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Numero 2 - Marzo 2019
Numero 2 Marzo 2019

Cambiamento, ma per quale fine?

Le regole si danno all’inizio del gioco, darle a metà significa barare, dimostrare di non avere alcuna considerazione per coloro che quel gioco l’avevano considerato serio e si erano impegnati per la sua riuscita. Questo vale sia per gli studenti, quanto per gli insegnanti


24 Febbraio 2019 | di Raffaella Soldà

Cambiamento, ma per quale fine? Sembra strano ma ad ogni cambio di governo all’improvviso ci si ricorda che esiste la scuola e quindi che bisogna dare una svecchiata a questa istituzione, non perché la si consideri molto, ma ha un’ampia platea a cui mostrare il proprio show. La scuola assiste un po’ con rabbia e un po’ con distacco, subisce e cerca di parare i colpi che arrivano da un mondo molto distante da quel che si svolge al proprio interno.
L’uscita del Ministro Bussetti, che peraltro è un uomo che viene dal mondo della scuola, lascia più sconcertati del solito perché scardina uno dei principi che hanno sempre rappresentato un punto fisso per noi docenti e per i nostri studenti: un esame è la verifica di un percorso compiuto del quale chiede conto. Quindi lo potremmo definire un controllo sul lavoro fatto dagli studenti e dai loro docenti, così come una partita è la sintesi del lavoro fatto dai giocatori e dal coach.
I docenti sono chiamati all’inizio di settembre a una serie di riunioni per programmare il lavoro che intendono svolgere durante l’a.s.: coordinamenti per materia, coordinamenti di dipartimento, stesura di obiettivi, il tutto finalizzato a  redigere una dettagliata programmazione didattica che tenga conto di obiettivi disciplinari, trasversali, cognitivi, relazionali e ad esplicitare i contenuti e i metodi  attraverso cui veicolarli, per poi valutare il lavoro svolto attraverso criteri di verifica dettagliati, motivati e condivisi, il tutto organizzato in una rigida scansione temporale. Questo lavoro, che occupa non poche ore, viene poi presentato a studenti e genitori nei consigli di classe e finalmente costituisce la base su cui svolgere il percorso individuato e quindi preparare lezioni, verifiche ecc..
Ora, a metà anno scolastico un’uscita del ministro su facebook (seguita da decreto) ci dice che i nostri studenti non saranno più chiamati a rispondere su quale ricaduta abbiano avuto il nostro lavoro e il loro studio, ma su un qualcosa di molto vacuo ed indefinito basato molto sulle competenze trasversali,  sull’esperienza di alternanza scuola–lavoro, e sull’attualissima Cittadinanza e costituzione.
Ancora una volta abbiamo l’aiuto del ministero che si prodiga a formare i docenti su come sarà questo nuovo esame e questi, una volta compreso,   formeranno i loro studenti.
Ora, al di là del merito, sul metodo mi sentirei di suggerire al ministrero di inserire nelle commissioni che studiano questi grandi cambiamenti almeno uno o due docenti in servizio attivo in classe, potrebbero dare contributi preziosi, ed inimmaginabili ai più, sui tempi della scuola!
 
Per quanto riguarda lo scritto abbiamo già visto gli esempi pubblicati dal ministero e abbiamo scoperto che la prima prova è molto più semplice di quelle degli anni precedenti: se si tralascia il particolare che nel triennio delle superiori si studia Storia della letteratura italiana mentre la parte linguistico grammaticale viene trattata al biennio. Perciò i testi proposti dal ministero si sono dimostrati per gli studenti molto più difficili di quanto non lo siano in realtà,  proprio perché fuori dal loro attuale contesto di studio. La seconda prova è assolutamente improponibile a metà anno scolastico perché richiede ancor più tempo per una preparazione adeguata. 
 
 
Riguardo alla prova orale si legge che il colloquio è finalizzato ad accertare il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale degli studenti A tal fine la commissione propone ai maturandi di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi; il candidato dovrà esporre - mediante breve relazione e/o elaborato multimediale - le esperienze svolte nell'ambito dei percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento; una parte del colloquio sarà dedicata ai progetti svolti nell'ambito di Cittadinanza e Costituzione.
Per predisporre la prova orale: “La commissione d'esame dedica un'apposita sessione alla preparazione del colloquio. Nel corso di tale sessione, la commissione provvede per ogni classe, in coerenza con il percorso didattico illustrato nel documento del consiglio di classe, alla predisposizione dei materiali di cui al comma 1 da proporre in numero pari a quello dei candidati aumentato di due.”
Il giorno della prova orale il candidato sorteggerà i materiali sulla base dei quali verrà condotto il colloquio. 
Quale materiale che non sia già stato ampiamente indicato nella programmazione preventiva e  in quella  consuntiva dovranno indicare i consigli di classe? I percorsi effettivamente svolti vengono da sempre indicati nel documento finale e da sempre le commissioni partono da questo per l’interrogazione. Quindi nulla di nuovo.
 
Le cose nuove sono sostanzialmente 3:
 
1 Una forte accentuazione sulle competenze disciplinari e una, molto più insidiosa e inconsistente, che è quella sulle competenze trasversali. Quali sono e cosa vanno a sondare? Come possono venire sintetizzate dallo studente?
 
2 Cittadinanza e costituzione, ecco una competenza trasversale, tanto trasversale che vi si può includere tutto e proprio per questo estremamente difficile da sondare e da valutare senza che sia mai stata inserita in modo organico tra le discipline e quindi ne siano stati definiti gli argomenti fondamentali.
 
3 Ancora una volta chi deve lavorare per dare corpo a queste “innovazioni” sono i docenti chiamati a rimodulare un percorso già programmato, ed in parte svolto, per curvarlo a una diversa interpretazione, degli stessi contenuti, richiesta ai nostri studenti.
Da quanto si evince il lavoro più gravoso, perché concentrato in poco tempo, è sicuramente quello dei membri delle commissioni che dovranno definire i singoli argomenti e predisporre le domande da inserire nelle buste. Se consideriamo che le classi sono composte da 25/30 studenti capiamo perché il lavoro diventa veramente enorme. Inoltre gli insegnanti temono, perché abituati da anni  a dover documentare il proprio lavoro con innumerevoli motivazioni, che dietro ogni busta da far scegliere allo studente ci sarà un faldone di motivazioni ulteriori da compilare per il docente.
 
Chi scrive non è contraria o favorevole  al cambiamento per principio, ritiene però che ogni cambiamento debba essere volto a un fine. Nel caso specifico, oltre a non considerare minimamente il lavoro che il mondo della scuola svolge in vista dell’esame di stato e ad  incrementare ancora notevolmente e gratuitamente il lavoro degli insegnanti, non si comprende quale sia lo scopo di queste innovazioni ma, soprattutto,  non si accetta che questo avvenga a metà di un percorso.
Le regole si danno all’inizio del gioco, darle a metà significa barare, dimostrare di non avere alcuna considerazione per coloro che quel gioco l’avevano considerato serio e si erano impegnati per la sua riuscita. Questo vale sia per gli studenti, che sono quanto mai smarriti di fronte all’ignoto, quanto per gli insegnanti che si trovano, dopo aver lavorato secondo una logica, a muoversi cercando da un lato di capire cosa devono fare e dall’altro a rassicurare i propri studenti preparandoli su un qualcosa di completamente vago e vacuo.
Unico scopo abbastanza dichiarato e intravvedibile dai documenti pubblicati è voler facilitare gli studenti, ma i risultati degli esami di Stato degli ultimi anni qualcuno li ha letti? Non mi sembra serva l’aiutino.
Il risultato reale e tangibile di questo cambiamento è la mole di lavoro non retribuito che si scarica nuovamente addosso ai docenti e in questo  assicuro  che non c’è alcun cambiamento.
 
Alla scuola servirebbe molto di più una seria revisione dei quadri di riferimento disciplinari in modo che, anziché avere dei fantascientifici profili in uscita, ci fossero delle chiare indicazioni sulle conoscenze e sulle competenze imprescindibili per ogni studente che arriva all’esame di Stato, da questo dovrebbe partire qualsiasi idea di cambiamento.
 
 
 


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Numero 2 - Marzo 2019
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Roberto Casati, Rosario Cutrupia, Alberto Dainese, Domenico De Masi, Vittorio Lodolo D'Oria, Francesco Mazzoni, Marco Morini, Adolfo Scotto di Luzio, Raffaella Soldà, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan.