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Numero 5 - Novembre 2015
Numero 5 Novembre 2015

Alternanza scuola-lavoro: un altro tassello nella riforma del mercato del lavoro e nella lotta di Renzi contro "il sindacato"

A chi ricorda che l'alternanza scuola lavoro funziona bene in Germania e in altri Paesi del nord Europa, suggeriamo di vedere come funziona la scuola in quei paesi (vedi sistema duale in Germania) e come il mercato del lavoro sia organicamente organizzato con il concerto delle rappresentanze dei lavoratori. Nonché di verificare anche come sono pagati gli insegnanti e quante risorse quegli Stati dedicano alla scuola e alla formazione.


23 Ottobre 2015 | di Fabrizio Reberschegg

Alternanza scuola-lavoro: un altro tassello nella riforma del mercato del lavoro e nella lotta di Renzi contro La legge 107/2015 introduce, come è noto, l'obbligatorietà di percorsi di alternanza scuola-lavoro nel secondo biennio della secondaria di secondo grado e nell'ultimo anno. Il monte ore previsto nel triennio è notevole: 200 ore nei licei (in media 66 ore per anno) e 400 ore nei tecnici e nei professionali (in media 133 ore per anno). Calcolando una giornata lavorativa di otto ore significa che nei licei gli studenti dovranno essere impiegati annualmente in aziende per un minimo di 8 giorni lavorativi (quasi due settimane) e di 16 nei tecnici e professionali (tre settimane). Se il tempo di lavoro è inferiore alle 8 ore giornaliere ovviamente aumentano i giorni e le settimane necessari a coprire l'obbligo.
La legge stabilisce che l'alternanza scuola-lavoro non si riduca a semplice erogazione di lavoro a favore delle imprese, ma abbia momenti dedicati alla formazione sia nell'ambito scolastico che in azienda. Le aziende partecipanti al progetto dovranno identificare una o più figure di tutor (tutor aziendali) così come le scuole dovranno definire un tutor o più tutor (pagati come? dal solito FIS?) che seguano il progetto e siano anche in grado di monitorare le attività degli studenti nelle aziende e i servizi formativi attivi proposti dalle stesse. Nella stessa legge si prevede che le ore di alternanza possano essere comprese nei progetti di impresa simulata presenti in molti Istituti Tecnici soprattutto ad indirizzo amministrativo turistico e gestionale.
Esperienze di alternanza scuola lavoro erano già presenti in molte realtà della scuola secondaria, ma erano sinora progetti aperti agli studenti che volontariamente chiedevano di parteciparvi. In questo stava la positività delle esperienze.
Con la legge 107 cambia tutto. La progettualità delle scuole deve ora essere finalizzata all'obbligo per tutti gli studenti delle classi terze per l'a.s. 2015/16 di partecipare ai percorsi di alternanza. Istituti che prima non erano mai stati coinvolti in tali contesti (si pensi a quasi tutti i Licei) si dovrebbero attrezzare inventandosi progetti e percorsi sulla base di ciò che il territorio dal punto di vista socio-economico e culturale può offrire. Infatti le imprese e gli enti che intendono partecipare al sistema dell'alternanza dovrebbero da subito iscriversi ad un albo specifico presso la camera di commercio che consentirà alle scuole di richiedere l'apertura di convenzioni e collaborazioni. Si può immaginare facilmente che in alcune regioni italiane, soprattutto del sud, sarà difficile se non impossibile trovare un sufficiente numero di imprese disponibili.
Calcolando che nelle classi terze della secondaria di secondo grado sono iscritti più di 500.000 studenti, appare evidente che vi saranno difficoltà concrete di "collocare" una massa così imponente di studenti nelle imprese ed enti nel territorio italiano. Se poi si delinea lo scenario dei prossimi anni, si vede che la massa di studenti coinvolti nell’ alternanza sale nell'anno scolastico 2016-17 a più di 1 milione e nel 2017-18 (di fatto a regime) a 1.400.000 studenti. Un esercito di giovani lavoratori non pagati o a basso costo a disposizione delle imprese.
Le ore di alternanza possono essere organizzate all'interno dell'orario scolastico (e nel frattempo cosa fanno i docenti che non sono direttamente coinvolti? Supplenze?) riducendo le ore per la normale programmazione disciplinare, oppure in orario extrascolastico, in concreto nel periodo estivo.
Noi riteniamo questa norma sbagliata e collocabile nella tipologia governativa delle cose promesse e impossibili da fare. Ecco perché. Vediamo alcuni elementi critici:
• L'obbligo di alternanza può essere effettuato solo in presenza di una radicale revisione degli ordinamenti della scuola secondaria di secondo grado, infatti esso incide sulle modalità di organizzazione del monte orario delle discipline e sui giorni di impegno scolastico degli studenti, cosa che non è esplicitamente prevista dalla legge 107.
• La legge fa riferimento, applicando il principio dell’ alternanza scuola-lavoro, anche ai contratti di apprendistato, contratti che sono stati recentemente modificati dal Jobs Act. Ma ciò significa che gli studenti-lavoratori in formazione dovrebbero essere pagati dalle imprese, dovrebbero avere adeguata copertura assicurativa (INAIL), dovrebbero vedere loro applicati i diritti fondamentali garantiti a tutti i lavoratori. Se è già difficilissimo per le scuole trovare un numero sufficiente di aziende ed enti disponibili ad accogliere un numero così grande di studenti, soprattutto nelle regioni in cui il tessuto produttivo è fragile, sarà quasi impossibile trovarne di disponibili ad accollarsi gli oneri relativi all'applicazione delle norme sull'apprendistato. Ma le ultime istruzioni operative del MIUR cercano di superare il problema: si distingue tra chi fa solo alternanza (obbligatoria) mantenendo lo status di studente con la conseguenza di seguire in sostanza uno stage in impresa non pagato dal datore di lavoro e con oneri assicurativi a carico della scuola, e tra coloro che, volontariamente, chiedono di essere inseriti in percorsi di apprendistato con l’applicazione della normativa conseguente (pagamento a carico del datore di lavoro) e con l’attribuzione dello status di lavoratore.
• Per far funzionare l'obbligatorietà dei percorsi di alternanza si rischia, pur di applicare letteralmente la legge, di consegnare da subito una massa enorme di studenti ad una sorta di mercato del lavoro parallelo utilizzabile in particolare nei periodi estivi. Prevediamo che le imprese e gli enti interessati chiederanno, di fronte all'obbligo delle scuole di mettere in cantiere i percorsi di alternanza, che gli studenti siano non pagati e che siano solo pochi i posti dedicati allo status di apprendista. Si creerà una massa di lavoratori-studenti pagati poco (o nulla), iperflessibili, atti a implementare la carenza di maestranze in impresa. Si pensi ad esempio al settore turistico che potrebbe assorbire centinaia di migliaia di studenti in alternanza , impegnati in mansioni di norma assegnati con contratti a tempo determinato a giovani nel periodo estivo. Paradossalmente molti studenti che sono usi a lavorare d'estate nel settore turistico per tirare su qualche euro, potrebbero essere obbligati a svolgere le stesse mansioni a zero euro o, nel caso di contratti di apprendistato, con una retribuzione di 3-400 euro lordi mensili. Una sorta di sfruttamento organizzato di concerto tra MIUR e associazioni imprenditoriali che rischia di far aumentare la disoccupazione reale del settore giovanile.
• La legge 107 inizia a finanziare solo dal 1 gennaio con 100 milioni i percorsi di alternanza scuola-lavoro. In media 35 mila euro per istituzione scolastica che dovrebbero coprire i costi di "assistenza tecnica e monitoraggio". Secondo voi a chi andranno questi soldi? Agli studenti? Agli insegnanti? Ne dubitiamo.
Se osserviamo a livello sistemico la visione del mercato del lavoro concepito dagli ultimi governi, e in particolare dal governo Renzi, vediamo che la questione dell'alternanza scuola-lavoro rientra in un più complessivo progetto di ulteriore flessibilizzazione del lavoro e di attacco la “sindacato”. Dopo il superamento dell'art.18, dopo gli interventi legislativi sul salario (vedi i famosi 80 euro), dopo la chiusura di fatto delle relazioni sindacali nel settore privato, di fronte alla proposta di intervenire con legge sul minimo salariale, alle ipotesi di riduzione dei diritti sindacali (sciopero e assemblee in orario di lavoro) e al riordino del settore del pubblico impiego, l'alternanza scuola-lavoro si inserisce come ulteriore elemento che, inserendo forza lavoro iperflessibile e non sindacalizzabile nel mercato del lavoro, indebolisce il lavoro dipendente e il sindacato come associazione di difesa dei diritti dei lavoratori.
A chi ricorda che l'alternanza scuola lavoro funziona bene in Germania e in altri Paesi del nord Europa, suggeriamo di vedere come funziona la scuola in quei paesi (vedi sistema duale in Germania) e come il mercato del lavoro sia organicamente organizzato con il concerto delle rappresentanze dei lavoratori. Nonché di verificare anche come sono pagati gli insegnanti e quante risorse quegli Stati dedicano alla scuola e alla formazione.
Di fronte a tutto questo, la Gilda degli Insegnanti ribadisce che le norme sull'alternanza scuola-lavoro, così come sono state concepite nella legge 107/15, devono essere radicalmente riviste e corrette. Per questo è necessario rimandare la loro applicazione al prossimo anno scolastico dopo che siano concordati gli aspetti operativi con le organizzazioni sindacali e con le rappresentanze degli studenti. La scuola non può diventare il servizio di collocamento dei giovani precarizzati nelle imprese. Invitiamo i colleghi delle scuole secondarie a non accettare passivamente l'applicazione di tali norme che possono snaturare il loro lavoro e rendere funzionale la scuola alle pure esigenze della produzione con un inaccettabile sfruttamento degli studenti.
 


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Numero 5 - Novembre 2015
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
Rosario Cutrupia, Tommaso de Grandis