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Numero 4 - Settembre 2020
Numero 4 Settembre 2020

A Sallusti, risposte in un bello stile


28 Agosto 2020 | di Redazione

A Sallusti, risposte in un bello stile Come in ogni  situazione  tragica che si rispetti, anche durante il Covid 19, c’è stata la ricerca dell’ untore, o, in questo caso, del fannullone che ha sfruttato lo stato di emergenza. C’ era da immaginare che qualcuno, leone da tastiera, identificasse i docenti come  sfaticati, furbi e vacanzieri. Nulla di nuovo sotto il sole, ma un giornalista ha decisamente esagerato, nei contenuti, nello stile, nell’ argomentazione.  Non per ribattere ai suoi tristi, triti e banali argomenti, ma per argomentare  punto per punto alle sue fallacie,  pubblichiamo  una parziale silloge di  risposte di alcuni colleghi.
 
I furbetti in cattedra meritano la bocciatura
La scuola italiana e il suo corpo docente e dirigente sta scrivendo una delle pagine più squallide della sua storia.
Alessandro Sallusti, Il Giornale, 2/06/2020
A pochi giorni dall'inizio degli esami di maturità migliaia di professori stanno cercando di evitare la rottura di dover tornare al lavoro dopo quattro mesi di semi vacanza. Sono in talmente tanti a marcare visita che in alcuni istituti l'esame è addirittura in forse. C'è chi fugge per paura del virus e chi è già scappato in vacanza e non ha alcuna intenzione di interrompere il buen retiro.
Se in tempi normali tutto questo potrebbe essere classificato tra le tante storture e furbizie del pubblico impiego, in tempi di pandemia suona come una vera vigliaccata. Di fronte all'emergenza, e chiamati per affrontarla, nessuna categoria si è tirata indietro nonostante il rischio. [...]
 
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Furbetti in cattedra  (Michele Anelina, Pescara)
A nome anche  di tantissimi colleghi indignati, rigetto con fermezza l’epiteto di “furbetto”  per l’accostamento, direi quantomeno offensivo, a quelli  cosiddetti del “quartierino”, perché sicuramente noi docenti della scuola italiana non abbiamo mai rubato nulla. Chi  occupa una cattedra lo fa per meritocrazia e non per nomina politica, dopo il superamento faticoso di concorsi pubblici, ai quali si accede per titoli, che sono nella stragrande maggioranza lauree conseguite presso le migliori università italiane dopo anni di intensi studi.
A fronte sicuramente di indubbia preparazione, spesso siamo stati invece defraudati da una classe politica,  di destra e di sinistra, che a parole  ha sempre elargito grandi apprezzamenti sulla categoria ma, nei fatti, ancora oggi non vuole riconoscerci gli sforzi quotidiani e la elevata professionalità con una adeguata retribuzione. Lei sicuramente converrà che i docenti italiani sono sottopagati, questo è pacifico.
Ci troviamo anche nella condizione di doverci sobbarcare, anche grazie ad editoriali al vetriolo, se mi consente gratuiti e di cattivo gusto, le invettive di una  ondata generazionale che scarica sui docenti il peso e le responsabilità di problemi che un professore non potrebbe, nemmeno se volesse, gestire e risolvere... e di cui fondamentalmente non ha colpa alcuna...


Migliaia di professori stanno cercando di evitare la rottura di dover tornare al lavoro dopo quattro mesi di semi vacanza. (Michele Anelina, Gilda di Pescara)
Lei, caro direttore, forse non sa che dal 7 marzo 2020 piu’ del 90% degli insegnanti italiani delle scuole di ogni ordine e grado, in maniera spontanea ed autonoma, gradualmente e con i mezzi (ovviamente personali e a proprie spese) di cui ciascuno disponeva (sottolineo che le piattaforme NON sono state fornite dal MIUR, ma da colossi privati che operano in campo informatico), hanno implementato con successo il primo Piano della Scuola Digitale della storia della repubblica, che da decenni una sequela di decreti, linee guida, riforme, convegni, progetti, etc. non era stato in grado di realizzare.
Tutto questo, caro direttore, senza alcun inquadramento giuridico ed economico per noi, perché il servizio in digitale semplicemente non è normato nel nostro impianto contrattuale. Di conseguenza ci siamo trovati a lavorare almeno il doppio di quanto si faceva prima in classe, perché mediamente nel giro di una settimana dall’emanazione del DPR dell’8 Marzo, moltissime scuole già avevano ripreso i contatti con i propri allievi, adeguando gli orari di lezione, le programmazioni didattiche, le modalità di comunicazione e la trasmissione delle lezioni agli studenti, le relazioni con le famiglie, la formazione per utilizzare le piattaforme, la preparazione, somministrazione e correzione dei compiti, il rispetto delle funzioni di pubblico ufficiale, l’ adeguamento alle continue direttive ministeriali, le riunioni collegiali (praticamente ininterrotte nonostante una seria emergenza nazionale), con invece il resto del paese praticamente bloccato e immobile.
 
Piero Capello,  Gilda di Torino
Quando qualcuno, ergendosi a novello Savonarola, scrive un articolo sulla tua realtà o sul tuo mondo, ti rendi conto, leggendolo, se è fondato oppure se contiene incongruenze tali da manifestare l’ignoranza di chi lo ha scritto.
Lo capisci perché nella lettura dell’articolo inciampi in palesi inesattezze (come ad esempio asserire che gli insegnanti sono dirigenti), disinformazione (laddove si evita di menzionare la didattica a distanza) e evidenti assurdità (definire una “semi vacanza degli insegnanti ”il confino forzato in casa che tutti abbiamo subìto).
Questo ti fa pensare che probabilmente la stessa fonte si esprime sulle altre situazioni della vita con la stessa superficialità, senza informarsi, documentarsi, cercare riscontri. Questa volta il Savonarola cade male: non solo gli insegnanti non si sono tirati indietro davanti alla tragedia sanitaria che stiamo ancora attraversando, ma si sono messi a disposizione e hanno davvero mantenuto la relazione con i propri studenti portando avanti quanto possibile l’azione educativa nonostante fosse in vigore la sospensione delle attività didattiche, garantendo ai ragazzi il diritto fondamentale all’istruzione riconosciuto dalla nostra Costituzione.
Hanno fatto questo dalle loro case, utilizzando i propri strumenti, le proprie connessioni, mettendo a disposizione risorse, tempo, competenze, professionalità e pazienza, per riuscire a fare quello che sembrava reso impossibile da anni di ritardi e tagli sull’istruzione paragonabili per inopportunità e consistenza solo a quelli altrettanto drammatici effettuati sulla sanità.
Anche questa volta il predicatore di turno cade proprio male: riguardo al lavoro svolto dagli insegnanti ci sono milioni di testimoni: i genitori che ogni giorno  hanno assistito all’impegno dei propri figli unitamente a quello dei loro insegnanti osservando, supportando, collaborando.
L’attività didattica a distanza è iniziata subìto dopo la chiusura delle scuole senza aspettare proclami né imposizioni. Quando il Ministro l’ha “resa obbligatoria” era già in essere da tempo, e quella imposizione è apparsa più un “mettere il cappello” su una situazione già in atto piuttosto che un fornire una sollecitazione.
Se il fratino si fosse informato, avrebbe capito che la situazione delle commissioni per lo svolgimento degli esami di Stato è ben diversa da come lui la dipinge: lo svolgimento in presenza è stato imposto dal ministro quando ancora la situazione non era tale da permettere una scelta ponderata.[...]
 
Gilda Sardegna
Nelle parole del direttore si ravvisano le chiare tracce di un’incontinenza verbale e del pensiero, evidenti nella sproporzione tra l’accusa di viltà, rivolta a ottocentomila professionisti e il fatto, sotto gli occhi di tutti, che, in realtà, da fine febbraio, la maggior parte di loro ha trascorso 12 ore al giorno al computer per non chiudere la scuola, anche quando le scuole erano chiuse.
Questa dedizione spontanea degli insegnanti, che non ha guardato orari, contratti, diritti alla disconnessione, privacy e che è andata oltre le gravi carenze di mezzi provocate dalla decennale assenza dello Stato è la vera cifra di fondo del quadrimestre trascorso in “DAD”.
Dietro lo sproloquio di Sallusti contro i pretesi docenti antieroi vi è, piuttosto, il loro grave torto di essere l’unica forza sociale ancora sindacalmente organizzata in un mondo che ha quasi concluso la distruzione dei diritti dei lavoratori.
Forse un giorno, che piacerà a Sallusti, anche i docenti diventeranno definitivamente niente altro che rider dell’istruzione, baby parker alla mercé del mercato.
Quel giorno non è ancora arrivato e i docenti faranno di tutto perché non arrivi mai... se ne facciano una ragione i nemici della scuola pubblica statale.
I docenti resteranno fedeli alla Costituzione, che affida loro uno dei più importanti compiti repubblicani, quello di formare cittadini attivi. [...]
 
 


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Numero 4 - Settembre 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Michele Anelina, Stefano Battilana, Piero Capello, Roberto Casati, Alberto Dainese, Gilda Sardegna, Giulio Ferroni, Maria Alessandra Magali, Elvio Mori, Marco Morini, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan.
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