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Numero 5 - Novembre 2018
Numero 5 Novembre 2018

La scuola resta la Cenerentola del Pubblico impiego

Una rilevazione indica che la retribuzione lorda media del personale della scuola è di 28.403 euro annui, stipendio inferiore a quella dei dipendenti delle regioni, degli enti locali e dei ministeri. La retribuzione del personale della scuola c fino al 2015 è mediamente superiore a quelle degli altri comparti ma da allora comincia la parabola discendente. Nessuna traccia nel DEF delle risorse necessarie a rinnovare il Contratto e ad aumentare gli stipendi agli insegnanti.


30 Ottobre 2018 | di Gianluigi Dotti

La scuola resta la Cenerentola del Pubblico impiego La Ragioneria Generale dello Stato ha pubblicato recentemente i risultati della rilevazione “Conto annuale 2016 sul pubblico impiego” dove illustra i dati sulla consistenza e sui costi del personale delle Pubbliche Amministrazioni, tra cui troviamo la Scuola. Qui, come previsto dal titolo V del d.lgs. 165/2001, si trovano i dati che il Sistema Conoscitivo del personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche (SICO), gestito dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato (IGOP), ha raccolto per gli anni che vanno dal 2001 al 2016.
 
La tabella sulla consistenza del personale della scuola riporta il totale dei dipendenti che nel 2016 sono 1.106.180 unità (873.691 donne e 232.489 uomini). Per gli stipendi erogati a tutto il personale della scuola nel 2016 la spesa complessiva è stata di poco inferiore ai 42 miliardi di euro, mentre le retribuzioni lorde dei docenti e dei non-docenti ammontano a 29.855.522.429 di euro.
 
Lo sviluppo di questi dati, come riporta la tabella del MEF, ci dice che la retribuzione lorda media del personale della scuola è di 28.403 euro annui, stipendio inferiore a quella dei dipendenti delle regioni, degli enti locali e dei ministeri. Interessante anche osservare l’andamento delle retribuzioni di questi tre comparti perché si può notare come la retribuzione del personale della scuola che fino al 2015 è mediamente superiore a quelle degli altri comparti inizi la parabola discendente. In parte il dato si può spiegare con le immissioni in ruolo previste dalla legge 107/2015 che hanno inserito nel calcolo della media un numero significativo di docenti ad inizio carriera, quindi con stipendi più bassi. Ma se si vede la tabella si potrà notare come nel periodo di vacanza contrattuale che è durato oltre 8 anni le retribuzioni degli altri comparti siano state alimentate dalle risorse dalla contrattazione integrativa che per la scuola non esistono.
 
Il dato poi si spiega anche con la rilevazione Eurostat che nel rapporto relativo al 2016 colloca l’Italia al terz’ultimo posto per la spesa nel settore dell’istruzione, infatti il nostro paese investe solo il 3,9% del PIL, rispetto alla media europea che è del 4,7%.
 
Di fronte a questi dati l’aspettativa del mondo della scuola verso la prossima legge di stabilità, la finanziaria per il 2019, è che il nuovo governo trovi le risorse per aumentare l’investimento nell’istruzione e rinnovare il Contratto, che scade nel dicembre 2018.
 
Al momento di andare in stampa disponiamo solamente del Documento di Economia e Finanza (DEF) per il 2019-2021, propedeutico alla presentazione della legge di bilancio, nel quale alla scuola sono dedicate le pagine 95-99. Nel documento si trovano le proposte per sviluppare i percorsi di cittadinanza attiva nel primo ciclo, per il reclutamento e la formazione iniziale degli insegnanti di sostegno, per scoraggiare l’abbandono scolastico e perseguire l’inclusione, per la revisione del d.lgs. 59/2017 sul reclutamento, dell’Alternanza Scuola-Lavoro e dell’Esame di Stato (ASL e INVALSI), per l’insegnamento della lingua inglese, di motoria e di musica nella scuola primaria, per gli ITS, la sicurezza degli edifici e il Piano nazionale scuola digitale, ma non c’è traccia delle risorse necessarie a rinnovare il Contratto e ad aumentare gli stipendi agli insegnanti, anzi nella tabella di pagina 63 è prevista una riduzione al 3,4% del PIL per la scuola. Nulla neppure sulla cancellazione del bonus merito della legge 107/2015 che, seppur dimezzato, continua a creare malcontento nelle scuole.
 
Non c’è traccia nel DEF neppure del finanziamento dell’elemento perequativo previsto dal CCNL 2016/2018 per alcune professionalità e che va rifinanziato per il 2019 altrimenti gli stipendi delle fasce più basse diminuiranno.
 
In conclusione: i dati dimostrano come sia necessario intervenire con investimenti importanti sull’istruzione che tutti indicano come il settore decisivo per lo sviluppo del nostro paese, ma che poi lasciano senza soldi. Se il Governo e il Parlamento con la legge di stabilità del 2019 non stanzieranno i fondi per il rinnovo del Contratto della scuola il prossimo anno gli stipendi degli insegnanti continueranno a perdere potere d’acquisto, come già avvenuto negli ultimi anni.
 
 

Andamento retribuzione media dei dipendenti di Scuola, Regioni e Autonomie Locali e Ministeri.




 


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Numero 5 - Novembre 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
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