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Numero 5 - Novembre 2018
Numero 5 Novembre 2018

“Il ruolo dell’insegnante nella scuola della società liquida. La crisi della professione docente: sintomi, cause e possibili risposte”

5 ottobre Convegno della Gilda per la giornata mondiale dell’ Insegnante, con Paolo Crepet, Ernesto Galli Della Loggia, Adolfo Scotto Di Luzio, Rina Di Lorenzo, Luigi Gallo, Fabio Rampelli


30 Ottobre 2018 | di Ester Trevisan

“Il ruolo dell’insegnante nella scuola della società liquida. La crisi della professione docente: sintomi, cause e possibili risposte” Tra applausi e qualche contestazione, anche quest’anno il convegno promosso dalla Gilda degli Insegnanti e dall'Associazione Docenti Art. 33 in occasione della Giornata Mondiale dell’Insegnante non ha lasciato indifferente la platea di docenti che ha affollato la sala Risorgimento dell’hotel Massimo D’Azeglio di Roma. Come si evince dal titolo “Il ruolo dell’insegnante nella scuola della società liquida. La crisi della professione docente: sintomi, cause e possibili risposte”, l’iniziativa del 5 ottobre scorso ha puntato i riflettori sulla perdita di autorevolezza da parte degli insegnanti che è strettamente legata al grave fenomeno delle aggressioni compiute da genitori e studenti ai danni dei prof. Episodi che sono il sintomo di una visione della scuola e dell’insegnamento come “servizio” alla persona in un sistema di tipo aziendalista cui deve corrispondere il “diritto al successo formativo”.
 
Ad animare i lavori del convegno sono stati Paolo Crepet, psichiatra, scrittore e sociologo; Ernesto Galli Della Loggia, storico ed editorialista del Corriere della Sera; Adolfo Scotto Di Luzio, professore di Storia della Pedagogia all’Università degli Studi di Bergamo; Luigi Gallo, presidente della VII Commissione della Camera (Cultura, Scienza e Istruzione); Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia e vice presidente della Camera dei Deputati; Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. Moderatore dei lavori, Alessandro Giuliani, direttore responsabile della Tecnica della Scuola.
 
Secondo Crepet, il cui intervento ha suscitato reazioni contrastanti nel pubblico, “la perdita di autorevolezza da parte dei docenti è dovuta a vari fattori, primo fra tutti i decreti delegati che negli anni Settanta hanno introdotto la famiglia all’interno della scuola. I genitori - ha spiegato lo psichiatra - si sono sentiti alla pari con chi era in cattedra da 30 anni ed è stato un disastro. Quando i genitori questionano sul 4 e sul 5 assegnato dai docenti ai loro figli, si instaura una insana competizione tra loro, che sono incompetenti, e gli insegnanti che così non riescono ad assolvere al proprio compito”. Per il noto scrittore, “se i docenti amano il loro lavoro, devono recuperare autorevolezza e occorre, dunque, aumentarne anche le retribuzioni, perché nell’opinione comune percepire stipendi medi di 1200 euro al mese è da poveracci e disperati”. Crepet ha inoltre criticato la manica eccessivamente larga usata nelle valutazioni finali degli studenti: “Nel 99,5% dei promossi, ci sono sicuramente delle ‘capre’. Ormai per superare l’anno basta respirare”.
 
Di “perdita di centralità dell’insegnante“ come madre della profonda crisi che sta attraversando la professione docente ha parlato, invece, Ernesto Galli Della Loggia. Nella sua analisi del fenomeno, lo storico ed editorialista di via Solferino ha sottolineato come la funzione della docenza si sia diluita per fare spazio alla cosiddetta comunità educante, “una sorta di collettivo in cui si è smarrita la consistenza delle discipline e il rapporto didattico tra docente e discente, che per sua natura intrinseca non può essere paritetico, si è trasformato in un dialogo a tu per tu. Il ritorno alla predella che ho auspicato provocatoriamente - ha detto Galli Della Loggia riferendosi ad un suo recente editoriale che ha sollevato forti critiche - ha un senso perché nella spazialità c’è un’importanza simbolica: la posizione più elevata della cattedra indica che il rapporto didattico non è tra eguali e che funziona soltanto se da parte dello studente c’è la consapevolezza di questa distanza con il professore. La libertà di insegnamento si è persa nel momento in cui si è fatto spazio a una miriade di organi collettivi. L’autonomia scolastica, presentata come un glorioso traguardo, in realtà ha danneggiato fortemente la centralità della figura dell’insegnante”.
 
Adolfo Scotto di Luzio ha stigmatizzato l’attuale concezione della scuola che risulta dalla rottura del delicato equilibrio tra ciò che, nel processo formativo di un giovane, spetta alla conoscenza e ciò che invece appartiene alla sfera della pratica. Negli ultimi anni la scuola e i docenti hanno dovuto subire una strisciante svalutazione degli insegnamenti disciplinari che ha conseguito l'effetto paradossale di delegittimare il sapere formale dei professori a vantaggio del "mondo di fuori". Su queste basi è difficile difendere il prestigio di una funzione, quella docente, già esposta per altri versi a numerosi attacchi. La stessa alternanza scuola-lavoro ne ha sofferto. Sorta da una giusta esigenza educativa, in troppi casi si è risolta in una banalizzazione dell'incontro tra giovani e lavoro nella forma di mere pratiche esecutive prive di qualsiasi contenuto. La scuola - ha rimarcato con forza Scotto di Luzio - è e deve rimanere il luogo dove innanzitutto si studia. Se nella vita ciò che conta sta sempre fuori della scuola; pure, per affrontare la vita sono necessarie basi intellettuali solide che solo la scuola è in grado di fornire agli adolescenti.
 
Luigi Gallo, presidente della VII Commissione della Camera (Cultura, Scienza e Istruzione), ha sottolineato la necessità di aprire una nuova stagione di aumenti dei fondi destinati all’istruzione: “Realisticamente quest’anno potremo lanciare soltanto un piccolo segnale in questa direzione - ha dichiarato l’esponente del MoVimento 5 Stelle - ma deve essere sostanziale per indicare la strada futura da seguire. Non risolveremo tutti i problemi con una manovra finanziaria, ma ci impegneremo per migliorare la scuola”.
Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia e vice presidente della Camera dei Deputati, ha lanciato un appello al governo affinché operi cambiamenti chirurgici e dia certezze alla scuola. “Per fare fronte alla degenerazione del rapporto tra studenti e insegnanti, - ha affermato il numero due di Montecitorio - occorre fare squadra e riprogettare la scuola, incoraggiando i docenti a recuperare quell’autorevolezza e quella centralità che in passato nessuno mai avrebbe osato mettere in discussione”.
 
Rina Di Lorenzo, parlamentare pentastellata, dopo avere assistito a tutti i lavori del convegno, ha salutato pubblico e relatori, assicurando che il tema del lavoro, in questo caso nella scuola, sarà un tema al centro della sua attenzione e della sua attività di componente della Commissione lavoro ( pubblico e privato) della Camera.


In chiusura del convegno, Di Meglio ha rimproverato la politica, che pecca in capacità di ascolto, e si è augurato che le parole rivolte dal ministro Bussetti nel messaggio inviato al convegno (al quale era stato invitato ma che ha disertato, ndr) in merito alle tante aggressioni che hanno caratterizzato lo scorso anno scolastico, si sostanzino presto in azioni concrete. “Basterebbe che ogni dirigente scolastico si attivasse per mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per garantire il rispetto dei docenti”.
 
 
 


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Numero 5 - Novembre 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Stefano Battilana, Anna Maria Bardellotto, Roberto Casati, Vito Carlo Castellana, Alberto Dainese, Michela Gallina, Marco Morini, Giorgio Quaggiotto,
Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan, Mariagrazia Zambon