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Numero 5 - Novembre 2017
Numero 5 Novembre 2017

Chiamata diretta: frana un pilastro della buona scuola

Doveva essere un pilastro della “Buona Scuola” ma si è rivelata un fallimento. È quanto emerge da una rilevazione condotta dalla Gilda degli Insegnanti attraverso le sue sedi provinciali


30 Ottobre 2017 | di Ester Trevisan

Chiamata diretta: frana un pilastro della buona scuola Doveva essere un pilastro della “Buona Scuola” ma si è rivelata un fallimento. La chiamata diretta, che avrebbe dovuto garantire alle scuole italiane i docenti con le competenze più adatte alle esigenze dei PTOF (Piani Territoriali dell’Offerta Formativa), è stata snobbata dalla maggior parte dei dirigenti scolastici. È quanto emerge da una rilevazione condotta dalla Gilda degli Insegnanti attraverso le sue sedi provinciali.
I dati raccolti tracciano una situazione a macchia di leopardo, con il Nord più ligio e le regioni del Centro e del Sud dove invece i presidi hanno preferito che ad assegnare i professori ai loro istituti fossero gli uffici scolastici territoriali.
Nell’area settentrionale del Paese, la media delle scuole che, per coprire cattedre libere, hanno effettuato la chiamata diretta si attesta intorno al 50%, con il dato più alto registrato nella provincia di Bergamo (circa 72%) e quello più basso a Venezia (20%). Brescia si attesta sul 62% e Modena sul 60%, Trieste al 37%.
Al Centro, la cui media raggiunge quasi il 28%, si evidenzia un quadro piuttosto omogeneo nelle province di Prato, Pistoia, Latina e Roma, dove soltanto circa il 20 - 30% delle scuole ha utilizzato lo strumento della chiamata diretta, mentre a Firenze la percentuale sale al 60%. Agli antipodi Pisa e Lucca, con nessun istituto che ha fatto ricorso alla novità introdotta dalla legge 107/2015, e Ferrara e Piacenza dove la chiamata diretta è stata impiegata rispettivamente nel 100% e nel 90% delle scuole.
Scenario diverso al Sud: nella provincia di Catanzaro appena 5 istituti su 69 hanno reclutato gli insegnanti attraverso la chiamata diretta (7%); il 10% a Bari, Caserta e Napoli; il 15% a Reggio Calabria; il 30% a Palermo e Siracusa. Media: 12%.
Caso emblematico quello di Nuoro dove, come a Pisa e Lucca, la percentuale è pari a zero.
A confermare il flop della chiamata diretta sono anche i dati del Miur che danno ampiamente ragione ai numeri registrati dalla Gilda: secondo il monitoraggio effettuato da viale Trastevere, nelle operazioni di trasferimento è stato individuato dai dirigenti scolastici meno del 30% dei circa 12mila insegnanti finiti negli ambiti territoriali, cioè poco più di 3.300. La débâcle della chiamata diretta ha interessato anche i docenti neo assunti a tempo indeterminato: soltanto 12.976, su un totale di 27.388, sono stati scelti direttamente dai dirigenti scolastici sulla base dei loro curriculum.
“È ora che il Governo prenda atto dell’evidente fallimento della chiamata diretta - commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti - e che si ritorni al sistema delle graduatorie con criteri oggettivi, così come previsto dalla Costituzione”.
Riguardo alla chiamata diretta, o per competenze, come il Miur ha preferito ribattezzarla, ricordiamo che appena il 5% degli insegnanti italiani, interpellati attraverso il sondaggio svolto l’anno scorso dalla SWG per conto della Gilda, si è dichiarato favorevole e che per il  il 46% l’assegnazione delle sedi ai docenti dovrebbe avvenire tramite graduatoria con regole nazionali come avveniva prima dell’entrata in vigore della riforma e come chiede, appunto, il coordinatore nazionale Di Meglio.
Di “fallimento totale” della chiamata diretta in alcune aree del Paese parla anche il capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, Fabio Rampelli, che si associa alla richiesta della Gilda di tornare al sistema delle graduatorie.
A sfavore del meccanismo della chiamata diretta, probabilmente, hanno giocato anche i tempi molto stretti fissati (come quasi sempre accade) dalla tabella di marcia dettata dal Miur: per inserire il proprio curriculum nel sistema Sidi, i docenti hanno avuto a disposizione appena 9 giorni, dal 29 luglio al 6 agosto. Meno tempo ancora è stato concesso ai dirigenti scolastici per l’inserimento a sistema degli incarichi conferiti: operazione cominciata il 7 agosto e conclusasi il 12 agosto. 
 
 


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