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Numero 2 - Marzo 2019
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Poche scelte buone, molte promesse non mantenute e alcune minuzie

Nel complesso il giudizio sulla Legge di Bilancio 2019 non può essere positivo perché nel provvedimento manca una scelta decisa a favore dell’istruzione, che risulta evidente sia dalla mancanza di risorse per migliorare la condizione stipendiale dei docenti sia dalla confusione sulle priorità per il sistema d’istruzione


24 Febbraio 2019 | di Gianluigi Dotti

Poche scelte buone, molte promesse non mantenute e alcune  minuzie Il Parlamento il 30 dicembre 2018 ha approvato la Legge di Bilancio 2019. La Legge n. 145/2018 è stata pubblicata nel Supplemento alla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 31 dicembre 2018 ed è entrata in vigore il 1 gennaio 2019.
Di seguito illustreremo  brevemente le principali norme che interessano il sistema scolastico e i docenti previste dalla Legge di Bilancio 2019.
 
Una delle risposte principali che gli insegnanti chiedono alla Legge di Bilancio nell’anno in cui si dovrebbe rinnovare il Contratto è di indicare quali risorse lo Stato mette a disposizione per aumentare gli stipendi ai docenti. La risposta si trova ai commi 436-441, nei quali sono indicate le risorse stanziate per il rinnovo del CCNL 2016/2018, scaduto il 31 dicembre 2018. Si tratta di circa 4 miliardi di euro per tre anni da utilizzare per tutti i dipendenti pubblici, quasi 2 milioni.
 
Come già segnalato nel numero di gennaio di Professione docente queste somme sono largamente insufficienti per aprire la stagione contrattuale. Con queste cifre, nella migliore delle ipotesi, l’aumento dello stipendio per i docenti si dovrebbe aggirare intorno ai 20 euro lordi per il 2019 per arrivare a circa 40 euro lordi mensili nel 2021. Cifre decisamente più basse perfino dello già scarso aumento avuto con il CCNL 2016/2018.


La Legge di Bilancio, quindi, disattendendo le aspettative degli insegnanti (e le promesse elettorali di questo governo), che speravano di vedere valorizzata la professione docente attraverso il recupero del potere d’acquisto perso negli ultimi 15 anni, non permetterà di colmare la significativa differenza con gli stipendi dei docenti europei e nemmeno quella, un po’ meno significativa, con il resto del personale del pubblico impiego in Italia.
 
Per l’anno 2019, in attesa del rinnovo del CCNL, è però prevista la corresponsione della Indennità di Vacanza Contrattuale (IVC) che dovrebbe essere mediamente di circa 6 euro mensili lordi da aprile e 10 da luglio in poi.


Un altro capitolo della Legge di Bilancio riguarda le norme che introducono quota 100 anche per i docenti, le quali sono state poi perfezionate con l’emanazione del d.lgs. n. 4 del 28 gennaio 2019, di cui si parla ampiamente nell’articolo di Rosario Cutrupia.
 
Rimangono confermate le indicazioni sulla tassazione delle lezioni private con l’imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali al 15%.


Ci sono poi 290 nuovi posti per il personale educatore delle Istituzioni educative statali. A questi si aggiungono 2.000 posti nella scuola primaria per l’incremento del tempo pieno nella scuola primaria e 400 nei Licei musicali per gli insegnanti di strumento. Questi nuovi posti sono una goccia nel mare delle supplenze, che anche quest’anno superano le 100.000 unità, manca infatti una seria politica per il superamento del precariato, che, anche in modo graduale, trasformi tutti i posti dell’organico di fatto in organico di diritto.


Per il Piano Scuola Digitale, già introdotto dalla legge 107/2015, vengono previsti 120 distacchi dall’insegnamento con il compito di costituire delle équipe territoriali formative per promuovere azioni di formazione del personale docente e di potenziamento delle competenze degli studenti sulle metodologie didattiche innovative.


Per quanto riguarda l’Alternanza scuola lavoro, che d’ora in avanti si chiamerà “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” si mantiene l’obbligo nei trienni delle scuole superiori ma si riduce il monte ora a 210 ore agli Istituti professionali, 150 negli Istituti tecnici e 90 nei Licei, tagliando in proporzione anche i fondi disponibili. Anche sull’efficacia di questa norma si parla in altro articolo su questo giornale.


Infine, viene modificato il d.lgs. 59/2017 quello del sistema di reclutamento dei docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado. Viene cancellato il percorso triennale del FIT e ripristinata la procedura con il concorso ordinario ed un solo successivo anno di prova effettuato in servizio. Viene reintrodotta anche l’abilitazione all’insegnamento conseguita con il superamento del concorso. Un problema nasce invece dalla cancellazione della fase transitoria e del concorso riservato a chi ha già lavorato come supplente almeno 36 mesi, ai quali nella Legge di Bilancio viene riservato il 10% dei posti disponibili.
 
Infine, al comma 796 si stabilisce che le procedure di reclutamento degli insegnanti e quelle della mobilità non possono comportare che ai docenti sia attribuita la titolarità su ambito territoriale. Quindi si congela l’ambito territoriale e si riportano tutti i docenti alla titolarità su scuola, questo in attesa del provvedimento specifico che cancellerà definitivamente l’ambito territoriale.
 
Nel complesso il giudizio sulla Legge di Bilancio 2019 non può essere positivo perché nel provvedimento manca una scelta decisa a favore dell’istruzione, che risulta evidente sia dalla mancanza di risorse per migliorare la condizione stipendiale dei docenti sia dalla confusione sulle priorità per il sistema d’istruzione.
 
 
 


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Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Roberto Casati, Rosario Cutrupia, Alberto Dainese, Domenico De Masi, Vittorio Lodolo D'Oria, Francesco Mazzoni, Marco Morini, Adolfo Scotto di Luzio, Raffaella Soldà, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan.