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Numero 5 - Novembre 2017
Numero 5 Novembre 2017

Le fake news del ministero: un anno in meno di scuola per gli stessi contenuti

La Gilda degli Insegnanti ritiene che sull’istruzione si debba investire e non risparmiare, che la ministra dovrebbe ritirare il decreto aprendo un dibattito sui risultati della precedente sperimentazione e discutendo sulle possibili conseguenze che la riduzione del percorso scolastico avrebbe sulla qualità dei risultati degli apprendimenti degli studenti


30 Ottobre 2017 | di Gianluigi Dotti

Le fake news del ministero: un anno in meno di scuola per gli stessi contenuti All’inizio dell’a.s. 2017/18 la ministra Fedeli ha annunciato il Decreto che amplia la sperimentazione dei licei quadriennali a tutti gli istituti superiori.
Il decreto prevede per il mese di settembre 2017 un bando rivolto a tutte le scuole superiori che decideranno di presentare un progetto per le classi prime dell’a.s. 2018/2019 (massimo 100) con il quale ridurre il corso di studi a 4 anni. In questo modo il percorso scolastico diventerebbe di 12 anni (5 primaria, 3 secondaria di primo grado, 4 secondaria di secondo grado) al posto degli attuali 13.
Il progetto per partecipare al bando dovrà essere discusso e votato dal Collegio dei docenti e dal Consiglio d’Istituto, così come è previsto dalle vigenti norme in materia di organi collegiali. Naturalmente, questi progetti devono garantire l’acquisizione dei medesimi contenuti e delle medesime competenze da parte delle studentesse e degli studenti del percorso quinquennale (sic!).
Il tentativo di ridurre di un anno il percorso scolastico delle studentesse e degli studenti italiani per consentire il conseguimento del diploma entro i 18 anni, non è una novità. Ci provò Luigi Berlinguer con la sua riforma degli ordinamenti nel 2000, con la quale intendeva ridurre a 7 gli anni scolastici del primo ciclo.
La motivazione ufficiale dei sostenitori dell’accorciamento del percorso scolastico è sempre la stessa: la concorrenza sul mercato del lavoro vede i nostri giovani svantaggiati perché nel resto dell’Europa e del mondo si conclude il percorso scolastico a 18 anni.
La Gilda degli Insegnanti, che contestò duramente Berlinguer e la sua riforma, unica tra le organizzazioni sindacali rappresentative, oggi ritiene che la sperimentazione, così come prevista dal decreto della ministra, costituisca un grave errore sia nei contenuti che nel metodo.
Prima di tutto perché non si sono presentati e discussi pubblicamente i risultati delle sperimentazioni già in essere (Profumo-Carrozza) né si sono confrontati i risultati raggiunti dagli studenti che hanno frequentato i 4 anni con quelli che hanno seguito il regolare corso di studi quinquennale. La verifica di quanto già sperimentato è fondamentale soprattutto per valutare la ricaduta sui livelli di apprendimento degli studenti. Ad esempio in Germania, dove negli ultimi anni si sta riducendo il percorso del Gymnasium da 9 a 8, la discussione è molto animata e si è riscontrata la protesta di genitori e alunni perché essi sostengono che la riduzione abbia causato uno stress enorme per i ragazzi risultando inefficace dal punto di vista pedagogico (Antonella De Gregorio, Un anno in meno di liceo: i dubbi della Germania. Otto o nove anni di secondaria? I ragazzi: «Con i percorsi più brevi, uno stress enorme» dal Corriere della Sera del 26 ottobre 2013).
Il rischio è che la riduzione di un anno avvenga con un semplice taglio del curricolo, togliendo qua e là contenuti dai programmi per farli rientrare in quattro anni. Questa modalità avrebbe una ricaduta disastrosa sui livelli di qualità in uscita degli studenti.
Non regge, inoltre, alla prova dei fatti neppure il luogo comune che la maggior parte dei nostri politici utilizza per sostenere la riduzione degli anni scolastici, cioè che in Europa e nel resto del mondo i giovani concludono la scuola a 18 anni. Premesso che i sistemi scolastici sono molto diversi tra loro, quando si raccolgono i dati reali, come ha fatto Eurydice nel 2012, si scopre che in Europa solo 12 paesi concludono la scuola a 18 anni (Belgio, Irlanda, Grecia, Spagna, Cipro, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Romania, Francia, Regno Unito), mentre in ben 14 paesi gli studenti finiscono a 19 anni (Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Italia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia. Caso a parte la Germania dove vi è una divergenza di percorsi tra regione e regione).
I dati occupazionali e la disponibilità di nuovi posti di lavoro per i giovani (vedi anche la riforma Fornero) confutano facilmente l’altro luogo comune di coloro che vorrebbero la conclusione degli studi a 18 anni per entrare prima nel mercato del lavoro.
Un’ulteriore complicazione per i corsi quadriennali è rappresentata dalla gestione dell’alternanza scuola-lavoro (ASL) così come prevista dalla legge 107/2015. Sono note a tutti i docenti le enormi difficoltà a garantire l’ASL distribuendola sui tre anni e, posto che è impossibile per il nostro ordinamento giuridico proporre l’ASL agli studenti sotto i 16 anni, riteniamo che la compressione del monte ore in due anni  aumenterà i problemi per i docenti e gli studenti.
Rimane da considerare che se si volesse mandare a regime la riduzione di un anno delle superiori bisognerebbe fare i conti con quella che è stata definita l’onda anomala: nell’anno di passaggio due generazioni di studenti (l’ultima a terminare il ciclo di cinque anni e la prima a iniziare quello di 4 anni) si riverserebbero insieme sull’università o sul mercato del lavoro.
Infine, la questione della spesa per l’istruzione in Italia che tutti gli indicatori OCSE indicano tra le più basse dei paesi industrializzati e in ulteriore contrazione nell’ultimo decennio. C’è un dato che, nonostante le sperticate smentite (di per sé sospette) di chi vuole ridurre il percorso di studi da 13 a 12 anni, è oggettivo e quantifica il risparmio per il bilancio dello Stato di un’eventuale riduzione di un anno delle superiori. Sempre l’OCSE nel 2012 ha calcolato che uno studente delle superiori in Italia costa circa 9.200 dollari USA all’anno. Sapendo che gli studenti delle superiori sono circa 2.500.000, il che fa circa 500.000 per ogni anno, si può calcolare il risparmio per lo Stato con il taglio di un anno scolastico 500.000 x 9.200 = 4.600.000.000 dollari USA di risparmio netto ogni anno.
In conclusione, la Gilda degli Insegnanti ritiene che sull’istruzione si debba investire e non risparmiare, che la fretta nel decidere di ampliare la sperimentazione non sia giustificata e che la ministra dovrebbe ritirare il decreto aprendo un dibattito sui risultati della precedente sperimentazione e discutendo sulle possibili conseguenze che la riduzione del percorso scolastico avrebbe sulla qualità dei risultati degli apprendimenti degli studenti.
 
 
 


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Numero 5 - Novembre 2017
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