IN QUESTO NUMERO
Numero 2 - Marzo 2020
Numero 2 Marzo 2020

Ombre sui diritti

Porre ulteriori paletti significa semplicemente percorrere una strada di sostanziale limitazione dei diritti costituzionali : il diritto di sciopero è garantito dall’articolo 40 della Costituzione e non lo si può negarne il diritto. Abbiamo l’obbligo di vigilare per evitare che le libertà civili ed anche quelle sindacali siano sottoposte ad un progressivo pericoloso restringimento


17 Febbraio 2020 | di Rino Di Meglio

Ombre sui diritti L’Italia è un paese che pullula di Enti più o meno utili. Siccome nel corso degli anni la parola Ente era diventata poco popolare -a seguito delle numerose campagne di stampa per la soppressione degli enti inutili-  nell’ultimo ventennio si è continuato ad istituirne, solo che non si chiamano più “enti”, bensì, più elegantemente “autorità” oppure “commissioni”.
Spesso questi organismi fanno fatica a giustificare il denaro che i cittadini spendono per mantenerli e, per giustificare la loro esistenza,  si adoperano per complicare la vita dei cittadini stessi, con adempimenti burocratici, spesso accompagnati da sanzioni di carattere pecuniario.
La burocrazia che complica la vita è una peculiarità italica, come quella dei Ministri che volendo lasciar traccia del loro passaggio debbono intestarsi delle riforme, anche quando sono inutili o dannose.
Chi lavora nella Scuola lo sa bene.
 
La “Commissione  di Garanzia per l’attuazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici” da alcuni mesi si sta adoperando per modificare l’accordo che regolamenta lo sciopero nella scuola.
Secondo la suddetta Commissione l’accordo sarebbe datato ed andrebbe aggiornato, ovviamente restringendo il diritto di sciopero degli insegnanti.
In particolare la Commissione vorrebbe rendere obbligatorio, anziché volontario, il preavviso da parte dei singoli docenti.
In pratica si intenderebbe vanificare gran parte dei disagi provocati da uno sciopero.
In realtà, a seguito dell’attuazione della legge 146/1990 e della legge 83 del 2000, il diritto di sciopero degli insegnanti e dei sindacati che li rappresentano, è sottoposto ad adempimenti e limitazioni che sono già molto stringenti.
I Sindacati debbono preavvisare 15 giorni prima che in realtà diventano 20 perché preceduti dal tentativo obbligatorio di conciliazione 5 giorni prima.
Il primo sciopero di una vertenza non può superare la giornata, il secondo due,  i Dirigenti debbono avvisare le famiglie 5 giorni prima, la sorveglianza dei minori entrati a scuola va comunque garantita.
I docenti di infanzia e primaria non possono scioperare più di 8 giorni in un anno, 12 quelli della secondaria.
Non si può scioperare dagli scrutini, lo sciopero breve è consentito solo o la prima o l’ultima ora.
 
Un vero e proprio percorso ad ostacoli, tutto teso a limitare al massimo il diritto di sciopero nella scuola.
Porre ulteriori paletti significa semplicemente percorrere una strada di sostanziale limitazione dei diritti costituzionali, voglio ricordare  che il diritto di sciopero è garantito dall’articolo 40 della Costituzione e che non si può approfittare dell’inciso “nell’ambito delle leggi che lo regolano” per negarne il diritto.
Ad onor del vero, in alcun i paesi del nord Europa, i dipendenti pubblici non hanno diritto di sciopero, ad esempio in Germania, ma tale limitazione è premiata con specifici “privilegi”, stipendio più elevato del settore privato, accesso prioritario alla sanità pubblica, norme pensionistiche più favorevoli.
 
La maggioranza dei colleghi che rappresentiamo  forse accetterebbe volentieri questo do ut des, che in Italia è semplicemente fantascienza.
La situazione di progressiva “proletarizzazione” dei docenti italiani rende necessario  il mantenimento degli strumenti minimi di difesa, almeno per permettere loro di  manifestare la propria insoddisfazione quando le cose diventano difficili da sopportare.
Non ci risultano abusi, da parte nostra e degli altri sindacati, che possano in alcun modo giustificare le richieste della “Commissione”, neppure risulta che negli ultimi anni sia stato indetto un grande numero di scioperi nella scuola. Non esiste, per quanto sappiamo, una richiesta del Governo.
La posizione dell’agenzia appare quindi del tutto inspiegabile.


Abbiamo l’obbligo di vigilare per evitare che le libertà civili ed anche quella sindacali siano sottoposte ad un progressivo pericoloso restringimento.







Condividi questo articolo:

Numero 2 - Marzo 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Lucio D'Abbicco, Alberto Dainese, Marco Morini, Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan