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Numero 5 - Novembre 2018
Numero 5 Novembre 2018

L’informazione mistificante in rete

Le informazioni false su Internet hanno vita lunga rispetto alle notizie autentiche ed è l'emozione a prevalere ormai sui contenuti.


30 Ottobre 2018 | di Massimo Quintiliani

L’informazione mistificante in rete Quella contemporanea è l'epoca dell'informazione h24, della velocità delle notizie che attraverso il web e i social network fanno il giro del mondo in pochi minuti, della possibilità di accedere a contenuti e documenti prima raggiungibili soltanto da pochi. Paradossalmente questa, però, è anche l'epoca che ha visto il proliferare incontrollato delle informazioni false (in realtà però storicamente sempre esistite) che, una volta entrate nel circuito della rete e dei media tradizionali, è praticamente impossibile bloccare. Sul web la Misinformation è sempre di attualità. Del resto, la viralità della rete – e la sua diffusione globale (www è l’acronimo di world wide web) – offrono un terreno fertilissimo alla produzione di bufale. Che finiscono in pasto a un pubblico potenzialmente sterminato. La storia recente insegna come le informazioni false, una volta online, vivano di vita propria. È praticamente impossibile bloccarle. Non è un caso che nel 2013 il World Economic Forum abbia inserito la disinformazione digitale (casuale o costruita ad arte) nella lista dei 'rischi globali', capaci di avere risvolti politici, geopolitici e, perfino, terroristici. Per chi voglia approfondire l’argomento consigliamo una ricerca di Walter Quattrociocchi - ricercatore di fama internazionale – che ha avuto molto eco negli USA con la pubblicazione del saggio “Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità“, scritto assieme alla giornalista Antonella Vicini (Ed. Franco Angeli), che offre una panoramica sui meccanismi della formazione delle opinioni e della fruizione dei contenuti sui social network come Facebook, YouTube, Twitter, nonchè sulle dinamiche di contagio sociale. Quattrociocchi coordina il laboratorio di Computational Social Science dell’istituto IMT Alti Studi di Lucca, che si occupa, tra l’altro, di analizzare come si formano le opinioni sui social. Lo studio prende in esame le interazioni di 2 milioni e 300 mila utenti di Facebook, raggruppandoli in due macroaree: una che fa riferimento alla narrazione alternativa, retrospettiva; e quella che tiene in considerazione la divulgazione scientifica e il disvelamento (debunking, in gergo) delle false teorie complottistiche. In sostanza la forza del gruppo in rete finisce per polarizzare le opinioni: rafforzandole ed estremizzandole. Questa dinamica non è certo una novità per la psicologia cognitiva, che da decenni definisce il fenomeno come “pregiudizio di conferma”. Da questa prospettiva è facile spiegare le ragioni del diffondersi e del perdurare di leggende metropolitane e delle bufale più disparate, perché all’interno di un “gruppone” di riferimento esse rimbalzano da un utente all’altro, riverberandosi quindi come l’eco, attraverso le cosidette “echo chambre”. In questo caso, però, tutto viene amplificato a dismisura. Dal web, naturalmente.
 
 
 


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Numero 5 - Novembre 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
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