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Numero 3 - Marzo 2012
Numero 3 Marzo 2012

La Tempesta Perfetta

Cause e storia dell'attuale congiuntura politica ed economica. Le cause economiche della crisi ed il signoraggio che hanno determinato la ''tempesta perfetta'' di questa crisi.


19 Febbraio 2012 | di Raffaele Salomone Megna

La Tempesta Perfetta L'attuale congiuntura politica ed economica richiama alla mente un film uscito nel 2000 diretto da Wolfang Petersen con attore protagonista George Clooney, intitolato ''La Tempesta Perfetta''.
In breve la vicenda si incentra su di un abile nocchiero, Clooney appunto, che si trova con il suo peschereccio in cerca di miglior sorte nel mezzo del mare del Nord, quando diversi fronti temporaleschi confluiscono colà, formando quelli che i climatologi chiamano una ''macro cella''. Situazione questa non imprevista nè imprevedibile.
Grande è la perizia del ''gubernator'', ma a nulla vale: il peschereccio ''Andrea Gail'' affonda e con esso tutto l'equipaggio ed il suo prezioso carico di pesce spada.
Il paragone con le nostre attuali tormentate vicende, come detto in premessa, è quanto mai stringente.
In questo momento varie cause economiche stanno concorrendo a formare ''La Tempesta Perfetta''.
Esaminiamole brevemente.
La prima e più importante fra tutte è che l' Italia, sin dagli anni ottanta, versa in una crisi di crescita economica ''strutturale'' e non come si è affannato a dire l'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ''congiunturale''.
Infatti, la crescita del PIL italiano, dagli anni ottanta ad oggi, è stata sempre tra le più basse in Europa.
L' on. Silvio Berlusconi, capo del Governo per ben due mandati, ha cercato di ovviare alla mancata crescita attuando una politica economica tanto cara a Ronald Reagan ed a Margaret Thatcher, meglio nota come ''supply side economics'' (economia dalla parte dell'offerta).
In buona sostanza tale pensiero economico, elaborato dalla Scuola di Chicago, parte dal presupposto, tutto da verificare, che eliminando qualsiasi barriera all'offerta (leggasi sistema industriale) l'economia cresca. Il compito di un governo è quindi quello di abbattere le imposte sui redditi più elevati, la deregulation in ambito amministrativo e contrattuale così da determinare un aumento del gettito fiscale conseguente alla maggiore ricchezza prodotta globalmente.
Negli USA tale politica ha prodotto una voragine nei conti pubblici. Il taglio del prelievo fiscale sui ceti più abbienti operato dall'amministrazione Reagan determinò da subito la necessità di ridurre il welfare, mentre l'aumento della produzione non portò le maggiori entrate attese. Aumentarono le disparità sociali, per cui chi era ricco divenne più ricco, mentre i poveri divennero più poveri.
In Italia lo scimmiottamento di questa politica si è trasformata in ''gestione delle aspettative'' con annunci quotidiani di riforme e pochi provvedimenti presi, dei quali diversi hanno prodotto effetti negativi.
Basti ricordare come con l'abolizione dell'ICI si siano ridotti drasticamente i trasferimenti di fondi ai Comuni e quindi ai servizi da essi forniti, con notevole incremento delle imposte locali .
E cosa dire del progetto di innovazione della pubblica amministrazione pensato dall'ex ministro Brunetta?
E della riforma della Scuola?
Si sono perse invece le tracce della riforma costituzionale, come della tanta decantata riforma fiscale, in poche parole parliamo di piccolo cabotaggio. E' chiaro che tutto questo non è passato inosservato agli occhi attenti dei mercati finanziari, che hanno cominciato a speculare al ribasso sui titoli pubblici del Tesoro Italiano.
Altra causa importante della attuale crisi è di tipo endogeno nell'area euro.
Infatti, dotarsi di una moneta unica e di una Banca Centrale, senza avere centralizzato la ''governante'', con un unico Ministro dell'Economia e del Tesoro alla lunga ha mostrato gravi limiti. La semplice gestione monetaria operata con i tassi di interesse dalla BCE non basta.
L 'Europa deve dotarsi di una politica economica unitaria, di una politica industriale unitaria, di una politica fiscale unitaria e di un debito pubblico anch'esso unitario (eurobond).
Purtroppo il direttorio Merkel-Sarkozy, favorito dalla totale assenza dell'altro grande paese fondatore della CEE, ovverosia l'Italia (ricordiamo che tutti gli atti costitutivi della CEE sono detti Trattati di Roma, dove furono sottoscritti e sono custoditi), non ha fatto altro che peggiorare la situazione.
Gli interessi di bottega (leggasi prossime scadenze elettorali in Germania ed in Francia) hanno acuito la speculazione sul debito pubblico sovrano. Ed alla fine stanno perdendo tutti.
La Grecia è a rischio di default, l'Italia e la Francia pagano interessi sul debito pubblico sempre più elevati, ma anche la Germania non ride, poichè nessuno compra i suoi titoli che danno un rendimento quasi pari a zero.
Terza ed ultima causa, determinata da situazioni di geopolitica e di economia di tipo mondiale, possiamo definirla ''guerra dell'euro''.
Per fare chiarezza in merito è opportuno ricordare che il rapporto debito/PIL per la Grecia è del 190%, negli USA è addirittura del 300%, in Inghilterra del 200%.
Per essere ancora più espliciti il debito accumulato in un anno negli USA supera di tre volte tutta la ricchezza da essi prodotta sempre in un anno, mentre è di circa due volte in Grecia ed in Inghilterra.
Ma per quale motivo in Grecia il rapporto del 190% ha prodotto tanti sconquassi ed invece il rapporto ben più alto degli USA non produce altrettanti effetti ?
Il motivo è uno solo e si chiama ''signoraggio''.
Per comprendere questo aspetto particolare della questione dobbiamo risalire al primo luglio del 1944, quando la seconda guerra mondiale non era ancora finita nè in Europa, nè nel Pacifico. Allora a Bretton Woods gli USA ed i loro alleati occidentali si incontrarono per fissare le nuove linee della futura economia mondiale, allo scopo di evitare che politiche sui tassi di cambio e doganali potessero nel futuro determinare nuovi ''casus belli''.
Orbene, in quella occasione, furono stabilite due cose importantissime:
- l'unica moneta convertibile in oro sarebbe stata il dollaro statunitense;
- i tassi di cambio rispetto al dollaro sarebbero rimasti fissi.
Nacque anche il Fondo Monetario Internazionale, con il compito di favorire la crescita e lo sviluppo dei paesi ad esso aderenti e consentire così la stabilità dei cambi.
Altra pietra miliare fu posta nel 1971, anno in cui esplose la prima crisi petrolifera mondiale, dal presidente degli USA Richard Nixon, che eliminò la convertibilità in oro del dollaro. (n.d.r. questa scelta fu determinata dal fatto che i Paesi OPEC chiedevano la conversione in oro dei loro petrodollari).
Ciò non di meno da allora il dollaro USA è rimasto moneta di riserva per le Banche Centrali della stragrande maggioranza dei paesi, per cui grazie al signoraggio (il differenziale tra il costo della stampa dei dollari ed il valore dei beni e dei prodotti che le varie nazioni conferivano e conferiscono come contropartita alla Federal Reserve statunitense), gli americani hanno potuto finanziare il loro enorme passivo, senza patire svantaggio alcuno.
Ma con l'arrivo dell'euro al dollaro si è posta una alternativa.
Dalla iniziale parità l'euro si è largamente apprezzato sul dollaro, per cui diversi paesi hanno cominciato a pensare alla moneta unica europea come moneta di riserva.
Sarà forse per questo che le agenzie di rating americane, come Standard & Poor's, Moody's e Fitch Ratings, hanno cominciato ad esprimere valutazioni di scarsa affidabilità sul debito sovrano di alcuni paesi ''periferici' dell'area euro ? E si sono dimenticate di quel 300% e di quel 200% dell'Inghilterra!!
Sono gli stessi ''maîtres de pensèe'' che nel 2008 sostenevano davanti ai poveri risparmiatori dei fondi di pensione americani che la Lehman Brothers, la più grande banca di affari americana, ''is to big to fails'' ! (è troppo grande per fallire). La banca in questione non esiste più!!
Sicuramente quanto sta succedendo dà molto da pensare, anche perchè storicamente tutte le volte che gli USA sono usciti malconci da conflitti bellici (ieri il Vietnam, oggi l'Iraq e l'Afghanistan) in Europa si sono innescate crisi economiche di tipo strutturale e non congiunturale durate decenni.
Ecco perchè ora ci troviamo in una tempesta perfetta.


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Numero 3 - Marzo 2012
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO

Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI

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Hanno collaborato a questo numero:
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Raffaele Salomone Megna