, quanto siano importanti la libertà di insegnamento e i principi costituzionali e quindi occorre avere tempo e pazienza per ragionare con tutti. Non dimentichiamo che il Presidente del Consiglio ha usato mezzi feroci contro di noi, lanciando messaggi fasulli e dicendo che gli insegnanti sono una categoria che non vuole farsi valutare come se in quell’ obbrobrio di legge ci fosse qualcosa che ha a che fare con la valutazione della professionalità. Non c’è proprio. Il bonus in mano al preside è una stupidaggine e noi che nelle scuole ci stiamo ogni giorno lo sappiamo bene.
Il Referendum è una cosa seria, occorre avere tempo per spiegare ai cittadini i motivi fondati per cui si chiedono le firme e quindi non abbiamo condiviso le iniziative frettolose, solitarie e forse demagogiche. Contiamo di avere il parere della Corte costituzionale, che potrebbe rendere inutile il Referendum .



⦁ Quali sono altri punti irrinunciabili per la Gilda?
Il primo punto irrinunciabile è che gli scatti di anzianità non si toccano. Ho già ricordato i tentativi di trasformarli in scatti per merito e adesso quello di togliere gli scatti e pagare il rinnovo con i nostri stessi soldi. Per noi su questo non c’è discussione.
Il secondo punto irrinunciabile è che, quando si andrà al rinnovo contrattuale, noi chiederemo con forza un contratto risarcitorio, perché non è pensabile che dopo 7 anni di blocco degli stipendi non diano nemmeno il recupero del potere d’ acquisto.


⦁ Infine, la Gilda come invita i docenti a contrastare questa Legge, nelle scuole? Qualcuno dice che tentare di impedire l’ applicazione non è atteggiamento corretto e responsabile, perché dura lex sed lex.
Ricordo che la Gilda ha sempre informato i colleghi perché le leggi- anche le più negative e dannose come questa della Buona scuola- venissero applicate correttamente, salvaguardando principi fondamentali costituzionali. Ha sempre chiamato i docenti a manifestazioni di protesta e non a gesti eversivi.
Quanto alla legittimità di protestare e cercare di modificare leggi già approvate da parte del sindacato, non rispondo con parole mie che sono parte in causa ma con pareri molto più autorevoli. Salvemini aveva scritto che la libertà politica è “il diritto di non essere d’accordo con gli uomini che controllano il governo. Da questo diritto nascono tutti i diritti dei cittadini in un regime libero. Le libertà non servono tanto a stabilire il potere della maggioranza, quanto a proteggere le minoranze nel loro diritto di opposizione”. Questo testo citava Calamandrei quando ribadiva che anche il valore della libertà di stampa e quella di associazione hanno un significato soltanto se aprono la possibilità di critica al governo “temporaneamente al potere”.






Condividi questo articolo:

Numero 5 - Novembre 2015
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Gina Spadaccino.
Hanno collaborato a questo numero:
Rosario Cutrupia, Tommaso de Grandis