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Numero 2 - Marzo 2018
Numero 2 Marzo 2018

Contratto insufficiente. La Fgu non ha firmato a precipizio: è necessario consultare iscritti e delegati

Il contratto è solo un episodio della nostra azione sindacale. Noi continueremo a batterci per la difesa e la rivalutazione della professione docente


01 Marzo 2018 | di Renza Bertuzzi e Ester Trevisan

Contratto insufficiente. La Fgu non ha firmato a precipizio: è necessario consultare iscritti e delegati ► Di Meglio,  la Gilda non ha sottoscritto il contratto del personale della scuola. Poche risorse, è stato detto.  Tuttavia, le risorse erano già conosciute. Il governo poteva fare di più, secondo lei?
La scarsa entità delle risorse economiche per il rinnovo contrattuale era nota: le cifre corrispondevano, infatti, a quelle stanziate nelle leggi di Stabilità che si sono succedute dal 2009 ad oggi. Il ministero dell’Economia aveva indicato gli aumenti medi nell’ordine del 3,48%, una percentuale che paradossalmente per la sezione scuola del comparto istruzione si traduceva in una media di circa 73 euro, non riuscendo quindi a raggiungere nemmeno gli 85 euro del famoso accordo del novembre 2016 tra Governo e  Confederazioni. Certamente il Governo poteva fare di più, si tratta di scelte politiche: non è stato tenuto conto in alcun modo che la scuola, in quanto a retribuzioni, costituisce il fanalino di coda di tutto il pubblico impiego. Per rendersi conto di questa situazione, basta fare un paragone tra quegli ex comparti che ora si trovano insieme nel contratto scuola: per esempio, lo stipendio delle figure amministrative delle università, cioè quelle che corrispondono ai bidelli della scuola, vede sul tabellare una differenza di circa 2mila euro lordi l’anno, oltre ad una grande differenza sull’integrativo. Il paradosso è che abbiamo un comparto unico con stipendi differenziati e sempre a danno del personale della scuola. Quando in passato il Governo si è trovato a fare contratti con comparti che contavano pochi dipendenti, è stato più generoso. Nei casi in cui i dipendenti sono tanti, come nella scuola, il Governo ha lesinato, creando grosse ingiustizie: non dimentichiamo che la Costituzione stabilisce che, a parità di lavoro, dovrebbe corrispondere parità di retribuzione. Si tratta di un precetto costituzionale che tutti hanno dimenticato, compresi i sindacati. Visto che non si può cavare il sangue dalle pietre e che non si potevano avere altre risorse oltre a quelle stanziate dalla legge di Stabilità, la Fgu ha proposto di recuperare altri fondi dai 200 milioni stanziati dalla legge 107/2015 per il bonus del merito. Non si trattava di grandi cifre, ma almeno avrebbe rappresentato un risultato politico, perché avremmo scardinato un pezzo della cosiddetta Buona Scuola che consideriamo fortemente negativo e avremmo riportato un po’ di recupero agli stipendi del personale della scuola. L’obiettivo è stato raggiunto parzialmente, perché il Governo ha rinunciato a circa un terzo dei 200 milioni e ciò ha consentito semplicemente di dare alla scuola gli 85 euro, lasciando però inalterata la forbice retributiva con gli altri comparti. Questo ci ha indotto a dare un giudizio di insufficienza al contratto.


► L’aspetto normativo presenta novità di rilievo?
Dal punto di vista normativo, guardandolo a posteriori, il contratto risulta semplicemente inutile perché per il 95 per cento sono richiamate le norme del vecchio contratto. Però, guardando il punto di partenza della trattativa, aver difeso le posizioni si configura come un risultato positivo. Siamo riusciti a conservare gli scatti di anzianità, la cui abolizione è stata più volte proposta, e a difendere la funzione docente e il lavoro degli insegnanti. La bozza iniziale del contratto, che la Fgu ha definito inaccettabile sin dal primo momento, prevedeva lavoro nero obbligatorio per tutti, cioè inseriva nella funzione docente il tutoraggio dell’alternanza scuola-lavoro e la formazione a titolo gratuito. Tutto questo non è passato. Da un punto di vista normativo, inoltre, il contratto pone un argine alla deriva dello strapotere assegnato al dirigente scolastico. Sul fronte delle relazioni sindacali si è fatto qualche modesto passo avanti, aumentando gli ambiti del confronto, il che significa avere diritto ad un’informazione più ampia. 


► Perché tanta fretta di chiudere il contratto e perché i sindacati si sono divisi sulla firma?
La fretta è stata chiaramente dettata dalla campagna elettorale: il Governo pensava  di ottenere qualche vantaggio con questa modesta elargizione agli insegnanti. In realtà questa strategia può risultare controproducente perché dopo 9 anni di attesa aumenti così irrisori hanno un sapore beffardo. Non è una novità usare la distribuzione di denaro in campagna elettorale: nell’antica Roma c’erano le frumentarie, cioè le spartizioni di frumento.
I sindacati si sono divisi sulla firma per una divergenza di valutazioni: c’è chi ha ritenuto di aver ottenuto buoni risultati e chi, come la Federazione Gilda-Unams, ha ritenuto che il contratto non raggiungesse la sufficienza. Se avessimo ottenuto il passaggio nelle retribuzioni di tutti i 200 milioni del merito, sicuramente il nostro giudizio sarebbe stato migliore.  
 
► Qualcuno potrebbe sostenere che non firmare un contratto è un atto di mancata responsabilità verso i docenti che lo aspettavano da 9 anni. È così?
Il problema della responsabilità ce lo siamo posto. Non abbiamo condiviso le modalità con cui si è arrivati al rinnovo del contratto, perché la fretta estrema non ha lasciato alcun margine di discussione e ragionamento ponderato. Adesso bisognerà tenere conto di due contratti insieme per capire cosa è vigente e ciò creerà confusione nelle scuole. Noi abbiamo sempre sostenuto che gli insegnanti, per poter lavorare, hanno bisogno di certezza sui loro diritti, doveri e responsabilità. La mancata chiarezza incide negativamente sulla vita scolastica.  
 
► Che significato politico ha il rifiuto della Gilda?  Se lo dovesse tradurre in un discorso politico agli iscritti e ai docenti cosa direbbe?
Quello della Gilda non è un rifiuto a priori. Visto che si trattava di un’ipotesi di contratto, ci siamo presi del tempo, così da poter analizzare attentamente il testo. A tale proposito, va sottolineato che nella notte tra l’8 e il 9 febbraio all’Aran non abbiamo avuto neanche il tempo di leggere la versione definitiva. Il presidente Gasparini è rientrato in sala firmando già il contratto senza che avessimo avuto la possibilità di dargli un’occhiata. E comunque, poiché riteniamo importante il contatto con la base dei nostri colleghi , ci prenderemo tutto il tempo necessario per consultare i nostri iscritti e ci comporteremo di conseguenza.  
 
► Adesso come continuerà le sue battaglie la Gilda?
Con la coerenza che ci ha sempre contraddistinto. Le nostre battaglie non si esauriscono di certo con il contratto di lavoro, che rappresenta soltanto un episodio della nostra azione sindacale. Noi ci battiamo per la difesa e la rivalutazione della professione docente e continueremo strenuamente ad opporci alla deriva impiegatizia e alla legge 107/2015 che vorremmo abrogare. Non ci fermeremo fino a quando non avremo centrato questi obiettivi e il contratto, lo ribadisco,  è semplicemente un episodio di questa battaglia.
 
 


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Numero 2 - Marzo 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Fabio Barina, Roberto Casati, Vito Carlo Castellana, Rosario Cutrupia, Alberto Dainese, Tomaso Montanari, Marco Morini, Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan