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Numero 4 - Settembre 2017
Numero 4 Settembre 2017

Dalla Scuola della Costituzione alla "Buona scuola", passando per Don Milani

Convegno Nazionale in occasione della giornata mondiale dell'insegnante, giovedì 5 ottobre 2017, ore 9.30 presso Sala delle Carte Geografiche, Via Napoli 36, Roma


22 Agosto 2017 | di Redazione

Dalla Scuola della Costituzione alla Il 5 ottobre 2017, come ogni anno, la Gilda degli Insegnanti, in collaborazione con l’Associazione Docenti Art.33 e il Centro Studi della Gilda organizza un convegno nazionale in occasione della giornata mondiale dell'insegnante. Quest'anno il tema proposto riguarda una riflessione sulla funzione e sul futuro della scuola pubblica, intesa come scuola dello Stato. Sullo sfondo, le grandi trasformazioni sociali ed economiche che il sistema capitalista sta affrontando dopo la grande crisi del 2008 e che continua a produrre pesanti effetti sul mercato del lavoro e sul fenomeno della disoccupazione che colpisce soprattutto le giovani generazioni. In questo contesto il ruolo della scuola appare confuso e incerto. La scuola della Costituzione, ancora legata al sistema gentiliano-fordista, funzionale ad uno sviluppo economico postbellico su base industriale, era vista ancora come ascensore sociale potenziale che consentiva ai ceti meno abbienti di accedere a professioni e ruoli precedentemente negati. Il tutto all'interno di un importante intervento dello Stato nel capo economico, seguendo i dettami delle teorie keynesiane e postkeynesiane. Ma la scuola della Costituzione era ed è ancora il baluardo dei principi ispiratori del sistema di istruzione ed educativo nel nostro Paese. Basta rileggere l'art. 33 della Costituzione per definire il quadro di riferimento politico ed istituzionale nel campo dell'istruzione, quadro spesso forzato ed eluso da bizantine interpretazioni in particolare laddove si esplicita chiaramente che i privati possono aprire e gestire scuole senza oneri per lo Stato.
Dalla crisi della fine degli anni Settanta dello scorso secolo, dal passaggio da un'economia con ampia partecipazione dello Stato ad una economia liberista si sono susseguite incessantemente riforme o tentativi di riforma sull'istruzione che hanno portato ad una situazione di continua incertezza e confusione sulla funzione e il ruolo della scuola. Si è passati da un sistema centralista, eccessivamente centralista, ad un sistema basato sull'autonomia scolastica in cui scuole-aziende, con a capo dirigenti "manager"competono in una sorta di mercato dell'istruzione sempre più curvato sulle esigenze del sistema economico globalizzato che tende a sostituire alle conoscenze le competenze spendibili nel sistema produttivo e sociale di breve periodo.
Il ruolo e la funzione dell'insegnamento è stato così pesantemente messo in crisi. Si chiede all'insegnante di passare da una funzione autorevole di trasmissione di conoscenze e competenze vere di cittadinanza ad una astratta funzione di inclusione degli allievi e di surroga di elementi educativi che tradizionalmente erano deferiti alla famiglia. Sembra prevalere una sorta di impiegatizzazione dell'insegnamento segnata da verifiche, controlli, relazioni e premialità in cui i caratteri della misurabilità aziendale fanno strame del cuore della professione dei docenti che è quella di costruire una relazione con gli alunni che non sia di natura assistenziale ma che abbia a che fare con la maieutica, con l'empatia, con la dialettica critica e con la costruzione di percorsi di responsabilità per le nuove generazioni.
Tre sono state le grandi riforme che hanno segnato questa nuova fase: la riforma Berlinguer che ha costruito il quadro dell'autonomia scolastica e la conseguente polverizzazione dell’ istruzione nelle scuole-aziende; la riforma Gelmini che ha avuto come scopo essenziale il taglio delle spesa pubblica nell'istruzione e la riforma Renzi (La Buona Scuola) che sembra accentuare i caratteri di aziendalizzazione della scuola e di dipendenza dai bisogni delle imprese concedendo ampi poteri ad una dirigenza scolastica che troppo spesso appare inadeguata ad affrontare responsabilità e competenze inerenti una funzione sempre più complessa. Chissà cosa penserebbe di tali scelte il povero Don Milani, diventato strumentalmente una sorta di icona sacrale della scuola "democratica".
L'Italia non è il solo Paese che sta affrontando questa difficile fase di transizione. Ogni nuovo governo (francese, inglese, statunitense, ecc.) promette e attua "riforme " della scuola. Ma per fare cosa? Dove sta andando l'istruzione pubblica dei paesi occidentali? Nella smania riformistica tutti si dimenticano che non esistono solo gli allievi e le famiglie, ma ci sono gli insegnanti che dovrebbero avere la consapevolezza di non essere solo strumenti ma attori di qualsiasi cambiamento. Per questo vogliamo affrontare tali problematiche anche con la partecipazione di esperti che hanno ampie competenze nazionali ed internazionali.
 
Al Convegno del 5 ottobre 2017 interverranno
Il Prof. Adolfo Scotto Di Luzio
Professore di Storia della Pedagogia, Università di Bergamo
Il Prof. Frank Furedi
Professore Emerito di Sociologia, Università del Kent (U.K.)
Il Prof.Ermanno Bencivenga
Professore di filosofia e saggista, Università della California , Irvine.
Il Prof. Fabrizio Reberschegg
Presidente Associazione Docenti Art.33
La Ministra della Pubblica Istruzione
sen. VALERIA FEDELI
MIUR







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Numero 4 - Settembre 2017
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
Claudio Barnini, Sebastiano Leotta, Marco Morini, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan