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Numero 3 - Maggio 2019
Numero 3 Maggio 2019

Educazione civica: la foglia di fico per nascondere l’ignoranza del diritto e dell’economia nella popolazione italiana e nella scuola italiana. Una scelta politica

Le proposte attuali e i tentativi passati non consentono ai nostri studenti di conoscere veramente diritti e doveri in una società complessa come la nostra e il funzionamento delle istituzioni da cui nasce una consapevole partecipazione attiva alla democrazia


15 Aprile 2019 | di Fabrizio Reberschegg

Educazione civica: la foglia di fico per nascondere l’ignoranza del diritto e dell’economia nella popolazione italiana e nella scuola italiana. Una scelta politica  L'insegnamento nella scuola secondaria di I e di II grado della disciplina Educazione civica era stato introdotto dal 1958 come integrazione dei programmi di insegnamento della storia.  immedesimando La dizione "educazione civica"  era stata assimilata ai principi “che reggono la collettività e le forme nelle quali essa si concreta”  e quindi era stato demandato al docente di storia l’insegnamento di tale disciplina con due ore mensili.
Con l'approvazione dei nuovi programmi didattici per la scuola primaria disposta con il DPR 104/1985, a decorrere dall'a.s. 1987/1988, l'Educazione morale e civile assunse la nuova denominazione di “Educazione alla convivenza democratica”.
Come è noto, in tutti quegli anni si è trattato di pura parvenza lasciata  al buon senso e alla buona volontà degli insegnanti, i quali hanno affrontato una “materia” della quale poi nessuno avrebbe chiesto verifiche. Nelle Indicazioni Nazionali del 2004  per la secondaria di primo grado fu addirittura introdotta l'Educazione alla convivenza civile, che comprendeva l'educazione alla cittadinanza, nonché l'educazione stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all'affettività...
Con la riforma Gelmini del 2008 la già esigua presenza di ore dedicate al diritto e all’economia, che dovevano essere i naturali ambiti di approfondimento di qualsiasi “educazione civica” nelle superiori sono state addirittura falcidiate inserendone i contenuti in “sperimentazioni” da operarsi senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione. Si è così passati dai progetti Brocca ((1988-1992, Ministri Galloni, Mattarella, Bianco e Misasi) che prevedevano in tutta la secondaria di secondo grado la generalizzazione dello studio del diritto e dell’economia alla marginalità della disciplina.
Nel 2010 , per il secondo ciclo di istruzione, il DPR 89 disponeva nei licei, in mancanza dello studio di diritto ed economia, l’introduzione di “Diritto e Costituzione” affidate ai docenti di “Storia e Geografia” e “Storia. Anche qui semplici ipocrite parvenze  nell’affrontare  i contenuti delle “competenze” attese. La Buona Scuola della legge 107/15 ha poi imposto il “potenziamento e lo sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell'educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra le culture, il sostegno dell'assunzione di responsabilità nonché della solidarietà e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri”....La Buona Scuola e i decreti attuativi  hanno poi  introdotto anche la valutazione di “Cittadinanza e Costituzione” negli esami conclusivi del primo ciclo e degli Esami di Stato.
Questa in soldoni la storia della farsa che ha da sempre accompagnato lo studio dell’ educazione civica soprattutto perché la politica (e i politici spesso ignoranti)  hanno riempito questa disciplina con varie e disparate “educazioni” scaricando sulla scuola la mancanza di capacità educativa che le famiglie italiane hanno dimostrato negli ultimi anni.
Ora in Parlamento sono in discussione ben 13 progetti di legge per l’introduzione obbligatoria di una materia che verrebbe richiamata, a detta della relatrice on. Colmellere (Lega) alla Camera dei Deputati “Educazione Civica” con  un numero di ore obbligatorio annuale e una valutazione specifica in sede di scrutini. Ma si tratta di risposte ancora confuse al dramma culturale che si è consumato negli ultimi decenni nella scuola italiana in merito alla montante ignoranza degli studenti sulla Costituzione (il 75% degli studenti delle superiori non la conosce secondo una statistica recentemente commissionata da Treellle o ne conosce solo pochissimi articoli).
Si preferisce immaginare l’educazione civica come educazione alla pace, alla convivenza, alla tolleranza, al volontariato nel territorio. Una sorta di ambito parrocchiale para laico in cui si insegna la “bontà”. Un insegnamento dell’ etica dominante che non consente ai nostri studenti di conoscere veramente diritti e doveri in una società complessa come la nostra e il funzionamento delle istituzioni da cui nasce una consapevole partecipazione attiva alla democrazia. Sembra che l’intento fondante sia quello di plasmare apparentemente “comportamenti accettabili” a patto che si mantengano i cittadini in ruoli subalterni e funzionali alle contingenze del mercato del lavoro o insegnando loro comportamenti positivi rispetto alle situazioni emergenziali legate all’attualità (violenza contro le donne, bullismo, cyberbullismo, razzismo, ecc.).
Paradossalmente, a fronte di questa valanga di melassa inconsistente, aumentano preoccupanti comportamenti di intolleranza, razzismo, violenza, volgarità che troppo spesso vediamo nelle nostre classi e ai quali non sappiamo dare risposte autorevoli e significative preferendo limitarci al benevolo “dibattito in classe” e ad un “dialogo educativo” che spesso hanno risultati inconsistenti.
Tutto ciò accade non solo per la crisi di valori “civili e morali” cui assistiamo (si pensi alla incredibile tolleranza verso l’evasione fiscale vista addirittura come legittima difesa dei furbi) e che partono dalla sfera familiare e dal territorio in cui le ragazze e i ragazzi vivono, ma anche perché a scuola non si insegnano le “regole”, i principi del diritto e dell’economia intesi con la dignità disciplinare che devono avere. Non si tratta di imparare a memoria la Costituzione, ma almeno di sapere, da cittadini, cos’è un illecito civile, un illecito penale, cosa sono  l’IRPEF e l’IVA, perché si devono pagare le imposte, cos’è un contratto, cos’è un contratto di lavoro, cos’è la spesa pubblica e perché è importante per il funzionamento della macchina dello Stato, cosa significa pareggio di bilancio, ecc.
La si chiami come si vuole (educazione civica, diritto e Costituzione, Educazione alla cittadinanza attiva..) purchè  lo studio delle conoscenze, e non solo di generiche “competenze”, relative al mondo del diritto e dell’economia diventi una disciplina che deve rientrare in tutte le scuole e che deve essere insegnata da docenti ad essa preparati. Significa anche che è necessario, per non tornare a prenderci in giro, aumentare l’orario delle lezioni dando autorevolezza e specificità disciplinare alla “nuova” materia prevedendo il necessario aumento delle risorse e degli organici. E’ solo da sciocchi o ipocriti in malafede continuare a pensare che si possano aumentare le “competenze” degli studenti senza ulteriori oneri per il bilancio dello Stato.
Su chi debba insegnare “educazione civica” è presto detto. Siamo pieni di sale insegnanti con docenti di discipline giuridiche ed economiche assunti con la Buona Scuola e che sono sottoutilizzati o malamente utilizzati nell’organico di potenziamento. Li si assuma per insegnare finalmente la loro materia e si cominci ad organizzare gli organici inserendo strutturalmente le ore necessarie per diritto ed economia partendo dalla secondaria di primo grado con la consapevolezza che, in particolare per la secondaria di secondo grado, un’ oretta alla settimana è assolutamente inadeguata soprattutto per il triennio. Intanto aspettiamo  cosa si decide in Parlamento, ma non aspettiamoci pure  nulla di buono. Alla politica fa comodo avere cittadini dimezzati e ignoranti che poi possono diventare politici essi stessi con tutti i risultati del caso.
 
 


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Numero 3 - Maggio 2019
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Massimo Ammaniti, Giuseppe Boccuto, Giovanni Carosotti, Vito Carlo Castellana, Roberto Casati, Annalisa Corradi, Rosario Cutrupia, Alberto Dainese, Teresa Del Prete, Danilo Falsoni, Marco Morini, Francesco Pallante, Adolfo Scotto di Luzio, Ester Trevisan, Gianfranco Viesti, Massimo Villone.