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Numero 2 - Marzo 2017
Numero 2 Marzo 2017

Ricerca della verità e conoscenza storica: un esempio di vera scuola umanistica

Concorso I giovani ricordano la Shoah: i vincitori


17 Febbraio 2017 | di Ester Trevisan

Ricerca della verità e conoscenza storica: un esempio di vera scuola umanistica La valigia è il simbolo di ogni partenza e quella che gli alunni della classe IV A del liceo scientifico “Torelli” di Fano hanno portato con loro in Polonia per il Viaggio della Memoria è molto speciale. Al suo interno custodisce il “Survivors’ kit”, letteralmente “kit del sopravvissuto”: un bagaglio di materiali didattici realizzati dagli stessi studenti utilizzabile dai docenti di qualunque tipologia di scuola, dalle elementari alle superiori, per sviluppare in classe un argomento legato al tema del negazionismo. Ed è con questo lavoro che i 18 allievi marchigiani, coordinati dal professor Paride Dobloni, hanno vinto la quindicesima edizione del concorso “I giovani ricordano la Shoah” bandito dal Miur. Ai partecipanti è stato chiesto di documentarsi sul fenomeno del negazionismo, di discuterne in classe e di elaborare un prodotto che possa servire a conoscerlo e contrastarlo.
La finalità didattica del concorso è stata la molla che mi ha spinto a proporre ai miei studenti di aderire”, spiega Dobloni, insegnante di Storia e Filosofia, storico e profondo conoscitore della Shoah. “Il fenomeno del negazionismo è un tema complesso e assai insidioso, perché unisce argomentazioni molto articolate e talvolta di difficile comprensione ad altre che semplificano i problemi, gettano ombre illegittime sulla realtà della Shoah, mettendo in discussione i capisaldi della storia dello sterminio degli ebrei. Tre - spiega Dobloni - sono i tipici argomenti negazionisti: negare il numero degli ebrei morti, affermando che sia stato meno di 1 e non 6 milioni e che le cause siano legate a malattie e lavoro; negare l’esistenza delle camere a gas, utilizzate solo per disinfezione; negare la volontà sterminazionista del nazismo. Per questo, abbiamo pensato di realizzare un vero e proprio ‘kit di sopravvivenza’ ed è nata l’idea della valigia della memoria, un oggetto originale di antiquariato degli anni ’50 ispirato alle valigie dei deportati ben visibili nel museo di Auschwitz”.
Al suo interno ci sono la linea del tempo del negazionismo, rappresentato da un manifesto con la sintesi cronologica della tesi negazionista e le biografie dei suoi fautori; le stampe di tutte le diverse stelle gialle adottate nei vari paesi europei occupati dal nazismo, per ricordare il segno della discriminazione che ogni ebreo era obbligato a indossare sui propri abiti; un manifesto che racconta la storia del dottor Kremer, patologo di Münster, che nel 1942 trascorse volontariamente 3 mesi ad Auschwitz assistendo come medico del campo a un totale di 15 gassazioni che uccisero circa 12mila persone. Nel diario che redasse quotidianamente, il medico nazista parla di «Sonderaaktionen» (azioni speciali), termine che secondo i negazionisti non si riferisce alle camere a gas ma a una semplice doccia per disinfettare i deportati infettati da malattie contagiose. Il “kit di sopravvivenza” include anche il diario di Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, 7 schede che illustrano le accuse negazioniste alla testimonianza di Höss e le risposte degli storici, e un martelletto da giudice come simbolo del processo che condannò il comandante di Auschwitz nel 1946. Tra i materiali elaborati dalla IV A del “Torelli” di Fano ci sono anche due schede del celebre “Rapporto Gerstein”, oggetto di contestazione da parte dei negazionisti in merito all’uso dello Zyklon B nei centri di sterminio. Per spiegare in pillole il fenomeno del negazionismo, i ragazzi ne hanno realizzato anche un vocabolario con 10 parole chiave: per ciascun termine è fornita la definizione, l’esempio dell’uso negazionista e la risposta alla contestazione.
Tra i materiali contenuti nella valigia, anche una scatola che riproduce il diario di Anne Frank in dimensioni reali e al cui interno si trova, piegato a fisarmonica, un grande manifesto. “Nella parte superiore - spiega Arianna, una delle studentesse che lo ha realizzato - abbiamo sintetizzato la vita di Anne Frank disegnando una carta geografica dei luoghi in cui visse, mentre nella parte inferiore abbiamo riassunto le tesi negazioniste, che contestano veridicità e paternità del diario, e la relativa contro accusa”. Per Arianna, così come per tutti i suoi compagni di classe, il progetto ‘Survivors’ kit’ è stato l’opportunità per conoscere il negazionismo, “un fenomeno choccante, perché è folle negare la Shoah, propugnare tesi secondo cui lo sterminio organizzato e sistematico degli ebrei non corrisponde a verità. Sei milioni di persone sono state ammazzate dai nazisti, un numero talmente grande da non riuscire neanche a immaginarlo, a quantificarlo visivamente. Per questo tra i materiali che abbiamo inserito nella valigia - racconta Arianna - c’è anche un rotolo lungo 20 metri che rappresenta 6 milioni di gocce d’acqua, una goccia per ogni vittima, ovvero il contenuto di 300 bottiglie. Venti gocce d’acqua equivalgono a una classe, 1000 gocce a una scuola intera. Ogni bottiglia contiene 20mila gocce, quindi 6 milioni di gocce equivalgono a 300 bottiglie. L’impatto visivo di questo striscione srotolato è molto forte ed è uno strumento utile per comprendere la portata della Shoah e rispondere all’accusa negazionista”.
 
 
 


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