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Numero 4 - Settembre 2020
Numero 4 Settembre 2020

Avanzano i profeti della scuola nuova

Per il dopo Covid, previsti per i docenti limiti fortissimi alla libertà di insegnamento con un aumento dei carichi di lavoro diretti e indiretti a parità di retribuzione. Il mese di settembre sarà il banco di prova per capire se riusciremo a resistere: non basta la resilienza, serva una vera resistenza attiva contro tutto ciò.


26 Agosto 2020 | di Fabrizio Reberschegg

Avanzano i profeti della scuola nuova Dopo l’emergenza Covid 19, la necessaria chiusura delle scuole e il dibattito apertosi sull’avvio del nuovo anno scolastico, si sono scatenati i teorici dell’innovazione e della grande riforma della scuola dimenticando che la didattica si è sostenuta nei mesi del lock down unicamente sulla buona volontà dei docenti e con il supporto di vaghe indicazioni da parte del MIUR.
 
Il Covid rappresenta, per molti sedicenti esperti dell’istruzione e per troppe forze politiche,  una occasione insperata per rimettere mano radicalmente agli assetti del sistema scolastico nel nostro Paese.  Il presupposto è che il sistema debba ancora essere riformato essendo a loro avviso la nostra scuola troppo ancorata a modelli obsoleti e non competitiva rispetto a quelli europei. Si tratta di paradigmi basati su falsità costruite anni dopo anni di disinformazione e smentiti dal buon livello medio di preparazione che i nostri allievi raggiungono rispetto ai loro compagni dei paesi occidentali, anche se esso  è in ogni caso oggettivamente precipitato negli ultimi vent’anni a causa delle teorie pedagogiche che hanno imposto la filosofia delle astratte “competenze”, il superamento delle conoscenze e degli  ambiti disciplinari. Eppure ci si dimentica che in Italia vi sono state negli ultimi trent’anni almeno quattro riforme “di sistema” nella scuola: la riforma Berlinguer, la riforma Moratti, la riforma Gelmini, la riforma della Buona Scuola renziana. Ma esse si sono basate essenzialmente sui due principi ispiratori della riforma Berlinguer: l’introduzione dell’autonomia scolastica di natura aziendalista con a capo il dirigente scolastico,  basata su un’offerta formativa personalizzata e curvata sulla centralità del cliente (studente-famiglia) che ha diritto al “successo formativo” e il riconoscimento nel sistema pubblico della scuola privata paritaria nella logica liberista della concorrenza pubblico-privato e tra istituti scolastici autonomi nel territorio. Il tutto potenziato dall’introduzione formale della didattica per competenze frutto del ministero Gelmini.
 
Su questi  presupposti si sono innescate le tante, troppe, proposte per la scuola del futuro  post Covid. Lo stesso Ministero nelle sue “Linee Guida” per la riapertura delle scuole a settembre 2020 ha di fatto delegato all’autonomia scolastica la soluzione dei problemi concreti creati dalla pandemia. Il governo ha contestualmente rifinanziato la scuola privata paritaria che rappresenterebbe ancora parte integrante dell’offerta scolastica nazionale. Nessuno mette in dubbio le difficoltà del rientro scolastico dopo e durante l’emergenza Covid di cui ancora non si conoscono gli sviluppi globali in assenza dell’atteso vaccino, ma ci si sarebbe aspettati una presa in carico responsabile da parte dello Stato nel definire gli aspetti di organizzazione scolastica ponendo chiari limiti all’anarchia gestionale dell’autonomia scolastica. In tale contesto hanno buon gioco la varie task force (Colau, Bianchi), le tante lobbies di categoria o legate ai poteri forti (Associazione Nazionale Presidi, Fondazione Agnelli, Tre Elle, ecc.) e sostenute trasversalmente da partiti di opposizione e da  forze che appoggiano l’attuale maggioranza .  Si possono sintetizzare i punti delle varie proposte di riforma legate all’eccezionalità, ma che hanno una visione di nuova riforma strutturale del sistema scolastico.
- Aumento dei poteri legati all’autonomia scolastica con comportamenti di agevolazione del processo di formazione basato sulle competenze (approccio school improvement). Fondazione Agnelli. 
- Aumento dei poteri della dirigenza scolastica con la riforma degli organi collegiali e con il progressivo superamento del reclutamento per concorsi nazionali (chiamata diretta-reclutamento regionale, ecc.). ANP.
- Superamento della rigidità dell’orario di lavoro stabilito dal CCNL,  aumentando la flessibilità nell’organizzazione della didattica con diverse modulazioni orarie dei gruppi classe e con tre livelli di prestazioni professionali (all inclusive, standard, tempo ridotto). Proposta Colau e Bianchi.
- Prevedere la creazione di “quadri” organizzativi gestiti dalla dirigenza (proposta ANP) e la costituzione di fondi gestiti direttamente dalla dirigenza per compensare il lavoro straordinario e aggiuntivo del personale
- Revisione degli stipendi in relazione al tempo e alla qualità del lavoro con carriera dei docenti in: a) principiante, b) ordinario, c) master. Proposta Colau che riprende vecchie iniziative di Forza Italia e dell’onorevole Aprea. 
- Prevedere l’obbligatorietà della formazione del personale della scuola (sul piano tecnologico e didattico). Su tale punto c’è il consenso di tutti gli innovatori.
- Introdurre forme strutturali di didattica a distanza di sostegno e implementazione della didattica in presenza (Fondazione Agnelli, ANP)
- Snellimento dei curricoli ordinamentali e revisione del sistema di valutazione su livelli di competenza e relative certificazioni (ANP, Tre Elle, Fondazione Agnelli) o revisione dei curricoli nazionali solo per l’80% del tempo scuola obbligatorio con completamento affidati alle scuole con reclutamento diretto (Colau).
- Riduzione di un anno della scuola secondaria di secondo grado con la creazione di “campus” attorno ad assi culturali visibili (scientifico, umanistico, tecnologico, sociale, linguistico, ecc.). (Proposta Colau)
- Ridefinire le classi di concorso aggregandole per grandi aree disciplinari.
 
Queste solo alcune delle proposte più significative. Si può facilmente notare che esse poco o nulla hanno a che fare con le attese soluzioni per il rientro a scuola nell’emergenza Covid. E’ vero che tutti parlano di lotta alle classi pollaio, di aumento temporaneo degli organici, ma sullo sfondo c’è il tentativo evidente di approfittare dell’emergenza per imporre un nuovo modello di scuola approfittando anche della debolezza del personale docente caratterizzato da un precariato endemico e debole di fronte ai dirigenti, da un personale anziano e più riottoso alle “innovazioni” che lascerà in massa la scuola con l’ultimo anno di quota 100 e per il raggiungimento dell’età pensionistica ex legge Fornero e da una tendenziale diminuzione degli allievi derivata dal crollo demografico.
 
Le linee guida  per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l’anno scolastico 2020/2021 del 26 giugno 2020 e, soprattutto quelle inserite nel “Piano per la ripartenza 2020-21” della Regione Veneto e dell’USR del Veneto, documento copiato a incollato in altre “linee guida” regionali, non si limitano a suggerire le modalità operative per la ripartenza di settembre ma  introducono modelli di didattica innovativa (classi aperte, classi a livello, didattica blended, ecc.) con una modulazione oraria basata su unità di apprendimento o di lezione di 45-50 minuti e addirittura entrano nei contenuti della didattica. Si veda l’esempio delle indicazioni per la filosofia che  “, lungi dal restare confinata all’aspetto storiografico, potrebbe essere affrontata secondo la sua essenza, ovvero per rispondere razionalmente alle domande e ai dilemmi che l’umanità, in tutti i tempi, deve affrontare”...
 
Si aprono scenari inquietanti per il prossimo CCNL scuola. Il rischio è che il governo, pressato dai tanti poteri forti, cerchi di introdurre strutturalmente modifiche all’orario di servizio dei docenti decostruendo il piano delle attività e i gruppi classe tradizionali. Il tutto con l’effetto di modificare i curricola disciplinari (macroaree disciplinari) nella secondaria abbassando il livello di preparazione complessiva degli studenti e imponendo ai docenti limiti fortissimi alla libertà di insegnamento con un aumento dei carichi di lavoro diretti e indiretti a parità di retribuzione. 
 
Il mese di settembre sarà il banco di prova per capire se riusciremo a resistere come docenti alle imposizioni dei dirigenti e dell’amministrazione verso la scuola nuova. I sindacati stanno dimostrando ancora grande debolezza inseguendo la controparte sempre sulla difensiva anche perché tutti, con la sola esclusione della Gilda degli Insegnanti, devono proteggere i loro dirigenti scolastici e la loro idea di autonomia scolastica. Sarà un anno difficilissimo. Non basta la resilienza, serva una vera resistenza attiva contro tutto ciò.
 
 
 
 


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Numero 4 - Settembre 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Michele Anelina, Stefano Battilana, Piero Capello, Roberto Casati, Alberto Dainese, Gilda Sardegna, Giulio Ferroni, Maria Alessandra Magali, Elvio Mori, Marco Morini, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan.
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