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Numero 1 - Gennaio 2019
Numero 1 Gennaio 2019

La scuola: istituzione debole contro i docenti

"Uno schiaffo fa male, ma dopo qualche minuto il dolore passa. Quello che non passa velocemente è l’umiliazione che si riceve quando si subisce lo schiaffo, soprattutto se ciò avviene davanti ai propri alunni". Giuseppe Falsone, insegnante di matematica alla scuola media Casteller, aggredito dal padre di un alunno


26 Dicembre 2018 | di Ester Trevisan

La scuola: istituzione debole contro i docenti “Uno schiaffo fa male, ma dopo qualche minuto il dolore passa. Quello che non passa velocemente è l’umiliazione che si riceve quando si subisce lo schiaffo, soprattutto se ciò avviene davanti ai propri alunni”. Giuseppe Falsone, insegnante di matematica alla scuola media Casteller di Paese, in provincia di Treviso, fu aggredito il 23 dicembre 2017 dal padre di un alunno. Il raid punitivo a suon di schiaffi e spintoni fu messo a segno dopo che lo studente aveva raccontato al genitore di essere stato strattonato. Un’aggressione che portò a scuola i carabinieri e in ospedale, con cinque giorni di prognosi, il professor Falsone. A gennaio, al rientro dalle festività natalizie, l’amara sorpresa per il docente: nei suoi confronti era stato avviato un procedimento disciplinare, mentre per lo studente non era stato preso alcun provvedimento. Questo aveva spinto il professore a scrivere anche all’allora ministra Valeria Fedeli. Al termine all’anno scolastico, l’epilogo della vicenda: l’alunno è stato promosso e Falsone ha dunque deciso di lasciare l’istituto dove insegnava da otto anni e ha chiesto il trasferimento.
Il docente, iscritto alla Gilda degli Insegnanti di Treviso, ha partecipato a un’assemblea territoriale del nostro sindacato durante la quale, rispondendo alle domande della coordinatrice provinciale, Michela Gallina, ha raccontato la sua esperienza. Si veda l’intervista in www.gildatreviso.com/falsone.mp4


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Sono insegnante quando do l’esempio. Ecco, quando tocca a noi, bisogna esserci anche se l’ istituzione scuola non ti appoggia


► Che cosa si rischia dopo essere stati vittima di episodi del genere?
Investiamo tante risorse per costruire la nostra autorevolezza e a insegnare la legalità e la correttezza e quando siamo vittime di un episodio del genere, finiamo col credere di aver perso autorevolezza davanti ai nostri alunni. C’è anche il rischio di rimanere isolati perché, nonostante i numerosi attestati di solidarietà che si ricevono in queste circostanze, la sensazione che si avverte è di sentirsi quasi colpevoli, di aver subìto quell’aggressione perché non si è adatti a fare questo lavoro. E così si cominciano a perdere le certezze e i punti di riferimento. A me è capitato di andare in classe a distanza di qualche tempo dall’aggressione e di non sapere più se rimproverare o meno gli studenti. Quando senti che l’istituzione scuola non ti appoggia, come nel mio caso, quando il dirigente scolastico si preoccupa prima di tutto di tutelarsi rispetto a possibili azioni giudiziarie e avvia nei tuoi confronti un procedimento disciplinare, ne esci distrutto psicologicamente.


► Come si riesce ad uscire dal tunnel?
Non è facile soprattutto se, come dicevo prima, non si può contare sul sostegno dell’istituzione scolastica. Uno dei consigli che sento di dare è di rivolgersi ad uno psicologo per accertarsi di essere nelle condizioni di tornare in classe. Non bisogna provare vergogna nel chiedere l’aiuto di un medico specialista, né pensare di essere sbagliati. È importante, invece, concentrarsi su come si esercitava il proprio ruolo di insegnante prima di essere aggrediti e rivolgersi al sindacato. Se si nutre amore per la giustizia e riteniamo di essere nel giusto, è questo che ci dà la forza di andare avanti. Esiste una differenza sostanziale tra professore e insegnante: sono professore quando trasmetto la mia materia e le mie conoscenze; sono insegnante quando do l’esempio. In tanti abbiamo tenuto lezioni di legalità: ecco, quando tocca a noi, bisogna esserci. L’alternativa è perdere la motivazione, continuare ad andare in classe soltanto per incassare lo stipendio a fine mese, continuare a stare nel buio.


► Perché i docenti sono diventati bersaglio degli attacchi di genitori e alunni?
C’è da dire che i dirigenti scolastici sono terrorizzati dalle famiglie e da una normativa che li espone alle ritorsioni da parte delle famiglie: questa è forse l’unica lancia che posso spezzare in favore dei dirigenti. Poi va considerato che noi “vendiamo” cultura, cioè un prodotto che non paga più. Nelle poche ore di lezione, dobbiamo contrastare modelli negativi che arrivano dai media e dalla politica, dobbiamo ridimensionare la nostra capacità di intervenire sui ragazzi ma non per nostra incapacità, ma per la pressione forte che arriva dall’esterno e rispetto alla quale la scuola rappresenta l’ultimo baluardo. Vogliamo fare una scuola di resistenza o di adattamento? L’input che arriva dalla dirigenza è verso una scuola dell’adattamento dove i problemi non vengono risolti, ma coperti, dove regna il buonismo e chi vuole fare il proprio lavoro correttamente, per esempio assegnando voti che rispecchiano il reale livello di preparazione degli studenti e non regalando sufficienze, viene additato come un rompiscatole. Stiamo assistendo alla deriva di una scuola sempre più servizio aziendale che vende un percorso con il sorriso al cui termine c’è sempre il successo formativo. Bisogna invertire direzione e restituire alla scuola la sua funzione di palestra di vita e insegnare che certi risultati vanno conquistati con il sudore.


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Responsabilità dei dirigenti scolastici
Nella scuola autonoma il dirigente scolastico ha precise responsabilità perché rappresenta, come previsto dalle norme vigenti, la figura del “datore di lavoro”. In base all’articolo 20187 del Codice Civile, “l’imprenditore è tenuto ad adottare, nell’esercizio dell’impresa, le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”. A ciò si aggiunge quanto prescritto dall’articolo 1176 del codice civile: “nell’adempimento dell’obbligo inerente all’esercizio di un’attività professionale. la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dell’attività esercitata”. Al datore di lavoro, dunque, viene richiesta una particolare accuratezza sia nell’individuazione dei fattori di pericolo sia nella scelta delle misure di prevenzione necessarie a tutelare l’integrità fisica del lavoratore. Il precetto amplia notevolmente il dovere di sicurezza del datore di lavoro, in quanto tale dove non è più fissato da regole precise e statiche che inevitabilmente con il tempo verrebbero superate, ma da principi che devono essere continuamente aggiornati, tenendo conto dei tre criteri scaturiti dall’articolo 2087: la particolarità del lavoro; l’esperienza; la tecnica. Ad esempio, se si tratta di un alunno diversamente abile, il datore di lavoro ha il preciso dovere di garantire tutte le figure di supporto previste dalla legge, affinché l’allievo non arrechi danni a terzi, in primis agli alunni e ai docenti. Il dirigente scolastico, e per lui l’Amministrazione, possono essere chiamati a rispondere di qualsiasi danno fisico, morale e biologico che, nell’esercizio della propria funzione, venga causato ai docenti.







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Numero 1 - Gennaio 2019
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Francesca Balsano, Roberto Casati, Alberto Dainese, Giuseppe Falsone, Michela Gallina, Marco Morini, Adriano Prosperi, Adolfo Scotto di Luzio, Liliana Segre, Fabrizio Tonello, Paola Tongiorgi, Ester Trevisan.