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Numero 4 - Settembre 2020
Numero 4 Settembre 2020

Concorsi di colpa

L’anno scolastico che ci apprestiamo ad affrontare sarà sicuramente particolare e pieno di incognite legate all’emergenza Corona virus i cui effetti sono ancora poco prevedibili e forieri di sorprese. Sicuramente più prevedibile è il dilagare del precariato la cui entità da tempo aumenta a dismisura, anno dopo anno, confermando in pieno tutte le critiche che la Gilda aveva fatto nei confronti del piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107 che, già sul nascere, mostrava tutti i presupposti per un totale fallimento.


28 Agosto 2020 | di Antonio Antonazzo

Concorsi di colpa L’anno scolastico che ci apprestiamo ad affrontare sarà sicuramente particolare e pieno di incognite legate all’emergenza Corona virus i cui effetti sono ancora poco prevedibili e forieri di sorprese. Sicuramente più prevedibile è  il dilagare del precariato la cui entità da tempo aumenta a dismisura, anno dopo anno,  confermando in pieno tutte le critiche che la Gilda aveva fatto nei confronti del piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107 che, già sul nascere, mostrava tutti i presupposti per un totale fallimento.
 
 
Quest’anno le previsioni parlano addirittura di 200.000 cattedre coperte con contratti a tempo determinato.  1 docente su quattro sarà un docente precario, addirittura 1 su 3 in alcune zone del centro nord.
Il dilagare di questo fenomeno è legato sostanzialmente a due fattori: il primo riguarda l’età media avanzata del corpo docente che, dopo il freno legato alla legge Fornero, ogni anno determina la fuoriuscita di 30/40.000 docenti dal mondo della scuola; il secondo è invece diretta conseguenza di un sistema di reclutamento che ha dimostrato tutti i suoi limiti e la sua inadeguatezza. 


A dimostrazione di questa affermazione basta guardare la tabella 1 da cui si desume molto chiaramente che negli ultimi 5 anni, a fronte di più di 180.000 assunzioni autorizzate, quelle effettivamente realizzate non arrivano al 50%,  principalmente a causa del fatto che nelle zone in cui il numero di posti è particolarmente cospicuo, le graduatorie concorsuali risultano essere vuote o con pochissimi candidati.

E’ evidente che la politica sul reclutamento va totalmente rivista, ormai le graduatorie ad esaurimento (almeno per le classi di concorso con tanti posti disponibili) sono “esaurite” nel senso letterale del termine e le varie procedure concorsuali che si sono succedute nel corso di questi ultimi 10 anni – concorsi del 2012, del 2016 e del 2018 – hanno messo a disposizione un numero di posti nettamente insufficiente, di fatto inferiore al numero di pensionamenti.
Senza contare la farraginosità delle procedure concorsuali ordinarie che, anche a causa delle cifre irrisorie destinate ai membri delle commissioni d’esami, non riescono a stare al passo dei tempi e spesso durano un paio d’anni o più. Ancora oggi, nel 2020, alcuni concorsi banditi nel 2018 non hanno vista pubblicata nemmeno la graduatoria provvisoria.
È solo grazie ad una vera procedura straordinaria per primaria e infanzia che, almeno per quell’ ordine di scuola, le nomine quest’anno potranno essere fatte su tutti i posti che il MEF renderà disponibili.
Per la scuola secondaria invece la situazione è tale che la maggior parte dei posti non potrà essere assegnata. La situazione è sintetizzata, dalla simulazione elaborata, sulla base dei dati forniti dal ministero, nella tabella riassuntiva da cui emerge che nella scuola secondaria, con le graduatorie attualmente vigenti, solo il 23,4% dei posti vacanti e disponibili potrà effettivamente essere coperto con nomine a tempo indeterminato.
In regioni come il Piemonte o la Lombardia, su 100 posti disponibili, solo 3 saranno dati a ruolo. Le cose non cambiano molto per altre regioni del centro/nord. Va meglio, ma neanche troppo, per le regioni del Sud dove il numero di posti disponibili è spesso confrontabile con il numero di aspiranti presenti nelle graduatorie.
 
Per cercare di ovviare a questo disallineamento, il Governo ha approvato durante la discussione della legge di bilancio, una modifica alle procedure di reclutamento consentendo, in via volontaria, la possibilità di inserirsi in coda alle graduatorie di un’altra regione con l’auspicio che molti candidati del Sud accettino, abbagliati dalla possibile stabilizzazione, di spostarsi nelle regioni del nord.
Si tratta in particolare delle così dette fasce aggiuntive e della chiamata veloce. Apparentemente paiono due procedure simili, ma in realtà sono ben distinte l’una dall’altra.
Le fasce aggiuntive, infatti, si rivolgono esclusivamente ai candidati che sono attualmente inseriti nelle graduatorie di merito del 2016 ai quali si dà la possibilità di inserirsi in coda alle graduatorie di merito del 2018 di un’altra regione. Questa scelta è definitiva e, chi vorrà usufruirne, rimarrà in queste fasce aggiuntive fino al loro esaurimento.
La chiamata veloce invece riguarda tutti coloro che attualmente si trovano inseriti in qualsivoglia graduatoria utile per l’immissione in ruolo. Chi lo vorrà, potrà fare domanda per usufruire di questa possibilità al termine di tutte le operazioni di nomina, fasce aggiuntive comprese, nel caso rimanessero ancora dei posti non assegnati.
In tal caso infatti, i vari USR dovranno stilare un elenco di posti autorizzati non assegnati per mancanza di candidati concedendo , entro 5 giorni, la possibilità agli interessati di presentare la loro disponibilità a trasferirsi in altra regione. Queste graduatorie di “chiamata veloce” durano solo per l’anno in corso.


Apparentemente l’idea dovrebbe consentire una più agevole e completa assegnazione dei posti a ruolo, peccato però che, contemporaneamente a queste norme, ne sia stata approvata un’altra che disincentiva drasticamente l’adesione a questa sorta di mobilità per il ruolo.
Infatti tutti coloro che saranno destinatari di una nomina a tempo indeterminato a partire dal 1 settembre 2020, saranno soggetti al vincolo quinquennale che li costringerà a rimanere nella scuola di titolarità nei prossimi 5 anni.
È prevedibile quindi che la percentuale di posti non assegnati diminuirà ben poco.
 
A complicare ancor di più la situazione, ha contribuito certamente l’atteggiamento del Ministro Azzolina che ha pervicacemente difeso il sistema di reclutamento attuale malgrado la sua inadeguatezza.
Con le modifiche apportate, quello che doveva essere un concorso straordinario rivolto a chi aveva prestato servizio nelle nostre scuole per almeno tre anni, è stato trasformato in un vero e proprio concorso ordinario con tutti i limiti e le farraginosità insiti in tale procedura concorsuale.
Non solo il 1 settembre non ci sarà nessuna nuova assunzione legata a questo concorso, ma non ci sarebbe da stupirsi se che lo stesso accadesse  anche il prossimo anno a causa di commissioni che lavorano a rilento.


Siamo sempre più convinti che occorra rivedere radicalmente il sistema di reclutamento rendendolo molto più snello e con caratteristiche maggiormente legate ad un percorso di formazione valorizzando in particolar modo l’esperienza acquisita sul campo.
Continuare ad affermare che solo un concorso selettivo garantisce che in cattedra vadano gli insegnanti più bravi, non tiene conto che, con un numero così elevato di posti disponibili, anche chi non supera il concorso si ritroverà egualmente a settembre ad avere una cattedra.
La vera Riforma che la scuola attende riguarda un serio piano di formazione e di aggiornamento del personale docente che consenta di stabilire norme certe, lineari e costanti nel tempo in modo che chiunque voglia entrare nel mondo della scuola possa  avere chiaro quale debba essere il percorso da seguire senza dover adeguarsi di volta in volta a regole che vengono cambiate ogni qualvolta si interviene con una norma una tantum.
Il sistema di reclutamento attuale fatto di concorsi ordinari a singhiozzo e di interventi straordinari raffazzonati, non funziona.
Serve altro. Serve subito.
 
 
 


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Numero 4 - Settembre 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Michele Anelina, Stefano Battilana, Piero Capello, Roberto Casati, Alberto Dainese, Gilda Sardegna, Giulio Ferroni, Maria Alessandra Magali, Elvio Mori, Marco Morini, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan.
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