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Numero 5 - Novembre 2018
Numero 5 Novembre 2018

La Spagna: un modello per l’inclusione scolastica?

L’inserimento e l’integrazione degli alunni stranieri: il modello della Spagna.


30 Ottobre 2018 | di Piero Morpurgo

La Spagna: un modello per l’inclusione scolastica? Cogli occhi spenti, con lo guancie cave,
Pallidi, in atto addolorato e grave,
Sorreggendo le donne affrante e smorte,
Ascendono la nave
Come s’ascende il palco de la morte”.


Così De Amicis nel 1882 in un testo drammatico e attuale[1] e sul tema delle migrazioni degli italiani anche Pascoli e Ungaretti con “In memoria” che racconta il suicidio di un suo amico straniero a Parigi che non riuscì a farsi accogliere e poi Aznavour con “Les emigrants”[2] un testo che ricorda la sua sofferenza di armeno e il contributo scientifico, culturale artistico di tanti migranti come Marie Curie, polacca, ma francese nella vita scientifica. Integrazione è parola di sofferenza che oggi dovrebbe prevedere politiche illuminate di inclusione stanziando risorse e personale soprattutto nelle scuole. Altrimenti si apre la porta all’intolleranza.
Di recente il provvedimento del sindaco di Monfalcone[3] di limitare nelle aule la presenza degli studenti stranieri al 45% ha suscitato polemiche aspre in un clima in cui le “sfrenate parti”, per dirla con Dante, non perdono l’occasione per insultarsi a vicenda e, in questo caso, a farne le spese ci sono i bambini. In realtà il contesto normativo vuole che la “quota” consigliata sia del 30% come prevede la Circolare Ministeriale 2 del 2010 emanata dal ministero Gelmini e redatta da Dutto[4]. Chi si indigna ritiene, come sosteneva Tullio De Mauro e oggi Tommaso Montanari, che il bambino ‘naturalmente’ apprenda il nuovo linguaggio; l’idea era stata sostenuta anche da Maria Montessori a due condizioni: insegnamento individualizzato e riduzione del numero di alunni per classe. Così non è. Anche quando uscì il provvedimento del 2010 non mancarono le proteste; tuttavia vi furono anche pareri autorevoli a sostegno della “quota”[5]. In realtà tutto il problema è lasciata all’improvvisazione e alla buona volontà. Alcune norme sono del tutto illogiche, ad esempio quella che recita: “Gli studenti stranieri che intendono proseguire gli studi presso istituzioni scolastiche italiane, e che siano ancora in età, secondo l’ordinamento scolastico italiano, di obbligo scolastico, vengono iscritti alla classe corrispondente all’età anagrafica, salvo che il collegio docenti deliberi diversamente”[6]. In realtà I docenti non sono mai chiamati a valutare, sicché un diciottenne appena arrivato in Italia viene iscritto all’ultimo anno di Liceo; ne consegue che quando in una sola classe si ritrovano studenti di diverse nazionalità (anche 10) e assolutamente ignari della lingua italiana la didattica diviene difficile se non impossibile. L’inserimento e l’integrazione degli alunni stranieri viene risolto in modo diverso in altri paesi dell’Unione Europea: in Danimarca vi sono classi di accoglienza linguistica per un massimo di 2 anni anche per i bambini di 6 anni[7]. In Olanda il metodo simile[8] e inizia già a 4 anni. Il paese che ha prodotto di più sul tema è la Spagna con l’istituzione delle “aulas de enlace” (classi di collegamento) oggi penalizzate dai tagli della spesa pubblica e difese dai sindacati della Scuola. A Madrid[9] il lavoro di 230 classi di collegamento è stato attentamente monitorato: gli insegnanti sono stati formati e parlano almeno una lingua straniera; gli alunni sono bulgari, cinesi, filippini, rumeni, marocchini, polacchi, brasiliani, indonesiani e olandesi (nel complesso 43 lingue differenti) e cardine della metodologia è l’incontro con le famiglie e la spiegazione dell’attività didattica che comunque avviene con gruppi di 9-12 allievi[10]. Questi principi di accoglienza e di trasparenza sono previsti dalla Ley Orgánica 2/2006 agli articoli 78 e 79 che riprende il Real Decreto 1174/1983 volto a sanare le disuguaglianze nel sistema scolastico nonché la Ley Orgánica 10/2002 che garantisce l’intervento educativo nei confronti di chi non conosce la lingua castigliana, il tutto secondo le diverse articolazioni regionali[11]. Le difficoltà non mancano perché la “praxis educativa rivela con non è facile predire i tempi di integrazione di ogni singolo alunno”[12]. Invero occorre evitare modelli didattici che facciano pensare alla “segregazione”[13] e vanno rendicontati i diversi studi di caso che portano a risultati differenti anche tra gruppi linguistici identici[14]
Personalmente ho constatato che gli allievi stranieri che iniziano il percorso della secondaria superiore, pur avendo frequentato le scuole primarie in Italia, hanno gravissimi problemi di alfabetizzazione. Tutti? No. Tuttavia il problema esiste ed è significativo; un dato che deriva dal gruppo di lavoro della Direzione Centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo: nel rapporto sulle buone pratiche di accoglienza si documenta che le scolaresche sono coinvolte nelle iniziative di inclusione solo per il 3,8% (fig. 3). Allora se ne deduce che il problema c’è e che occorre investire nella Scuola e forse percorrere strade analoghe a quelle della Spagna.
 
 
[1] https://it.wikisource.org/wiki/Poesie_(De_Amicis)/Gli_emigranti
[2] https://www.paroles.net/charles-aznavour/paroles-les-emigrants
[3] https://www.corriere.it/scuola/primaria/18_luglio_10/no-classi-ghetto-monfalcone-60-bimbi-stranieri-esclusi-materna-ac1a2dfc-842d-11e8-a3ad-a03e04fe079c.shtml
[4] http://www.dirittoscolastico.it/files/cm_n_2-2010_alunni_stranieri.pdf
[5] http://www.edscuola.it/archivio/handicap/la_circolare_gelmini_sul_numero.htm
[6] http://www.istruzione.it/urp/studenti_stranieri.shtml ; http://www.dirittoscolastico.it/nota-prot-n-2787-del-20-04-2011/
[7] https://international.kk.dk/artikel/how-do-non-danish-speaking-children-start-school
[8] https://24nannies.nl/information-for-expats-are-you-looking-for-a-school-for-your-children-a-dutch-public-school-may-be-the-answer/
[9] http://www.revistaeducacion.educacion.es/re352/re352_21.pdf
[10] https://cvc.cervantes.es/ensenanza/biblioteca_ele/asele/pdf/18/18_0284.pdf
[11] http://www.ugr.es/~recfpro/rev191COL11.pdf
[12] http://www.scielo.org.mx/pdf/redie/v7n2/v7n2a2.pdf
[13] https://www.ucm.es/data/cont/docs/546-2013-10-21-Las%20aulas%20de%20enlace%20a%20examen.pdf
[14] https://dialnet.unirioja.es/descarga/articulo/1142241.pdf
 
 
 
 


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Numero 5 - Novembre 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Stefano Battilana, Anna Maria Bardellotto, Roberto Casati, Vito Carlo Castellana, Alberto Dainese, Michela Gallina, Marco Morini, Giorgio Quaggiotto,
Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan, Mariagrazia Zambon